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Autore: Daphne Black Potter    21/09/2014    4 recensioni
[SLYTHERPUFF - SALAZAR/TOSCA]
Una breve raccolta di one shot su come il sorriso gentile di Tosca si intrecciò con gli occhi affilati di Salazar.
Dal testo:
"Aveva una risata limpida, naturale, che pareva germogliare direttamente dalla terra sulla quale camminava. Non era la prima vola che Salazar ne subiva il fascino; l'aveva colpito già dal loro primo incontro, quando lei, per un gioco di Godric, aveva dato prova che le voci sul suo conto erano fondate quanto quelle che seguivano loro: Tosca Tassorosso rideva come il grano.
D'allora si era acceso in lui un desiderio folle, superato solo dal sogno della fondazione di Hogwarts. Il desiderio di possedere qualcosa di così onesto e gentile, così indiscutibilmente luminoso."
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Salazar Serpeverde, Tosca Tassorosso
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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The darkest thoughts




 

 


 

 

Quando Tosca uscì dal castello per godere della silenziosa quiete del mattino, il sole stava sorgendo lentamente oltre agli alti alberi della foresta, riflettendo sul Lago Nero una luce rosea e tenera che non aveva nulla a che vedere con il denso buio che sembrava fissarti dalle profondità delle acque scure.

Un uomo attendeva il sole passeggiando pensieroso vicino al lago; era alto ed elegantemente vestito ma il suo portamento tradiva una giovinezza vissuta ben lontano dai castelli.
Nel vederlo, Tosca arrossì: erano passati ormai alcuni mesi dacché Godric aveva riunito loro e Priscilla, i maghi più potenti della Gran Bretagna, con la folle idea di fondare una scuola di stregoneria per giovani maghi e streghe; eppure, nonostante il considerevole lasso di tempo e il legame che si era formato fra i fondatori, Salazar Serpeverde continuava a farla sentire a disagio.
Infatti, pur in un primo momento intimidita dalle nobili origini di messer Grifondoro e madama Corvonero, aveva ben presto dato prova -anche a se stessa- di un talento pari e talvolta superiore a quello dei due maghi e non aveva più avuto alcun timore di sostenere il loro sguardo con fierezza, tanto che persino il valoroso Godric, noto per non dar mai retta a nessuno, le si avvicinava spesso per un consiglio o per ascoltare la sua opinione.
Salazar però era diverso. Poiché il giovane mago (1) proveniva da un ambiente più umile del suo, non era la differenza dei ceti sociali a intimidirla ma qualcosa di molto più profondo, radicato dietro agli affilati occhi verdi: quel ragazzo possedeva lo stesso sguardo che, quando era piccola, aveva riconosciuto negli occhi di un lupo ferito che vagava solitario nella neve. C'erano molte parole, un'intera storia dietro allo sguardo di Salazar e del lupo, ma erano parole che Tosca non conosceva e non comprendeva. Parole che la turbavano e l'affascinavano.

Si fermò vicino ad uno degli alberi del parco, posò le esili dita sul tronco, accarezzandone l'antica corteccia, e continuò ad osservarlo per quelle che potevano essere state ore o minuti o forse solo il battito d'ali di una farfalla. E' risaputo, in fondo, che quando gli occhi incontrano persone come Salazar, spesso si dimenticano di contare il tempo che trascorrono su di esse: c'è qualcosa di estremamente affascinante in coloro che si nascondono agli sguardi.
Lo continuò a guardare ancora per qualche tempo-di nuovo incerta sull'esatta quantità- mentre, inconsapevole o forse incurante di essere osservato, continuava a passeggiare avanti e indietro, talvolta accarezzandosi il mento, come preso dalla ponderazione di un'importante questione.
Si ritrovò a sorridere, divertita da quel suo buffo modo di camminare, totalmente privo del regale portamento di Grifondoro, e intenerita dal modo in cui continuava a portare la mano al volto.
Si chiese come avrebbe reagito se l'avesse vista arrivare, sempre che si sarebbe accorto di lei, tanto era preso dai propri pensieri; così, l'indispensabile necessità di camminare verso il distaccato Salazar Serpeverde si accese in Tosca con la stessa velocità con cui un corvo, poco distante, aveva preso il volo.
Durante quel rilevante periodo di tempo che i quattro maghi avevano trascorso insieme, impegnati nella costruzione del castello, era rimasta incantata dall'abilità di parola di messer Serpeverde e si era spesso ritrovata a sorridergli, ma non aveva ancora avuto modo di restare da sola con il più sfuggente dei suoi compagni; forse quella sarebbe stata la volta buona per comprendere la storia nascosta dietro agli occhi del lupo.

