Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Lena Mason    20/09/2014    7 recensioni
Konohagakure è il villaggio più grande e potente nella terra del fuoco e di quelle limitrofe: qui convivono alcuni dei clan più importanti nell’ambiente degli shinobi. Clan con grandi abilità: gli Uchiha con lo Sharingan, gli Hyūga con il Bykugan, gli Aburame con la capacità di controllare gli insetti a loro piacimento e gli Inuzuka, grandi addestratori di cani ninja, sono solo alcuni tra i più importanti. Dopo lotte intestine, tradimenti e un tentativo di rovesciare l’Hokage, la popolazione degli shinobi di Konoha dovrà unirsi, combattere a fianco con gli altri villaggi e fermare a tutti i costi la guerra che incombe. [Spoiler per chi segue l'edizione italiana]
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
nineth

Nineteenth

 

Shirai fu la prima ad andarsene: stranamente anche Sakura e Sasuke si alzarono dopo di lei e decisero di accompagnarla.

Sapeva il perché lo facessero, ma non voleva rovinare così il loro infallibile piano per farla confessare, quindi aspettò che fosse uno dei due a tirare fuori l’argomento.

E fu Sakura a chiederle della missione.

Ah, colpo basso Sasuke. Sta’ attento che la curiosità uccise il gatto.

«Sapevo lo avresti chiesto».

«Beh, dopo che Sasuke-kun ha fatto quella domanda il tuo umore è cambiato completamente».

«Gomen, ho fatto preoccupare voi due e anche Naruto… Venite, ne parleremo in un posto dove mi trovo a mio agio» acconsentì Shirai, scattando verso la montagna dei Kage.

Si sedettero tutti e tre sulla testa del Sandaime sperando che questi non ne avesse a male: Shirai si perse un attimo nei ricordi, guardando l’orizzonte scuro dove il cielo puntinato di stelle luminose in quella chiara sera di inverno sembrava  infinito.

«Dovete sapere che sono stata accettata in una delle squadre di Kumo solo dopo due anni di permanenza lì, quando il Raikage-sama ha iniziato a fidarsi completamente di me e delle mie capacità. Mi mise nello stesso team di Karui-san, Samui-san e Omoi-san. Fu durante uno degli allenamenti che lo conobbi: Taichi Miura. Era più grande di me di due anni e faceva parte degli Anbu. Era alto, con i capelli scuri lunghi fino alle spalle e gli occhi blu. Lo devo ammettere: me ne sono innamorata a prima vista. Aveva sempre il sorriso ed era gentile con tutti».

I ricordi si fecero vivi nella mente di Shirai, tanto che le parve essere di nuovo lì a Kumo nel passato.

Sentì persino gli stessi odori, rumori e la sua risata: così piena e contagiosa che le faceva venir voglia di ridere solo al pensiero.

 

Stava camminando verso l’ufficio del Raikage quando sentì qualcuno ridere di gusto: affacciandosi nel cortile interno del palazzo notò che un ragazzo stava ridendo da solo di qualcosa. Quando questi si spostò, Shirai vide Darui addormentato su una panchina con la faccia completamente imbrattata di nero: due occhiali gli circondavano gli occhi chiusi, un bel paio di baffi adornavano il labbro superiore ed aveva anche qualche neo o lentiggine sparsi per tutto il viso. Shirai dovette coprirsi la bocca per non scoppiare a ridere, ma nonostante tutto, lo shinobi autore dello scherzo la sentì. Si girò di scatto verso la fonte del rumore e quando la vide, sbiancò. Sapeva chi fosse ed era spaventato che potesse dire a Darui o al Raikage cosa avesse combinato. Si era avvicinato lesto e silenzioso a lei iniziando a pregarla di non spifferare niente a nessuno.

«Non ti preoccupare, a Konoha ho fatto di peggio» gli aveva risposto sorridendo.

«Ah, che maleducato! Io sono Taichi Miura, piacere di conoscerti» le disse, inchinandosi.

«Piacere mio, sono Shirai Nakamura».

