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Autore: Deich_    20/09/2014    1 recensioni
Non era previsto che il tuo cuore battesse così forte, non era previsto che gli tremassero le mani, non era previsto che ti crollasse la terra da sotto i piedi, sarebbe stato tutto così semplice, una scopata e qualche parolina pungente per far sorridere appena l'ascoltatore, una storia così semplice da poterla manovrare a tuo piacimento.
Tuttavia, come avevo già detto, non è di una storia così semplice che stiamo parlando.
O meglio, non è di persone così semplici che stiamo parlando.
Ti avvicini con passo incerto al tuo compagno di stanza, perdendo una certezza dietro l'altra ad ogni minimo movimento.
Shiro si ostina a non pronunciare verbo, incastrato in un fiume di pensieri che Dio solo sa quanto ti piacerebbe toccare con mano; non sai esattamente cosa si dovrebbe fare in una situazione del genere, non te lo ricordi più, anni ed anni di vita vissuta mandati al macero in non più di centoventi secondi.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Houka Inumuta, Shiro Iori
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Note:
Ehilà! Innanzitutto ti ringrazio per aver scelto di leggere la mia fan fiction. Metto subito le mani avanti dicendo che lo scopo di questa storiella era unicamente quello di farmi riprendere un minimo la mano dopo un'estate passata a non scrivere assolutamente nulla; è senza pretese e molto lineare, tuttavia mi sono divertita un sacco a scriverla x° Non è il mio solito genere, mi sono gettata nell'esperimento di qualcosa di un attimino più 'frivolo' del solito, anche se, come mi continua a capitare, sul finale ho totalmente cambiato direzione finendo nella mia solita brodaglia da libro Cuore. Non sono molto abituata a gettarmi sulle AU, quindi chiedo venia per eventuali scempi.
Buona lettura!



Cosa definire 'male'.




" Non ho mai detto di volerlo."
" Tuttavia non ti sei tirato indietro."
" Questo non significa che io sia interessato a questa.. Cosa, Inumuta. Potrei andarmene da un momento all'altro."
" Oh, si, certamente. Potresti, ma non lo farai."

" Cosa diavolo te lo fa cred-- ahhn..." La frase crolla sulle sue stesse basi perdendo totalmente di significato, sostituita da un piccolo gemito maltrattenuto; il bastardo sa come zittirti e riesce a farlo fin troppo bene, per i tuoi gusti. Stringi i denti senza nemmeno rendertene conto, gettando il capo all'indietro con tanta foga da temere di averlo spezzato, finendo con lo sbattere rumorosamente contro la libreria. Le mani, le sue mani subdole e decisamente prive di ogni minimo pudore, superano senza troppa difficoltà l'ostacolo dei pantaloni di cotone grezzo, da lavoro, sfiorando con un'innocenza tanto falsa quanto eccitante la tua pelle bollente nascosta tra i boxer.

" Ci sono tanti aggettivi con cui mi piacerebbe descriverti in questo momento, Iori. Tuttavia 'non interessato' non rientra nella categoria." Sussurra con tono agrodolce accanto al tuo orecchio in fiamme, facendo prendere vita propria al desiderio di potergli assestare una capocciata sul setto nasale.
Era stata una pessima, pessima idea. Un gioco stupido, portato a un livello insostenibile e decisamente non calcolato.
Semmai in un giorno totalmente vuoto nella vita avresti voluto stilare una lista delle cose più stupide mai fatte, finire con le mani del capo del club informatico dentro i pantaloni sarebbe arrivata decisamente al primo posto, senza la minima ombra di dubbio.

Ti manca il fiato per controbattere; c'era qualche minuto prima, ne sei assolutamente certo, tuttavia ora parrebbe essersi dileguato tra un mugulio e l'altro. Il camice crolla tristemente a terra, silenzioso come un sacco di grano ai piedi di Inumuta Houka, il genio informatico del liceo Honnouji, altrimenti conosciuto come tuo miglior non-amico.
La situazione ha un che di assolutamente allucinante, troppo disturbante per essere un sogno e tuttavia troppo assurdo per essere reale. Non ricordi di aver bevuto, o meglio, non ricordi di essere arrivato a bere così tanto da finire in questa follia - bere un'intera autocisterna di birra sarebbe solo il minimo, il passepartout per potergli anche solo concedere di prenderti per mano, figurarsi per lasciarti baciare lungo il collo teso e sui capezzoli oramai rigidi come tranvie elettriche- dunque la situazione assume toni sempre più onirici e deliranti ogni secondo che passa.
I pochi ricordi della serata si tengono insieme con la colla stick e qualche gomma da masticare: sono vaghi, spezzettati e certamente non aiutati dalle dita del bastardo, che si chiudono improvvisamente sul cavallo dei boxer, lasciandoti paralizzato in un vorticare pulsazioni, eccitazione e sano shock. Boccheggi in preda al panico, vittima di un corpo che non vuole proprio saperne di opporsi e colpevole di tutte quelle fottute scariche calde che continui a lasciar scivolare lungo la schiena.

