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Autore: shane_lilith_riddle    22/09/2014    4 recensioni
Una fanciulla dai capelli corvini che suona il suo prezioso violino, un tetro e buio orfanatrofio, un nome in grado di rischiarare il buio, un misterioso giocattolaio, l'amore sconfinato tra due sorelle.. e un carillon.
Genere: Dark, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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L’ultimo Carillon.
 
 
 
C’era una volta, molto tempo fa, in una landa sconosciuta, una fanciulla dalla pelle chiara come la neve, i capelli corvini e gli occhi neri come pece.
Viveva in un orfanatrofio con la sorellina, la piccola Madeline, in seguito alla tragica scomparsa dei genitori.
Le due sorelle, però, non avrebbero potuto essere più diversi. L’una decisamente malinconica, ma molto coraggiosa, l’altra sempre allegra e sorridente, con morbidi boccoli fulvi a rischiararle il volto.
La maggiore ormai, era troppo grande per essere adottata, aveva già diciassette anni, e rassegnata alla sua sorte si occupava di tutti i bambini dell’oscuro luogo, regalando sorrisi e speranze, tanto che da loro era stata soprannominata “Luce”.
Quando Madeline venne finalmente adottata, Luce fu immensamente felice: la nuova famiglia era meravigliosa e non le avrebbero fatto mancare nulla, inoltre, anche la ragazza aveva il permesso di andarli a visitare ogni Natale, in cui portava sempre un Carrilon o una Boùle de Neige alla piccolina, uno per ogni ricordo che avevano condiviso, così che non si sentisse mai abbandonata, per stupirla e divertirla, e la piccola li conservava tutti con cura in una mensola sopra il lettino.
Si diceva che queste miniature di squisita fattura venissero confezionate da un vecchio e misterioso Giocattolaio, un uomo taciturno e solitario, dai tanti clienti ma dai pochi amici. Nella sua meravigliosa bottega entravano uomini e donne di ogni tipo e provenienti da ogni parte del mondo, dalle Indie alla Macedonia, per stupirsi e dilettarsi degli innumerevoli marchingegni, dalle ballerine caricate a molla alle ranocchie di legno saltellanti, per poi passare alle fatine dentro i carillon, che sbattevano le piccole ali quasi avessero vita propria. Ma cara al suo cuore era solo una cliente, Luce dai corvini capelli, l’unica a non essere intimorita dalla sua figura e dalle voci che giravano sul conto di quell’uomo: che fosse dotato di strani poteri…
Natale finalmente era alle porte, e come per ogni vigilia, nel cuore della notte Luce uscì di nascosto per suonare il suo violino sotto la luce lunare.
Conosceva solo una canzone da quando aveva memoria, canzone che però portava con sé un ricordo molto speciale: quello dei suoi genitori. Un ricordo di bambina ormai sbiadito nel tempo, avrebbero voluto farle prendere lezioni private, non erano vissuti tanto.
Ma Luce lo custodiva con cura, il loro ultimo regalo, di cui nessuno era a conoscenza. All’orfanatrofio non era consentito avere effetti personali.
La ragazza cominciò a suonare la sua dolce e triste nenia, i capelli neri sul volto, la lunga vestaglia candida contro il vento, le mani affusolate a sfiorare lievi le corde, tremanti.
Ma Luce non tremava per il freddo, nonostante le nuvole plumbee promettessero pioggia.
Era molto tempo, ormai, che stava male, ma quella notte il malessere pareva non volerla abbandonare, e un’oscura sensazione si impossessò di lei.
Mentre finiva la sua canzone, le nuvole coprirono la luna, e la pioggia si abbattè su ogni cosa.
Una forte fitta la colpì al petto, e tutto divenne chiaro.
Le continue stilettate, il malessere degli ultimi mesi..
Rapida corse Luce, oltre il cancello dell’orfanatrofio. Un senso di urgenza le premeva sull’anima: doveva assolutamente rivedere la sorella, un’ultima volta. Si trascinò dietro il piccolo violino, ormai non importava che si bagnasse, non importava che la vestaglia le si attaccasse alla pelle, che il freddo le entrasse nelle ossa, nell’animo, contava solo andare avanti.
Raggiunse le strade di sasso del paesino, sotto la pioggia scrosciante, ormai camminando a stento, con le guance arrossate e il respiro pesante, e finalmente, attraverso il buio la trovò: Casa della sorella.
Corse rapida fino alla finestra che sapeva essere di camera sua, e riuscì a sbirciare dentro. Nella stanza la piccola riposava al calduccio, sotto le coperte, nel suo lettino.
Le persiane erano socchiuse, e non poteva raggiungerla, non poteva entrare.
Poggiò la mano candida nel vetro appannato, come in una carezza.
Poi un’idea le attraversò la mente: Il Giocattolaio, la promessa che le aveva fatto. Non c’era tempo da perdere, presto!!
La piccola bottega stava proprio alla fine del paesello, e da lontano scorse una luce all’interno. Forse non era troppo tardi.. forse poteva ancora essere sveglio.
<< C’è nessuno?>> chiese sull’uscio. Il pesante portone si aprì, cigolando.
<> ripeté, ma dal buio nessuna risposta. Che fine aveva fatto la luce?
Entrò lentamente, avvolta nel silenzio, rendendosi conto che la bottega era vuota.
Dagli scaffali, centinaia di giocattoli, bambole e automi parevano fissarla nella penombra, con espressione impietosita e compassionevole.
Si dispiacevano forse per la sua sorte?
Luce, ormai senza fiato, si diresse svelta verso la mensola che sapeva essere dei Carillon. Restava poco tempo. E tra le varie invenzioni, alla fine scorse quella che faceva al caso suo: Una bolla vuota, con dentro solo neve. Sorrise soddisfatta, poi l’ennesima fitta. Il violino scivolò dalle sue mani, cadendo in mille pezzi, e alla fine fu solo buio.
 
La mattina di natale, la piccola Madeline era davvero agitata. Con l’ansia nel cuoricino chiamò la sua nuova mamma, raccontandole concitata dell’incubo che aveva avuto quella stessa notte notte.
La sorella maggiore era venuta a trovarla mentre dormiva, svegliandola. Piangeva, la sorella maggiore. Ma le aveva detto di non preoccuparsi, e che da quel momento tutto sarebbe andato per il meglio. Era tanto buona, la sorella maggiore, e lei non voleva che fosse triste.
Mentre la donna la rassicurava, qualcuno bussò alla porta.
Con i lunghi baffi bianchi dalle punte arrotolate e l’espressione triste, l’uomo conosciuto come il Giocattolaio chiedeva di Madeline.
<< Ho trovato questo in negozio >> mormorò porgendo alla piccola la scatola color pastello che teneva tra le mani, con sopra una piccola busta. << Ho fatto una promessa. >> disse ancora prima di andarsene, mentre la bambina apriva la busta.
Il biglietto recitava:
“ Non preoccuparti più di nulla piccola mia, tutto andrà bene d’ora in poi, e non mi vedrai mai più piangere. Ti voglio bene, Luce.”
 

E dentro il pacchetto, un Carillon con una bolla di vetro, dentro cui sedeva una ragazza dai lunghissimi capelli corvini e la vestaglia d’un candore immacolato. In mano reggeva un piccolo violino, che caricando il carillon, emetteva una dolce melodia.
Ma cosa più importante, sui suoi occhi chiusi e sul suo bel volto dall’espressione serena, era dipinto un incantevole sorriso.
  
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