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Autore: Kerri    21/09/2014    2 recensioni
"Perché forse, in un certo senso, non ci eravamo lasciati alle spalle quello che ritenevamo di aver abbandonato. Perché, sotto sotto, una parte di noi rimase sempre così: timorosa del mondo intorno e- non importa quanto ci disprezzassimo per questo- incapaci di staccarci l’uno dall’altra".
Killian è scomparso misteriosamente. Da poco, Emma aveva finalmente ammesso di provare qualcosa per lui, di non essergli del tutto indifferente e Killian è felice, felice come non lo era stato da tempo. Tuttavia qualcosa o qualcuno, è deciso ad immischiarsi e cancellare i suoi piani. Non vuole rivelare ad Emma la verità, non può metterla in pericolo. Decide di mentirle e anche se la donna se ne accorge, non lo blocca. Subito dopo però se ne pente. Ma si arrenderà e lo lascerà andare? O vorrà scoprire la verità? Perchè Killian l'ha lasciata? E' in pericolo?
E' una storia d'amore, d'amicizia, di rimpianto e di perdono. Emma dovrà confrontarsi con sentimenti nuovi e con nuove avventure per raggiungere il tanto meritato lieto fine.
Il tutto è ambientato subito dopo la fine della terza stagione.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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« Sono un pesce » mormorò.
Al posto delle sue gambe sottili, c’era un lunga coda di pesce.  Era verde, come i suoi occhi e quando la agitava si creavano dei riflessi azzurri. La sacca era sparita e con essa tutti i suoi vestiti.  
« Una sirena » la corresse Mr Gold « e lo sarai finché non toglierai il ciondolo »
« Ma come faccio a trovare la strada? » chiese Emma intimorita.
« Tu nuota e abbi fede. La troverai o sarà lei a trovare te. »
Emma odiava quando Gold faceva il misterioso con lei, avrebbe potuto evitarle un gran bel fastidio semplicemente indicandole la strada giusta, perché era sicura che lui la conoscesse. Lui conosceva qualsiasi cosa. Lanciò un ultimo sguardo agli abitanti di Storybrooke. Nessuno di loro sembrava sorpreso o stupito che si fosse trasformata in una sirena, probabilmente per loro era normale. Si sarebbero stupiti di più se avessero visto un aereo, forse.
Sua madre aveva le lacrime agli occhi e alzò la mano in segno di saluto. Sua figlia le somigliava più di quanto avesse mai creduto. Stava per tuffarsi nell’oceano, senza sapere da che parte andare, solo per ritrovare l’uomo che amava, con la sua stessa tenacia, la sua stessa forza e la sua stessa speranza.
Emma le sorrise, prese un lungo respiro e si tuffò.
 
 
Il mondo sottomarino era  più popolato di quanto avesse mai pensato. Aveva incontrato così tanti pesci diversi che ne aveva perso il conto e perfino qualche squalo e due delfini. Era brava a nuotare con la coda, dopo un po’ le risultò del tutto naturale. La sua vista era limpidissima, come se fosse sulla terra ferma. Girovagò per un po’, non aveva idea di quanto tempo fosse passato perché il suo orologio era sparito con i suoi vestiti e con la sacca. Il fondale le sembrava sempre lo stesso e provò la voglia di far funzionare ancora i suoi polmoni addormentati, salendo in superficie. Ma non sapeva precisamente dove si trovasse, se ancora nel suo mondo o no e non poteva correre il rischio di essere vista, così nuotò ancora. Superò un branco di pesci insolitamente colorati. Non ne aveva mai visti così sulla Terra. Doveva essere vicina.
Nuotò ancora un po’ e ad un certo punto capì che era arrivata.
Una grossa voragine si apriva sotto di lei. Non riusciva a vederne la fine. Aveva l’impressione che fosse circondata da cartelli e insegne lampeggianti con su scritto “Per la Foresta Incantata da questa parte”. Si fece coraggio e si immerse nell’oscurità.
Questa Killian gliel’avrebbe pagata.
 
