Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: MadLucy    21/09/2014    1 recensioni
[Cosa sarebbe successo se, al posto di Daenerys, fosse stato Viserys il Non-bruciato?]
{king!Viserys | queen!Daenerys | one-shot | what if? | Daenerys/Viserys | incest}
Viserys Targaryen è tornato a Westeros, seminando stragi e scompigli e piegando tutti e sette i regni. Con sè ha tre draghi, nati dalle uova miracolosamente schiuse durante l'incendio della casa di Illyrio Mopatis, e nelle vene il potere della sua stirpe. Al suo fianco c'è Daenerys, la moglie che gli ha dato quattro figli di puro sangue valyriano. Ma la loro vita è ben lungi dall'essere serena...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daenerys Targaryen, Nuovo personaggio, Viserys Targaryen
Note: What if? | Avvertimenti: Incest, Incompiuta, Tematiche delicate
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king!Viserys

Le cronache del re mendicante.







Daenerys pensò che la sua vita era diventata strana, ma perlomeno c'erano dei bei colori. Durante quella mattina inoltrata, dal tepore del succo di pesca sgusciato al sole, l'aria calda sbrogliava a mezz'aria sfere di luce iridescenti e sfiorava le finestre istoriate, svelando la presenza degli intimi fluidi cangianti che, in segreto, galleggiavano immobili nelle vene del vetro. L'erba bagnata sfregava timidamente contro i fiori, nei giardini della Fortezza Rossa, la rugiada mischiata all'odore della saliva, degli unguenti femminili e dei fumi arrostiti -quelli della capitale. Il mare frusciava e s'arricciava sereno, imperturbato, come un drappo di stoffa tagliuzzato d'ombre, e Daenerys riusciva appena a distinguerne il canto eterno e lontano. Ogni tessuto pareva squillare un proprio suono, in un'aggressione violenta ma piacevole dei sensi, coniugati insieme fino a confonderli. Il candore del marmo sapeva di ghiaccio, gli ornamenti di diaspro che decoravano le pareti bruciavano e la ruvidezza dell'intonaco faceva prudere il palmo di Daenerys, sebbene non lo stesse toccando, ma solo osservando nelle sue scabre forme. E ancora pensò che, finchè c'erano quei bei colori, era felice. Poi si deplorò per quel pensiero così sciocco, e ringraziò gli dèi che suo fratello non potesse leggerle nella mente, altrimenti l'avrebbe derisa. Sembrava di navigare nelle onde miti e tranquille d'un mare di miele, con quel soffuso vento incandescente che giocherellava con le tende, e le armature dei soldati apparivano quasi gioielli anzichè scatolette di latta. Sembrava quasi di poterla mangiare, quella giornata, di addentarne la consistenza spumosa e gustarne i minuti di crema, di saggiarne i colori fervidi e vivaci. Daenerys pensò che forse l'origine di tutte quelle strane meditazioni era la noia. Persino le squame di Rhaegal, di solito così scure nell'ombra refrigerante delle pareti, apparivano traslucide e raggianti come specchi di giada, in cui la regina vedeva riflessa la sua immagine, in una miriade di piccole miniature; le sue zanne nere s'intuivano soltanto quando il drago socchiudeva le fauci e liberava un lungo sospiro ardente, attraversando la stanza con un'onda di fastidioso calore ed annientando la frescura. La luce che gocciolava dall'alto non si limitava a picchiettare il pavimento, ma anzi a metà strada s'espandeva come una cappa, colmando la sala. Daenerys, che aveva smesso di soffrire l'immobilità da un pezzo, si sentiva come una libellula posata su un masso alla riva di uno stagno, ugualmente flemmatica e paziente, come se avesse tutto il tempo del mondo, assorta nella stessa meditativa contemplazione.
-Daenerys!- L'arrivo di Viserys fu annunciato da uno strillo petulante. -Daenerys, allora sei qui. Cosa stai facendo?-
Daenerys attese in silenzio che suo marito, suo fratello -il re dei Sette Regni varcasse le immense porte del salone, come al solito circondato da uno stuolo di guardie ch'egli cacciò via con un cenno stizzito. Sopra ad un sobrio farsetto nero, portava il primo indumento che s'era fatto confezionare, non appena recuperata la corona: un superbo mantello ricavato dalla pelliccia di una chimera, mitico animale ormai estinto di cui a Braavos vendevano le rare spoglie in un unico esemplare, su cui sopra era stato ricamato, con fiammeggianti rubini grossi come uova di quaglia, lo stemma dei Targaryen. Era così lungo che avvolgeva l'intera figura di Viserys, ch'era pur alto, e gli faceva da strascico.
