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Autore: elizabethprandi    21/09/2014    0 recensioni
ATTENZIONE: Questa storia è già esistente, avevo iniziato a pubblicare i primi capitoli con un altro profilo da cui non riesco più entrare. Ho deciso di riprenderla in mano e modificandola ho provato a ripubblicarla.
Dal capitolo 2:
Passarono un po' di giorni ma la situazione non migliorava, continue discussione con il piccolo Leto, mentre suo fratello era così carino, gentile, simpatico; mi trovavo bene con lui, riuscivo a ridere e scherzare ma appena si sentiva nell'aria l'arrivo di Jared, tutto si trasformava in una situazione decisamente pesante. Sicuramente il discorso di sua sorella mi aveva colpito così tanto che non riuscivo a provare odio nei suoi confronti, solo un po' di tristezza.
Genere: Comico, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

“Un angelo azzurro, grazie”
“Mi dispiace fanciulla, ma tu non hai 21 anni” disse il giovane barista un po' perplesso.
Ancora non capisco questa idea americana di far bere a 21 anni e di far prendere la patente a 16, sono abituata ancora troppo bene agli standard italiani.
Sbuffai e mi accomodai sullo sgabello abbastanza alto e mostrai il mio seno abbastanza prorompente facendo finta di niente,
"Tra 3 giorni li faccio" mostrai uno dei miei sorrisi più ammalianti, ma anche abbastanza finto, cosa che non notò sicuramente, il suo sguardo era puntato su altro.
È possibile fare tutta questa fatica per avere un cazzo di cocktail? Ci metterò più tempo a ordinarlo che a berlo, continuai a pensare mentre il barista doveva ancora decidere se farmelo o no.
“E va bene, ma questa è l'ultima volta ragazzina.”
"Troppo gentile” ironizzai.
Bevvi di corsa il mio cocktail dopo essermi resa conto che iniziava a essere tardi, e sapete in collegio non si ha un coprifuoco che supera le 2 di notte, che cagata.
Mi sono trasferita qui in America due anni fa, anzi diciamo che mi ci hanno spedita i miei genitori appena finito il liceo dicendo che mi sarebbe servito e che era arrivato il momento di trovarmi un lavoretto visto il mio disaccordo sull'università, gli unici parenti che avevo erano qui a Los Angeles; passai con loro tre mesi, si resero conto ben presto che il mio carattere non era per niente facile, diciamo che si stufarono subito e l'unica cosa che potevano fare era mandarmi in collegio, cosa che i miei genitori accettarono felicemente.
Qui dentro ci sono molti ragazzi, studenti, lavoratori che non vogliono spendere molto per un appartamento.

L'unica parte della giornata che passavo al di fuori di queste quattro mura era per andare a lavoro, la mia passione era la fotografia ma nessuno mi ha mai chiamata per un lavoro riguardante ciò nonostante i numerosi annunci lasciati in giro.
Avevo due amici fantastici, la mia migliore amica si chiama Leslie ha la mia età e il mio migliore amico Edward che ha due anni in più di noi, condividiamo la stessa camera.

Tornai stranamente puntuale, forse perchè non avevo per niente voglia di subirmi la menata di Suor Candida, anche lei italiana della mia città che appena sentì della notizia del collegio volle seguirmi e venne qui in America, la conosco da quando ero una marmocchia, era la mia maestra d'asilo, mi ha fatto un po' da seconda mamma diciamo.

Il giorno dopo mi svegliai relativamente tardi, anche se dovevo finire un lavoro, che non mi stava uscendo per il meglio
“Victoria, posso entrare?” ero sola, Ed e Leslie erano al college
“Vieni Suor dolciume” solo a lei mostravo il mio lato più tenero
“Allora quanto hai bevuto ieri?” mi sorrise conoscendomi troppo bene ormai
“Poco stai tranquilla, il barista faceva un sacco di storie” sbuffai, anche se era divertente parlare di queste cose con una sessantenne.
“E meno male!” mi sorrise
“Ascolta tra mezz'ora ti vuole la direttrice, ha una cosa importante da dirti” mi disse con un tono serio.
Perchè? È da una settimana che faccio la brava ragazza, a lavoro andavo regolarmente e il capo non si era lamentato, non ho dato un pugno a nessuna gallina in calore, mi riferisco a quelle oche che vanno in giro a scuola in minigonna svolazzante e con quei pon-pon tutti colorati, che saltano per aria mostrando la loro patata ai sette venti e che passano odiosamente nel “mio” bar tutti i giorni;
“Ma non ho fatto niente” aggrottai un sopracciglio, pensando ad altre possibili tesi.
"Tranquilla credo che voglia parlarti di altro.”
Mi vestii in fretta e furia cercando comunque di essere abbastanza presentabile anche se sinceramente non ne avevo molta voglia.
“Ha chiesto di me?”
“Si, vieni pure Victoria, ho un annuncio da farti, diciamo che c'è un regalo improvviso per il tuo compleanno, ventun'anni sono importanti, e qualcuno ha deciso di prenderti sotto la tua custodia” sorrise, io invece rimasi impassibile, in realtà dentro di me c'era solamente rabbia, rabbia perchè dopo due anni sarei entrata a far parte di una nuova famiglia, quando invece nel giro di due giorni me ne sarei potuta andare di spunto mio e nessuno mi avrebbe potuta fermare.
“Cosa?” chiesi incredula, forse avevo sentito male
“Sarai sotto la tutela di due fratelli, sono i cugini di secondo grado di tuo zio americano, ho chiamato i tuoi genitori e sono felicissimi.” ah perfetto, nemmeno un minimo di parentela con me hanno.
“No! Hai capito proprio male, appena faccio gli anni io mi compro un appartamento”
“E con quali soldi? Mi dispiace Victioria, tutti i moduli sono stati firmati, ormai non c'è più niente da fare. Ti verrà a prendere domani mattina e fatti trovare pronta per le 10!” disse alzando la voce verso le ultime parole visto che avevo appena sbattuto la porta tornandomene in camera.
Non ci posso credere, ora sono di qualcun altro, nel vero senso della parola, appartengo a qualcuno, stavo finalmente per essere libera ma non sarà più così.


Il giorno dopo arrivò troppo in fretta per i miei gusti, ero pronta per l'orario prestabilito vestita in modo molto semplice, in leggings e maglietta, non mi interessava per niente essere presentabile, con le mie uniche due valigie pronte.
Mi stava già aspettando giù dalle scale così scesi.
Mi ritrovai davanti un ragazzo di circa trent'anni, di primo impatto mi sembrava di averlo già visto da qualche parte, ma non mi venne in mente nessun indizio che mi poteva essere d'aiuto.
“Buongiorno Victoria lui è Shannon Leto,” Shannon Leto? Oh merda, merda, i 30 seconds to mars, vi dicono nulla? Sono una delle mie band preferite, ma per ora non era il caso di farlo vedere.
“Ciao Victoria” mi sorrise convinto del mio ricambio, quel sorriso mi sciolse nel vero senso della parola, però no, un nome non mi avrebbe fatto cambiare idea.
“Vic grazie, e ciao.” gli risposi serissima
Notai subito che fuori dalla porta c'era una macchina, pensai che potesse essere la sua, perciò mi avvicinai, lasciandolo li e caricai le mie valigie.

Mi voltai vero il finestrino e notai che ormai erano ai saluti, questo significava che da li a poco sarebbe incominciata una nuova vita.
“E' sempre sicuro di volerla adottare? Non ha un bel carattere”
“Me ne sono accorto subito, ma non si preoccupi io e mio fratello sappiamo cosa fare.”

  
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