Tutto era tremendamente buio e silenzioso. Perfino la sua coda non faceva più rumore. Non riusciva a distinguere dove stesse andando. Ad un certo punto scorse una luce tremula e flebile. Si avvicinò.
No! No! No!
Sbarrò gli occhi paralizzata dalla paura ma quando li riaprì nulla era cambiato. Era ancora lì. La Jolly Roger. O meglio, ciò che restava della Jolly Roger.
L’albero maestro era completamente distrutto, il timone si era staccato e dappertutto si muovevano alghe e granchi giganti. Si precipitò verso la cabina più grande.
La sua.
Sulla scrivania era adagiato l’uncino, quasi del tutto irriconoscibile perché ricoperto da alghe. Sul letto giaceva immobile un corpo. Si avvicinò terrorizzata.
La pelle più bianca del solito quasi risplendeva e gli occhi, quegli occhi nei quali si era persa mille volte, che aveva visto pieni di odio, di vendetta, di paura, di malizia e di amore adesso erano vitrei. Era lì, inerme, immobile. Le braccia lungo i fianchi e la guardava, gridava quasi.
Perché non mi hai fermato? Tutto questo non sarebbe successo. Io ti amavo…
Avrebbe voluto svegliarlo, urlare ma la voce le morì in gola. Non poteva parlare sott’acqua. Sentì le lacrime pizzicarle gli occhi ma una sirena non può piangere.
Il senso di colpa la attanagliò.
Come aveva potuto lasciarlo andare? Avrebbe dovuto impedirglielo, fermarlo, tutto questo non sarebbe successo. Era solo colpa sua. Riusciva ad allontanare chiunque cercasse di amarla.
Dimenticò la voragine, la luce, il viaggio. Aveva fallito prima ancora di cominciare. La Salvatrice salvava tutti fuorché le persone che amava.
Si accucciò al suo capezzale e lo fisso, immobile, pallido.
Alla fine il mare aveva vinto, alla fine se l’era preso. Era troppo geloso di lei, gliel’aveva strappato via per nasconderlo nei suoi abissi più profondi.
 
Ma tu l’hai visto! Lui è vivo!
No, no è qui ed è solo colpa mia!
Io l’ho visto! L’ho visto sulla spiaggia, lui non è…
Devo continuare, devo andare nella foresta, lui è vivo. Posso ancora salvarlo.
Si allontanò, corse via e la nave sparì misteriosamente, così come era apparsa.
Era solo un’allucinazione, sospirò Emma di sollievo. Ancora turbata continuò a nuotare verso il centro della voragine. Adesso sapeva cosa c’era in gioco e non era disposta a perdere.
 
« Mamma! »
Henry.
Si bloccò. Si voltò ma non vide nessuno. Doveva averlo immaginato.
« Mamma! Non lasciarmi! »
Era lui, era lì, l’aveva sentito di nuovo. Tentò di rispondere ma ingoiò solo acqua salata.
« Emma! Emma! »
David e Mary Margaret. Mamma e papà.
Dove siete? Dove siete?
« Fermati Emma, non andartene! »
Neal.
Rabbrividì.
Neal è morto, come può…?
« Tu! Ti metti sempre in mezzo! Tu hai rovinato la mia vita! »
Regina, io…
« Emma, Emma, Emma! »
Mille voci le riempirono la testa.
Gold, Belle, Archie, Ruby, Granny, Leroy…
No! No! No!
Vi prego, basta.
Si tappò le orecchie ma le voci non si spensero. Erano dentro di lei. Chiuse gli occhi e continuò a nuotare. Sentiva che una mano invisibile e ghiacciata la spingeva indietro, le voci le rimbombavano ancora in testa. Nuotò più forte.
Non erano lì, non erano lì.
Erano tutti a Storybrooke, erano tutti al sicuro.
Tutti al sicuro.
Non era reale, non era reale.
Ad un tratto si accese una luce alla fine del tunnel. Fu invasa da una sensazione di calore che la abbracciò e la riscaldò. La mano ghiacciata che la tratteneva sembrò sciogliersi. Attraversò la luce e si trovò dall’altra parte.
Tantissimi occhi la fissavano. Era nella Foresta Incantata.
 
