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Autore: ChibiNekoChan    20/09/2014    3 recensioni
La verità viene sempre a galla.
Questo è quello che Shinichi aveva sempre pensato, ma non credeva che questa massima, questo suo motto, gli si sarebbe un giorno ritorno contro. Non certo quel giorno.
Perché non era una giornata come le altre: Kogoro era nel mezzo del caso di una vita e neppure lo sapeva, un caso che nascondeva le innumerevoli malefatte degli uomini in nero, ed al detective dell’est mancava davvero poco per portarli tutti alla luce e mettere la parola fine a quell’incubo durato fin troppo.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La verità viene sempre a galla.
Questo è quello che Shinichi aveva sempre pensato, ma non credeva che questa massima, questo suo motto, gli si sarebbe un giorno ritorno contro. Non certo quel giorno.
Perché non era una giornata come le altre: Kogoro era nel mezzo del caso di una vita e neppure lo sapeva, un caso che nascondeva le innumerevoli malefatte degli uomini in nero, ed al detective dell’est mancava davvero poco per portarli tutti alla luce e mettere la parola fine a quell’incubo durato fin troppo.
Il liceale stava indagando, nelle sue spoglie da bambino di sette anni, con una cura maniacale, non lasciandosi scappare nemmeno il più insignificante dei dettagli, prestando anche attenzione a non dare nell’occhio, e sembrava stesse andando tutto per il meglio.


Gli uomini in nero non si fanno scoprire.
Camminano nell’ombra.

