Anime & Manga > Card Captor Sakura
Ricorda la storia  |       
Autore: sakura182blast    04/10/2008    7 recensioni
Primo Aprile. E' il compleanno di Sakura e Shaoran le ha preparato una misteriosa sorpresa per festeggiarlo a dovere, ma l'improvvisa punizione impostale dal padre romperà le uova nel paniere ai due ragazzi. Però, come si dice: a mali estremi, estremi rimedi. * Dedicata alla mia tesora, Bea-chan, per il suo quattordicesimo compleanno!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fujitaka Kinomoto, Li Shaoran, Sakura Kinomoto, Touya/Toy | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Konnichiwa! Eccomi di ritorno con una one-shot…  -___-‘’  mia tant’!
È… Sì, insomma, una one-shot divisa in due chappy! È interamente finita, perciò pubblicherò la seconda parte prestissimo, non temete.
Questa mini-FF è dedicata alla mia tesora, Bea, alias xxsakura94xx che oggi compie 14 anni!
Tanti, tantissimi auguri tesora mia!! Ti voglio tantissimissimissimo bene!! Spero proprio che il regalo ti faccia piacere!
Bene, ora, senza altri indugi, vi lascio alla prima parte di questa mini-FF! Buona lettura!



Kiseki no Umi



La campanella che segnava la fine dell’intervallo era suonata da un bel pezzo; ormai le lezioni erano già cominciate ed i professori che in quell’ora avrebbero dovuto avere in classe avevano sicuramente già mandato qualcuno a cercarli, ma loro due poco se ne importavano.
In fondo quello che stavano facendo in quel momento era nettamente più interessante rispetto ad una lezione di storia o geografia.
Ma, d’improvviso, uno dei due ebbe qualcosa da dire.
“Sha-Shaoran…”
Niente da fare, quel tentativo di frase venne bloccato sul nascere da un bacio, l’ennesimo di quella mattinata.
“S-Senti, non dovremmo…”
Un altro tentativo andato a vuoto; le labbra del ragazzo serrarono le sue e le impedirono di continuare il discorso che stava cercando di introdurre.
“Dai, per favore, mi vuoi ascoltare?”
Questa volta riuscì a terminare almeno una frase di senso compiuto; logico, aveva bruscamente allontanato il ragazzo da sé con una spinta poco gentile delle sue mani.
Il giovane castano sbuffò seccato, risistemando un ciuffo di capelli scappato alla sua composta frangia.
“Dimmi, Sakura.” Proferì allora, dando una fugace occhiata nei paraggi.
Fortunatamente non scorse nessuno; sarebbe stato difficile credere l’opposto. Il pianerottolo delle scale che portava alla porta che dava sul tetto della scuola era sempre stato il loro nascondiglio preferito dagli occhi indiscreti.
La ragazza allora, riuscita finalmente a frenare la grande scarica di baci del suo ragazzo, si riallacciò i bottoni della camicetta, sbottonati dalle esperte mani di lui.
“Non credi che dovremmo tornare in classe? La campanella  è già suonata da un bel po’…” Disse mentre, cautamente, allungava il collo oltre la ringhiera delle scale tentando di verificare se, ai pianerottoli dei piani inferiori, ci fosse qualcuno.
Ma Shaoran la riattirò a sé possessivamente, stringendola tanto forte che alla ragazza quasi mancò il respiro… O la colpa di quest’ultima cosa era forse di quegli occhi ambrati che la fissavano in modo così caldo?
“Non penso proprio.” Asserì Li mentre, poggiando il viso contro al collo di lei, le solleticava la pelle con il suo alito caldo.
A quella sensazione Sakura rise, non potendo evitare di farlo. Cercò di trattenere l’ennesimo sospiro e portò involontariamente una mano fra i folti capelli castani di lui intimandogli tacitamente di continuare a baciarla.
Ed il ragazzo capì al volo quella sorta di ordine impartitogli nel silenzio, riprendendo a lambire il collo di lei con le sue labbra.