«Sapevo già chi eri. Dopo tutto nessuno a parte te indossa il copri fronte di Konoha, neh?» le chiese, retoricamente.

«Mi dispiace salutarti in fretta, ma il Raikage mi aspetta. Ci vediamo in giro».

 

«Da quel giorno lo incontravo spesso quando era al villaggio, talmente tanto che iniziai a capire: lo faceva di proposito. E infatti un giorno mi chiese di uscire con lui per andare al festival che si teneva a Kumo. Ovviamente acconsentii e quella sera, dopo due anni, mi pareva di essere tornata a Konoha. Poco tempo dopo iniziammo a frequentarci seriamente, fino all’inizio di quest’anno» raccontò Shirai.

«Cosa è successo?».

«Fummo mandati in gruppo, il mio Team, quello di Taichi e un altro, in missione: un membro dell’Akatsuki era stato avvistato poco lontano da Kumo e dovevamo fermarlo. Ovviamente sapevamo che puntavano a Killer Bee e non potevamo stare con le mani in mano. Il problema è che non era solo. Akasuna No Sasori era in coppia con e fu un disastro. Delle dodici persone presenti se ne salvarono solo cinque: il mio Team e un componente di quello di Taichi. Eravamo tutti feriti gravemente e se non fosse stato per un Team di Suna che passava di lì saremmo morti anche noi. Questa cicatrice» disse, alzando la manica «Me l’ha procurata Deidara, mentre ero immobilizzata contro un albero, perché avevo fatto esplodere le sue bombe in aria».

«Stai dicendo che…».

«Taichi è morto il diciasette gennaio di quest’anno» disse infine Shirai, mentre due lacrime scendevano piano, scivolando sotto il mento e spegnendosi sul collo.

Sakura, che piangeva come l’amica, le si gettò addosso abbracciandola, mentre Sasuke rimaneva in silenzio: si sentiva in colpa per averla circuita e obbligata a raccontare.

Però era soddisfatto: ora anche suo fratello sapeva cosa era successo a Shirai.

Perché le due ragazze non lo sentivano, ma lui conosceva troppo bene il chakra di Itachi e anche se lo mascherava quasi completamente, lo sentiva nascosto tra la vegetazione, in ascolto.

Sasuke e Sakura camminavano in silenzio verso casa della ragazza, dopo aver accompagnato Shirai: gli aveva chiesto di non raccontarlo a nessuno e loro avrebbero mantenuto il segreto.

Aveva anche detto a Sasuke che non doveva sentirsi in colpa, ma che gli era grata perché raccontarlo le aveva fatto bene.

«Ci vediamo domani per gli ultimi saluti a Naruto, va bene?» gli aveva detto sulla soglia della porta, prima di chiuderla.

«Non avrei mai pensato che Shirai-chan soffrisse così tanto. È sempre allegra e solare…» disse Sakura a bassa voce.

Sasuke si limitò ad annuire e aggiunse: «L’unica persona che dovrebbe starle davvero vicino, visto che si professa suo migliore amico, è anche il solo che non ha capito nulla ed è troppo occupato a portarsi a letto quella…».

Sakura divenne un po’ rossa sentendo Sasuke parlare di Itachi e dei suoi rapporti con Saori, ma dovette dargli ragione: come poteva Itachi, che era colui che l’aveva conosciuta meglio di tutti, non essersi accorto di quanto soffrisse Shirai?

«Sasuke-kun… Forse tuo fratello non ha capito, perché Shirai non glielo ha permesso. Nemmeno noi ci eravamo resi conto che qualcosa non andava fino a quando non hai visto la cicatrice sul braccio».

«Mh. Forse hai ragione. Sakura» la chiamò, mentre lei trafficava con le chiavi di casa, poiché erano arrivati, facendola voltare verso di lei «Al festival di fine mese verrai con me».

Sakura rimase un attimo bloccata e poi le venne da ridere: ovviamente non poteva chiederle di uscire come una persona normale, altrimenti non era Sasuke.

