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Autore: Minga Donquixote    21/09/2014    4 recensioni
Doflamingo continua a rimuginare e pensare sull'unica causa che lo tiene sveglio ogni notte.
Lui, il grande Donquijote Doflamingo, Demone Celeste, Joker e chi ne ha più ne metta, non riusciva ad affrontare un semplice incubo.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donquijote Doflamingo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Doflamingo & Co'
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Cadeva.
Donquijote Doflamingo cadeva nel freddo e buio precipizio.
Si era sempre chiesto il motivo di quella caduta. 
Quando si addormentava e riapriva gli occhi si ritrovava lì, sospeso in una caduta silenziosa e tenebrosa. 
Ormai aveva affrontato quel sogno così tante volte che non temeva nemmeno di schiantarsi al suolo perchè...eccolo lì, in piedi in mezzo al vuoto, l'alta stazza e ancora gli occhiali fissi sul naso.
Guardò in alto e trovò quel bagliore dorato...puro, che lui non riusciva mai a raggiungere. 
Allungò una mano e chiuse il pugno su quella luce sempre così distante e quando riaprì il palmo la luce era sparita.
Abbassò lo sguardo e puntò gli occhi coperti sui piedi nudi. Non sapeva perchè ma si ritrovava sempre scalzo in quel sogno.
Camminò in avanti, certo che prima o poi qualcosa, in quella profonda oscurità, sarebbe uscita alla scoperto.
E infatti, come previsto, ecco una lunga via ornata di fiorellini e prato verde. Solo quei particolari rendevano accogliente l'ambiente.
Con un sorriso radiante mise avanti un piede nudo e poi un'altro e quando finalmente sfiorò con la pianta del piede sinistro il soffice fiore giallo, quello si appassì all'istante diventando secco, arido...morto.
Così come l'erba e tutti gli altri fiori, via via che calpestava il suolo. I fili d'erba diventarono pericolosi spilli di terra e i fiori si sgretolarono diventando sabbia. 
Quando giunse alla fine, un pollice lo distanziava di nuovo dal buio pesto, si bloccò e con il sorriso ormai smorto sulle labbra si piegò in ginocchio allungando la mano verso l'unica rosa senza spine rimasta in piedi. 
Al contatto, il fiore sembrò quasi tremare di paura ma la mano dell'uomo non si fermò e strappò via il fiore dal terreno e lo ammirò estasiato dal fatto che non gli si fosse scretolato o appassitto tra le dita.
Rimettendosi in piedi proseguì per il cammino e dopo quelle che parvero ore arrivò davanti a due porte. Ogniuna aveva inciso sul legno scuro parole dorate.
Quella di sinistra recitava la parola "Agiato" e quella di destra "Misero". 
Con passo deciso Doflamingo avanzò verso la porta di sinistra e la aprì di scatto entrandovi e richiudendosela alle spalle. Davanti a lui, una casetta disastrata e dalle finestre incrostate di sporco si ergeva nell'oscurità. All'interno vi era un lieve bagliore di quelle che sembravano candele.
Con una smorfia disgustata si guardò alle spalle e notò che su quella porta ora vi era incisa la parola "Misero".
Fece per aprire quella porta ma sembrava essersi definitivamente bloccata e non dava segni di volersi riaprire.
L'uomo si girò di nuovo ma adesso si trovava davanti ad un letto lacero, le lenzuola coperte di toppe cucite male o di colori diversi, e sotto di loro, giaceva una donna, il volto scuro, gli occhi ormai chiaramente privi di vita, il volto troppo scarno.
Un bambino vi era adagiato sopra e piangeva silenziosamente. Lui, invece, se ne stava lì. Dritto accanto alla bassa figura di un uomo abbastanza corpulento, sembrava che anche il suo viso non emanasse nessun'aura vitale.
Una voce infantile risuonò nella stanza. "Padre, è colpa tua se la mamma è morta"
Doflamingo fissò lo sguardo sulla donna e poi sull'uomo sentendo una rabbia insormontabile montargli dentro. Era colpa sua se quella donna era morta. Era colpa sua se non avevano le medicine adatte a curarla.
Chiuse gli occhi per un attimo e quando li riaprì scoprì che un liquido caldo gli bagnava le mani e quando notò cosa fosse si irrigidì. Lì, dove prima stringeva la rosa, ora vi era la testa mozzata di un'uomo, le mani coperte di sangue.
Con sguardo confuso ma piuttosto compiaciuto rialzò lo sguardo davanti a se, come se fosse fiero di aver fatto qualcosa, e scoprì diversi tizi in lussuosi vestiti e con delle specie di brocche sulla testa.
Avevano un sorriso strafottente sulle labbra e parlottavano tra di loro indicando con scherno l'uomo che si ergeva imperioso davanti a loro, con la testa morta del tizio ancora nella grossa mano.
Li riconobbe subito, quelli erano i Draghi Celesti.