“Però ci daranno di nuovo una nota…” Sussurrò Kinomoto mentre, facendo scivolare lenta la mano via dalla nuca di lui, sfilava la sua camicia dai pantaloni e portava entrambe le mani sotto di essa, prendendo ad accarezzare i suoi muscoli, che si contraevano man mano che Li scendeva con i baci.
“E’ colpa loro!” Asserì convinto il ragazzo, ansante. “Non avrebbero dovuto metterci in classi separate quest’anno. E’ un’atroce tortura per me, sai?”
“Lo è di più per me!” Ribattè scherzosamente la castana, lasciando che il cinese le sbottonasse di nuovo la camicia in modo da potersi dedicare al suo collo in modo più serio.
La spinse poi delicatamente per le spalle e la fece sdraiare sulle scale, dedicandosi avido alle sue labbra fruttate.
Stava per far scivolare una delle sue mani all’interno della gonna della divisa di lei, ma qualcuno alle loro spalle si schiarì la gola cercando, forse, di attirare l’attenzione di entrambi.
Atterriti, i due si voltarono nella direzione da cui il suono proveniva. Si ripresero dallo spavento immediatamente, notando che chi li aveva interrotti altri non erano che Takashi e Chiharu, anche loro quell’anno costretti in due classi differenti: Mihamara con Li e Yamazaki con Kinomoto. Spesso i quattro si chiedevano se quel caso fosse davvero frutto di una coincidenza.
Sakura si riallacciò per l’ennesima volta la camicetta mentre Shaoran riponeva la sua all’interno di pantaloni. Si stupì di trovare essi sbottonati e lanciò in merito un’occhiatina sarcastica alla castana, che gli diede risposta con una linguaccia.
Forza dell’abitudine!” Spiegò in breve la giovane mimando le parole con le labbra.
I due nuovi arrivati attesero pazienti che i due amici si ricomponessero, infine presero a fissarli con sguardo severo.
“Abbiamo girato mezza scuola per trovarvi.” Sibilò Chiharu con la fronte aggrottata e le braccia conserte. “Vero Takashi?”
Cercava man forte nel proprio ragazzo, ma egli era avvolto da chissà quale nube di pensieri.
“Con me Chiharu queste cose non le vuole fare.” Mugugnò fra sé e sé serio il moro a testa bassa, credendo che nessuno lo stesse ascoltando.
Ma gli altri presenti lo udirono eccome. Sakura e Shaoran lo fissavano perplessi mentre Mihamara, con le mani che pulsavano dalla voglia di malmenarlo, gli regalò uno sguardo omicida degno di nota poco prima di dargli un calcio nello stinco e farlo ruzzolare giù da quei pochi scalini che lo dividevano dall’altro pianerottolo.
Soddisfatta dall’operato, l’energica castana rivolse nuovamente gli occhi sui due protagonisti della faccenda.
“Ma non è questo quello che conta!” Disse poi con espressione meno burbera, sventolando per aria una mano. Forse massacrare il suo ragazzo era per lei una sorta di antistress o, comunque, qualcosa che le rincarava la naturale dose di endorfina. “Il preside vuole vedervi.”
Sakura sobbalzò, preoccupata. “Il preside?”
“Esattamente.” Asserì l’altra. “Vuole parlarvi. È infastidito dal fatto che voi due facciate spesso dei ritardi mostruosi e per di più simultanei alle lezioni. Ha detto che vi vuole nel suo ufficio immediatamente.”
Li e Kinomoto, titubanti, si levarono in piedi e presero a scendere lentamente le scale, sicuri di stare dirigendosi verso il proprio patibolo.
“Altro che nota…” Proferì la castana deglutendo. “Stavolta ci scappa una sospensione.”
La voce di Mihamara, però, richiamò nuovamente la loro attenzione.
Trovandosi già una rampa di scale più in basso rispetto ai loro compagni, i due dovettero alzare la testa per poter guardare la ragazza negli occhi.