-Vi aspettavo,- rispose Daenerys, con meno partecipazione di quanto avrebbe voluto dimostrare, -mio signore.-
Lui la scrutò, con aria critica. I capelli lattei quasi sparivano, nella trasparenza cristallina e torrenziale della luce. Li lasciava sempre sciolti, e per prendersene cura c'era un drappello di servi ossequiosi nelle mani dei quali, ogni mattina, venivano lavati, pettinati ed unguentati. In realtà, se prima era già vanitoso, la condizione di sovrano aveva aggravato in maniera preoccupante il suo narcisismo.
-Pensavo che dovessi occuparti dei preparativi per la Cerimonia di Sottomissione.-
La Cerimonia di Sottomissione era un'invenzione di Viserys. Ogni anno, le casate maggiori che sovraintendevano a diversi territori dei Sette Regni dovevano mandare ad Approdo del Re un membro della famiglia, possibilmente l'erede, che s'inchinasse di fronte a Viserys e recasse dei doni per sancire il giuramento di fedeltà -e da questo si capiva chiaramente che la conquista del trono non aveva per niente affievolito la sua ambizione e diffidenza. Daenerys aveva sempre sospettato che fosse una pagliacciata inutile, perchè se altre casate avessero voluto insorgere lo avrebbero fatto comunque, Cerimonia di Sottomissione o no; però la sua opinione non era richiesta. Dopotutto, era stato Viserys a far scoppiare un incendio nella camera del tesoro di Illyrio Mopatis, nello scoprire che il loro benefattore li stava tradendo, trattenendoli lì sono per venderli al cane dell'Usurpatore che avrebbe offerto di più; era stato sempre Viserys a riemergere dalle fiamme, incolume, fra le braccia uno scrigno che conteneva tre draghi appena nati.
-E io pensavo che non v'importasse sprecare oro e cibo costoso per quei... "quei serviciattoli poveri in canna con il naso per terra".- citò letteralmente, atona.
L'espressione accigliata di Viserys lasciò subito il posto ad una quasi affabile. -Mia cara Dany, tutto ciò che serve a mantenere saldo ed inattaccabile il nostro dominio mi importa. Ti trovo magnifica quest'oggi, per la cronaca.-
Daenerys non aveva fatto caso a ciò che l'ancella le aveva drappeggiato addosso alcune ore prima. Si trattava di uno spumoso abito d'un verde marino dalla linea morbida, aderente ai fianchi, che s'incrociava sul petto formando un profondo scollo a v, con grossi fermagli di rame a sostenerlo dietro le spalle e la gonna inframmezzata di piegoline sottili. La stoffa era impregnata d'un profumo penetrante ed indefinibile, forse ibisco rosso. L'unico monile era un rigido bracciale placcato d'oro zecchino, ma così grosso ed ingombrante da poterci riflettere il sole per intero.
-Grazie, mio signore.-
Lui annuì con sorridente noncuranza. Era già distratto dagli impegni della giornata.
-Dov'è Lis? Devo urgentemente parlare con lei. Le farà piacere scoprire che domani parteciperà alla cerimonia al mio fianco.-
Daenerys inarcò un sopracciglio. Nonostante fosse ancora piccola, non dubitava che sarebbe stata all'altezza della situazione -e che si sarebbe divertita un mondo. Aveva una solennità insita nella sua personcina ed un senso della propria importanza estremamente spiccati.