Lo guardò, ancora ridacchiando e gli disse: «Ne sarei davvero contenta, Sasuke-kun».

«Piantala con il kun. Mi da fastidio. Ci conosciamo da sempre, puoi anche smetterla di usarlo. Naruto non lo ha mai fatto».

«Questo perché lui è una testa quadra. Però mi mancherà mentre sarà via».

«A me no».

«Bugiardo» lo prese in giro lei, prima di salutarlo ed entrare in casa: o almeno ci provò, perché Sasuke la tirò nuovamente fuori e le stampò un bacio sulla fronte.

«Sasuke…» disse Sakura in un soffio.

«Non voglio fare la fine di mio fratello…» disse semplicemente, prima di andarsene.

 

Ino e Hinata stavano camminando verso casa di quest’ultima quando la bionda kunoichi sospirò, attirando le attenzioni dell’amica.

«Cosa succede, Ino-chan?» chiese con la sua voce dolce la piccola Hinata.

«Non lo so Hinata-chan. So solo che quando vedo Shikamaru agitarsi così tanto nei discorsi che riguardano Temari-san, mi viene il nervoso» spiegò Ino, che vedeva quando il suo compagno di Team cambiasse comportamento quando si parlava della kunoichi di Suna.

Hinata la guardò consapevole di ciò che Ino intendesse dire: lei non era nervosa, ma gelosa.

«Ino-chan, forse dovresti dire a Shikamaru-kun…» iniziò a dire Hinata, ma la mano della bionda la fermò.

«Non dirò mai a quel pigro, inutile e stupido essere che sono innamorata di lui. Mi riderebbe semplicemente in faccia, dicendomi che non sono abbastanza intelligente per lui».

«Non credo che direbbe mai una cosa del genere, Ino-chan. Shikamaru-kun ti vuole davvero bene…»

«Oh, certo, come ad una sorella e nient’altro. È Temari-san quella che vede come una possibile ragazza con cui uscire, ne sono sicura…» rispose Ino, crucciandosi «Non importa, Hinata-chan. Mi basta solo che lui continui ad essermi amico… Siamo arrivati, ja ne Hinata-chan. Ci vediamo domani per salutare la testa quadra».

«Ja ne, Ino-chan» rispose Hinata, rientrando nel quartiere Hyūga, dove c’era Neji che l’aspettava: era rientrato prima poiché richiamato da Hiashi.

«Oh Neji-san. Non pensavo di trovarti sveglio».

«Hinata-hime ho aspettato che rientrassi per essere sicuro che nessuno ti seguisse… » disse il ragazzo, scannerizzando tutti i dintorni con il Byakugan.

Hinata ridacchiò verso il comportamento protettivo che Neji aveva assunto una volta che le cose tra loro si erano sistemate: Tenten non faceva altro che prenderlo in giro per questo suo comportamento, mentre Lee dichiarava che fosse una bellissima forma di gioventù.

«Vado a letto, Neji-san. Domani mattina verrai a salutare Naruto-kun?» gli chiese Hinata.

«Ovviamente. Devo controllare che si comporti in modo adeguato nei tuoi confronti» rispose l’altro, con espressione stoica, mentre la cugina cercava di non ridergli in faccia: avrebbe sicuramente ferito il suo orgoglio.

Hinata si ritirò quindi nella sua stanza e, dopo aver indossato il pigiama, si infilò tra le calde coperte del suo letto a due piazze, spegnendo la luce.

Un solo pensiero le attraversò la mente prima di addormentarsi.

Mi mancherai tanto, Naruto-kun.

 

Come promesso la mattina successiva erano tutti riuniti davanti al palazzo degli Hokage: Naruto avrebbe raggiunto il mondo dei Rospi tramite la Gyaku Kuchiyose no Jutsu, cioè la tecnica che permetteva all’animale di solito invocato di portare il proprio invocatore nel suo mondo. Sarebbe stato Fukasaku, uno dei rospi più anziani e saggi ad evocarlo ed allenarlo: era lo stesso che insieme alla moglie stava sulle spalle di Jiraiya quando entrava in modalità Sennin.

