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Autore: Abby_da_Edoras    21/09/2014    2 recensioni
Autrice: Lady Arien. Trama: la mia fanfic si ispira al libro e, di conseguenza, al film "Il Cacciatore di aquiloni" che ho amato molto. Nella mia versione, però, avviene qualcosa di molto imprevisto per cui il piccolo hassan non sarà cacciato da Kabul e avrà un'esistenza diversa da quella avuta nel libro. Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni della mia ff appartengono a Khaled Hosseini e ai registi e produttori del film tratto dal libro.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Amir non si rese neppure conto di che film fossero andati a vedere, di che cosa parlasse o di chi fossero i protagonisti: per tutta la durata della proiezione non fece che pensare a come era caduto in trappola, al modo in cui Assef era riuscito a circuir

Amir non si rese neppure conto di che film fossero andati a vedere, di che cosa parlasse o di chi fossero i protagonisti: per tutta la durata della proiezione non fece che pensare a com’era caduto in trappola, al modo in cui Assef era riuscito a circuire Baba e al fatto orribile e insopportabile che, da quel giorno in poi, avrebbe dovuto vederlo di continuo con la scusa di riallacciare i rapporti con Hassan! Assef era stato veramente diabolico e lui, che ne era sempre più terrorizzato, non riusciva a immaginare il motivo per cui avesse voluto fare una cosa simile. Divertirsi a tormentarlo era un conto, ma in questo modo anche il ragazzo sarebbe stato costretto a trascorrere la maggior parte del suo tempo libero con lui e Hassan invece che con i suoi amici. Chi glielo faceva fare?

Quello che Amir non poteva capire era che, per Assef, la sensazione di potere che provava trascorrendo il tempo con i due bambini era tanto piacevole da fargli sacrificare volentieri il tempo libero con Wali e Kamal. Del resto, anche quei due non erano dei veri amici e li frequentava solo perché erano dei deboli, disposti a fare tutto ciò che lui voleva anche quando non erano d’accordo. Stare con Amir e Hassan, però, era ancor più appagante: il piccolo hazara, nonostante il terrore iniziale, stava cominciando ad affezionarsi a lui e poi, ingenuo com’era, si dimostrava profondamente grato per avergli dato l’occasione di riallacciare la sua amicizia con Amir; per quanto riguardava quell’insolente e presuntuoso ragazzino, era un vero godimento stargli sempre tra i piedi e, fingendo di avere le migliori intenzioni di questo mondo, spaventarlo a morte con la sua semplice presenza. Il fatto che il padre di Amir fosse tanto sciocco da ammirarlo e portarlo ad esempio presso tutti i suoi amici, poi, non faceva che aumentare la sua soddisfazione.

Il primo cinema insieme segnò dunque l’inizio di un periodo di grande appagamento per l’ego di Assef, di gioia per Hassan che poteva di nuovo trascorrere tanto tempo con il suo amico e di terrori e incubi notturni per Amir, completamente terrorizzato dal ragazzo ma anche impossibilitato a rifiutarsi di frequentarlo, dato che era stato suo padre a ordinarglielo.

 

Mesi dopo, quando cominciò l’invasione dell’Afghanistan da parte dei russi, Assef ebbe di nuovo modo di apparire straordinariamente generoso ed eroico agli occhi del padre di Amir.

Quel giorno il ragazzo aveva portato i due bambini in piscina, ma non aveva partecipato molto ai loro giochi; si era limitato a guardarli di sfuggita, distratto da altri pensieri e preoccupazioni più importanti. Quando era giunto il momento di riaccompagnare Amir a casa, Assef aveva preso una decisione fondamentale e voleva parlarne con il padre del ragazzino.

“Bentornato, Assef” lo accolse con grande calore l’uomo. “Davvero non potrò mai ringraziarti abbastanza per tutto quello che stai facendo per mio figlio e per Hassan! In questi ultimi tempi mi è sembrato di veder rinascere la loro bella amicizia e il merito è tutto tuo. Non immagini neanche quanto questo sia importante per me… specialmente adesso…”

“Volevo parlarle proprio di questo, kaka jan” replicò Assef, che aveva pensato al discorso da fare per tutto il pomeriggio. “Da certe frasi che ho sentito in casa, dai miei genitori, sono venuto a sapere che lei è intenzionato a partire per l’America con suo figlio e il suo servitore Ali. Come aveva intenzione di comportarsi nei confronti di Hassan, se posso chiederglielo?”