  
Un lampo di luce su quel caso complesso, Conan era vicino alla soluzione.
La vittima non poteva essere stata uccisa dall’organizzazione, non sarebbe spuntata fuori così facilmente altrimenti. Ma allora, si chiedeva, cosa c’entravano quei loschi figuri con la morte di quest’individuo? E si grattò la testa nella più totale indecisione.
Non era tipico di lui.
Lui era il miglior detective di tutti, lo Sherlok Holmes del ventunesimo secolo, lui, con l’intuito talmente spiccato da non lasciar scampo a nessun criminale, ed adesso era sperduto fra il mare di dubbi in cui si trovava, incapace di nuotare fino a riva per avere una visione più chiara di quelle onde che lo scaraventavano da una deduzione all’altra.
Si ritrovò solo nella stanza dove si era consumato il delitto, mentre gli altri si prendevano una piccola pausa per riflettere lontani dalla scena del crimine. Iniziò così a dare un’occhiata più approfondita attorno, ma nulla sembrava soddisfare le sue incertezze, ed il rumore dei suoi pensieri era così forse che non si accorse del cigolare della porta che si aprì solo in parte o dello scricchiolare del pavimento, calpestato con delicatezza da dei affusolati piedi femminili.
“Pensa Kudo, pensa dannazione!”
E Ran, udendo quella breve intimidazione che Conan si era imposto per spronarsi, pensò di aver sentito male, perché esistono così tante parole che suonano come “Kudo”, giusto? Eppure cercava di convincersi di essersi sbagliata, perché tutto sembrava semplicemente così impossibile da farle venire da ridere.
Dal canto suo invece Shinichi era certo di ciò che pensava, gli uomini in nero c’entravano, non c’erano dubbi, la loro macchina non si trovava fuori da quell’edificio per puro caso. Era lì, ed all’arrivo della polizia e degli altri era partita con fretta, ne era certo.
Ed era certo che quel caso lo avrebbe portato a loro, tutti gli indizi glielo facevano pensare. Eppure non riusciva a dar loro un ordine logico.
Si buttò su una poltrona che si trovava lì vicino, facendosi scappare un sospiro rumoroso ed esasperato.
“Dove sto sbagliando?”  Pensò adirato, strofinandosi i pollici lasciando trapelare ansia da tale gesto. In effetti aveva fatto tutto giusto, ma non era semplice portare a galla il vero svolgersi dei fatti.
“Shinichi?”
Quella voce lo spiazzò visibilmente, ma se si fosse voltato sarebbe finito tutto, dunque la ignorò e con uno scatto felino tirò fuori il suo cellulare pensando di non essere visto e finse di star giocando.
“Shinichi?”  Ripetè lei.
Gli fece male non poter rispondere, non poter urlare dal dolore e non poter correre ad abbracciarla, perché alla fine stava combattendo questa battaglia per tornare da lei, l’aveva lasciata sola fin troppo tempo.
Analizzò attentamente la voce della ragazza, come per fingere di essere tornato sé stesso, definitivamente. Lo faceva sempre, un po’ per questo motivo, ma anche poiché teneva davvero a lei. Lei era il motivo di tutto.
Si accorse che la sua voce si era spezzata alcune volte nel tentativo di pronunciare il suo nome, anche se non riuscì a percepire la coppia di lacrime che percorse le gote rosee della ragazza, mentre ella avanzava di qualche passo per raggiungerlo.
Per un attimo sperò davvero che fosse Shinichi, seppur la voce sembrasse proprio quella di un bambino di sette anni.
Quando raggiunse la poltrona e si sporse oltre, sul suo viso si formò un sorriso malinconico.
“Oh, Conan, sei tu. Cosa ci fai qui?”  Gli chiese, cacciando dalla mente tutti i sospetti.
Perché infondo era stupido, no? Che genere di cosa può trasformare un liceale in un moccioso? Non poteva di certo immaginare l’esistenza dell’APTX4869, e non poteva certo credere che il suo prezioso amico d’infanzia gli avrebbe nascosto una cosa di tale importanza.
Conan non rispose.
Ran non capì se perché fosse immerso nei suoi pensieri o per chissà quale motivo, ma decise di non farci troppo caso, ignorando anche quell’istante in cui il bimbo abbassò lo sguardo, e non certo per osservare la sagoma dai contorni bianchi che qualche momento fa conteneva un cadavere. Stava nascondendo i suoi occhi lucidi, perché non poteva nemmeno ammettere che la ragazza gli mancasse troppo. Per questo non stava rispondendo, la sua voce sarebbe sembrata troppo… tremante, preoccupata, per appartenere a Conan Edogawa.
“Tutto bene?”  Gli domandò.
Si alzò dalla poltrona ed in un gesto rassegnato si tolse gli occhiali poggiandoli su un tavolo vicino, per poi dirigere il suo sguardo verso quello della giovane. Esso traspariva una sicurezza nata dal timore, una determinazione che non è facile da trovare in chi rischia di perdere tutto per sempre.
Distolse lo sguardo “Si, tutto ok.”  rispose, distante.
Lei, osservandolo senza quelle lenti, sentiva come se stesse rivedendo una parte della sua infanzia. Si, perché Conan assomigliava davvero molto a Shinichi quando egli era piccolo, e questo la sorprendeva ogni volta. Tuttavia, in quell’istante, vedere il suo amico d’infanzia in Conan la turbò, in quanto il viso di quest’ultimo pareva spento.
“Mi dispiace, Ran, ma forse… forse potrei non riuscire a tornare da te come credevo. Ma ti prometto che ci proverò finché avrò forza.”  Pensò, quando invece avrebbe voluto urlarlo, perché lo teneva dentro da fin troppo tempo.
Lei sorrise.
“Non ti preoccupare troppo, sono sicura che mio padre troverà la soluzione a questo caso. Come sempre.”  Disse con quell’aria innocente che riscaldava ogni volta il cuore del detective.
Lui annuì con decisione, ricambiando il sorriso.
Non poteva arrendersi, e lei glielo aveva ricordato.
“Buona fortuna, Shinichi.”  Sussurrò lei, ma ciò non basto a non far arrivare quella frase pure all’orecchie del diretto interessato, che sbiancò.
Era contento che lei l’avesse presa bene nonostante la situazione, ma non doveva scoprirlo, non in quel momento. Non durante il caso che riguardava l’organizzazione, il più pericoloso di tutti. Non poteva essere!
“Eheheh, ma cosa dici, oneechan? Io sono Conan! Cosa c’entra Shinichi?”  Cerco di calarsi nella parte il più possibile, provvedendo anche ad indossare nuovamente gli occhiali.
Perché li aveva tolti in primo luogo?
Forse in cuor suo sperava in effetti di farle sapere la verità, ma lui sapeva che sarebbe stato stupido farlo adesso. Eppure, a quanto pare, a volte le cose accadono comunque.
Ran rise. La sua risata riempì la stanza, e seppure fosse allegra e innocente arrivo alle orecchie di Conan quasi come se fosse di scherno. Ahah, mocciosetto che non sei altro, ho scoperto il tuo segreto, alla fine!  Ma lui sapeva che quelle non erano parole di Ran, ma soltanto dettate dalla sua mente. Non capiva più nulla, voleva soltanto portare tutto alla sua fine.
Avrebbe sconfitto l’organizzazione, sarebbe tornato alla sua identità reale, avrebbe finalmente confessato a Ran la verità riguardo tutto: i motivi, ciò che era avvenuto, ed anche i suoi sentimenti. Il suo amore.
Non vedeva l’ora di poter tornare dalla sua amata per abbracciarla, baciarla, e dirle che l’amava.
Perché doveva scoprire tutto in quel momento così poco opportuno?
Quando Ran smise di ridere, un assordante silenzio riempì la stanza.
  