Improvvisamente, quei tipi del Governo Mondiale presero ad allontanarsi troppo velocemente tanto che Doflamingo non riuscì nemmeno a fare un passo che una porta gli si chiuse in faccia.
La testa non era più nella sua mano, no, non più. Si guardò intorno, come alla ricerca di qualcosa e quando adocchiò un piccolo negozietto di frutta sempre in mezzo al nulla, camminò verso di esso.
"NON LASCIATELO SCAPPARE! I DRAGHI CELESTI LO VOGLIONO VIVO O MORTO" 
Un ragazzino dall'aria furba e dai capelli dorati uscì velocemente da quello stesso negozietto che tentava di raggiungere ora Doflamingo, che
fu costretto a bloccarsi.
Diversi uomini, dalle divise bianche, presero a seguire il bambino che riuscì a seminarli e nascondersi dentro un bidone.
Doflamingo si avvicinò silenzioso e guardò il bambino alzare di poco il coerchio di ferro e facendo spuntare un paio di lenti fuori da esso, guardandosi intorno. Certo di aver scampato il pericolo si tirò fuori e osservò qualcosa tra le braccia.
Doflamingo si avvicinò così tanto da poterlo quasi sfiorare e abbassò lo sguardo osservando la mela rossa nella mano del ragazzino. 
"C'è mancato poco ma ce l'ho fatta" affermò con voce vispa avvicinandosi ad un'altra figura di un bambino dalle labbra laccate di quel che sembrava rossetto. "Non potevo mica farti morire di fame, come fratello maggiore è compito mio proteggerti"
Doflamingo, dalla sua posizione accovacciata, aveva gli occhi leggermente sgranati. Quel bambino era in gamba.
"Ora vai al rifugio e restaci. Io proverò a prendere qualcos'altro."
Doflamingo allungò una mano grande alla testa bionda del ragazzino ma quando la toccò questa sfumò e insieme a tutto il vicolo scomparve lasciandolo di nuovo nel buio più totale.
Disperato e alla ricerca del ragazzino prese a correre alla cieca e dopo vari minuti inciampò in qualcosa finendo con il naso sul pavimento. Quando rialzò la testa e si raddrizzò gli occhiali sul ponte del naso, notò una scena orribile davanti a se.
Il bambino, sembrava lievemente più alto, aveva le piccole mani coperte da quel che pareva sangue e a terra, in un lago di liquido rosso, vi erano diversi uomini. Forse gli stessi che l'avevano pedinato qualche minuto prima.
Quello che doveva essere il fratellino giaceva ai suoi piedi con le labbra piegate in una smorfia di dolore e le guance erano solcate da due profonde cicatrici ricucite alla cavolo che sembravano allargargli le labbra in modo anormale, disgustoso.
Doflamingo abbassò una mano sul cuore del ragazzino a terra ma lo trovò ancora pulsante. Sospirò di sollievo. 
Poi, alzando lo sguardo, notò quello del bambino più grande. Quegli occhi, prima coperti da un paio di occhiali, ora erano ben aperti. Non c'era minima traccia di sorpresa o orrore nel suo sguardo. Quegli occhi così chiari, così puri, ora sembravano privi di vita proprio come quelli della donna morta su quel miserevole letto.
"Gli esseri umani..." le labbra del ragazzo si mossero appena ma Doflamingo udì quelle parole quasi se gli venissero urlate nelle orecchie. 
Si alzò e fece per andarsene. Non voleva ascoltare le parole di quel ragazzino. Non voleva udirle.
"...sono creature..." pareva quasi un singhiozzo. Doflamingo si girò, colto dall'improvvisa realizzazione, e si inginocchiò dietro il piccolo avvolgendo le braccia intorno al piccolo e magro corpicino.
"...spregevoli" 
Si, quella terribile e improvvisa realizzazione che lo portava a risvegliarsi sudato e spaventato nell'enorme letto della casa del suo nuovo paese, Dressorsa.
Quel bambino dagli occhi spenti non era altri che lui.



Angolo dell'Autrice
Ehm, ciao. Si, ultimamente sto avendo una passione ancor più ardente per questo misterioso personaggio, che Oda sta lentamente sviluppando. E poi, nell'ultimo capitolo c'è stata l'improvvisa comparsa di Corazon, il piccolo fratellino di Doflamingo. La cosa che m ha scioccato e colpito allo stesso tempo sono state proprio le cicatrici sul viso. E allora ho pensato, di certo non è stato Doflamingo a fargli quelle e chi se non altri se non I Draghi Celesti o gli stessi Marines che gli davano la caccia.
Poi le continue calcature di Doflamingo sull'essere umano mi fa pensare che Doflamingo e Corazon sono stati vittime di terribili torture e una vita misera portata avanti da soli loro due. Padre morto e madre morta= vita peggiore di quella che avevano.
Forse sbaglio a pensare in positivo verso Doflamingo e che Oda manderà a puttane tutti i miei sforzi di vedere una piccola speranza su questo personaggio ma per ora continuerò a sostenere che dietro alle crudeltà di Donquijote Doflamingo si nascondono dei motivi validi.

Grazie di aver letto.
  
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