Chiharu si sporse oltre la ringhiera e lasciò cadere qualcosa nelle mani di Shaoran.
“La tua cravatta, Li.” Disse la castana, dall’alto. “Lasciamo che ciò che combinate qua su resti sottinteso e non esplicito, va bene?”
I due annuirono sicuri e ripresero la loro discesa, mentre Yamazaki fece appena in tempo ad alzarsi per augurare loro buona fortuna.


“UNA CHIAMATA! E DAL PRESIDE, PER GIUNTA!”
Era da almeno venti minuti che Touya camminava su e giù per il salotto, più o meno da quando lei aveva rimesso piede in casa; suo padre, stranamente, non aveva ancora proferito parola.
E così il preside dell’istituto non solo aveva fatto sia a lei che a Shaoran una lavata di capo coi fiocchi, aveva addirittura chiamato le rispettive famiglie informandole della situazione di disagio che si era venuta a creare a scuola.
“Finchè erano solo note quelle che portavi a casa andava ancora bene nei limiti del possibile!” Continuava imperterrito Touya. Ma era possibile che non si accorgesse del fatto che lei nemmeno lo stava a sentire? “Ma addirittura una telefonata da parte del preside… Questo è troppo, signorina! Lo capisci o no?”
Sé, sé… Lo capiva!
Piuttosto, aveva qualcosa di più interessante a cui pensare… Tra una cosa e l’altra si era quasi dimenticata che quel pomeriggio, essendo quello il giorno del suo compleanno, Shaoran le aveva preparato una bella sorpresa. Ancora si domandava cosa potesse essere.
Diede perciò una furtiva occhiata all’orologio appeso alla parete del soggiorno e notò con disappunto che erano già le due e mezza. Ancora tre quarti d’ora ed avrebbe dovuto incontrarsi con Li sotto casa sua.
“Ma guardala, nemmeno mi ascolta!” Proferì allora esasperato il moro, notando spiacevolmente che la sorella era tutta intenta a fare dell’altro piuttosto che ascoltarlo con la dovuta attenzione.
In fondo quella era o non era una sgridata? O almeno qualcosa che vagamente le potesse somigliare…
Sakura, scocciata, sbuffò alzandosi in piedi. “Ti ascolto Touya! Tanto, telefonata del preside o nota che sia, tu mi ripeti sempre le stesse cose! Dillo chiaro e tondo che reagisci in modo così grave solo perché di mezzo c’è Shaoran!”
Il moro, offeso nell’orgoglio, la spinse poco dolcemente sul divano costringendola a sedersi di nuovo.
“Sei diventata di un’insolenza spaventosa!” Esclamò, volgendo poi il proprio sguardo sul padre che, perennemente, aveva tenuto il capo chinato e le braccia conserte ascoltando il discorso –o meglio il monologo di Touya- fra i due. “E tu non dici niente, papà?!”
Fujitaka diede una celere occhiata prima al figlio, che ansimava a causa delle urla, poi a Sakura, che gli sorrideva speranzosa in un perdono istantaneo. Si alzò allora in piedi dal divano su cui si era seduto e si avvicinò ai suoi due figli, guardando poi con inaspettata severità la ragazza.
“Stavolta non la passi liscia, Sakura. La disciplina è una cosa importante che devi imparare al più presto possibile.” Le disse con tono grave mentre la sua espressione accigliata non cambiava di una virgola.
“Ma…” Tentò di ribattere lei, ma il padre, con un cenno della mano, la zittì.
“Sei in punizione per una settimana: non uscirai se non per andare a scuola, niente cellulare e niente telefonate dal fisso. E la punizione parte da oggi!”
“Co-cosa?!” Esclamò allibita la castana scattando nuovamente in piedi, per nulla d’accordo con la decisione di Fujitaka. “Ma oggi è il mio compleanno! Shaoran voleva portarmi da qualche parte per festeggiare e…”
“Mi pare che durante l’anno abbiate già festeggiato abbastanza ritardando ad un mucchio di lezioni!” La interruppe nuovamente l’uomo, con fare autoritario. “Questa è la mia decisione, sulla quale non ho intenzione di ritornare! Sei in punizione, e questo è quanto!”