" Come se potessi interessarmi tu, tsk, stai facendo tutto da solo. " Incominci a realizzare quanto la tua voce assomigli pericolosamente alla parodia di se stessa, liquida e velata di piacere come gli occhi socchiusi e le dita isteriche che tentano ancora di aggrapparsi alla libreria con la stessa disperazione con la quale un naufrago si aggrapperebbe ad una boa nel bel mezzo di un temporale.
Osservi orripilato il tuo corpo esile e diafano accompagnare i suoi movimenti totalmente inopportuni, il suo continuo sfiorarti, lo scavare delle dita tra la stoffa alla ricerca della pelle chiara, quella pelle che desidereresti non trovasse mai, per non dover mai venire a contatto con i brividi, quelli veri.
Sentire lui, il suo palmo gelido e la sua soddisfazione vergognosa stringerti in una morsa l'erezione pulsante è abbastanza devastante che il pensiero di morire - ma morire all'istante di una qualsiasi malattia, possibilmente contagiosa- assume prospettive terribilmente interessanti. Essere nudo e privo di difese tra le sue braccia è abbastanza da trasformarti in un gomitolo di spasmi, gemiti e scatti involontari, un foglio bianco e immacolato che due palmi grondanti di vernice macchiano fino a togliergli il respiro.

" Caspita, quanto sei sensibile." Mormora lasciando straripare quel suo fottuto compiacimento, senza curarsi del tuo orgoglio fatto a pezzi.

Potremmo descriverlo come uno sbaglio, un'interferenza nella Forza, un incidente di percorso, l'assurda concatenazione di pensieri poco convenienti - decisamente poco convenienti- mescolati con sale, farina e un pizzico di delirante intraprendenza da parte del più improbabile degli amanti.

Insomma, parliamoci chiaramente - per quanto possano essere chiare delle confessioni a quattro pareti mentali partorite in un momento catartico come questo- non sarebbe esattamente corretto dire che non avessi mai fatto qualche pensiero, chiamiamolo così, sul tuo compagno di stanza.
Robe di poco conto, riflessioni imbarazzanti che ti sfuggivano di mano come la seta, colpi di testa che mai nella vita avresti espresso ad alta voce; sempre e solo schedate come conseguenza del troppo lavoro e scacciate come ospiti indesiderati con un grugnito ed il bisogno psicofisico di accenderti una o cinque sigarette di fila.

" Diamine, Inumuta!" Rantoli perdendo ogni straccio di pensiero logico nel vortice di brividi gelidi, bollenti, sbagliati che quel dannato, la sua dannata bocca ed i suoi ancor più dannati denti provocano al tuo collo impreparato.

" Potrei smettere in qualsiasi momento. E' questo che desideri, Iori?" Grazie per aver posto l'unica domanda taboo della serata.
L'orgoglio urla a voce talmente alta da trapanarti il cervello, smettila, scansati finchè è possibile, gettati a pesce in una doccia glaciale e risparmiati l'agonia di dover impastare una scusa decente quando, domani mattina, ti ritroverai a masticare bestemmie tra le braccia del tuo non-amico di scuola.
Sarebbe così facile. La storia finirebbe in un battersi di ciglia, un ceffone ben piazzato sul viso, la giusta scarica di imprecazioni, recuperare i pantaloni e andarsene, andarsene ovunque, darsi ad una vita di pellegrinaggio, qualunque cosa, pur di non dover restare incastrato in questa situazione.
Tuttavia, non è di una storia così facile che stiamo parlando.

" Non osare.. Fermarti." Il tuo timbro sembra quasi leccare le ultime sillabe della frase, sparandole come un colpo di pistola dritte nel lobo del ragazzo dai capelli color cobalto, concedendogli l'opportunità di far sbocciare sulle labbra il miglior sorriso sbagliato che avessi mai visto in vent'anni di tranquilla esistenza.



06.45 am.


" Non è successo davvero." Le parole ti sfuggono dalle labbra ancora prima di aver aperto gli occhi. La testa sembra essere sul punto di esplodere in mille scintille colorate, scariche intense di dolore bussano senza la minima gentilezza alla porta, senza nemmeno lasciarti il tempo di salutare il nuovo giorno.
E' una mattinata fredda di Novembre, una di quelle che ti accolgono con una carezza congelata non appena le coperte volano via, senza un sole vero e proprio e con un cielo costantemente tinto di pennellate grige. Un piccolo accenno di nebbia strofina il naso contro i vetri della finestra.

" Mi rifiuto di credere che sia successo davvero." Rantoli con voce roca cercando di recuperare gli occhiali sul comodino con mano malferma. I ricordi confusi incominciano a sfondarti il cervello di informazioni, lasciandoti sbigottito ad ascoltare il frastuono prodotto dal tuo cuore esagitato. Il pensiero di poterti trovare nudo tra le braccia di Houka da un nuovo volto alla parola 'terrore', facendoti indugiare per qualche secondo sul se mettere o meno gli occhiali per scoprire cosa effettivamente potesse esserci di terribilmente sbagliato nella stanza, o se effettivamente il mondo esistesse ancora oltre i piedi del letto - cosa che comunque sarebbe meno assurda di una tua ipotetica nottata di passione-.

Ad accoglierti, tuttavia è il nulla. Il vuoto cosmico. Una stanza normale, senza libri rovesciati, vestiti sparsi, lenzuola appallottolate ma soprattutto - e le divinità siano lodate- senza il tuo compagno di camera. Sembra una mattina normale, un quadretto normale che cozza terribilmente con quel terrificante senso di angoscia che ti batte contro le pareti del cervello. Scannerizzi indispettito ogni angolo della camera, senza trovare il minimo segno di dramma: il letto del tuo coinquilino sembra essere stato rifatto, quindi certamente qualcuno ha dormito lì durante la notte, i vestiti sono stati diligentemente ripiegati sulla seggiola e, a quanto sembra, il mondo esiste ancora.

" E' stato tutto un... Sogno?" E' la punta di insoddisfazione che condisce la frase a lasciarti sbigottito. Certo che era tutto un sogno, e come poteva essere andata diversamente? Un sogno vivido, esagerato, inopportuno, un sogno con la quale avresti volentieri fatto l'amore per tutte le serate seguenti, anche se mai lo avresti ammesso nella vita.