Ebbe la certezza di essere arrivata quando si ritrovò davanti tanti occhi che la fissavano increduli. C’erano così tanti tritoni e sirene che non riusciva neanche a contarli. Ognuno di loro aveva la coda di un colore diverso, seppur alcune erano simili tra loro. Si sentì profondamente a disagio e provò ad accennare un timido sorriso. Una sirena si fece largo tra tutti gli altri e le si avvicinò. Aveva i capelli lunghissimi e neri che le fluttuavano alle spalle e la coda era arancione con delle sfumature rosse. Era bellissima. Le sorrise a sua volta.
« Ciao! »
Emma si sorprese. Aveva parlato. Si toccò la gola con la mano.
« Qui puoi parlare, tranquilla! » la rassicurò la sirena. « Sei nel regno di re Tritone e io sono una delle sue figlie. Abbiamo aspettato il tuo arrivo da così tanto tempo…Benvenuta! »
Emma era scioccata. Loro la conoscevano, la aspettavano. Lei, invece, non sapeva niente di loro e non si fidava subito delle persone, figuriamoci di esseri con la coda al posto delle gambe. E poi era distrutta, il viaggio l’aveva sfinita, il relitto della Jolly Roger continuava a dipingersi nella sua mente, e poi il corpo, le voci…
« Lui era morto…ed Henry, Regina…io, io…»
La voce le sgorgò dalla gola normalmente, limpida e cristallina eppure tremendamente agitata.
« Sta tranquilla è tutto finito, è tutto finito. Quel portale ti fa rivivere le tue paure più grandi, niente era reale. » la rassicurò la sirenetta dai capelli neri.
« Non capisco, come fate a conoscermi? » chiese Emma leggermente rassicurata.
La sirena le sorrise.
« Vedi è da tanto che qualcuno non attraversava il Portale Oscuro »
Emma si voltò. La luce che aveva attraversato poco prima era sparita e la nera e cupa voragine si apriva di nuova in profondità.
Perché per una volta non posso attraversare il “Portale dell’Arcobaleno” o “La voragine dei dolci al cioccolato”?
« Di solito alle sirene non è permesso viaggiare nel tuo mondo, per questo è così difficile attraversare il portale… » si spiegò la principessa.
« Sta’ tranquilla, tutto quello che hai visto era frutto della tua mente, niente era reale »
Emma sentì le lacrime pungerle gli occhi. Pensò che sarebbero ritornate indietro, come era successo nella voragine ma questa volta solcarono il suo volto, come se si trovasse sulla terra ferma. Erano splendenti, brillavano e si dissolvevano non appena lasciavano il suo viso. La sirena le si avvicinò e la strinse tra le braccia.
« Sei al sicuro adesso » mormorò.
« Sono Emma, la figlia di Biancaneve e del Principe Azzurro in questo mondo »
« Oh anche tu sei una principessa! »
Emma sorrise stancamente.
No, non lo era mai stata.
« In un certo senso sì… »
« Piacere di averti qui Emma, io mi chiamo Aria! »
Le sirene avevano uno strano senso dell’umorismo…
« Il re, mio padre, vorrebbe che tu venissi al castello. Desidererebbe conoscerti… »
Emma acconsentì, seppur titubante. Qualcosa le diceva che non era molto saggio contrariare il re, anche se non voleva perdere tempo. Seguì la principessa e la folla si aprì al loro passaggio.  Arrivarono ai piedi di una piccola collina sottomarina. Su di essa si ergeva un bellissimo castello. Emma non capì con che materiale fosse costruito ma brillava. Si avvicinarono ad una grande porta, sorvegliata da dei grossi granchi. Aria fece a ciascuno un cenno col capo e proseguì. Emma la seguì in silenzio. Era incredula! In ogni angolo del castello c’erano alghe diverse e stelle marine dai colori più strani. E poi coralli rossi e arancioni, come la coda di Aria e pesci, pesci ovunque! Tutti diversi, grandi e piccoli, tutti colorati. Arrivarono in una grande e spaziosa sala. Di fronte a loro si ergeva il trono del sovrano. Aria le spiegò che in quella sala di solito si tenevano i balli ed Emma si chiese come ballassero le sirene. Le tornò alla mente l’ultimo ballo a cui aveva preso parte. Il vestito rosso, le danze, il cibo, gli odori, le maschere, Killian… Basta, doveva darci un taglio.
Avanzarono verso il sovrano. Era seduto su un possente trono di coralli azzurri. Era un uomo piuttosto anziano, la barba bianca gli copriva quasi tutto il petto. La coda celeste chiaro, quasi bianco. Impugnava un grosso tritone dorato. I suoi occhi grigi fissarono quelli verdi di Emma per un po’. Aria gli stampò un bacio su una guancia e si posizionò alle sue spalle. Poco dopo arrivarono altre quattro sirene, tutte bellissime. Salutarono tutte il re con un bacio, sorrisero ad Emma e si posizionarono dietro di lui, una accanto ad Aria e le altre tre al lato opposto. Emma era impaziente. Non si era messa in viaggio per fare una visita di cortesia alle sirene, doveva trovare Killian.
« Buongiorno Maestà, mi chiamo Emma »
« Sappiamo chi sei, sappiamo che hai spezzato tu il sortilegio della Regina Cattiva »
“Regina” corresse mentalmente Emma. Non era più cattiva, anche se dopo tutto quello che era successo non ne era più così sicura.
Emma sorrise imbarazzata. Non le piaceva essere al centro dell’attenzione e da quando era arrivata lì, lo era sempre stata.
« Ma dicci perché sei qui? Cosa ti ha spinto ad attraversare il Portale Oscuro? E soprattutto come hai fatto a ricevere una coda? » chiese il re incuriosito. Aveva una voce profonda e autoritaria, tipica dei re.
Non temeva che un’ondata di esseri umani con la coda invadesse il suo regno perché c’era sempre il portale a difenderlo, ma voleva saperne di più. Se aveva attraversato il Portale da sola, doveva essere veramente coraggiosa. Non è da tutti riuscirci al primo tentativo.
« L’amore »
La voce di Emma distolse il re dai suoi pensieri. Era tremendamente limpida e sicura.
« L’amore mi ha spinto ad attraversare il portale. Devo trovare una persona » continuò Emma sincera. Poco dopo si pentì di essersi messa a nudo davanti a sconosciuti. Il re si rabbuiò.
Aveva detto qualcosa di male?
Notò che Aria aveva posato la sua mano sulla spalla del padre, in segno di conforto.
« Anche noi abbiamo perso qualcuno qui » aggiunse triste il sovrano. 
La prima sirena prese la parola. Aveva dei lunghi capelli biondi e occhi color del cioccolato – chissà se le sirene conoscono il cioccolato. La coda era lilla.
« Ecco perché sei qui » disse con voce melodiosa. Emma alzò un sopracciglio e incrociò le braccia al petto.
« Mi chiamo Marina e queste sono le mie sorelle Beatrice, Lily e Irene* e hai già conosciuto Aria. »
Le sirene sorrisero e si inchinarono quando vennero nominate.
« Molto tempo fa, nostra sorella minore scomparve misteriosamente. Era stata da sempre affascinata dal tuo mondo in superficie. Le piaceva raccogliere oggetti dai relitti dei velieri naufragati. »
Alla parola “relitto” Emma rabbrividì.
«…credevamo che fosse stata colpita dal sortilegio così quando fummo sicuri che fosse stato spezzato, grazie a te, credemmo che sarebbe tornata…»
La giovane sirena si asciugò una lacrima.
« Il suo nome è… »
« Ariel » continuò Emma.
Il re alzò lo sguardo, sorpreso e di nuovo pieno di vita e speranza. Emma tentò di spiegarsi.
« Sì, bè... non l’ho mai incontrata personalmente ma la conosco, è una sorta di… amica di famiglia, ecco »
« E sai dov’è? Perché non torna da noi? » chiese una sirenetta dai capelli ricci, Lily.
Emma ripensò allo specchio, alla maledizione a Zelena e inevitabilmente a Killian.
« È su un’isola con suo marito, il principe Eric »
Tutti strabuzzarono gli occhi ma non furono sorpresi più di tanto. Prima che Ariel scomparisse avevano notato che c’era in lei qualcosa di diverso.
« È felice? » chiese con un filo di voce il re. Il tono autoritario era scomparso, lasciando il posto a quello preoccupato di un padre. Emma ripensò all’immagine nello specchio e a quanto Ariel avesse girato il mondo in cerca del suo amore. Dopotutto si somigliavano.
« Sì » disse con convinzione. « Sì, è felice e contenta. Sta vivendo finalmente il suo lieto fine. »
Il re annuì commosso. Strinse la mano di Aria.
« Sai dirci su quale isola si trova la mia bambina? »
« Credo si chiamasse l’Isola dell’Impiccato ma non ne sono sicura…»
« Grazie per essere venuta Emma. Io e le mie figlie ti siamo grati per averci dato notizie di Ariel. Aria ti accompagnerà ai confini del regno, di lì in poi dovrai continuare da sola. Buona fortuna! »
Emma annuì e si congedò. Seguì la sirena dai capelli neri fino alle mura della città sottomarina. Prima di salutarsi la curiosità si impossessò di lei e non poté fare a meno di chiedere:
« Conosci Killian Jones? »
Aria sorrise.
« È l’uomo che stai cercando? »
Emma annuì imbarazzata. La sirena si fermò e ci pensò su.
« È il capitano della Jolly Roger vero? »
« Sì, esatto. È lui. »
« Non lo conosco, ma ne ho sentito parlare. È molto famoso qui…»
Emma alzò un sopracciglio sorpresa. Si faceva conoscere anche sott’acqua? E per quale motivo poi?
« Ah si? E come mai? » chiese scettica.
« Bè, forse saprai che ad alcune sirene piace “distrarre” i marinai per poter affondare le loro navi…»
Ripensò alle sirene che avevano incontrato viaggiando verso Neverland e annuì.
« Bene, lui è famoso perché non si è mai lasciato ammaliare, mai, neppure una volta! È una sorta di leggenda qui… soltanto lui e un certo Ulisse ci sono riusciti… »
« Sì, è un tipo abbastanza testardo » commentò ironica Emma. Pensò che se gliel’avesse raccontato avrebbe contribuito ad innalzare alle stelle il suo ego, già sproporzionato. Se non lo sapeva già… E poi chissà quante donne si sarà portato a letto, sulla terra ferma.
Si rese conto che c’erano così tante cose che ancora  non sapeva su di lui…
Ringraziò Aria ancora una volta e si salutarono con la promessa di rivedersi prima o poi. Risalì in superficie, felice di poter assaporare di nuovo l’aria fresca.   
 
