La
bellezza salverà il mondo. Fedor Dostoevskij
Guardo
i frammenti di vetro che mi sono
rimasti in mano. E tutto gira. Sono trasparenti, lucidi e fanno male. E
tutto
gira. Le vesti,
appesantite dall’acqua e
cariche di gioielli, pesano. Mi schiacciano. Mi opprimono. Quanto tempo
ho
passato chiusa in questa stanza? Anni. Era un onore. Un privilegio, un
sopruso.
E tutto gira. Mi
sembra di stare ancora
danzando, giù per le strade, accanto a te, in mezzo alla
gente che festeggia
mia sorella. Che ora è solo vetro…E tutto gira.
Un frammento trasparente mi
buca il dito, avverto solo un leggero pizzicore. E poi, vedo una
minuscola
goccia scarlatta, contaminare il candore della mia pelle. Se fossi
ancora in
carica, sarebbe un sacrilegio. Kumari.
La dea bambina. Io lo ero, ora lo è mia
sorella. Lo era, ora è vetro…E
tutto gira. Mi porto il dito alle labbra, e succhio quella profana
macchia
rossa, che sa di ferro e sale. Il suo sapore mi sveglia, riportandomi
alla
realtà. La mia. La
kumari è sparita. Mia
sorella non c’è più. Tipico. Quando
tutto sembra andare per il verso giusto,
quando la felicità sembra
così vicina,
tutto va in frantumi. La mia vita, è sempre stata come un
vaso di cristallo sospeso
a mezz’aria, sempre pronto a cadere, eppure ancora li. A tre
anni, fui
strappata a mia madre. Perché? Semplice, io sarei diventata
la Kumari, la vergine,
la dea bambina simbolo del mio paese, il Nepal.
Nessuno però mi ha mai chiesto come mi sentivo.
Né i mio
padre, troppo preso dalle tradizioni,
né i miei compaesani, che vedevano in me una semplice
statuina, neppure i
turisti, che venivano da ogni parte del mondo per ammirarmi. Non
c’ero, quando
mia madre morì di dolore, per aver partorito un'altra
femmina destinata a
seguire il mio infame destino. Non c’ero, alla festa di
compleanno di nessuno
dei miei parenti. Non c’ero, a veder sorgere il sole la mattina. Ero
in una stanza, reclusa perché
la kumari non può avere contatti con altri bambini, non
può studiare, può
uscire dal suo palazzo d’oro solo tredici volte
all’anno, per le feste. Secondo
il mondo, ero la personificazione di Taleju, la moglie di Shiva. Ma in
fondo,
ero una bambina, nel fiore della sua infanzia. Le lacrime umide mi
bagnano le
guance. Ma io sono forte. Prima di diventare Kumari,
all’età di tre anni, sono
rimasta chiusa per una notte intera con i cadaveri degli animali
scarificati in
mio onore, perché non potevo vacillare, ne aver paura. Non
mi era concesso neanche
di provare emozioni. Possiedo
le
trentadue perfezioni. Ancora oggi, sono bellissima. In fondo ho solo
sedici
anni. Mia sorella, prima di stasera ne aveva dieci. Qualche anno, forse
qualche
mese, e se ne sarebbe andata. Bastava solo il mestruo,
l’unica cosa che può
ufficialmente dimettere una Kumari. Poiché essa non
può sanguinare. Ma
all’epoca il mio cuore sanguinava tutti i
giorni. Le mie mani scendono dal mio viso, ormai asciutto, alla mia
veste di
seta preziosa. A che serve tutto questo? Ho incontrato te. Ho
incontrato loro.
E, l’arrivo dell’autunno, porterà via
tutto. Un alito di vento, mi scompiglia i
capelli, accarezzando il mio corpo e facendo tintinnare i frammenti di
vetro. Mi alzo. Me
ne devo andare. Mia sorella è
morta. E rischio di essere incolpata, per la crudeltà di un
sistema che io non
ho creato. Esco facilmente, conosco il palazzo di Kathmandù,
meglio di quanto
conosco me stessa. Scivolo
silenziosa
tra le stanze, come l’acqua del fiume, cerco il mare. E lo trovo. Fuori
piove. Eppure non è un
problema per me, mi fa sentire viva. Mi siedo in un angolo della
strada. Solo
ora mi accorgo, di tenere ancora tra le mani un frammento di vetro.
Rilasso i
miei muscoli, e inizio a ricordare. Fino a quando tu non mi troverai.
Ricordo…
Ok.
Calmi non è come sembra….i paring
sono NaruHina, sasusaku,
nejiten, shikatem,
kakashianko, peinkonan itachihanabi e ino hai voti… dal
prossimo capitolo
inizia la vera storia…la protagonista avete già
capito chi è no? Un bacio e
commentate ma vado
avanti lo stesso perchè
in parte è una storia vera e una denuncia…