“Avete passeggiato così tanto, che non mi stupirei se le vostre gambe si procurassero la voce solo per pregarvi di porre fine al loro lavoro”, affermò sorridendo con dolcezza una volta che lo ebbe raggiunto. Lui sussultò leggermente, come aveva previsto non si era accorto di lei fino all'ultimo.
Si voltò verso Tosca e, prima di rispondere, la guardò con un'intensità tale che lei non riuscì a trattenersi ed arretrò di un passo, turbata.
“Credo allora che mi convenga farle riposare, temo che gli studenti non vedrebbero di buon occhio le mie gambe parlanti” sorrise e i suoi occhi si illuminarono appena di una luce inusuale, senza cessare tuttavia di fissarla con insistenza.
Tosca non si era aspettata una simile risposta: lo aveva visto, talvolta, usare certi toni scherzosi con Godric ma in nessun'altra occasione lo aveva sentito fare dello spirito o sorridere così sinceramente, si era sempre limitato alla dovuta galanteria nei confronti di lei e Priscilla.
Nonostante lo sconcerto iniziale, ritrovò presto la voce per rispondere: “Vi consiglierei l'ombra di quel faggio, non c'è luogo migliore per riflettere e le vostre gambe, ne sono certa, ne guadagnerebbero in silenzio”.