Scivolare fuori dal letto è insolitamente doloroso per le articolazioni, forse tese troppo durante il sonno, e per la testa, che sembra pesare più di un blocco di cemento armato, ma tutto il dolore fisico umanamente immaginabile non eguaglierebbe mai quello del tuo orgoglio frantumato, sbriciolato, avvizzito; Resta comunque il fatto, quel fatto, l'aver fatto un sogno erotico sul tuo compagno di corso, di stanza, sul tuo unico prototipo di amico.
Che poi, insomma, parliamone, non ti senti così audace da poter definire Houka Inumuta come un tuo amico, piuttosto come l'unica persona che riesci a sopportare sulla faccia della Terra e dell'intero universo, galassie ed asteroidi compresi. L'unico disgraziato ben disposto ad assecondare la tua sociopatia, quello con la quale litighi tutte le sacrosante serate da almeno cinque anni per il possesso del telecomando, quello che ti toglie gli aghi per il cucito dalle mani quando ti addormenti durante le sessioni di lavoro notturno, quello che tutte le mattine sottolinea le tue mostruose occhiaie con una risatina pungente e qualche battuta circa la tua presunta parentela con l'abominevole uomo delle nevi.
" Tutto ciò non ha assolutamente senso."

Ti è sempre piaciuto pensare alla presenza di Inumuta nella tua vita come ad un contratto silenzioso ma inflessibile, un'incrollabile collaborazione che avrebbe giovato al lavoro di entrambi, un espediente per rimediare alla vostra cronica misantropia, ma non vincolato da inutili ed impensabili dimostrazioni d'affetto, calore o qualsiasi smanceria tipica delle persone normali, un patto saldo come lo scorrere del tempo, lo stesso patto che senti di aver infranto in una sola nottata, sogno o non sogno.
" Dannazione!" Sbraiti sbattendo la porta del bagno con veemenza, poco prima di rintanarti nella doccia per schiaffare la fronte contro le mattonelle gelide del box, senza riuscire a pensare davvero a qualcosa in particolare.



07.30 am.


Ci sono tantissime cose che potresti inserire come risposta sotto la domanda " cosa non ti piace?"; detesti il caldo che fa sudare le vene, le api, le chiacchiere inutili sul tempo e sul clima, le frasi di circostanza come " auguri di buon compleanno" o " come va la scuola?", i peperoni, chi indossa scarpe rosse con abiti rosa, i programmi sullo sport e lo sport in generale, ma nessuna, nessuna di queste demoniache situazioni della vita potrebbe mai battere le persone che parlano di primo mattino.
L'odio viscerale nei confronti della voce umana, squillante e solare, è per te l'equivalente dell'aglio sulla bruschetta per qualsiasi vampiro sano di cervello, e risale ai lontani tempi della scuola elementare dove eri costretto a restare in piedi in un pulmino pieno di demoni urlanti e pronti a cantare per quarantacinque minuti canzoncine di dubbio gusto sulle avventure del serpente che perde la coda o del ragnetto che non riesce a camminare quando piove.
Ti aggiri ora, con gli stessi brividi pungenti di quei tempi cupi e lontani, lanciando occhiatacce a destra e a manca a qualsiasi povero malcapitato tenti di rivolgerti la parola, puntando il tavolino del bar nell'angolo più remoto possibile con tre caffè bollenti tra le mani.

Una volta seduto ti concedi il piacere di tirare un lungo sospiro di sollievo.

Non ricordi una mattinata tanto pesante da quella volta in cui Inumuta ti ha sfidato a guardare tutta la notte Star Wars per vedere chi dei due sarebbe crollato per primo, o quella volta in cui siete stati trascinati con l'inganno ad una festa d'istituto in un locale e, appena resi conto dell'imbroglio, avete percorso dieci chilometri in piena notte a piedi per tornare al dormitorio, oppure quella volta che..
" Basta, basta pensare a lui! Possibile che riesca a perseguitarmi anche mentre non è qui?" Ringhi affondando le labbra nel primo caffè, sperando che nicotina e caffeina ti possano stordire a tal punto da dimenticare questa assurda faccenda.

" Chi ti perseguita, sartino? Esiste davvero qualcuno con così tanto tempo da perdere?"

Avete presente quei momenti della vita in cui tutti i neuroni scattano sull'attenti in preda ad una visione mistica, rimescolando tutti quei pezzi di un puzzle che prima vi sembrava impossibile da risolvere? Esattamente. E' esattamente uno di questi momenti di divina coscienza a colpirti dritto in fronte, a trapassarti il cervello come una trivella, è la tanto agoniata chiarezza - o quasi- degli eventi, che arriva attraverso il mezzo meno prevedibile, elegante e delicato possibile.
La vocetta gracchiante di Nonon Jakuzure.
Resti immobile come una statua di granito e sale a fissarla dritta nelle palle degli occhi color caramella calpestata, cercando di non concentrarti sulla sua orripilante scelta di vestiario per non farti venire un'ulteriore embolia al cervello.

" Jakuzure, sai che fino a mezzogiorno non voglio dover sentire la tua voce. Dunque la domanda è, perchè di tutti i posti di questa scuola, tu devi essere proprio qui?"