-La balia la sta preparando. Ha l'abitudine di alzarsi piuttosto tardi, purtroppo.-
Viserys non proferì una sola parola di rimprovero. Lisnaerys era la sua primogenita, e probabilmente la marmocchia più viziata che Westeros avesse mai visto. Aveva manipolato le azioni dei genitori a seconda delle proprie esigenze fin dal suo concepimento: i giovani Targaryen avevano dovuto provvedere ad un rapido matrimonio che fosse legittimato da un septon, nell'ancora fatiscente Fortezza Rossa, che aveva appena subito l'attacco di tre draghi, atto a spodestare i Lannister. Tutto era stato organizzato in gran fretta, perchè Daenerys era già incinta di quasi cinque mesi. Nessuno aveva fatto caso alla prematura nascita della principessa; d'altronde, il regno era già stato assoggettato. L'anno dopo era nato il principe tanto indispensabile, quello che Viserys avrebbe dovuto tenere al suo fianco alla Cerimonia di Sottomissione, Aegaryon; due anni ancora, e questa volta era stata una gravidanza gemellare.
La principessa giunse ben venti minuti più tardi, irrompendo nella sala con disinvolta impunità. Era alta per la sua età, sei anni compiuti da poco -o forse era soltanto il suo modo di tenere in alto in mento a dare quest'impressione?- con occhi indaco, scuri come orchidee; i capelli argentei, mai tagliati, piovevano da una coda altissima, assicurata da un nodo sopra la nuca. Quel giorno indossava una veste bianca, di tela leggera, senza corsetto, che la faceva apparire ancora più aggraziata. Viserys, intento a discutere animatamente con dei ministri perchè gli sembrava che gli Arryn lo stessero prendendo in giro, interruppe immediatamente qualsiasi cosa stesse dicendo per voltarsi e sorridere all'indirizzo della bambina.
-Guarda chi abbiamo qui, una bestiolina!-
Lisnaerys Targaryen non era tenuta ad inchinarsi, quindi spiccò un balzo per saltare subito al collo del padre. Daenerys aveva temuto, nel tenere fra le braccia la neonata subito dopo il parto, che Viserys sarebbe andato su tutte le furie nell'apprendere che il suo primo erede era femmina: al contrario, il fratello aveva stretto al petto quel tiepido fagottino di coperte come se fosse l'unica speranza di sopravvivenza in un mondo spaventoso -e forse lo era. Per lui lo era. E lo era rimasta anche dopo la nascita degli altri bambini. Era risaputo che Viserys stravedeva per Lisnaerys, la sua figlia preferita, in maniera eccezionale e spropositata. Con lei non parlava, cinguettava. Non aveva mai alzato la voce nè ceduto ad uno dei tipici e repentini sbalzi d'umore, in sua presenza. Lei era il sangue del drago. Lei, come suo padre, non bruciava.
-Come sono andate le tue lezioni, in questi giorni?- s'informò Viserys, accarezzandole i lunghi capelli con una mano.
-Sto imparando le storie del tris-trisnonno Maekar primo.- spiegò la piccola, con puerile vivacità.
-E ti piacciono?-
-No, per niente.- ammise. -Preferisco mille volte giocare con Rhaegal.-
Rhaegal era uno dei tre draghi con cui Viserys aveva riconquistato i Sette Regni, ed il più mansueto -ragion per cui, attraverso una gigantesca terrazza appositamente spalancata sul cielo, gli era permesso entrare ed uscire dalla sala del trono della Fortezza Rossa. Fra lui e Lisnaerys era scattato l'amore a prima vista. Il drago non era mai stato aggressivo con lei, in parte perchè non costituiva nessuna minaccia, e poi probabilmente anche per quella inspiegabile empatia che aveva permesso anche a Daenerys e Viserys di cavalcarli per giungere a Westeros. Solo una volta, per sbaglio, le fiamme di Rhaegal avevano sfiorato la mano della principessa, che s'era limitata a ridacchiare eccitata. Da allora, il drago sembrava accettare la sua compagnia con nuovo rispetto.