Salazar per l'ennesima volta negli ultimi giorni, non riusciva a guardare altro che il suo viso: in quel preciso istante più delizioso che mai, illuminato dalla splendida luce dell'alba e dall'ancora più bella luce che le accendeva gli occhi giocosi.
Fosse stato chiunque altro a disturbare le sue riflessioni, di certo si sarebbe limitato a stirare il suo peggior sorriso, nella speranza che, non ricevendo risposta, il soggetto in questione cessasse di importunarlo e se ne andasse; ma quando voltandosi aveva incontrato quei tranquilli occhi celesti, qualcosa si era risvegliato in lui, portandolo a desiderare di guardarla sempre di più, a desiderare di vedere anche quello che lei non gli concedeva.
Confermando l'anima sensibile con cui sempre la descrivevano i suoi ammiratori, Tosca era rimasta ferita dalla violenza del suo sguardo ed era arretrata timidamente; non aveva potuto far a meno di sorridere, deliziato da quella sua ingenuità e innocenza.
Le rispose come avrebbe potuto rispondere a Godric, sinceramente divertito dal gioco con cui lo aveva avvicinato; tuttavia nonostante si fosse sforzato di rivolgere lo sguardo all'albero alla quale la giovane strega aveva accennato, i suoi occhi rimasero irrimediabilmente affondati in quel viso docile e al contempo fiero e gli ci volle più tempo per formulare una degna risposta.
“Credo che sarebbe adeguato, sì. Ma non farei in tempo a raggiungerlo che le mie gambe subito si animerebbero per darmi del babbeo”.
Sorrise nuovamente: sapeva quanto poteva essere bravo con le parole, forse la sua abilità nel persuadere la gente a fare ciò che desiderava era la sua dote migliore.
La risposta che attendeva da Tosca non tardò ad arrivare.
“Per quale motivo dovrebbero fare una cosa tanto ingiusta?” domandò infatti, aggrottando leggermente la fronte e dissimulando, senza riuscirci, la propria sincera curiosità.
“Per non avervi pregato di sedervi accanto a me e deliziarmi della vostra presenza ancora per un po'”.
La sorpresa palese in quei graziosi occhi azzurri e il leggero rossore che le imporporò le guance la resero ai suoi occhi ancor più desiderabile, ma sopratutto diedero a Salzar un motivo in più per sorridere: fin da giovanissimo non aveva alcuna difficoltà nel catturare i cuori delle donne, ma si era aspettato che con Tosca sarebbe stato più difficile. Non era forse lei la strega tanto sensibile da riuscire a leggere negli occhi delle persone ogni loro pensiero? Forse doveva esserle sfuggito il pensiero in cui Salazar immaginava di sfogare in lei i turbamenti degli ultimi tempi, appagando finalmente il desiderio di sfiorare la tanto decantata innocenza di Tosca Tassorosso.
“E da quando, se posso chiedervelo, la mia presenza ha iniziato ad essere per voi tanto deliziosa? Non mi è pare che me lo abbiate mai fatto notare prima d'ora, né tanto meno che voi l'abbiate cercata” la giovane donna inarcò le sopracciglia, dimostrandosi effettivamente più difficile del previsto.
“So essere timido”.
“O forse un ottimo incantatore di fanciulle, quando vi conviene”.
Tosca lo fissava divertita da quel suo nuovo atteggiamento, diverso dalla semplice cortesia con cui si rivolgeva a lei solitamente.
Forse non l'aveva mai creduta disponibile a un simile gioco, ritenendola non poi così diversa dalla seria madama Corvonero, che di certo non era la prima a buttarsi in una sfida di battute di spirito.
Le aspettative che si formavano dietro a quel puerile corteggiamento, però, non pareva avvertirle, se così non fosse non avrebbe finito per restare a parlare con Salazar ancora a lungo.
“Mi ritenete un ottimo incantatore? Allora vi ho fatto battere il cuore?” abbassò il viso e la guardò con gli occhi con cui un bambino avrebbe chiesto di poter giocare insieme, come se davvero tenesse ad una risposta affermativa. Sapeva essere bravo davvero in quel nuovo gioco, doveva dargliene conto, ma si trattenne dal dirglielo, giusto per provare a vincere.
Non si era dimenticata tuttavia, nonostante quella piacevole quanto inaspettata chiacchierata, di averlo visto passeggiare a lungo, pensieroso e con quel solito sguardo criptico, fino a poco tempo prima, ed era decisa a farsi raccontare chi era stato Salazar Serpeverde prima di diventare uno dei quattro maghi più potenti della Gran Bretagna. Così, forse, non sarebbe più stata intimidita da quegli occhi verdi che parevano provenire direttamente dalle profondità del Lago Nero.
“Un battito forse, per la sorpresa con cui mi avete colta rivolgendomi parole della quale prima d'ora non mi avevate dato alcun indizio”.
“Ho avuto molto di cui pensare dal nostro primo incontro, come voi e i nostri due amici; non facevamo che parlare e studiare piani per questo nostro sogno comune. Ma adesso che il castello è sul punto di essere ultimato, ho avuto tempo per osservarvi e ascoltarvi con più attenzione, notando un viso più amabile di quest'alba e sentendo per la prima volta la voce dolce che stava dietro tutte quelle parole sagge... Mi sono accorto che forse la vostra presenza non è poi così malvagia”.
Tosca, che fino a quel momento si era lasciata cullare dalla voce melliflua con cui Salzar aveva snocciolato abilmente simili elogi, si era rianimata alla sua provocazione.
“'Non così malvagia'? Sospettavo di deliziarvi”.
“Io sospettavo che teneste alla salute delle mie gambe, eppure non volete sedervi accanto a me, sotto un albero che pareva essere il vostro prediletto. Mi ritengo molto offeso. Forse, se ci fosse stato un altro al mio posto, le cose sarebbero andate diversamente?”.
Tosca non rispose, si limitò a ridere, con eleganza, di quella situazione.
Aveva una risata limpida, naturale, che pareva germogliare direttamente dalla terra sulla quale camminava. Non era la prima vola che Salazar ne subiva il fascino; l'aveva colpito già dal loro primo incontro, quando lei, per un gioco di Godric, aveva dato prova che le voci sul suo conto erano fondate quanto quelle che seguivano loro: Tosca Tassorosso rideva come il grano.
D'allora si era acceso in lui un desiderio folle, superato solo dal sogno della fondazione di Hogwarts. Il desiderio di possedere qualcosa di così onesto e gentile, così indiscutibilmente luminoso.