" E' con me." Alle parole di Inumuta, comparso all'improvviso dal nulla, reagisci all'incirca come un gatto a cui è stata tirata la coda di sorpresa, facendo quasi rovesciare le tazze bollenti.
Ovvio, e come poteva essere diverso da così, sono insieme.
I ricordi della notte precedente incominciano a pioverti addosso come bombe a mano, senza lasciarti il tempo di assimilarli, si fanno spazio sgomitando nella tua mente senza lubrificante, provocandoti un senso di nausea insopportabile.



Era iniziata come la classica serata passata nel laboratorio a riordinare e classificare gli archivi dei professori, ad imbastire qualche nuovo abito per il corso di cucito e a ripassare svogliatamente gli appunti per la lezione di fisica del giorno dopo; una nottata come tante, dove, come tante altre volte, stavi rientrando nel dormitorio con decisamente troppe lancette più in là dell'orario consentito.
Eri stanco, terribilmente stanco, ma soddisfatto: il lavoro stava procedendo bene, e sicuramente il design dell'abito ideato ti avrebbe procurato la solita A+, che avrebbe fatto un figurone sulla tua pagella quasi impeccabile, l'unica cosa che ti frullava nella testa nel momento in cui ti eri ritrovato sulla soglia della camera era il desiderio incondizionato di nascondere i piedi gelati sotto la coperta di lana, con una tazza di tè tra le mani ed un buon libro.
Si insomma, non incarni alla perfezione il modello dello studente festaiolo e esuberante che compare in ogni film americano, ma le cose ti stavano bene esattamente come stavano.

Tuttavia, i tuoi piani perfetti, il tuo umore perfetto, la tua serata perfetta erano destinati ad essere fatti a pezzi, infangati e calpestati ripetutamente, una volta aperta la porta.

" Beh, non si usa più bussare?" Pigolò Nonon con un ghigno sulle labbra, scostandosi dal letto e dal tuo compagno di stanza, completamente nuda.
Paralisi.
Gola asciutta, mancanza di parole.
La rabbia sarebbe arrivata, oh se sarebbe arrivata, ma per i primi istanti sei rimasto vittima di un altra emozione, decisamente più scomoda e preoccupante, un'emozione che tutto il pubblico da casa avrebbe definito come 'gelosia', ma che tu liquidavi come semplice maldistomaco.

C'era effettivamente un qualcosa di Inumuta che proprio non riuscivi a digerire, e quel /qualcosa/ era lei, la sua dannatissima migliore amica.
Definivano così il loro rapporto infernale, migliori amici, pronti a mettersi i bastoni tra le ruote in qualsiasi situazione, a rimbeccarsi e punzecchiarsi con nomignoli ignobili, cercando costantemente di mettere l'altro nelle situazioni più scomode possibile, probabilmente accomunati da quella bastardaggine cronica che li saldava come la più potente delle colle.
Per grazia divina non erano mai stati assieme e mai lo sarebbero stati, poichè sarebbero dovuti piovere meteoriti e sterminare l'intero genere umano prima che a Inumuta potesse anche solo vagamente interessare una donna, mentre Jakuzure metteva spesso bene in chiaro quanto non gli piacessero gli 'uomini con la vagina'.
Tuttavia alle volte capitava che sfogassero così le loro frustrazioni o la loro maledetta noia: finendo a letto insieme.

E' con un " Che c'è principessa, vuoi unirti a noi?" che la ragazzina satanica si era rialzata, coprendosi appena le vergogne con il tuo lenzuolo ceruleo, lavato con cura appena due giorni prima. Per un lungo, interminabile istante hai preferito rimanere in silenzio, facendo due rapidi calcoli sull'ipotetica quantità di anni di carcere che avresti potuto guadagnare per un doppio omicidio scoperto in un dormitorio scolastico. Sempre se fossi stato scoperto, intendiamoci.

" Preferirei la fucilazione." Speravi, pregavi che tutto il veleno che ti stava annebbiando il cervello potesse anche incollarsi alla frase, pregavi che un'occhiataccia fulminante potesse bastare per farla rotolare a terra in preda all'autocombustione, insomma, una qualsiasi disgrazia, seppur non letale.
Purtroppo però, i due ignobili se ne rimasero lì, fermi a guardarti, in attesa di una qualsivoglia mossa, lo sguardo di Houka indecifrabile come al solito, una pagina di codici che non potevi, ma soprattutto, non volevi doverti fermare ad interpretare. I suoi occhi ti bruciavano addosso come abiti in fiamme, un bruciore quasi forte come quello che ti graffiava lo stomaco, un bruciore alla quale avresti voluto rispondere con un'occhiata di rimando, tuttavia sentivi di non avere nemmeno un briciolo di forza per fronteggiarlo.
Senza lasciargli la minima possibilità di aprire bocca, hai sbattuto la porta con uno schiocco secco, camminando il più lontano possibile dalla stanza del misfatto.



" Dormito bene, sartino? Hai l'aria di uno che ha passato una notte parecchio movimentata." Le sue parole ti riportano bruscamente con i piedi per terra, prendendoti alla gola. Possibile che sapesse qualcosa? O meglio, possibile che sapessero qualcosa della tua passeggiata tra i sogni più imbarazzanti della storia dell'umanità?
Incolli uno sguardo fin troppo impanicato al tuo compagno di stanza, cercando di fare luce su quella nebbia impenetrabile che componeva la sua espressione. Possibile che fosse sempre così difficile tentare di capire quello che gli stava passando per la testa, a quel dannato?
Istintivamente incominci a morderti il labbro inferiore, pregando ogni divinità esistente e non che fosse solo una tremenda sensazione; come potevano sapere di un sogno? Parli nel sonno, per caso?
Oh santissimi numi, spero proprio di no.
Sei ancora lì, immobile a rantolare nella gabbia di una mente che non collabora, nel disperato tentativo di porre fine a questo strazio, magari facendoti saltare per aria o dandoti alla macchia, quando una stretta decisamente più salda della tua ti sfila di mano la seconda tazza di caffè.

