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Autore: Giadina22688    22/09/2014    3 recensioni
Jocelyn non si voltò indietro neanche una volta verso quello che sarebbe diventato il passato suo e dei suoi figli. Ma quando il passato ti trova quali sono le tue possibilità?! Due fratelli, un legame forte. Le scelte saranno decisive... Amore, amicizia, lealtà possono essere le strategie migliori per vincere una guerra?
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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NdA: Salve a tutte lettrici... Eccoci arrivati alla fine della storia... Grazie infinite a chi mi ha seguito e sostenuto fino a questo momento, grazie a chi ha letto in silenzio, chi si è preso del tempo per dirmi cosa pensava della mia storia, chi l'ha aggiunta tra le ricordate, le seguite, le preferite... è stato un piacere e un onore avere qualcuno che leggesse i miei scritti, un grazie va anche a chi mi ha dato consigli, chi ha avuto il coraggio di fare critiche costruttive e sopratutto alle tre persone che per ogni capitolo era lì per sostenermi anche con una parola o una frase... per questo ho deciso di dedicare questa storia alle prime persone che hanno creduto in me come autrice... Perla Bane e JessyR89... se non fosse stato per EFP non vi avrei mai conosciute... e grazie anche a Stella13 sempre presente... Vi lascio alla fine della storia... a presto...

EPILOGO
 

 

DUE ANNI DOPO

 

Era il tempo trascorso dal giorno dalla sentenza che aveva scagionato appieno Clarissa e Jonathan e la vita all'Istituto era trascorsa in maniera tranquilla a parte qualche caccia grossa, facilmente risolta grazie all'esperienza che i ragazzi avevano maturato nel corso degli anni. Dopo la sua assoluzione in Consiglio, Jonathan era stato proposto da Alec come rappresentante dell'Istituto di New York, sia per come aveva condotto la questione di suo padre, insieme a sua sorella, sia perchè aveva acquisito ottime capacità di stratega che avevano risolto la situazione in più di un'occasione. Il processo della spada aveva permesso al moro di riporre la sua più totale fiducia nel Fairchild e ancora oggi non ne era pentito. Ad ogni riunione del Consiglio l'Istituto di New York era quello che aveva la reputazione migliore, accoglieva le proposte migliori e criticava ciò che non portava vantaggi o soluzioni durature al Clave. Quasi sempre ciò che proponeva o a cui dava il consenso veniva appoggiato anche dai rappresentanti dei Nascosti, non perchè fossero suo padre, il futuro suocero e Rapahel, ma perchè era molto bravo nel riconoscere ciò per cui valeva la pena. Jonathan non era stato comunque l'unico ad avere un ruolo nel Conclave, infatti, come previsto i seggi dei rappresentanti dei Nascosti erano stati affidati al Sommo Stregone di Brooklyn, per le sue capacità e la sua esperienza pluricentenaria, a Luke, che si divideva tra le riunioni del Consiglio e le classi dell'Istituto che istruiva insieme a Jocelyn, e a Raphael, considerato un ottimo capo clan, saggio e giusto.

Mentre i coniugi Garroway si occupavano dell'istruzione dei nuovi cacciatori, Jace Herondale e Simon Lewis, che si era impegnato ogni giorno in quei due anni per diventare un ottimo cacciatore, si occupavano della parte teorica e pratica dell'addestramento in battaglia. Come il suo futuro cognato anche Simon si era specializzato nelle armi a gittata, in particolare prediligeva la balestra al posto dell'arco.

Grazie alle conoscenze acquisite dalle ragazze ognuno dei cacciatori dell'Istituto aveva una propria arma creata si misura e potenziata dalla combinazione di rune e magia. Isabelle non si separava per niente al mondo dalla frusta che suo padre le aveva regalato e che le sue parabatai avevano modificato per lei, Jace e Jonathan, che talvolta combatteva con Fosforos, la spada lunga dei Morgenstern, in combinazione con Eosforos, la spada corta, impugnata da sua sorella, avevano due spade angeliche che erano state incantate in modo che si attivassero al nome delle fidanzate, l'arco di Alec e la balestra di Simon non mancavano mai un colpo e centravano sempre il bersaglio, le frecce e i dardi reagivano infatti al particolare battito dei "cuori" dei demoni. Perla, nonostante le insistenze di Jonathan, continuava a preferire la magia e le sue sole mani mentre Clary oltre ad avere uno stilo molto potente e la piccola Eosforos, nel fodero della cintura delle armi, era ormai specializzata nei coltelli da lancio ed era veramente precisa, non sbagliava mai un colpo e ognuno di essi andava a segno al millimetro. Lei e solo lei insegnava ai giovani cacciatori quell'arte, non c'era nessuna migliore di lei.