Sakura, con le lacrime agli occhi per l’ingente rabbia che provava dentro di sé, strinse i pugni e scattò verso la porta del soggiorno colpendo suo fratello con una spalla.
Il moro, fissando confuso sua sorella scappare di sopra, si grattò la nuca lasciato perplesso dalla decisione del padre.
“Non credi di essere stato un po’ troppo duro con lei?” Gli domandò allora. “Anch’io sono d’accordo sul fatto di metterla in punizione, ma addirittura impedirle di uscire il giorno del suo compleanno…”
“Ho esagerato secondo te?” Gli chiese di rimando Fujitaka, fissandolo con sguardo lievemente colpevole.
Touya annuì. “Un po’…”
“Mi dispiace molto averlo fatto…” Ammise il castano abbassando lo sguardo. “Ma è solo per il suo bene. E poi potrà festeggiare comunque con Shaoran una volta finita la punizione, non vedo dove sia il problema!”
Detto questo, l’uomo uscì dal soggiorno per andare a sistemare la cucina, ancora sporca dopo il pranzo finito bruscamente di quella giornata.
Touya si sedette sul divano e ripensò attonito alla scena alla quale aveva appena assistito: suo padre non era stato mai, mai, tanto severo con uno dei suoi figli.
Il ragazzo aveva ragione di credere che anche Fujitaka fosse piuttosto innervosito dal fatto che Sakura facesse dei ritardi così ingenti con il cinese, alias suo ragazzo.
E come poteva lui, Touya Kinomoto, il fratello più geloso mai esistito sulla faccia della terra, dargli torto in questo?

Che cosa?!
“Te l’ho detto! Non ha la minima intenzione di farmi uscire di casa per i prossimi sette giorni!”
Una volta fuggita dal soggiorno, Sakura si era rifugiata nella sua stanza (non senza aver prima cacciato fuori Kero-chan) e lì, una volta in tutta tranquillità, aveva chiamato Shaoran informandolo di cosa suo padre le avesse appena combinato.
Quindi oggi niente sorpresa per il tuo compleanno, suppongo…
Al sentire quella frase Kinomoto andò su tutte le furie, molto più di quanto già non lo fosse. Li si era tanto affannato al fine di prepararle una bella sorpresa ed ora ecco che lo ripagava rendendolo triste.
“No, non preoccuparti! Oggi io e te usciremo insieme e mi mostrerai la tua sorpresa, dovesse cascare il mondo!” Dichiarò energica la castana, piena di determinazione.
Il ragazzo, però, non riusciva a crederle. “E come pensi di uscire di casa oggi pomeriggio? I tuoi non te lo permetteranno mai!
“E chi ha parlato di pomeriggio?” Gli domandò di rimando la giovane con tono malizioso.
Shaoran rimase piuttosto perplesso. “Non avrai mica intenzione di…
“Uscire questa notte? Esatto! Tanto tutti dormiranno e nessuno mi sentirà andarmene!” Completò per lui la castana, euforica. “Per quella sorpresa che mi hai preparato… C’è differenza fra il giorno e la notte?”
Li sembrò pensarci su qualche istante, infine rispose. “No… Almeno, non molto sostanziale.
“Perfetto!” Esclamò Sakura al settimo cielo. “A che ora ci incontriamo?”
Passo sotto casa tua con la moto alle undici e mezza, d’accordo?” Le propose Shaoran con tono di voce sognante.
Kinomoto, invece, cadde nel baratro della disperazione.
Quella moto… Era dal giorno del suo sedicesimo compleanno, ovvero da poco più di un anno prima, che lui andava in giro con quella dannatissima Yamaha-vattelapesca R1 blu che sua madre gli aveva regalato. Ed, ovviamente, tutte le volte che andavano a fare qualche gita lei non doveva mai permettersi di proferire la parola autobus… Mai!