Il padre di Amir apparve confuso e disorientato. Non pensava che i suoi progetti di fuga di fronte all’invasione russa fossero di pubblico dominio e, soprattutto, era molto tormentato al pensiero di partire senza portare anche il piccolo servitore. Hassan, però, non abitava più nella sua casa ed era di proprietà di Assef…

“Io… ecco, questo non è un argomento del quale desidero parlare apertamente…”.

“Non si preoccupi, non ho nessuna intenzione di svelare i suoi piani. Ne ho sentito parlare in casa solo perché mio padre è suo amico e, in ogni modo, anche la mia famiglia sta progettando di lasciare l’Afghanistan per recarsi in Australia. Là possediamo degli alberghi o qualcosa del genere” lo rassicurò Assef.

“Ah… andrete in Australia, dunque?” mormorò l’uomo, sentendo un gran peso agitarglisi nel cuore. Da un lato era contento che anche Hassan fosse portato al sicuro, lontano da una guerra che si annunciava sanguinosa e interminabile; dall’altro, però, era lacerato al pensiero che non lo avrebbe rivisto mai più. L’Australia sembrava un luogo così remoto e selvaggio…

“I miei genitori ci andranno, ma io no” rispose deciso il giovane. “Non sono più un bambino e non ho intenzione di fuggire davanti a chi vuole distruggere la mia terra e la mia libertà: ho quasi l’età per combattere e lotterò in ogni modo contro gli invasori del mio Paese!”

“Questo ti fa onore, Assef, ma allora…”

“E’ proprio per questo motivo che oggi sono venuto a parlarle” continuò il giovane. I suoi occhi brillavano di orgoglio al pensiero di mostrare ancora una volta la propria superiorità al padre di Amir, che più volte si era rammaricato di non avere un figlio come lui. “Quando mi arruolerò per combattere contro i russi non potrò certo portarmi dietro Hassan: un soldato non ha bisogno di un servitore. Potrei affidarlo ai miei genitori, è vero, ma perché strappare quel povero bambino al suo Paese per mandarlo lontano con gente che conosce a malapena?”

Assef fece una pausa a effetto, godendosi fino in fondo il piacere del totale trionfo: adesso agli occhi del padre di Amir sarebbe apparso non solo come un eroe che si sacrifica per la patria, ma anche come un giovane altruista e generoso. Amir e Hassan, che erano rimasti ad ascoltare la conversazione, non sembravano averci capito un granché, ma non erano loro quelli che il ragazzo voleva impressionare.

“Hassan tornerà da lei, kaka jan, al servizio suo e di Amir. Per adesso continuerà a essere il mio servitore personale, ma lei mi avvertirà quando sarete pronti a partire ed io ve lo manderò, in modo che potrete portarlo con voi. Così il povero Hassan non dovrà separarsi dal suo caro amico Amir e da suo padre Ali” concluse Assef con il tono di un antico imperatore romano che concede la grazia ad un condannato a morte.

“Assef… io… cosa posso dirti? Sei troppo buono… non so se devo accettare” balbettò l’uomo, incredulo di fronte a tanta felicità.

“Che cosa vuol dire, Baba?” chiese Amir. Non aveva mai visto suo padre così sconvolto e il fatto che Assef avesse potere anche su di lui non gli piaceva affatto.

“Semplicemente che, tra qualche giorno, il tuo piccolo amico Hassan tornerà a casa tua e resterete per sempre insieme” gli rispose Assef con un sorriso mellifluo. Poi si rivolse nuovamente a Baba “Certo che deve accettare, kaka jan. Come le ho già spiegato, io non avrò più bisogno di un servitore e sarò contento di sapere che Hassan è al sicuro con persone che gli vogliono bene.”

Commosso e pieno di gioia e gratitudine, l’uomo gli gettò le braccia al collo.

“Non ho parole per esprimerti quanto ti sono grato e quanto ti stimo, Assef” gli disse. “Ho sempre invidiato tuo padre, avrei voluto avere anch’io un figlio come te, un figlio bravo a scuola, negli sport e in società, un figlio di cui poter essere orgogliosi. Ma ora la mia ammirazione per te va oltre: tu non sei solo questo, sei anche un vero eroe per il nostro Paese e un ragazzo buono e generoso che si preoccupa perfino del benessere di un piccolo servitore!”