Al suono di quella risata, mentre il sole era ormai sorto e li illuminava debolmente, per un istante si scordò di pensare, si scordò dell'etichetta a cui negli ultimi tempi aveva imparato ad attenersi, si scordò di ogni cosa; prese la mano sottile di lei nella sua e avvertì il cuore accelerare sotto il suo tocco.
Lei smise di ridere e l'aria spensierata che li aveva avvolti negli ultimi minuti si sciolse come neve al sole nel momento esatto in cui Salazar non riuscì a nascondere il piacere malato che provava nel sentire il cuore di Tosca tremare tra le sue dita.
“Salazar...” mormorò, intimidita dal suo gesto improvviso, dall'ombra nei suoi occhi e la fermezza nella sua presa. Qualcosa in quello sguardo era cambiato, non c'era più la luce di poco prima, non era neanche il silenzioso soffrire del lupo solitario nel bosco; no, quello sguardo adesso era quello di un serpente pronto a mordere.

Il mago parve riprendersi da un sogno e si rese conto dello sciocco gesto avventato che aveva compiuto a causa di quegli stimoli indecenti; si vergognò di se stesso, chiedendosi dov'era finita la sua proverbiale abilità nel celare i suoi sentimenti, dov'era finito il lato astuto e riflessivo per il quale era famoso. Si era comportato da impulsivo come quel folle di Godric Grifondoro!
“Avete una risata meravigliosa, madama Tassorosso” mormorò lasciando la presa e congedandosi in silenzio diretto verso l'ombra del faggio, tornando ad essere il solito, distaccato e impenetrabile Salazar Serpevere che Tosca conosceva.

Osservò sconcertata la mano che fino a un momento prima era stata fra le dita forti di Salazar e un brivido le percorse inspiegabilmente la schiena. Erano stati quegli occhi, ancora una volta, ad averla fatta sentire piccola e sperduta, spaventata e fragile.
Che cosa era successo? Quali sentimenti avevano fatto agire il riflessivo Salazar in quel modo? Perché aveva perso il desiderio di continuare il loro piacevole scambio di botta e risposta? Aveva forse fatto o detto qualcosa di sbagliato?
Rimase immobile per alcuni secondi, confusa, ancora incerta sulla prossima mossa da compiere.
Lui le dava le spalle, di nuovo pensieroso e solitario, e di nuovo Tosca non conosceva la storia che si celava dietro gli occhi del lupo, dietro gli occhi del grande Salazar Serpeverde. Ma una cosa l'aveva capita: se era vero che lei aveva il sorriso più gentile e Godric il cuore più coraggioso e la bella Priscilla, ancora, gli occhi più saggi, Salazar doveva avere i segreti più oscuri.

 

 

 

 


N/a

Salve! Non so cosa sia questo, di certo il prologo di un qualcosa che non si preannuncia molto più rassicurante o concludente, ma il fatto è che mi sono innamorata di questa coppia e... ne è uscito questo.

(1) Nella mia testa, quando i quattro fondatori avevano intrapreso il loro sogno, erano piuttosto giovani, diciamo tra i 25 e i 30 anni. Non so ma credo che sia plausibile che il loro talento si fosse manifestato in giovane età, rendendoli ancor più famosi; inoltre in questo modo si può supporre che si siano occupati a lungo di Howarts.
N.B.: Questo capitolo è ambientato prima che Hogwarts venga ufficialmente aperta.
Ho usato i nomi in italiano perché mi piacciono di più!:)

Beh, spero che questo mio esordio non sia stato tanto sgradevole... ^^”

-Daphne

 

   
 
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