" Oh, come sei stato gentile a prendere la colazione anche per me, ragazzino! Scusami se ti ho fatto aspettare, temo che qualcuno mi abbia rubato la sveglia. Oppure forse sono stato io a lanciarla giù dalla finestra, non ricordo." Esordisce allegramente il ragazzo più sgraziato del pianeta, sedendosi accanto a te con la stessa delicatezza di un gorilla.

Uzu Sanageyama non è in alcun modo tuo amico, ma una presenza costante. Una di quelle che nemmeno volendo - e il cielo solo sa quante volte ci avessi provato- saresti riuscito a staccarti di dosso. Esiste, e per qualche arcana motivazione pare adorare la tua compagnia, senza curarsi del tuo essere fondamentalmente un misantropo sentimentalmente stitico, prendendo tutti i tuoi secchi 'no!' per 'si!' e rispondendo ad ogni tua minaccia di morte o simili con un sorriso beffardo e qualche battutina.
In poche parole, una punizione divina.
Aspetto fisico, temperamento, tutto, nessuno dei due ha la minima somiglianza con l'altro, a partire dagli interessi: l'energumeno dai capelli verde bottiglia adora passare le giornate allenandosi con una ridicola spada di legno e le serate a bere come una spugna in qualunque evento scolastico possibile, anche a quelli inventati da lui stesso e a cui, probabilmente, soltanto lui partecipava, combinando i peggio disastri e riempiendo il libretto dei richiami scolastici tanto da farlo andare al manicomio.
Follia pura.

" Sanageyama, ridammi subito il caffè e sparisci, non è assolutamente giornata."

" Ti fa male tutto questa caffeina, Iori. Lascia che ti aiuti."

Mentre ancora tenti di rubargli la tazza dalle mani, o per lo meno, di rovesciargli il contenuto bollente addosso, Inumuta e Jakuzure incominciano ad allontanarsi, scambiandosi pochi commenti incisivi.
Troppo impegnato com'eri, non ti accorgi dell'occhiata fulminante che il giovane genio dell'informatica lancia a Uzu, non ti accorgi della smorfia sul suo viso, e, soprattutto, non ti accorgi del piccolo segno violaceo che porta sul collo esile.



12.45 am.


From: Inumuta Houka;
Ore: 12.45 am.


" Mi avresti per lo meno potuto ringraziare per aver messo a posto la stanza, Iori. "

Hai letteralmente un attacco cardiaco. Fissi il cellulare con occhi spiritati, il respiro assente e la certezza che fosse pronto per esploderti tra le mani con una musichetta natalizia.
E' l'ora di storia.
Il professore, che sembra avere più anni della materia stessa, sta spiegando da un'ora e tre quarti una battaglia di cui non riesci nemmeno a ricordare il nome, mantenendo il tono più noioso della storia dei toni noiosi. Tuttavia, nemmeno con tutta la buona volontà del mondo e dell'intero sistema solare saresti stato in grado di seguire la lezione, non dopo un messaggio del genere.
Quale stanza? Mettere a posto? Mettere a posto cosa? Ti prego, ti prego, fa che sia qualunque cosa, ma non quello. Fa che stanotte io abbia commesso un omicidio e che quel bastardo mi abbia aiutato a coprire le prove, qualunque cosa. Pensi con il cuore in gola, digitando sui tasti del vecchio telefono malridotto con la stessa attenzione con la quale un cacciatore avvicinerebbe un coccodrillo.

From: Iori Shiro;
Ore: 12.48 am.


" Cosa c'era da rimettere a posto, esattamente? Non ricordo di aver lasciato nessun disordine. "

Volti leggermente le spalle per poterlo sbirciare con la coda dell'occhio, due file di banchi più indietro, impassibile accanto a Jakuzure.
Probabilmente ho capito male. E' possibile che ieri sera mi sia lasciato trasportare dopo averli trovati a letto insieme e che abbia fatto cadere due o tre cianfrusaglie.
La risposta ovviamente, non tarda ad arrivare. Hai un terrore mistico di aprire la fottuta letterina lampeggiante sul display, come se dal solo aprirla sarebbe potuta dipendere la tua stessa esistenza.

From: Inumuta Houka;
Ore: 12.49 am.


" Sai benissimo cosa c'era da mettere a posto. Sai, aggrappandoti alla libreria mi hai fatto perdere tutta l'ordinata sequenza dei miei libri di testo, per non parlare dei tuoi infiniti fumetti. In più, spogliandoti hai sparso vestiti in punti della camera che nemmeno immagini."

Fantastico.
Se questa fosse la sceneggiatura di qualche film in fascia pomeridiana, partirebbe all'istante una qualche musica suggestiva, incalzante, e il pubblico si porterebbe una mano sulla bocca per la sorpresa. Eppure un film potresti sempre metterlo in pausa, o scaraventare l'intero televisore oltre il cornicione della finestra, mentre Inumuta non puoi proprio scaraventarlo da nessuna parte.
La risposta che invii è più un flusso di coscienza, una domanda che poni a te stesso e a qualsiasi divinità infame.

From: Iori Shiro;
Ore: 12.52 am.


" Quindi... Non me lo sono sognato? E' successo davvero?"

Il sorriso inaspettato che si tinge sulle labbra sottili del tuo problema vivente non fa altro che confermare i tuoi sospetti, seminando brividi pungenti su tutta la cute.