-Allora corri a salutarlo, cuoricino.- Viserys la posò a terra. -Papà finisce con questi signori e poi torna da te, d'accordo?-
Lisnaerys non se lo fece ripetere due volte. Daenerys notò, con un pizzico di malinconia, che sua figlia non l'aveva degnata di uno sguardo. La colpa, in realtà, era anche un po' sua: non si era mai sentita particolarmente legata ai propri figli. Il solo momento in cui si era sentita sul serio preoccupata per la sorte della sua bambina era stato durante il volo verso Westeros: Daenerys era terrorizzata, assordata dal vento e stordita dalle vertigini, attanagliata da acuti dolori provenienti dal ventre già gonfio, che i movimenti bruschi del drago e la scomoda posizione non facevano altro che peggiorare; temeva un'emorragia nel bel mezzo del nulla, senza alcuna possibilità di salvare la vita a lei ed alla piccola. Da quando poi Lisnaerys era nata, era stata di Viserys in tutto e per tutto, mai sua. In fin dei conti Daenerys non aveva mai amato suo fratello, e quelle piccole creature con gli occhi viola le sembravano così... estranee. Non appena l'avevano avvertita che il frutto del suo terzo parto erano due figlie gemelle, il drago ha tre teste, ricordava di aver pensato Daenerys, c'è qualcosa di profondamente sbagliato in questo. Lei e Viserys avevano quattro eredi. Ugualmente, era ingiusto prendersela con gli innocenti: Lisnaerys non era una bambina cattiva. Era anzi piuttosto coraggiosa, sebbene le fervorose pressioni di suo padre la stessero spingendo alla stessa indole capricciosa.
Lisnaerys stava sfregando le manine sul muso di Rhaegal; il drago la fissò con i suoi rettili occhi bronzei, quasi liquidi, dalle pupille finissime e verticali. Soffiò un caldo respiro sul suo viso, facendola sorridere. Lei amava il fuoco. Le ancelle riferivano a Daenerys che la figlia maggiore passava sempre più tempo con le mani fra le fiamme, Viserys la incoraggiava moltissimo sotto questo aspetto. Le diceva che lei era speciale, che era unica, che era la futura regina dei Sette Regni -in quanto moglie di suo fratello Aegaryon, al quale era già promessa, beninteso, però lei era pur sempre diversa dagli altri... Daenerys s'era azzardata, una volta, a far notare al re che non era il caso di privilegiare la figlia in questo modo solo per il suo potere speciale, che non condivideva con i fratelli, altrimenti in futuro sarebbe stata portata a ritenersi superiore a loro per diritto. La risposta era stata un sibilo alquanto minaccioso.
-Lei è mia figlia. La principessa di queste terre. Se volesse la tua testa l'avrebbe, perciò ti consiglio di non metterla in condizione di chiederla.-
Ed era in momenti come questi che Daenerys capiva di non essere regina di niente.
-... e dovrete provvedere a posizionare un piccolo trono di fianco al mio, perchè ci sarà con me il sangue del drago a presiedere alla cerimonia.- concluse Viserys, ad alta voce, voltandosi in direzione di sua figlia. Lisnaerys lo guardò, sgranando gli occhi.
-Vuol dire che Aegaryon è abbastanza grande?-
Il padre si avvicinò, inginocchiandosi di fronte a lei per baciarle la fronte. -Vuol dire che tu sei abbastanza grande.-
Persino una bambina di sei anni che studia la storia di Westeros da uno solo si è accorta che qualcosa non quadra, pensò Daenerys, contemplando la scena con sguardo distaccato. Viserys rispose alla perplessità della primogenita con una breve risata.
-La misoginia è una così deprecabile forma d'ignoranza, figlia mia... Aegaryon è più piccolo di te. Perciò non vedo perchè non dovresti dargli il buon esempio.-
Aegaryon, per lui, era poco più di un nome, dal momento in cui aveva scoperto che poteva scottarsi. Le uniche ad essere più bellamente ignorate ancora erano le gemelle. Tutto ciò che Viserys sapeva di loro -perchè gli era rimasto piuttosto impresso- era che, mentre l'una era il perfetto risultato genetico di due eredi di sangue valyriano dai capelli adamantini, l'altra aveva capelli neri come la pece, dai potenti riflessi viola.
Era deprimente vedere come Viserys ignorasse i suoi figli, come lei stessa ignorasse i suoi figli. Come il piccolo Aegaryon, per attirare l'attenzione del padre, tentasse di non lasciar trapelare il dolore dal proprio viso quando toccava il fuoco, senza mai riuscirci. Non erano una famiglia, realizzò Daenerys. Non erano niente. Un pazzo, una debole e tanti sventurati bambini.
Ogni anno potremmo bruciare il palazzo ed erigerne uno nuovo, per dimostrare che i Targaryen continueranno a regnare, qualsiasi calamità si abbatta, aveva proposto Viserys, allegro, appena incoronato re. Il fuoco non è un gioco, anche se non può bruciarti, avrebbe voluto rispondere sua sorella. E se non sarai tu, a spiegarlo a Lisnaerys... cosa le impedirà di ardere vivi gli altri concorrenti al trono e diventare la prossima folle tiranna?
