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Autore: Bitter_Inside    21/09/2014    0 recensioni
Una oneshot che tratta dell'incapacità di un cantante di sentirsi vivo e di provare emozioni al di fuori dei suoi concerti...
Ho un talento naturale per scegliere la categoria sbagliata, vogliate perdonarmi se... beh, in caso abbia sbagliato di nuovo.
Genere: Generale, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il suono di una chitarra elettrica.
Forte, duro, veloce, insistente.
Quel riff che si ripete sempre uguale, accompagnato dalla voce arrabbiata del cantante.
Arrabbiata, ma meravigliosa.
Un accenno di batteria, colpi ritmici sempre più veloci, che rallentano e poi ripartono velocissimi, accompagnati da chitarra, basso e dall'urlo del cantante.

Un testo arrabbiato quasi quanto l'uomo che l'ha scritta e che ora la sta cantando impeccabilmente, una canzone che si fa strada con prepotenza nelle orecchie di chiunque ascolti, grazie anche ad un'intensa parte strumentale, con chitarra e batteria che sembrano sfidarsi a vicenda, in una costante gara per sopraffare l'altro suono.
Ma è una gara persa in partenza quando il frontman, con voce potente, riprende a cantare.
Un timido accenno di basso, poi finisce.

Le canzoni si susseguono, una dopo l'altra, con la stessa intensità, la stessa passione, la stessa potente ira e quasi sempre lo stesso ritmo, sembra che gli altri membri della band non vogliano dare tregua agli strumenti nemmeno nei pezzi più lenti, malinconici e sofferti.

Le emozioni che l'uomo, al di fuori degli estenuanti live, non sa comunicare vengono ora fuori, ininterrottamente: ira, dolore, delusione, tristezza e perfino amore.

Il concerto termina e nessuno, assolutamente nessuno di quelli che lo conoscono realmente, nella sua vita privata, riesce a credere che quei testi, così eloquenti, così disperati, perfino romantici, talvolta, siano davvero suoi.
Nessuno riesce a credere che quell'uomo, freddo, distaccato e solitario sia capace di scrivere parole meravigliose e di cantarle con trasporto.

Il boato della folla, gli applausi, un confuso ringraziamento balbettato al microfono che fino a qualche secondo prima aveva impugnato con sicurezza, quasi come se la sua musica e la sua voce amplificata fossero un'arma invincibile, poi di nuovo il vuoto.

Come può qualcuno così insensibile ed incapace di dimostrare amore o amicizia far emergere con facilità il suo ricco mondo interiore, metterlo nero su bianco e poi, con altrettanta facilità, soffocare di nuovo brutalmente qualsiasi cosa lo renda umano?
O meglio, come si chiedevano i suoi conoscenti, come può qualcuno così parlare di sentimenti che certamente non conosce?

Eppure, ogni volta che saliva sul palco, ogni volta che si trovava da solo, con un foglio bianco davanti, l'uomo dava il meglio di sé e riempiva pagine e pagine freneticamente, come se il fuoco della creatività gli avesse sciolto il ghiaccio dell'indifferenza e dell'individualismo.

Ma il fuoco, che ardeva violentemente e rischiava di incendiare tutto, veniva prontamente domato, le fiamme ridotte ad innocue fiammelle in procinto di spegnersi a causa della mancanza di ossigeno.
Mancanza di ossigeno.

L'uomo si sentiva come una candela coperta da un bicchiere, destinata a bruciare ed a spegnersi in fretta.
Quando saliva sul palco o quando scriveva una nuova canzone per la sua band, il bicchiere veniva sollevato ed il fuoco veniva nuovamente alimentato, le fiamme crescevano, la candela si trasformava in un bosco incendiato e l'uomo aveva l'impressione che la sua stessa anima bruciasse insieme alla metaforica foresta.
Ma poi, qualcosa dentro di lui soffocava tutto ed aveva l'impressione di tornare ad essere un guscio vuoto, un mero involucro con sembianze umane.

Un altro concerto durante il tour, un'altra donna nel suo letto, cacciata poi il mattino seguente, un'altra ubriacatura, un'altra sigaretta fumata in fretta, un'altra giornata vuota, per poi vivere un'altra nottata unica sul palco e per sentirsi di nuovo vivo, anche se per poco.

Il ritmo della batteria è lento, ma costante.
La chitarra è altrettanto lenta, il suo suono meno duro del solito.
Un accenno di pianoforte, la cui presenza, sebbene discreta, non passa inosservata.
Una voce, la voce del cantante, prima dolce e poi forte, decisa, domina la melodia con le sue parole.

Il testo stavolta è triste, commovente e drammatico.
Una richiesta d'aiuto? Un disperato bisogno di essere compreso?
Una strana luce gli brilla negli occhi, la voce trema per un attimo e si incrina, prima di riprendere la tonalità giusta e mantenere la nota correttamente.
Nessuno sembra accorgersene, il pubblico è in delirio, lo acclama, urla il suo nome e quello della sua band e lui si sente, ancora una volta, vivo.

***

Angolo Autrice: spero che sia classificabile come storia... In fondo qualcosa succede, no? Non sono solo parole a caso, vero?
Boh. Basta blaterare, lasciate una recensione, se vi va, altrimenti ciao. *Saluta con la mano*

   
 
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