From: Inumuta Houka;
Ore: 12.52 am.


" Direi proprio di si, Shiro."

E' con uno scatto improvviso che ti stacchi dalla sedia, come se duecento e passa watt ti avessero inaspettatamente fritto le gambe, e con un " Devo andare in infermeria!" che fuggi dall'aula, lasciando all'intera classe l'impressione di esserti bevuto il cervello in sedici secondi netti.
Cammini per il corridoio con la veemenza di un bufalo, macinando imprecazioni tra le labbra contratte; è successo, che sia maledetta questa scuola, l'aula di cucito, quella stanza, quella libreria, tutto nemmeno i tuoi pensieri si preoccupano più di mantenere una linea ordinata e coerente, è successo.
E nemmeno immaginare come fosse successo diventa poi così difficile.



Eri andato da Sanageyama, sbattendo sulla sua porta con la violenza di un rapinatore, ordinandogli di darti da bere e di ascoltare le tue sfuriate.
Capitava, si, spesso capitava che lo sventurato leader dei club sportivi dovesse sorbirsi qualche tuo ululato di protesta verso l'umanità intera, pertanto era abituato a prendere le cose per come andavano, allungarti una qualsivoglia bottiglia di un qualsivoglia alcolico e lasciarti parlare anche per ore.
Non era assolutamente un bravo dispensatore di consigli, tuttavia sapeva ascoltarti, oscillando appena il capo ogni venti minuti. E si insomma, un bicchiere tira l'altro, la stanchezza per le troppe ore di studio, la frustrazione per aver trovato il tuo compagno di stanza a letto - nel tuo letto- col seme di Satana erano bastati a farti perdere ogni sana connessione con la realtà, ogni inibizione.
Tornando avevi trovato unicamente Inumuta - grazie al cielo- seduto sul bordo del letto con un'espressione mesta, tinta di un insolito color vergogna. Lo sguardo nella quale vi siete inchiodati è stato lungo, quasi insopportabile, soffocato da un silenzio che urlava come un assatanato, spezzato unicamente dal tuo respiro affannoso.
" Ti da così tanto fastidio?" Era stato Houka a rompere il silenzio, riassestandosi gli occhiali celesti sul naso.

Non avevi esattamente tutta quella testa per dare risposte assennate, calcolate, misurate come la situazione avrebbe invece richiesto.

" Tu e quell'ode al cattivo gusto della tua amichetta potete fare quello che volete, non mi interessa! Ma non osare farlo davanti a me, nel mio strafottuto letto, hai capito?" Non era da te usare parole così volgari, nè tantomeno mantenere un tono così alto per una discussione a notte inoltrata.
Ti tremavano le mani.

" Non hai risposto alla mia domanda. Ti da così tanto fastidio?" Sibila il bastardo, rimettendosi in piedi e avvicinandosi con la necessaria cautela, forse terrorizzato dall'idea di prendersi una sveglia in piena fronte.

" Ovviamente mi ha dato fastidio! Cosa credi, che non mi dia fastidio vedere che te la spassi con altre persone, con quella persona? E' soltanto perchè sei tu che sopporto a malapena questa cosa senza farti storie, ma si, mi da immensamente fastidio, contento?"
Ecco, questa è stata probabilmente quella frase maledetta che non avresti dovuto dire.
Ti era uscita di getto, senza pensarci, sfuggita alle labbra rese di pasta frolla dall'acool e dalla frustrazione.



" Sanageyama, alzati e portami da qualche parte. Da qualunque parte. Credo di essere prossimo ad un attacco cardiaco o qualcosa di molto simile." Sbraiti con gli occhi ridotti a due fessure dietro alle piccole lenti circolari degli occhiali, picchettando cupo la spalla del ragazzo dai capelli verde pantano. Eri certo di trovarlo lì, in punizione, seduto scomposto sulle scomodissime sedie nel bel mezzo del corridoio. Dopo il primo sguardo Uzu sembra risvegliarsi dal suo torpore, allungandoti un sorriso raggiante, uno di quei sorrisi che avrebbe fatto sorridere chiunque di rimando, chiunque, chiunque non avesse solo angoscia a scorrergli dentro le vene.
" Tutto bene, ragazzino?"

" Per niente. Possibile che ogni volta che mi caccio in qualche guaio, ci sia sempre tu di mezzo?" In tutta risposta l'energumeno scoppia a ridere di gusto, portandosi teatralmente una mano sulla fronte, forse soffocato dai vecchi, gloriosi ricordi.

" Lascia fare a me."



Inumuta.


Dove diavolo si è cacciato quell'incoscente? Per quale motivo è dovuto scappare via dall'aula così? Cosa diavolo gli passa per la testa? Pensi infastidito stringendo il cellulare rovente per il troppo utilizzo tra le mani, digitando per la tredicesima volta il numero di Iori.
Percorri l'ennesima ala del dormitorio, setacciando ogni angolo con attenzione maniacale, sperando forse di riuscire a ritrovarlo nascosto sotto qualche sasso o dietro qualche porta di servizio a ingozzarsi di fumo, senza però ottenere nessun risultato. Shiro sembra svanito nel nulla come una nube di polvere.
E la cosa ti irrita terribilmente, oh se ti irrita.

Non era esattamente così che progettavi di passare la giornata successiva al tanto agognato incontro intimo con il tuo compagno di stanza, ovvero cercandolo perfino nelle camere di persone che nemmeno sapevi esistessero, ignorando le loro proteste. No, non era assolutamente questo che avevi in programma.
Cielo, insomma, è pur sempre vero che il piccolo sarto ha sempre avuto una vena di imprevedibilità quasi psicotica, un calcolo variabile che non sei mai riuscito a risolvere, tuttavia questo è decisamente troppo anche per lui.