Quasi senza volerlo, sospirò. Il marito si voltò, con un'espressione di partecipe sollecitudine un po' troppo enfatica per essere disinteressata.
-Ti trovo stanca, mia regina.- osservò. -Che tu sia di nuovo incinta?-
-No.- Mi auguro proprio di no, si trattenne dal dire. Viserys ripeteva sempre che avrebbero dovuto dare due fratellini alle gemelle, e lei puntualmente inorridiva di nascosto. Solo se li partorisci tu, era tentata di rispondergli. Mettere al mondo Daenyra e Jaehella aveva richiesto tre giorni di urla e sudore, un'agonia che non aveva mai provato prima e non poteva essere paragonabile a nulla, neppure alla cavalcata dei draghi fino ad Approdo del Re. Aveva davvero creduto di morire. I Targaryen erano una stirpe prolifera, ma di costituzione un po' delicata, poco adatta a sopportare le fatiche di tante gravidanze, come la morte di sua madre Rhaella dimostrava.
-Non ancora.- la corresse Viserys, con un giulivo sorriso.
Daenerys, di tanto in tanto, sognava di uccidere suo fratello. Non si trattava di un'azione crudele, efferata, ma di un tale vertiginoso eccesso d'impotenza da metterla di fronte ad un'unica possibilità. Non c'era altro modo per scappare -dai palazzi ogni anno in fiamme, dai bracciali troppo pesanti ai polsi, dalla staticità iridescente in mezzo alle traiettorie di luce delle vetrate istoriate, che facevano sentire Daenerys così, come loro, bella, preziosa, immobile, superflua. La sua indipendenza non trovava spazio accanto a Viserys, figuriamoci in un mondo governato da lui. Fino ad allora, affinchè lui potesse eternarsi nei suoi discendenti, lei aveva dovuto vivere; adesso, affinchè lei potesse vivere, lui doveva morire. La pulsione che attraeva e respingeva da sempre i Targaryen l'uno verso l'altro, in questo caso, agiva su di loro in maniera volubile. Lei sognava di innalzarsi dalle ceneri di suo fratello. Di risorgere dal sangue versato del drago. Non era una deliquente, era una regina che si prendeva ciò che voleva. Lei si affacciava alla terrazza, verso Approdo del Re. E il popolo l'amava. Il popolo era suo.
-Ci saranno i draghi, è ovvio, anche Balerion ed Aeron,- stava spiegando Viserys alla figlia, -e sarebbe carino se tu mostrassi ai nostri ospiti quando Rhaegal ti vuole bene.-
Lisnaerys s'illuminò. -Perchè vuol dire che sono il sangue del drago?-
Le labbra del padre s'incurvarono, quasi con un pizzico di compiacimento. -Sì, esatto.-
Naturalmente, Viserys organizzava queste grandi parate con i draghi senza pensare che, se spaventati da qualcosa di improvviso ed imprevedibile, quelle bestie avrebbero potuto sputare fuoco sulla folla. Tanto lui e la sua amata figlia sarebbe sopravvissuti in ogni caso.
-Se starò sul trono, vuol dire che avrò anche una corona tutta per me?-
-Beh, se un giorno sarai regina ci dovrai fare il callo.- annuì il re, divertito. Lisnaerys lo ammirò, con i suoi occhi viola che la luce svelava scuri come la notte.
-Io voglio diventare proprio come voi, padre.-
E mentre lui si profondeva in mille moine, Daenerys capì che questo non doveva succedere. Un'altra regina come Viserys? Ovvero, come? Arrogante, dispotica, inclemente, iraconda, pronta a cancellare un regno per il malumore di una giornata storta? Instabile? Per l'amor degli dèi... Non doveva per forza andare così.
Lei poteva farlo, sotto carne che brucia c'è pur sempre sangue di drago. Lei avrebbe potuto farlo. Prima che Lisnaerys diventasse la Folle, prima che Aegaryon crescesse con un complesso d'inferiorità, prima che le gemelle incenerissero in nome di loschi intrighi, prima che Daenerys si dissanguasse durante l'ennesimo parto. Finora era sempre stata la più debole, soprattutto perchè priva di quel potere a cui suo fratello teneva tanto. Ma ciò non significava che lui non potesse morire lo stesso. Nei suoi sogni, Viserys non moriva mai nel fuoco. Cadeva sotto la sua lama, precipitava nel Mare Stretto, anneriva per il veleno. Viserys aveva bruciato a sufficienza.