TRE GIORNI PRIMA:
Aveva sbattuto contro qualcosa di solido. Si mise a sedere e si massaggiò lentamente la testa. Aveva la vista sfocata, poteva giurare di aver visto degli occhi azzurri vagamente familiari che lo fissavano. Li strizzò per mettere meglio a fuoco.
Un uomo lo fissava.
Un uomo vagamente familiare…
Capelli neri, occhi azzurri, sorriso sghembo.
« Killian! » esclamò.
Cercò di rialzarsi ma fu colpito da un altro pugno.
« Ma che ca…? » si lamentò l’uomo.
« E questo è per avermi fatto abbandonare l’amore della mia vita… Buonasera mio vecchio amico! »
L’uomo fece una specie di inchino e aiutò l’amico a tirarsi su.
« Killian! » ripetè.
« A cosa devo l’onore, Flynn? » rispose il pirata. Aveva un tono strano, come se volesse scappare da un momento all’altro.
« Aspetta, aspetta! L’amore della tua vita?! Credevo che Milah fosse… beh, insomma…morta »
Uncino alzò un sopracciglio. Aveva dimenticato quanto quel ragazzo, ormai uomo, fosse terribilmente sfacciato.
« Sì, in effetti lo è. Da più o meno trecento anni… sai anno più, anno meno… »
Non gli faceva più male come una volta parlare di lei. Sapeva che era in un luogo migliore. Sapeva che adesso il suo cuore era a Storybrooke, con Emma.
Basta, non pensarci.
Flynn annuì, visibilmente sorpreso. La sua espressione un po’ corrucciata gli ricordò la prima volta che ebbe il piacere di fare la sua conoscenza…
 
