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Autore: reidina    03/10/2008    3 recensioni
Ciao a tutti! Ecco un 'altra fic, e siccome ormai avete capito che le mie sono tutte su Reid non lo ripeto....
Un segreto....
Un vecchio collega torna dal passato ad aiutare Reid.
Genere: Triste, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jason Gideon, Spencer Reid
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Chissà perché, sentiva una strana sensazione dalla mattina.

Da quando si era lavato la faccia, aveva fatto colazione, era uscito verso il B.A.U, sentiva un profondo sospetto che le cose sarebbero peggiorate in un solo istante.

Il caso era quasi risolto, con il profilo e l’identikit di Samuel Jonet, e Garcia stava per dire l’indirizzo di quel triplice omicida.

Lo arrestarono in pochi minuti, si trovava proprio a un chilometro dalla centrale. Era tutto così normale, o almeno, per un agente dell’FBI, genio, con la madre schizofrenica ed il padre che l’aveva abbandonato, era davvero una giornata troppo normale.

Stavano in aereo, diretti a Seattle.

“Reid, come facevi a sapere che il bambino dell’ S.I era coinvolto?”

“Da quando Garcia ci ha detto che aveva un figlio, ho cominciato a raccogliere informazioni rilevanti e ho fatto…” Non fece in tempo a finire, perché sentì una fitta alla testa. Morgan, che gli stava di fronte allungò il collo.

“Hei, Tutto bene? Reid?”

Il giovane rispose qualche secondo dopo, raccogliendosi una ciocca di capelli, sorprendentemente sudati, e sistemandola dietro un orecchio:

“Si, scusa, un piccolo calo di pressione.”

Morgan lasciò perdere, a volte capitava a tutti. Ma era già un po’ insospettito.

Ad un tratto l’aereo fece uno sbalzo, che tutti non notarono molto, tranne Reid. Lui sentiva che il ferro tremava, e si strinse ai braccioli del sedile. Continuava a tremare. Ma perché nessuno se ne stava accorgendo?

Sentì come una piccola perdita da un termosifone, o da un lavandino, e poi l’acqua.

Entrò dalla porta pilotaggio con una forza incredibile, travolgendo quello che passava. Si espandeva piano per tutto l’aereo, e ancora nessun segno dagli altri. Reid era paralizzato. Non si muoveva, non che avesse paura dell’acqua, ma l’aereo continuava a muoversi bruscamente con delle curve pazzesche. Il mare sembrava aggressivo e omicida, cominciando ad alzarsi.

Ma la cosa peggiore è, che quando Reid si voltò disperato, vide Gideon.

Aveva metà faccia come divorata da dei pesci ricoperta di sangue ed i vestiti macchiati di un colore scarlatto e terrificante. Reid non potè far a meno di cacciare un piccolo urlo.

Poi niente. Niente più Gideon, niente più acqua.

Solo cinque adulti che lo guardavano preoccupati.

“Hei, ragazzi, che è successo, ho sentito un urlo…” Cercò di sapere Garcia, collegata ad un portatile. Reid era accovacciato, con le mani a coprirsi il viso, evidentemente terrorizzato.

“Non ti preoccupare Garcia, è tutto a posto adesso.” Disse Hotch sottolineando le ultime parole, poi chiuse la connessione, lasciando la ragazza ignara.

JJ aveva gli occhi ancora spalancati, e non si erano mossi dopo l’urlo inquietante.

Il primo a parlare fu Morgan, che si era chinato più vicino al ragazzo, e adesso aveva una mano tra i suoi capelli.

“Reid, adesso è tutto a posto. Dimmi cosa c’è.” Incitando il giovane a schiudersi ed a parlare ai colleghi di quello accaduto.

“C’era…acqua dappertutto.”

L’affermazione face ponderare una risposta a lungo, poi il capo esclamò:

“Stava inondando l’aereo?”

Cercavano di fare un interrogatorio cognitivo, per capire meglio cosa era accaduto ad un loro amico, collega.

“SI,si, era dappertutto…e c’era..Gideon…”

Quest’ultima parola fece spalancare gli occhi a tutti i presenti. Per aver urlato così, non doveva essere stato in gran forma, l’ex agente dell’ FBI.

“Era…morto. Lo sembrava e…”

Si sentirono dei leggeri singhiozzi.

Il ragazzo si alzò, intento ad andare in bagno, ma ad un certo punto sentì che le gambe non lo reggevano più, e, cadendo, sbattè forte la testa contro un tavolino, per poi rimanere a terra, con gli occhi, segno che non era morto, chiusi.

“Reid!” Morgan si precipitò dall’amico, sentendogli il polso. C’era, ma era molto debole. Lo sentì fermarsi ad un tratto, e, nello stesso tempo, il suo gli si gelò nelle vene. All’esclamazione “non c’è polso”, tutti rimasero agghiacciati e Prentiss, ancora seduta, rimase con la bocca semi aperta a fissare paralizzata quella scena.

Lo avevano già visto così.

E stavolta lo avrebbero dovuto rianimare loro.

“Oh, l’aereo è quasi atterrato, vado…ehm, chiamo un ambulaza che ci aspetterà all’aeroporto.” Cercò di dire JJ, con la massima naturalezza, ma era preoccupata quanto tutti, e balbettò un poco.

Non ci fu risposta, solo un leggero rumore, delle mani di Morgan che cercavano di ricaricare il cuore di Reid.

Ci vollero 8 minuti prima che si risentisse il polso, anche se non era ancora cosciente.

L’aereo atterrò 2 minuti più tardi, minuti trascorsi in assoluto silenzio agghiacciante.

Avevano fermato il sangue da una piccola ferita alla testa, ma non ebbero potuto stimare quanto fosse grave. Appena fuori l’aereo, trovarono già una barella e due uomini per soccorrere il giovane.

“Io vado nell’ambulanza con lui.”

“No, Morgan, andiamo tutti in macchina propria, dietro all’ambulanza.” Ribattè Hotch, per evitare eventuali problemi.

In effetti, in aeroplano lo aveva visto pallido, sapeva che doveva succedere qualcosa.

Aveva detto che aveva visto un suo vecchio collega.

Magari lo avrebbe potuto aiutare….lui sapeva dov’era.

Doveva chiamarlo e farlo tornare.

Doveva chiamare Gideon.

  
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