Quanto al primo trio parabatai nella storia dei Nephilim, Clary, Perla e Izzy erano state investite dal Console del grado di Cacciatori Angelici Speciali e venivano convocate per risolvere le situazioni più estreme in giro per il mondo.

Erano una forza della natura, i poteri della maghetta, le abilità combattive della mora e la creatività con le rune della rossa risultavano decisamente un'alchimia esplosiva a cui nessun demone riusciva a sottrarsi, considerando poi il fatto, per niente trascurabile, che i poteri di Perla erano ormai illimitati e incontrastabili. Lei e Magnus avevano creato insieme una barriera per contenerli ma era al sicuro sotto chiave nella biblioteca dell'Istituto e protetto da incantesimi.

 

 

TRE ANNI DOPO

 

Era appena iniziato il mese dei loro anniversari e ognuno di loro stava ricordando quello che era stato il giorno del loro matrimonio e le proposte precedentemente fatte e ricevute.

Jace, Simon e Jonathan avevano approfittato del fatto che le ragazze fossero fuori per una missione oltre oceano e aiutandosi a vicenda avevano organizzato tutto nei minimi dettagli, erano ormai cinque anni che stavano insieme ed era arrivato il momento di compiere un passo in più nel loro percorso di vita insieme.

Jonathan aveva consigliato Jace riguardo ai gusti della sorella e lo stesso aveva fatto quest'ultimo con Simon, Magnus e Alec, che ormai la considerava una "figlia", avevano parlato a lungo di Perla con il Fairchild consigliandolo ma anche mettendolo in guardia come bravi genitori.

Erano ormai anni che le coppie dormivano insieme nella stessa stanza, aveva pensato a tutto la maghetta la sera dei festeggiamenti per il raggiungimento della maggioretà sua e delle sue parabatai. Era stato il suo regalo di compleanno, grazie alla magia e alle domande casuali e mai sospettose sui gusti dei cacciatori, aveva trasformato le stanze da letto mescolando i gusti di ogni coppia e rendendole un luogo unico e speciale per ognuno di loro.

Jocelyn e Luke non avevano fatto i salti di gioia quando lo avevano scoperto, ma i loro figli erano ormai grandi e conoscendo l'aspettativa di vita dei cacciatori si erano limitati ad alcuni consigli ed un'alzata di spalle. Nonostante fossero consapevoli che l'amore che i figli provavano per Jace e Perla fosse vero e duraturo credevano ancora nelle tradizioni e speravano che un giorno o l'altro Jonathan e Jace si sarebbero dichiarati.

Apparvero in cucina perchè la maghetta stava morendo di fame e anche perchè volevano festeggiare, la missione era stata un successo, come sempre del resto, erano un trio quasi invincibile, servire il Conclave aveva i suoi vantaggi, infatti l'accesso alla città silente, ai suoi archivi e alla città di Diamante aveva dato a Clary, Perla e Isabelle conoscenze abbastanza potenti per creare una sinergia indissolubile tra la magia, le rune e l'adamas che aveva portato a nuove e potenti armi. Stavano sorridendo insieme ripensando alla velocità con cui avevano ucciso quei tre demoni Behemot che avevano attaccato Shangai, perchè avevano soltanto voglia di tornare a casa dai ragazzi e farsi coccolare, quando videro sul tavolo tre buste, ognuna con i loro nomi.

«Cosa pensate che siano?» chiese Clary avvicinandosi con altre per esaminarle da vicino. «Sono da parte dei ragazzi, hanno tre calligrafie diverse» aggiunse Izzy «Direi di aprirle e leggere» concluse Perla.

I ragazzi avevano passato la mattinata in palestra ad allenarsi con i nuovi giovani cacciatori, ad insegnare loro a conoscere le armi e le tecniche di base nel combattimento, per sapersi almeno difendere in caso di attacco. Era importante che imparassero a salvare le proprie vite prima, poi nei giorni seguenti sarebbero passati ai metodi migliori di attacco e neutralizzazione dei demoni. Prima di qualsiasi cosa avevano insegnato loro, Jonathan in particolare, che lo aveva imparato a spese sue e di Simon, che non esisteva l'egoismo in combattimento. Ognuno doveva contribuire alla buona riuscita della missione senza mettere in pericolo gli altri.

Erano stati grati di avere la testa impegnata in qualcosa di pratico altrimenti il nervosismo per ciò che avrebbero fatto quella sera li avrebbe travolti, erano shadowhunter e convivevano con la paura ogni istante della loro vita, ma niente li aveva preparati, o poteva farlo in qualunque modo, a quello che sarebbe stato. Il loro destino era nelle mani delle ragazze, o meglio in una sillaba che poteva elevare i loro cuori o farli sprofondare nell'oblio.