Shirai fu l’ultima ad arrivare: quando Sakura la vide, capì subito che la notte precedente la ragazza non aveva chiuso occhio e anche gli altri se ne accorsero.

Aveva la faccia stanca, tirata e gli occhi rossi e gonfi: Sakura e Sasuke si sentirono un po’ in colpa per averla indotta a raccontare la storia di quella missione vedendola ridotta così.

Insieme a lei vi era anche suo fratello Kai, il quale la sera precedente era assente per via di un compito interno al villaggio assegnatogli dal capitano del suo Team.

«Shira-nee, pensavo non venissi!» disse Naruto, ignorando di proposito l’aspetto stanco della ragazza: sapeva che se voleva parlarne con lui lo avrebbe fatto a tempo debito e che se non reputava giusto quel momento era per evitare di dargli un peso inutile durante il periodo dei suoi allenamenti.

«Mi dispiace, sono rimasta a letto come al solito» si scusò Shirai, ridendone.

«Sei sempre la solita indisciplinata» parlò la voce di Saori alle sue spalle, in compagnia di Ayane, Itachi e Shisui, il quale lanciò uno sguardo omicida alla compagna di Clan: non era in grado di chiudere la bocca?

Ayane guardò la sua migliore amica e comprese che la sera prima aveva sicuramente rivissuto la terribile tragedia che le era capitata all’inizio dell’anno: lei sapeva già tutto poiché Shirai le aveva scritto molte lettere mentre era lontana e anche Shisui ne era a conoscenza.

Dopo tutto nessuno riusciva a nascondere qualcosa a quello spione pettegolo, soprattutto se Ayane si presentava davanti a lui con gli occhi gonfi di pianto.

Shisui si azzardò a lanciare un’occhiata a suo cugino, trovandolo come al solito apparentemente indifferente davanti alla faccia di Shirai, la quale non lo aveva degnato di uno sguardo ed era preoccupata a dare le sue raccomandazioni a Naruto.

«Cerca di mangiare in modo sano almeno lì, Naruto. E se puoi manda qualche messaggio per farci sapere che stai bene, d’accordo? Tieni questo» gli disse porgendogli un sottile braccialetto d’argento con un pendaglio a forma di gatto «Ti terrà compagnia e ti farà ricordare di me e degli altri».

Gli legò il braccialetto al polso e Naruto sorrise a trentadue denti, prima di abbracciarla nel suo modo goffo e tanto affettuoso.

«Non mi serve questo per ricordarmi di voi, soprattutto di te Shira-nee. Sentirò davvero la tua mancanza, ma tornerò più forte di prima e quando ci batteremo ti sconfiggerò, dattebayo!» le disse allegro, nonostante gli occhi lucidi.

«Naruto, mi dispiace averti lasciato solo per così tanto tempo».

«Non ti preoccupare il teme e Sakura-chan si sono presi cura di me. Ora devo andare, altrimenti Tsunade baa-chan mi picchierà di nuovo. Ja ne, minna-san» disse a tutti, i quali lo circondarono in un abbraccio di gruppo, trascinandoci anche un recalcitrante Sasuke e un rigido Neji.

Il biondo shinobi sparì poi all’interno del palazzo da dove avrebbe raggiunto il Monte Myoboku, patria dei rospi che Jiraiya gli aveva insegnato ad evocare.

 

Shirai rimase un attimo a guardare il portone di ingresso e poi lo varcò a sua volta: quel giorno, nonostante Itachi volesse allenarsi, si sarebbe rinchiusa nell’archivio che lui lo volesse o meno.

Non aveva la forza di combattere, non dopo una notte insonne passata a bagnare il cuscino di lacrime per Taichi e per la partenza di Naruto.

Entrò nell’archivio e in silenzio si diresse al suo luogo di lavoro: era già all’opera quando Itachi e Saori la raggiunsero e il capitano non tardò a farsi vedere.

