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Autore: Shattered    03/10/2008    2 recensioni
Tratto dall'ultimo capitolo:"Professore, cosa c'è?" chiese Ron visibilmente allibito. "FUORI!" esclamò il Lupo Mannaro ansimante. "Remus, che diavolo...?" chiese Harry prima di essere preso per un braccio e scaraventato fuori dalla porta. Ron non si fece pregare e seguì subito Harry prima che l'insegnante lo portasse fuori di peso. "Hanno ucciso Scrimgeour, dovete andarvene." disse Remus, poi guardandosi attorno chiese "Dov'è Hermione?" I due ragazzi si guardarono. Erano stati così presi dalle loro partite che si erano completamente dimenticati di lei.
Tratto dal primo capitolo:Non c'è nessuno, Hermione. Si continuò a ripetere, ma non era facile da accettare, non era facile rimanere tranquilli. C'era qualcosa là fuori, c'era sempre stato, in agguato, e ora stava per spiccare il balzo, stava per emergere, per agguantare tutte le persone impreparate. Non si sarebbero dovuti far cogliere in fallo, ma sarebbero dovuto essere pronti, a tutti i costi. Respirò a fondo, quanto diamine ci metteva quel Nottetempo ad arrivare? Si chiese cercando qualche segno nella strada illuminata da qualche lampione. Un rumore attirò i suoi sensi. Si voltò d'improvviso alla sua sinistra, cercando qualche spiegazione a quel suono, ma non c'era nulla.
La vita di due persone si intreccerà, delineando un intrico di avvenimenti, il più delle volte inspiegabili, e puramente casuali, ma in realtà rientrano tutti in un piano prestabilito.
Aggiunti ringraziamenti per Untouchable
Genere: Romantico, Dark, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Ice Mask



Note dell'autrice:

Salve a tutti!
Questa è la mia prima long, incentrata su una delle ship che adoro.
Piccoli dettagli: E' ambientata nell'ultimo anno ad Hogwarts e tiene conto, in parte, degli avvenimenti del libro. Cercherò di mantenermi piuttosto fedele, ma naturalmente, in certi punti se ne discosterà completamente.
Il carattere dei personaggi sarà più IC possibile, quindi, se avete osservazioni a riguardo, non esitate a farle.
Per il resto, all'inizio la trama sarà piuttosto complicata, si comincerà a capire qualcosa dai capitoli successivi. Ricordate solo che l'apparenza inganna!
Per il resto,
Buona lettura.












Ice Mask



Capitolo primo

















Seduta davanti alla sua scrivania, stava preparando le ultime cose per il suo ultimo anno ad Hogwarts, i libri, c'erano; penne d'oca, boccette d'inchiostro e pergamene c'erano. La divisa? C'era anche quella.
Chiuse il baule prendendo un grande respiro.
Ron e la sua famiglia la stavano aspettando a Diagon Alley, dove, la mattina seguente, Harry li avrebbe raggiunti.
Espirò profondamente, chiudendo appena gli occhi. Con decisione strinse la bacchetta nella sua mano, poi lentamente si avviò verso la porta, guardandosi un'ultima volta indietro.
Durante tutta l'estate, si era sempre tenuta in contatto con Ron ed Harry, sentendo disperatamente la loro mancanza. Aveva paura, dopo la morte di Silente era riuscita poche volte a dormire tranquillamente di notte.
La verità era che la situazione era rimasta completamente stabile, cosa che la spaventava ancora di più, l'assenza di ciò che si era aspettata rendeva il tutto ancora più insostenibile e teso.
Si chiuse la porta alle spalle.
Ron sosteneva che Voldemort stesse preparando qualcosa di grosso, mentre Harry sospettava che stesse aspettando semplicemente il momento opportuno. Lei, non sapeva cosa pensare.
Non le era mai stato difficile penetrare nella mente delle persone, capire quello che pensavano o le scelte che avrebbero potuto fare, ma Voldemort era tutto un altro affare. C'erano tante, troppe cose di cui lei non era a conoscenza e la sua mente era troppo perversa perchè lei avesse mai potuto penetrarvi.
Sospettava che Voldemort avesse un piano preciso, da quello che aveva capito, dai racconti più o meno precisi di Harry di quella che era stata la sua infanzia, Tom Riddle, il ragazzo, era sempre stato un tipo meticoloso, che studiava la realtà plagiandola a suo piacere. E per questo era più spinta a credere che avesse qualcosa in mente.
Ma cosa?
Quante volte si era seduta osservando la finestra sul suo soffitto, osservando le stelle chiedendosi cosa c'era nel futuro? Cosa sarebbe successo a lei, a Harry, a Ron?
Le stelle avevano sempre taciuto.
Quando era piccola e qualcosa non le riusciva, si stendeva sul letto, proprio come aveva fatto così spesso durante l'estate e pensava. D'un tratto la sua mente, rilassata dall'immagine delle stelle, dalla perfezione della natura, si illuminava e la risposta veniva rischiarata.
Ma questa volta purtroppo non era successo.
Cominciò a scendere le scale stancamente, tornare a Hogwarts sarebbe stato del tutto improbabile quell'anno, come potevano tornare nella loro scuola con tutto quello che stava succedendo?
Scrollò il capo, facendo sbattere pesantemente il baule a terra.
Sarebbero mai tornate normali le cose? Avrebbe avuto il diritto di tornare a camminare senza paura per le strade?
Doveva essere così, doveva...