" Iori dove sei finito?" Mugugni a labbra serrate sbattendo un pugno svogliato contro la superficie di cartongesso delle abitazioni, riscoprendoti esausto: sono le nove di sera, e alle nove di sera dovresti essere a casa a masticare pasta davanti a un laptop, non con i vestiti impregnati di umidità a rincorrere un fantasma.
Un senso d'ansia tutt'altro che comodo comincia a metterti lo stomaco sottovuoto.
Se avessi sbagliato qualcosa? Non è esattamente un pensiero così fuori dal mondo. Parlando chiaramente, non sei mai stato esattamente un mago a comprendere il genere umano e le sue reazioni, non hai mai avuto a che fare con l'empatia e non hai nemmeno tutta questa gran capacità nel confrontarti con gli altri; diciamo che, se avessero inventato il pilota automatico per le relazioni umane, tu saresti stato certamente il primo a testarlo, non tanto per paura o simili sciocchezze, quanto per puro disinteresse.

Con Shiro è diverso. Con Shiro è sempre tutto diverso.

Ogni fibra del suo corpo ti attira, a partire dal suo viso androgino; un faccino freddo, severo ma puerile, un vezzoso contrasto così erotico che basta a mandare ogni pensiero coerente a farsi fottere. Il suo interesse meticoloso e maniacale verso il lavoro da svolgere, il modo orgoglioso con la quale osserva l'ennesimo abito cucito durante la notte, il modo elegante con la quale stringe le sigarette tra le dita pallide, la smorfia spontanea in cui si contraggono le sue labbra quando rimane sovrappensiero.
Non senza la dovuta dose di vergogna sei perfettamente consapevole di aver passato gli ultimi cinque anni della tua esistenza a rubargli il passo, i modi di fare, le espressioni e i gesti più inconsci per nasconderli segretamente da qualche parte nella testa.
Tuttavia, nonostante i piani, le carte decifrate e i continui calcoli delle probabilità, sei riuscito a mandare tutto a puttane. Come diavolo è potuto succedere?

" Stai ancora cercando il tuo sartino, cagnaccio?" Jakuzure fa capolino alle tue spalle, rompendo quell'indistricabile rete di pensieri nella quale rischiavi di soffocarti per ore. Resta ad osservarti con il suo sguardo fisso e consapevole, quello sguardo che preferiresti non dover conoscere così a fondo, lo stesso sguardo immobile e pungente che i serpenti modellano poco prima di attaccare la propria preda.

" Che ne dici, andiamo a chiuderci in camera tua? Così magari entra di nuovo sul più bello e riesci a scopartelo un'altra volta." Sogghigna senza la minima decenza, stiracchiandosi come un gatto contro le grosse finestre opache del corridoio.
Una buona dose di imprecazioni ti graffia le labbra.

" Fila in camera tua, Jakuzure." Mormori con voce glaciale, fulminandola da dietro le lenti cerulee degli occhiali.

" Come sei noioso."

Con lei sarebbe decisamente tutto più facile, è sempre stato tutto più facile. E' sempre stata schietta e cristallina sulle proprie intenzioni - a differenza di Shiro-, non si è mai lamentata di nulla - a differenza di Shiro-, sapresti perfettamente prevedere ogni sua mossa - a differenza di Shiro- e una relazione sessuale o non insieme a lei sarebbe meno complicata di un puzzle per bambini - sempre a differenza di Shiro-.
Tuttavia ora il solo pensiero di doverle anche solo prendere la mano ti provoca un insopportabile voltastomaco.


Improvvisamente, una voce sgraziata e familiare ti gratta appena contro l'orecchio; ti volti di scatto verso i vetri che danno sul cortile, cercando con lo sguardo miope il testone verde di Sanageyama Uzu, l'insopportabile compagnia di Iori.
Ha appena varcato il grosso cancello semiaperto della scuola, accompagnato dal tuo compagno di stanza. Non c'era da stupirsi se non fossi riuscito a trovarli, evidentemente erano appena tornati dalla città.

Non ricordi nemmeno la velocità indegna con la quale ti sei fiondato giù per le scale, rischiando in diversi momenti di romperti l'osso del collo o di scivolare lungo disteso sul pianerottolo, non lo ricordi e per il bene del tuo orgoglio preferisci non ricordartelo.
Marci verso i due ragazzi con un passo che sarebbe stato in grado di bruciare terra e foglie secche tutt'attorno.
Il ragazzo minuto s'immobilizza come una statua di sale non appena entri nel suo campo visivo, lasciando morire nella gola qualunque cosa stesse dicendo. A Uzu spunta un sorrisetto compiaciuto sulle labbra.

" Seguimi." Il tuo tono non ammette repliche, tantomeno il tuo sguardo tagliente come l'inverno.


Nella camera il silenzio è quasi irreale. Non vola una mosca, non picchetta nessun ramo d'albero contro il vetro, non ticchetta l'orologio nè le tue dita sulla tastiera argentata del computer, non c'è lo scalpiccio della macchina per cucire, non c'è nulla di normale disposto a salvarvi da quell'insostenibile incapacità di parola.
Con la schiena premuta contro la porta di legno resti soffocato dal suo silenzio e dalle urla dei tuoi pensieri scomposti, dal peso di una realtà che non si era fatta sentire per vent'anni e che proprio ora decide di ricordarti di essere in vita.
Non potevi immaginare che il sottovuoto allo stomaco potesse essere così terribilmente fastidioso.
Lui ti guarda di sottecchi, in piedi a pochi metri da te, le mani nascoste nelle tasche del grosso cardigan e le gambe esili talmente irrigidite da rischiare di spezzarsi da un secondo all'altro.
Silenzio.
Prendi fiato, trovando non poche difficoltà.