«Mi pare avessimo deciso di allenarci anche oggi. A breve avremo una missione e devi essere più preparata» le disse, secco.

«Lo so, ma oggi non credo di sentirmi particolarmente in forma, Taichō, quindi per oggi possiamo rimanere all’archivio?» gli chiese, in tono stanco e piatto.

Itachi rimase in silenzio un attimo, prima di annuire semplicemente e andarsene: quando Shirai pensava ormai che l’avrebbe lasciata finalmente sola, parlò.

«Quando avremo finito qui, questa sera, dovremo parlare».

Shirai annuì semplicemente, senza alzare la testa e proseguendo nel lavoro: non sapeva di cosa Itachi volesse parlare, ma in quel momento non le importava nemmeno saperlo.



Sakura, che quel giorno aveva la mattina libera ed iniziava il turno all’ospedale alle due del pomeriggio, decise di raggiungere Shirai all’archivio e portarle il pranzo: si stupì parecchio nel trovarsi Sasuke sotto casa.

«Sasuke, cosa ci fai qui?» gli chiese, facendo ancora fatica a chiamarlo senza suffisso.

«Sapevo che saresti andata da Shirai per il pranzo e ho deciso di accompagnarti, se non ti crea problemi» le disse, vedendo lei sorrideva e faceva cenno di no con la testa.

Sakura si accorse poi che portava con sé un pacchetto e quando il ragazzo si accorse dove lo sguardo della compagnia di Team si posava le spiegò che conteneva i dorayaki, di cui la Raibaka era golosa.

«Non avrei mai pensato di dirlo, ma sei davvero gentile, Sasuke» gli disse, ridacchiando della faccia offesa assunta da lui.

«Io sono sempre gentile con coloro che lo meritano» rispose piccato, prima di anticiparla sulla via per l’archivio.

Sakura trotterellò per raggiungerlo e, camminando fianco a fianco, sotto gli sguardi sbalorditi di alcune spasimanti di Sasuke, arrivarono all’archivio, vedendo che Itachi e Saori ne uscivano.

«Ancora insieme. Forse tuo fratello fa sul serio con lei, non credi?» chiese Sakura sottovoce.

«Tch. Non credo proprio. Sta con lei perché è un idiota e crede che così facendo Otōsan non si intrometterà nella sua amicizia con Shirai. Sempre se l’amicizia c’è ancora» le spiegò Sasuke, che si limitò a salutare il fratello con secco cenno del capo, lasciandolo incredulo davanti alla sua freddezza: non che Sasuke fosse un fratello caloroso da quando era cresciuto, ma non era nemmeno così ostico nei suoi confronti.

«Credo ce l’abbia con te perché stai sempre con me e non Shirai, oppure è geloso proprio di quella ragazza».

«No, Sasuke ha sicuramente molto più interesse verso Sakura Haruno, ma credo che abbia una certa inclinazione verso Shirai. Penso la veda come una sorella maggiore da controllare» spiegò la sua teoria Itachi.

Saori si limitò a sorridergli, dandogli ragione, prima di avvolgere il braccio intorno a quello di Itachi, il quale non protestò per il gesto né diede segno di volerla scostare.

 

Sasuke e Sakura trovarono Shirai seduta ancora al suo posto di lavoro, ma non stava scrivendo né componendo sigilli: quando li vide gli lanciò un sorriso stanco.

«Cosa ci fate qui?» gli chiese.

«Siamo venuti a tenerti compagnia» rispose Sakura, spostando alcune carte e poggiandovi sopra il suo pacchetto e quello di Sasuke.

«Mi avete portato il pranzo?» chiese sbalordita Shirai.

«Non fare quella faccia. Sono stato in coda un’ora per prenderti quei maledetti dorayaki, quindi sii grata» rispose piccato Sasuke, vedendo che Shirai e Sakura avevano la bocca spalancata.

«Tu hai fatto questo, per me? Sasuke, sicuro di stare bene? Nessun dolore strano?» .

«Mai una volta che la mia gentilezza venga apprezzata».