Ci pensava Shaoran a scarrozzarla di qua e di la sul suo mezzo privato. Le aveva già anche assicurato che, non appena raggiunta la giusta età, si sarebbe comprato una moto ancora più bella e potente… La ragazza tremava al solo pensiero.
Ma, per farlo contento, accondiscendeva sempre alla sua richiesta di usare quella… Cosa come mezzo di trasporto. In fondo, negli ultimi tempi, anche la giovane aveva iniziato a divertirsi in sella a quella moto, senza contare il fatto che Li era un pilota semplicemente eccezionale.
Stava di fatto che, comunque, tutte le volte che  pensava di doverci salire sopra si sentiva un po’ tesa.
Sentendo tutto questo silenzio dall’altra parte della cornetta, il castano cominciò ad implorare la propria ragazza con tono supplichevole.
Dai, ti prometto che arrivo sotto casa tua senza fare rumore e non sveglio nessuno, andrò pianissimo e non faccio nessuna pazzia tipo impennate, accelerate improvvise o curve prese con eccessiva velocità… Per favore…
Come poteva dire di no in un frangente del genere? Quel tono di voce lamentosamente dolce e l’immagine di quegli occhioni da cerbiatto supplicanti che aveva nella sua testa la portarono, infine, ad assentire.
Grazie Sakura! Sei un angelo! Ti amo!
Detto questo, senza nemmeno attendere risposta da parte di lei, il ragazzo chiuse la conversazione… Sicuramente era scappato a sistemare la sua moto per la serata.
Prevedibile!
La castana posò il cordless (rubato senza essere notata dai suoi) sul comodino e sorrise, pensando a cosa il suo ragazzo potesse aver organizzato per il suo compleanno.

Ore undici ed un quarto.
Stranamente in orario, anzi, in anticipo.
Suo padre era andato a letto da un bel pezzo; quel giorno era tornato da una lunga permanenza in un sito di scavi nel sud-est della Cina. Suo fratello, invece, era passato a darle la buonanotte da poco più di cinque minuti.
Sakura sperava caldamente che si addormentasse profondamente entro i prossimi quindici minuti, altrimenti avrebbe udito il motore della moto di Shaoran e, di conseguenza, avrebbe scoperto la sua fuga.
Era addirittura pronta ad usare sul fratellone la grande forza di Sleep per farlo cadere celermente nel mondo dei sogni.
Rimuginando su questo non si accorse che si erano già fatte le undici e mezza. Corse accanto alla finestra e lì si appostò, attendendo pazientemente che la chioma castana di Shaoran facesse capolino da qualche angolo.
Improvvisamente, però, si ritrovò a pensare che il ragazzo sarebbe venuto da lei in moto, perciò più che una folta chioma bruna l’unica cosa che avrebbe intravisto sarebbe stata un casco blu.
Pochi minuti più tardi notò una figura che si muoveva lenta sulla strada avvolta nell’ombra; per le mani sembrava avere qualcosa…
“Pssst! Sakura?”
Quell’individuo la chiamava, sottovoce per giunta… Chi altri poteva essere se non…
“Shaoran?” Domandò la ragazza, alzandosi in piedi.
“E chi se no?” Ridacchiò il castano, voltandosi poi per sistemare la moto sul cavalletto. Ecco cos’era ciò che stava trasportando a mano.
“L’hai portata a mano da casa tua?!” Gli chiese allibita Kinomoto, sporgendosi di un poco fuori dalla finestra.
“No, assolutamente!” Dichiarò Shaoran, sventolando una mano. “L’ho spenta due isolati più indietro, altrimenti i tuoi avrebbero sicuramente sentito il rombo del motore di questa meraviglia!”
Detto questo, gli occhi del castano assunsero una curiosa forma a cuoricino ed il giovane cominciò ad accarezzare dolcemente la carrozzeria blu elettrico della sua moto.