Ormai il nervosismo in palestra era palese perfino ai giovani cacciatori allievi, fu così che, dopo l'osservazione dell'ovvio da parte di uno di loro, Jace e Jonathan decreterano finito l'allenamento e li congedarono ricordando loro le lezioni pomeridiane con i coniugi Garroway.

Avevano preparato tutto nei minimi dettagli grazie anche all'aiuto del Sommo Stregone di Brooklyn, era risaputo che Magnus Bane era un esperto nell'organizzazione di feste e serate magnifiche.

C'erano solo due parole sul biglietto che messe insieme non dicevano niente, ma interpretate separatamente conducevano da qualche parte e suggerivano qualcosa. Erano tre stanze diverse dell'Istituto e le tre ragazze sapevano esattamente cosa rappresentavano per loro e per i ragazzi ma ancora non avevano nessuna idea del perchè le volessero vedere proprio lì e per di più con indosso un abito. Si guardarono negli occhi e con l'intesa che ormai avevano consolidato nel corso degli anni fecero la cosa che stavano pensando contemporaneamente. Si diressero nella stanza di Izzy e Simon, non tanto perchè avesse l'armadio più fornito, con la magia di Perla niente era impossibile, ma perchè era l'unica delle tre che ancora consultava riviste di moda. Qualunque cosa aspettasse loro se era richiesto un abito volevano che fosse il migliore perchè il desiderio più grande era lasciare a bocca aperta i loro ragazzi; non sapevano ancora cosa avevano loro riservato e che sarebbero stati Jace, Simon e Jonathan a lasciarle a bocca aperta.

Prima di lasciare la stanza di Izzy, le tre ragazze si abbracciarono e tratto un respiro profondo si diressero ognuna per la sua strada per scoprire ciò che i ragazzi avevano architettato. Non sapevano che cosa aspettarsi ma niente di tutto ciò che avevano immaginato si avvicinava a quello che si trovarono davanti.

La palestra era stata decorata con una pioggia di luci che pendevano dal soffitto, una coperta era stesa al centro della stanza e un cestino da pic nic vi era appoggiato sopra, Simon aveva uno splendido completo nero con una camicia bianca e un papillon, sembrava pronto per aprire le danze ad una delle feste che si teneva nella sala degli accordi, ma lì c'erano soltanto loro due in un atmosfera magica e romantica. Isabelle aveva scelto un abito lungo, senza spalline, nero in seta che metteva in risalto le sue rune e le sue cicatrici, faceva splendere la sua pelle diafana e le slanciava la figura, era una visione incantevole, pensava Simon, mentre lei si avvicinava e gli soffiava un dolce bacio sulle labbra.

«Che cosa stai tramando Simon Lewis?» domandò Isabelle accocolandosi a lui mentre le accarezzava la schiena e la stringeva dicendole che le era mancata.

La biblioteca era stato il luogo dove tutto era cominciato e nonostante conoscesse Jonathan come le sue tasche era nervosa, come mai era stata, non sapendo cosa avrebbe trovato superata la soglia di quella stanza. Ed eccolo lì in tutta la sua altezza, il suo splendore e il suo magnifico sorriso solo per lei che la stava aspettando. Lei fu felice di aver indossato un abito al ginocchio e le ballerine, perchè non appena lo vide assecondò l'impulso di corrergli incontro e farsi avvolgere dalle sue braccia forti e rassicuranti.

«Dopo avermi baciata, perchè so che lo vuoi, ti dispiacerebbe spiegarmi?!» chiese Perla sorridendo al suo fantastico ragazzo. E poi le sue labbra accolsero quelle di lui come un bicchiere d'acqua dopo una corsa, le era mancato terribilmente durante la missione, nonostante fossero ormai anni che stavano insieme ne sentiva lo amava ogni giorno di più e se non avesse avuto altro da fare avrebbe passato le sue intere giornate tra le sue braccia. Il posto che preferiva al mondo.

I colori che vedeva ogni volta le colpivano il cuore come la prima, era una gioia per gli occhi osservare le sfumature che la serra custodiva al suo interno e quella sera le sfumature più belle erano il giallo fieno dei suoi capelli e l'oro ambrato dei suoi occhi. Era seduto su quella stessa panchina che anni prima li avevi accolti entrambi, lui smarrito e confuso sulla sua identità lei abbagliata e incuriosita dalla bellezza che sua madre le aveva detto fosse conservata lì; la stava chiaramente aspettando e quando si accorse della sua presenza non potè che aprirsi uno splendido sorriso sul suo magnifico viso solo dedicato a lei.

«Che succede Jace?» domandò Clary andando a sedersi vicino al suo ragazzo permettendogli di stringerla tra le braccia e godendosi la familiare sensazione di sentirsi a casa. Non sapeva il perchè di quell'appuntamento nella serra ma vista l'atmosfera si sentiva nervosa e tranquilla allo stesso tempo. Distrattamente, mentre Jace si avvicinava per baciarla, si chiese se Izzy e Perla si sentivano come lei.