-Più tardi terremo una conversazione in alto valyriano, così appurerò quando hai studiato.-
Nell'udire ciò, Lisnaerys arrossì di botto: si rasserenò solo quando il padre le fece l'occhiolino.
-Come desiderate, padre.-
Viserys seguì con lo sguardo la figlia, che trotterellava fuori dal salone. Vi baluginava un pigro orgoglio.
-Ah, dolce sorella,- esclamò, mettendo un braccio dietro le spalle di Daenerys, -abbiamo Sette Regni, una fortezza, dei parrucchieri e una figlia meravigliosa. Siamo così felici che temo quasi in un ribaltamento tragico.-
-Non avremmo ragione per essere così pessimisti, dolce fratello.-
Daenerys pensò che la sua vita era diventata strana, ma dopotutto era ancora in tempo per apportare qualche modifica.


Solo un dettaglio le sfuggiva: durante lo sterminio degli Stark, Jon Snow era riuscito a scampare.



































Note dell'Autrice: Sì, Daenerys, questo avrebbe dovuto essere il tuo destino. Asservita a prolificare. Almeno così saresti stata utile in qualcosa. *w*
Eccheddire, faccio una capatina nel fandom per postare ciò, un progetto che risale a diversi mesi fa, ma che durante l'estate sono stata troppo pigra per fin adesso ho completato! Ed è questo che conta, no?? (...) Comunque, io adoro Viserys, senza togliere niente alla sua pazzia/sindrome premestruale cronica/violenza isterica. Lo ritengo una vittima del destino molto più di altri. E, mentre alla maggior parte dei personaggi si riconosce la sfortuna in cui sono incappati (coff coff tutti rompono le scatole con la povera Sansa coff coff), lui è solo messo in disparte, etichettato come "fuori di testa" e lasciato perdere, che è un peccato, secondo me.
Come spero si sia capito, ho completamente cancellato la parte dothraki/khal Drogo eccetera, facendo scoprire le uova schiuse a Viserys, e così via... Ah, e poi ho cambiato i nomi dei draghi: Viserys non avrebbe mai chiamato uno Drogon, anche perchè in questa storia non esiste, e nemmeno Viserion, visto che il nome era stato dato in suo onore perchè era morto. Quindi sono diventati Balerion (come il terrore nero), nome di un drago della storia dei Targaryen, e Aeron, in onore di Aerys, loro padre.
A parte questo, Viserys non avrebbe potuto essere un buon re, assolutamente, ma, come avrete capito leggendo, questa storia non parla di che bravo re che sarebbe stato Viserys. Sarebbe stato un cattivo re, come ce ne sono stati tanti, sempre meglio di altri, tipo Joffrey. Ma almeno lui a Westeros ci sarebbe arrivato... *occhiata accusatoria a Daenerys, che si mette a fischiettare indifferente*.
Ci tenevo a questo piccolo what if, dell'amena famigliola che Viserys avrebbe creato ^^. Tanti piccoli pazzoidi. Pensa che bello.
Ormai abbiamo capito che Daenerys e la felicità sono come la Nutella e gli spaghetti, meglio che restino separati. Perciò l'ho relegata al ruolo di moglie infelice, cosa che sarebbe sicuramente avvenuta, in un ipotetico regno di Viserys. Come vedete qui, è pure in assetto fratricida. E Jon Snow? ... perdonatemi il finale aperto, ad effetto, non ho potuto resistere XD So che è stupido e crudele mettere un finale simile in una one-shot incompiuta, però se l'avessi continuata (periodo ipotetico dell'irrealtà) ci avrei ficcato dentro anche lui, in qualche modo, e così...
Grazie mille per avere letto, spero che i fan di Viserys (e non solo) abbiano gradito. Chi volesse farmi sapere la sua opinione, sarà ricompensato con un bacino virtuale. <3
Lucy
  
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