" Dov'eri?" Iori solleva gli occhi color caramello, come risvegliandosi all'improvviso da un sogno ad occhi aperti.

" Ero a fare due passi per schiarirmi le idee. Mi hai cercato?" Non ti passa nemmeno per l'anticamera del cervello di fargli notare che l'hai chiamato più volte di quanto tu abbia chiamato tua madre negli ultimi sei mesi, nè di quanti piani di scale ti sia percorso nel tentativo di scovarlo dietro qualche porta taglia-fuoco, per il semplice fatto che te ne rendi conto solo in quel momento.
- Ho.. Davvero fatto tutto questo? Cosa mi è saltato in mente? Dolore, tanto dolore allo stomaco.

" Inumuta, tu... Tu lo volevi? Volevi che accadesse?" Il suo tono elegante sembra inciampare sui propri passi.
Non ti serve dare nessunissima risposta, ti basta restare immobile a fissarlo dritto negli occhi, sfilandoti gli occhiali sottili. Uno sguardo che dura secondi camuffati da secoli, uno di quelli senza ritorno, uno di quelli che Iori non si era aspettato di ricevere.
Un tremito gli scuote appena la schiena minuta.

" Da... Da quanto tempo?"

" Esattamente dal momento in cui mi hai stretto la mano per la prima volta. " Semplice, conciso e lapidario. Senza troppi giri di parole, possibilità o mezzi termini, una risposta sincera e senza fumi artificiali, che ti sfugge dalla gola ancora prima di poterla formulare con la dovuta eleganza.


La storia prende una piega che non avevi previsto. Era tutto così semplice, superficiale e leggero, tutto così noiosamente facile, così alla portata di mano di chiunque. Battute, una situazione imbarazzante, una serie di imprevisti e qualche risatina sottobanco.
Non era così che volevi che andassero le cose? Con un lieto fine senza troppo impegno, come una di quelle commedie romantiche da quattro soldi a cui non devi lasciare una parte di te, una di quelle che puoi seguire senza troppo interesse, per il semplice fatto che sarebbe passata sopra la tua pelle senza lasciare segni evidenti.
Era questo che volevi. Zero domande, nessun bisogno di torturarsi l'animo di perchè e percome.

Non era previsto che il tuo cuore battesse così forte, non era previsto che gli tremassero le mani, non era previsto che ti crollasse la terra da sotto i piedi, sarebbe stato tutto così semplice, una scopata e qualche parolina pungente per far sorridere appena l'ascoltatore, una storia così semplice da poterla manovrare a tuo piacimento.
Tuttavia, come avevo già detto, non è di una storia così semplice che stiamo parlando.
O meglio, non è di persone così semplici che stiamo parlando.


Ti avvicini con passo incerto al tuo compagno di stanza, perdendo una certezza dietro l'altra ad ogni minimo movimento.
Shiro si ostina a non pronunciare verbo, incastrato in un fiume di pensieri che Dio solo sa quanto ti piacerebbe toccare con mano; non sai esattamente cosa si dovrebbe fare in una situazione del genere, non te lo ricordi più, anni ed anni di vita vissuta mandati al macero in non più di centoventi secondi.

Ma è quello che succede nel successivo pugno di attimi a mandarti in cortocircuito ogni pensiero logico.
Lo vedi avvicinarsi sfilandosi gli occhiali tondi a sua volta, deglutendo a fondo, anche lui vittima di un passo irregolare, che potrebbe fare del vostro valzer sbilenco un quadro perfetto; lo vedi appoggiare le dita, quelle dita affusolate e così incredibilmente femminili sul tuo petto, lo vedi spingersi sulle punte dei piedi traballanti ed in fine, bruciare l'ultima distanza che era rimasta tra di voi.

Il bacio timido e sfuggente che Shiro Iori ti lascia sulle labbra schiuse non ha nulla a che fare con i morsi impazienti e sregolati della notte precedente.

Sbatti le palpebre, incredulo, perdendoti nel dettaglio del tuo cuore che sembra frantumarsi all'ombra della cassa toracica.
Ti concede di chiuderlo in un abbraccio, allacciandoti le braccia al collo, ti concede qualche secondo di pensieri muti, stringendosi a te con un calore che non avresti sperato nemmeno in una di quelle notti senza sonno dove ti abbandonavi ai pensieri più irreali.

" Sappi soltanto" Mormora con voce bassa, come avvolta dal cotone, continuando a tremare dolcemente per lo sforzo di doversene restare sulle punte dei piedi.

" Sappi soltanto che se dovessi trovarti di nuovo con la tua amichetta come l'altra notte, non mi farò problemi a cucirvi addosso carboni ardenti e a gettarvi nella neve fresca. Hai capito bene, Inumuta?"

Lo senti, lo senti arrivare il sorriso che ti si scuce sulle labbra come una zip, la senti viva la voglia di stringerlo più forte, senti la consapevolezza di dover ribaltare da un secondo all'altro la tua preziosa piramide delle priorità, come senti vivo il bisogno di sussurrare tra le labbra fiumi di parole al gusto di miele e di baciarlo ancora, ancora fino al mattino successivo, tanto forte e con tanta energia da rubargli anche l'ultimo respiro.
  
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