 
 
*Si dovrebbero leggere “Beatris” e “Airin”. Ovviamente la prima si rifà all’eroina di Divergent, la seconda all’Irene Adler di Elementary. Lily invece come la mamma di Harry Potter, uno dei personaggi più coraggiosi che abbia mai incontrato. Aria come una delle protagoniste di Pretty Little Liars e Marina, bè Marina mi sembrava il nome più adatto per una sirena!
 
 
 
 
Angolo dell’Autrice:
Finalmente è arrivato anche questo quarto capitolo! Mi scuso infinitamente per il ritardo, prometto che da ora in poi cercherò di aggiornare ogni settimana!
Per quanto riguarda il capitolo, ci sono molte novità!!
Molte avevano indovinato, Emma si è trasformata in una bella sirenetta! Spero di non essere stata troppo banale e di avervi incuriosito almeno un po’. Ariel è un personaggio che mi è sempre piaciuto quindi ho voluto inserirla nella storia!
Per quanto riguarda il nostro capitano, finalmente si scopre chi è questo misterioso F… Il prossimo capitolo sarà incentrato per lo più su di loro, così, forse, capiremo cosa abbia spinto Flynn a chiedere aiuto al capitano più temuto di tutti i mari…
Ok, spero di non avervi annoiato! Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate, aspetto una vostra recensione! Ringrazio infinitamente coloro che continuano a farlo (scusate ancora se vi ho fatto aspettare!) e ringrazio anche chi si ferma solamente a leggere… Grazie!
Un abbraccio e a presto!
Kerri 
   
 
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