Shirai allora sorrise apertamente e si lanciò addosso al ragazzo che, impreparato, finì a terra trascinandosela dietro: iniziò immediatamente a protestare, urlandole di alzarsi, poiché pesava come Chōji, ma Shirai non lo ascoltò.

Lo guardò dritto negli occhi e, con grande sincerità, gli disse: «Arigatō, Sasuke».

Sakura li guardò un attimo, con una punta di invidia perché Shirai era riuscita a mettere in imbarazzo Sasuke: poi però vide la ragazza sorridere serena, nonostante le lacrime ai lati degli occhi e le passò.

Sasuke, con i suoi modi goffi e gentili, era riuscito a far passare un po’ di tristezza a Shirai e Sakura ne era profondamente contenta.

Al rientro dal pranzo Itachi e Saori sentirono alcune risate provenire dal punto in cui Shirai lavorava e vi trovarono, con grande stupore, Sasuke e Sakura: il primo aveva uno sguardo scocciato, mentre le altre due ridevano di gusto.

Probabilmente ridevano della macchia che l’Uchiha si era procurato con il ripieno di uno degli onigiri fatti da Sakura.

«Otōto, cosa ci fai qui?» chiese Itachi, mentre Sasuke cercava di sistemare il danno fatto, rendendolo solo peggiore.

«Sono venuto con Sakura a trovare la Raibaka, almeno non era sola per pranzo» rispose semplicemente l’altro, senza guardare il fratello poiché troppo impegnato a trucidare quell’orrenda macchia che aveva osato imbrattagli la maglia, proprio vicino al simbolo del Clan.

«Ora dovete andarvene, dobbiamo continuare il lavoro» disse Saori, piccata e poco gentile come sempre, che si guadagnò un’occhiataccia da Sasuke.

«Non seguo i tuoi ordini, Saori-san» le rispose, aggiungendo il suffisso solo per evitare che suo fratello lo riprendesse per la poca cortesia.

«Sasuke, Sakura. Andate pure, siete stati molto gentili a venire qui. E grazie ancora per i dorayaki, Sasuke, erano buonissimi» gli disse Shirai sorridendogli e facendolo imbarazzare, tanto che si alzò di scatto ed uscì lasciando dietro di sé la povera Sakura che intanto si era preoccupata di raccogliere tutto.

«Ci vediamo in giro, Shirai. Arrivederci, Saori-san, Itachi-san» salutò la ragazza dai capelli rosa, educatamente, prima di rincorrere Sasuke fuori dall’archivio.

Lo trovò con un grugnito cupo e occupato a calciare un sasso con insistenza: Sakura sbuffò a quella vista e gli si avvicinò con l’intento di farlo calmare un po’.

«Sasuke, non dovresti rispondere così a Saori-san. Se scoprissi che tuo fratello è serio nei suoi confronti cosa faresti? Non fare quella faccia, sai che c’è la possibilità…» gli disse Sakura, visto che il ragazzo le aveva lanciato uno sguardo poco raccomandabile.

«Sakura, conosco mio fratello e ascoltami quando ti dico che Saori per lui non è niente se non una del Clan col quale può lasciarsi un po’ andare. Se capisci cosa intendo».

«Lo capisco benissimo, ma non puoi esserne completamente certo».

«Lo sono invece, perché quando Shirai è partita e non ha risposto a nessuno dei suoi messaggi io l’ho visto, Sakura. Ho visto mio fratello piangere nella sua camera e ti posso assicurare che non piange mai, nemmeno quando è morto nostro nonno materno lo ha fatto» le spiegò Sasuke, lasciandola sbigottita davanti a tale rivelazione.

Itachi Uchiha che piangeva? Ne era sicura: il mondo avrebbe presto visto la sua fine.

Alla sera, quando finirono il lavoro all’archivio, Itachi fu chiamato dalla Godaime e perse così l’opportunità di parlare con Shirai, la quale sospirò di sollievo: non voleva parlare con lui, non in quel momento.

 

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Lena Mason