Kinomoto, offesa da tale comportamento, chiuse la finestra con più forza del dovuto e ne fece sbattere violentemente i vetri. Temette di aver svegliato qualche componente della sua famiglia, soprattutto il piccolo Kero-chan, coricato in una posizione poco graziosa nel suo lettino, ma facendo un breve giro di ricognizione la ragazza appurò che tutti in quella casa stavano beatamente dormendo.
Si recò all’ingresso ed aprì piano l’uscio, evitando di fare anche il più minimo rumore nel far scattare la serratura della porta. Infine, non senza prima aver fatto una sonora pernacchia alle sue spalle indirizzandola al padre ed al fratello, la castana si fiondò all’esterno e raggiunse Li, ancora intento ad amoreggiare, come lei diceva, con il suo mezzo.
“Sai,” Proferì allora standogli alle spalle mentre pestava insistentemente un piede. “Scommetto che se si potessero sposare gli oggetti, tu molleresti me per quella cosa lì!”
Il castano, notando l’alta dose di sarcasmo che strabordava dalle parole delle sua ragazza, decise di stare al gioco in qualche modo.
“E perché no? Lei è perfetta!” Dichiarò allora, accarezzando il parabrezza perfettamente lucidato della sua Yamaha; non un solo moscerino morto trionfava su di esso. “E’ bellissima, non si lamenta mai, ha un colore meraviglioso, parla solo quando voglio io e si può accendere o spegnere a piacimento… Che cosa mai le manca?”
Sakura, sorridendo maliziosa, gli si fece più prossima e lo afferrò per il colletto del giubbotto nero da pilota, sussurrandogli qualcosa nell’orecchio.
Una volta che si fu allontanata da lui, il ragazzo si mise a braccia conserte ed aggrottò la fronte. “Se la metti su questo piano hai ragione, sei mille volte meglio tu!”
“Volevo ben dire!” Esclamò Kinomoto sistemandosi i capelli con una mano con finta aria superba.
Shaoran temette, comunque, che Sakura ci fosse in qualche modo rimasta male.
“A parte gli scherzi, non crederai davvero che preferisca lei a te?” Le domandò un po’ ansioso mentre gli si avvicinava e la ghermiva per le spalle.
La castana sospirò. “No Shaoran, non preoccuparti di questo! Ci sono già io che mi do mentalmente dell’idiota per essere gelosa di un oggetto… Però è più forte di me!”
“Ehy,” Le disse allora lui, accarezzandole la punta del naso. “Per me ci sei e ci sarai sempre solo tu, chiaro?”
“Sì, lo so, però… Ultimamente ti stai prendendo così tanta cura della tua moto, si vede che ti piace molto, e dato che io per questo tipo di mezzi non vado proprio pazza non vorrei che un giorno questo potesse essere fonte di litigio per noi…” (in casa mia lo è  -___-  Nd Moko)
Li la fissò a bocca aperta, completamente esterrefatto. “No, no e poi no! Non capiterebbe mai e poi mai una cosa simile! Se tu ora, qui, seduta stante, mi dessi l‘ultimatum di scegliere fra te e la mia moto è ovvio che sceglierei te! Sono d’accordo, questo è il mio hobby, un passatempo che adoro, ma non sacrificherei mai nulla di prezioso come te per una cosa del genere, non scherziamo!”
Sakura sorrise; sapeva che Shaoran pensava tutte quelle cose, ma sentirselo dire fu di gran lunga molto più piacevole che crederlo per una sua convinzione.
“D’accordo.” Proferì allora, sorridente, mentre si recava presso il mezzo ed afferrava da sopra il serbatoio il doppio casco che il ragazzo aveva portato per lei. “Allora, si parte?”
Con un sorriso di rimando, Li afferrò il proprio casco blu e se lo mise nuovamente in testa, sedendosi poi sulla moto.
Infine gli venne in mente che avrebbe dovuto dare una mano alla ragazza nel salire sul posto retrostante del mezzo, ma con sua grande sorpresa la castana era riuscita a montare da sola con una certa agilità.