“Non preoccuparti, non so nulla.”  Sorrise, passandosi la mano sulla bocca come a chiudere una zip. Shinichi, da teso com’era, rilasciò i suoi nervi con un sospiro di sollievo.
Si avvicinò a Ran e l’abbracciò, delicatamente e dolcemente, riuscendo a sussurrarle all’orecchio “Non preoccuparti, sto ritornando da te.”.
Parole che in quel momento non avevano il sapore amaro di una bugia, ma sapevano come la più ammaliante delle promesse. Ran, sorridendo, decise di crederci.
Anche Shinichi, sorridendo ed arrossendo appena, decise di crederci.
Sciolsero l’abbraccio appena in tempo per veder rientrare tutti, fra cui anche Kogoro, nella stanza.
Non era ancora tutto perduto.
Conan ritornò dunque ad analizzare la scena del crimine e ad origliare le conversazioni della polizia.
La verità viene sempre a galla, si ripeteva, e quella volta non sarebbe stata un’eccezione.


Un poliziotto entrò nella stanza e sussurrò qualche parola nelle orecchie di Kogoro “Siamo sulle tracce di un possibile sospettato… un killer ha vuotato il sacco, pare sia stato assunto da un’organizzazione criminale, di cui anche la vittima faceva parte, per freddare quest’ultima.”. Il detective ricevette le informazioni e le analizzò per bene prima di rispondere con un semplice “Capisco.”, si abbandonò successivamente su una sedia per concedersi qualche attimo di riflessione.
“Megure!” Chiamò l’uomo con un tono che faceva trasparire una certa urgenza.
Conan si avvicinò senza farsi vedere, per capire cosa stesse succedendo.
Kogoro si rivolse sottovoce all’ispettore, non riuscendo però a non farsi sentire dal piccolo detective liceale, che udii le loro parole “Mi sai dire qualcosa riguardo ad una certa Organizzazione In Nero?” ed a quella domanda sentì che mancasse davvero poco alla fine di tutto.
Megure fece spallucce e raccontò soltanto quel poco sul quale la polizia era a conoscenza, fra cui il fatto che secondo una diceria girassero sempre su delle macchine di un nero spettrale.
Questo bastò a Conan, che si diresse verso Ran e le sussurrò qualcosa all’orecchio.

  
Ran si avvicinò con disinvoltura a suo padre.
“Non ho potuto fare a meno di sentire che parlavate di auto nere… se può servire, prima, dalla finestra, ho visto un’auto nera parcheggiata accanto a quest’edificio partire con fretta. La sua targa, se non sbaglio, era 4869.”
Gli occhi di Megure e di Kogoro si illuminarono e subito riferirono tutto alla centrale di polizia.
Era fatta.
Conan ringraziò mentalmente Ran per averlo aiutato, perché di certo la polizia non avrebbe dato peso alle parole di un bambino, e loro l’avrebbero fatta franca.
Nella sua mente tutti i pezzi erano andati al loro posto in tempo.
Era tutto così ovvio.
Mentre loro si occupano di recuperare le informazioni importanti, qualcun’altro farà il lavoro sporco.
Nessuno si sarebbe accorto della mancanza di un paio di CD dalla casa quando in quest’ultima era presente un cadavere, ed anche se fosse accaduto, non sarebbero mai venuti a conoscenza del contenuto dei pochi dischi rubati.
  
Ecco perché c’era la macchina parcheggiata vicino l’edificio.
  
Gli uomini in nero non uccidono, e se lo fanno, accade nell’ombra.
Non si fanno scoprire.
Ma loro, in quel caso, non avevano ucciso nessuno.
Non direttamente, almeno.


Ecco come si erano svolti i fatti.


Il piano avrebbe funzionato, se la verità non fosse venuta alla luce.

  
Gli uomini in nero si muovono nell’oscurità.

 

Quindi cosa può sconfiggerli meglio della luce?









 


 

Angolo dell'autrice:
Adoro scrivere le introspettive dunque ecco
l'ennesima storia di questo genere! Yeee!
Mi scuso se la storia non ha un minimo di senso eheh ^^
Ma spero possa piacervi comunque!
Grazie per aver letto ed alla prossima!

  
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