Non è così, non è così, sta solo fingendo, a lui non importa un bel niente di Hassan, anzi lo disprezza e vuole solo farsi bello ai tuoi occhi! avrebbe voluto urlare Amir, disgustato e inorridito di fronte alla faccia tosta di Assef. Naturalmente, però, non aprì bocca e rimase a guardare Baba che si sdilinquiva davanti al giovane.

Kaka jan, le assicuro che per me non è nulla di straordinario” si schermì Assef, ostentando modestia. “Non potrei mai andarmene sapendo che il mio amato Paese è in pericolo e che io sono giovane e forte e posso difenderlo. Allo stesso tempo, però, mi sembra logico che Hassan torni da suo padre e da una famiglia che gli vuole bene, poiché io non potrò più tenerlo al mio servizio. Cosa c’è di tanto generoso in questo?”

Sei talmente falso e untuoso da farmi venire voglia di vomitare! pensò Amir. Possibile che Baba fosse così ingenuo da credere a dei discorsi che parevano tratti da un libro stampato?

Purtroppo, però, era proprio così. Baba ricolmò Assef di ringraziamenti e complimenti per un tempo che ad Amir parve infinito e poi, finalmente, il ragazzo si accomiatò.

“Per stasera e fino alla vostra partenza Hassan resterà con me” concluse prima di andarsene. “Ma mi faccia sapere per tempo quando ha intenzione di partire, kaka jan, e io lo porterò subito qui.   

Assef salutò cordialmente Amir e suo padre e se ne andò con Hassan. Quando il giovane fu uscito, Amir notò con raccapriccio che Baba aveva gli occhi umidi per la commozione, sebbene si fosse controllato finché Assef era presente.

Ma come fa a farsi abbindolare così da quel ragazzo cattivo e bugiardo?

Amir era veramente sconvolto e rimase ancora peggio accorgendosi che, per il resto della serata, suo padre lo ignorò come se nemmeno si rendesse conto della sua presenza. I suoi pensieri erano tutti concentrati su Assef, il figlio perfetto, il coraggioso patriota che restava a combattere i russi, e, naturalmente, sulla gioia e il sollievo provati alla notizia che avrebbe potuto portare Hassan in America. Ciò che lo aveva lacerato e tormentato per tanti giorni era finalmente svanito ed era tutto merito di Assef.

In quanto al ragazzo, era tornato a casa in uno stato di assoluta beatitudine. Non si sarebbe mai aspettato di ottenere un trionfo e una vendetta così completi su Amir! Per mesi lo aveva torturato e perseguitato con la sua continua presenza, lo aveva messo in cattiva luce con Baba e con lo stesso Hassan che, per quanto fosse scioccamente leale, non poteva non rendersi conto di quanto Assef fosse stato generoso con lui e di quanto invece Amir lo avesse fatto soffrire. Infine, come per una solenne apoteosi, aveva eclissato totalmente il ragazzino agli occhi del padre apparendo come un eroe della patria e un generoso difensore dei più deboli e indifesi. Una volta partiti per l’America, Baba e Hassan avrebbero ricordato lui, Assef, come l’artefice della loro felicità e salvezza e, chissà, magari si sarebbero anche preoccupati per lui sapendolo in pericolo; Amir sarebbe uscito sempre perdente dal confronto e suo padre non avrebbe fatto altro che rammaricarsi per non aver avuto un figlio come lui invece che un incapace come Amir. Che soddisfazione! E pensare che non aveva dovuto nemmeno fare tanta fatica per raggiungere questi meravigliosi risultati, anzi, a dire la verità ci si era pure divertito!

Con un sorriso trionfante Assef ripercorse mentalmente tutte le fasi della sua vittoria schiacciante e concluse compiaciuto che chiunque ci avrebbe dovuto pensare su molto bene prima di permettersi di sfidarlo in qualsiasi modo. Lui era troppo superiore e nessuno, tanto meno un inetto codardo come Amir, poteva avere la minima speranza. E Hassan? Beh, il piccolo hazara gli era stato utile in molti modi, oltre che per portare a termine la sua rivalsa; alla fine si era abituato al suo affetto e alla sua devozione che, doveva ammetterlo, erano piuttosto piacevoli. Insomma, in conclusione aveva ottenuto tutto ciò che voleva nel modo più facile e gradevole possibile.

Doveva ammetterlo, era veramente un genio!

 

 

FINE

   
 
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