Notando che il giovane continuava a fissarla un po’ perplesso Sakura fece roteare gli occhi, seccata.
“Che c’è? Ormai ho preso un po’ di destrezza nel salirci, anche perché comincia un po’ piacermi… Qualcosa in contrario?” Proferì con le gote lievemente tinte di rosso per l’imbarazzo.
Il castano le sorrise e le diede un tenero buffetto sul casco, facendo rintoccare il suono in modo ovattato all’interno di esso. “Sei troppo un amore di ragazza, lo sai?”
Sakura arrossì ancora di più ed abbassò la visiera in plastica trasparente, intimando al ragazzo di partire.
Shaoran si volse verso il quadrante, ma prima di mettere in moto il motore cercò di allontanarsi un poco da casa Kinomoto spingendo il mezzo facendo forza con la gamba destra. Una volta che fu distante dall’abitazione almeno cento metri girò la chiave nella toppa e lasciò andare la frizione, dando poi un po’ di gas.
“Schiariamoci la gola!” Rise il castano, ben sapendo di far arrabbiare la ragazza con quell’atteggiamento.
Infatti la reazione da parte di lei non tardò ad arrivare. Subito cominciò a riempire di pugni la schiena del ragazzo.
“Scemo, in casa ci sentono!” Esclamò stizzita tra un colpo e l’altro.
Il giovane le fece la linguaccia e si abbassò la visiera prima di ingranare la prima e dare una lieve accelerata.
“Tieniti forte, mi raccomando!” Disse allora Li, con la voce che giungeva giusto per un soffio alle orecchie della castana.
Tieniti forte?” Ripetè la ragazza confusa, stringendosi con più forza per un riflesso incondizionato alla schiena di lui. “Ma non avevi detto che saresti andato piano?”
“Beh…” Biascicò il cinese, scalando celermente le marce. “Ho detto una piccola bugia!”
Mettendo la sesta Shaoran accelerò in modo impressionante e per poco Sakura non rischiò di farsi un bel capitombolo sull’asfalto.
“Ti ho detto di reggerti!” Le urlò il castano volgendo di poco la testa verso di lei, ma giusto per qualche attimo, prima di riposarla su quella fredda striscia argentata che scorreva lesta sotto di loro.
“E tu decelera, SCEMO!” Schiamazzò di rimando la ragazza stringendosi ancora di più alla schiena di lui… O almeno per quanto le fosse possibile farlo, essendo già avvinghiata al suo corpo come una ventosa.
L’intero inizio del viaggio Kinomoto lo passò con il viso completamente affondato nella ruvida giacca di lui, cercando di guardare la strada il meno possibile e pregando di giungere presto a destinazione. Ma, percorso qualche chilometro, una sensazione che le fu familiare si risvegliò in lei; la provava spesso recentemente, tutte le volte che Shaoran la faceva salire sulla sua moto.
Qualcosa simile all’adrenalina cominciò a scorrerle nelle vene al posto del sangue e ciò le diede la forza di alzare lo sguardo e guardare le figure che, veloci e silenti, scorrevano accanto a loro con grande rapidità.
La ragazza improvvisamente notò che si trovavano in una strada molto più larga di quella regolare e che un guard rail più possente fungeva da protezione ai lati di essa; una tangenziale, senza dubbio.
Ma perché Shaoran la stava portando su una super strada a quell’ora di sera? Dove aveva intenzione di andare?
Ma i suoi interrogativi se li sarebbe tenuta ancora per un po’.


*****************************************************

Vi è piaciuta la prima parte? Spero caldamente di sì    ^___^  e spero soprattutto che sia piaciuta alla mia tesora!

La seconda parte la pubblico presto, promesso! Appena ho tempo di mettere pepè su EFP!  ^^
Intanto vi ringrazio per essere arrivati fino in fondo!
Se vi va ci vediamo alla prossima –ed ultima- parte!
Sayonara minna!
Moko-chan

   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Card Captor Sakura / Vai alla pagina dell'autore: sakura182blast