"Hermione, vai già via?" chiese premurosa la voce di sua madre.
"Sì, mamma." rispose la ragazza raccogliendo le sue cose in fondo alle scale. "Te l'avevo già detto che partivo questa sera, la famiglia Weasley mi ha prenotato una camera per stanotte."
"Sei sicura di non voler rimanere nemmeno un altro po'?" insistette guardando la sua piccola bambina, che di infantile oramai aveva ben poco.
"No, mamma, devo andare." rispose sicura la ragazza poggiando un bacio sulla fronte della madre che sorrise tristemente.
"Ti serve un passaggio fino a Londra?" chiese suo padre appoggiando la pipa sul tavolo.
"No grazie, papà." disse lei avvicinandosi e abbracciandolo.
"Comportati bene." la incitò lui in modo un po' burbero.
La ragazza sorrise, sentendo la sua barba pizzicare contro la sua guancia.
"Vai, altrimenti fai tardi." disse la madre alzandosi e scortandola fino alla porta.
Hermione aprì la porta davanti a sè, portando fuori il baule e lo zaino in cui erano contenuti i suoi averi, poi si voltò un'ultima volta verso i suoi genitori.
"Perdonatemi..." disse con un sussurro.
Il sorriso sul volto dei genitori fece appena a tempo a spegnersi, quando la ragazza alzò la bacchetta contro di loro. Con decisione proninciò "Oblivion!" e d'improvviso le loro espressioni si rabbuiarono.
"Confundus!" disse poi cercando di ignorare quel senso di colpa che cresceva dentro di lei.
Si stava esercitando da due mesi oramai su quell'incantesimo. Non poteva permettere che accadesse nulla di male a loro, i suoi genitori non c'entravano nulla con questa guerra, non avrebbero dovuto soffrire.
Un viaggio in Australia per il loro anniversario di matrimonio non sarebbe guastato.
E la presenza di una figlia o meno, non avrebbe fatto differenza.
Uscì, lasciando per l'ultima volta quella casa.
Non si voltò indietro questa volta.
Aveva fatto quello che doveva fare.










L'aria della sera estiva non era fredda, ma era sicuramente pungente. La luce era chiara, cosa che amava, caratteristica propria della stagione di fine Agosto. Le strade erano deserte e il rumore delle rotelle del baule che graffiava contro il cemento del marciapiede era l'unico rumore attorno a lei.
Avrebbe potuto arrischiarsi forse ad utilizzare la magia, ma era meglio non rischiare; meno attenzione attirava su di lei, meglio era.
Un brivido corse giù per la sua schiena, e istintivamente la ragazza si voltò dietro di lei controllando che non ci fosse nessuno.
L'idea che i suoi genitori non sapessero della sua esistenza l'aveva resa immediatamente più vulnerabile. Era stato quasi distruttivo per lei sapere che le persone che l'avevano data alla luce non erano in grado di proteggerla, non più almeno.
Ma probabilmente, per quello che era Hermione, non erano mai stati in grado di proteggerla. Lei era diversa.
E per questo aveva combattuto tutta la vita, per dimostrare di non esserlo.
Forse le faceva male pensare a queste cose in quel momento, ma era l'unico pensiero che riusciva a tenerle la mente occupata.
Cercò di concentrarsi su altro, pensando che a breve avrebbe rivisto Ron e Harry, ma questo la preoccupò ancora di più, quale sarebbe stata la loro missione? Che compito avrebbero dovuto svolgere?
Si fermò d'improvviso al centro di una piazzola, sedendosi sulla panchina.
Il Nottetempo sarebbe passato a breve.
Una leggere brezza di vento si alzò, facendola tremare.
Intimorita si strinse fra le braccia, gettando occhiate preoccupata attorno a sé. Quasi a cercare conforto, strinse la bacchetta fra le mani, sentendo la pelle tendersi sopra le nocche.

Non c'è nessuno, Hermione.

Si continuò a ripetere, ma non era facile da accettare, non era facile rimanere tranquilli.
C'era qualcosa là fuori, c'era sempre stato, in agguato, e ora stava per spiccare il balzo, stava per emergere, per agguantare tutte le persone impreparate.
Non si sarebbero dovuti far cogliere in fallo, ma sarebbero dovuto essere pronti, a tutti i costi.
Respirò a fondo, quanto diamine ci metteva quel Nottetempo ad arrivare? Si chiese cercando qualche segno nella strada illuminata da qualche lampione.
Un rumore attirò i suoi sensi. Si voltò d'improvviso alla sua sinistra, cercando qualche spiegazione a quel suono, ma non c'era nulla.

Calmati.

Si disse, ma il cuore continuava a pompare veloce.
Le sembrava di aver appena scorto una figura nel buio dietro un lampione, quando il suono di un clacson la fece girare.
Il Nottetempo era finalmente arrivato.
Le luci dei fari abbagliarono i suoi occhi che si chiusero istintivamente per proteggersi.
Con un cigolio fastidiosissimo il tram si fermò davanti a lei, inchiodando di colpo.

"Signorina...?" chiese un inserviente che portava una divisa.
"Patil," rispose Hermione, sapeva che usare il proprio nome non sarebbe stato saggio. "Calì Patil." ripeté con un sorriso.
L'inserviente le scoccò un'occhiata stampando un biglietto.
La ragazza lo prese, voltandosi un'ultima volta verso il buio che l'aveva tanto spaventata. Non c'era nessuno.
Felice di allontanarsi da quel luogo salì' sul Nottetempo, portandosi dietro i bagagli.

"Direzione?" chiese ancora quel simpatico e buffo bigliettaio.
"Diagon Alley."
  
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