Ormai tutto l'Istituto sapeva che cos'era successo la sera in cui le ragazze erano rientrate dalla missione e, come se non bastasse, bastava guardarli tutti in faccia per capire che erano al settimo cielo. Avevano uno stupido sorriso stampato sul volto che a guardarlo troppo dava quasi la nausea. Fu durante una pausa pranzo dagli allenamenti che Alec chiese a Perla di raggiungerlo in biblioteca perchè doveva discutere con lei di una questione della massima importanza. La ragazza finì di pranzare con Jonathan mentre pensava per quale motivo veniva convocata dal direttore dell'Istituto senza la presenza del suo fidanzato, era questo ormai, o delle sue parabatai. Mentre lui e gli altri tornavano in palestra ad allenarsi lei si diresse in biblioteca.

«Chiudi la porta» la accolse il moro e le fece cenno di sedersi sulla poltrone di fronte alla sua davanti al camino. «Grazie per essere venuta subito. Sapevo della sorpresa che i ragazzi vi stavano organizzando perchè io e tuo padre abbiamo parlato con Jonathan e adesso vorrei chiederti aiuto per fare la mia.» disse Alec tutto d'un fiato mentre un lieve rossore colorava le sue guance.

«Cosa posso fare per te?» chiese la maghetta sfoggiando un allegro sorriso.

«Vorrei organizzare una specie di caccia al tesoro per tuo padre. Vorrei che mi aiutassi.» le rispose Alec, sapendo di invitarla a nozze, con un gioco del genere. Sapeva che come lui, adorava suo padre e avrebbe fatto di tutto per vederlo felice.

Si era svegliato da solo in quel grande letto che era solito condividere con Alexander perchè il suo ragazzo era dovuto rientrare in Istituto per questioni del Conclave, con calma si era alzato ed era andato in cucina dove sul bancone insieme alla sua colazione preferita aveva trovato una busta numerata con un post it scritto a mano.

Ho fatto la scelta più importante della mia vita, non ti resta che arrivare all'ultima busta, senza barare, per scoprire di cosa si tratta. Così recitava il bigliettino attaccato alla busta numero uno. Magnus non se lo fece ripetere due volte e aprì la busta, che riportava semplicemente il suo nome vergato nella calligrafia di Alec.

Era rimasto incuriosito da questo strano messaggio in codice e si era ripromesso che, una volta terminati i lavori che gli erano stati commissionati per la giornata, sarebbe andato in Istituto a trovare il suo ragazzo e sua figlia. Voleva proprio arrivare in fondo a questa faccenda e capire, era sicuro che fossero in combutta, cosa stessero combinando quei due insieme.

Aveva già salutato sua figlia e Jonathan ma ancora non era riuscito a trovare Alec, se non lo avesse conosciuto così bene avrebbe cominciato a preoccuparsi, ma aveva incontrato nel corridoio Jace ed era tranquillo. Si era allora avventurato nella sua stanza e dopo aver bussato e non aver ricevuto risposta aveva provato ad abbassare la maniglia della porta trovandola aperta, lì al centro del loro letto, a volte capitava che dormissero anche lì, c'era la busta numero due, azzurra come i suoi occhi, che recitava soltanto vorresti. Cominciava ad essere confuso ma il post it parlava chiaro, non gli era permesso barare e doveva arrivare fino alla fine, ma quanto mancava? E soprattutto dov'era finito il suo ragazzo?

Perla gli aveva detto di averlo visto solo quella mattina e che aveva comunicato ai ragazzi che aveva delle commissioni da fare e che si sarebbe assentato ma ancora nessuno di loro lo aveva visto o sentito rientrare. Forse, pensava Magnus, Alec lo stava aspettando nel suo loft. Sarebbe andato a controllare se per caso avessero mancato di incrociarsi.

Arrivato a casa sua, lo stregone capì che il suo ragazzo era stato lì, e forse c'era ancora, c'erano infatti sul pavimento una scia di vestiti lasciati cadere in direzione della camera da letto. Non era decisamente una cosa da Alec ma dopo tutti quegli anni in cui stavano insieme era normale che il cacciatore avesse preso coscienza del potere di seduzione che aveva sul suo Nascosto e forse aveva deciso di sfruttarlo. Ma quello che trovò nella sua stanza da letto non era che l'ennesima busta con una sola parola al suo interno: essere. Cominciava a domandarsi a che gioco stesse giocando Alec e soprattutto se le buste sarebbero finite. Voleva solo vedere il suo ragazzo, baciarlo e dimostrargli quanto lo amava ma da quando si era svegliato quella mattina, il moro sembrava essere sparito nel nulla.

Cominciava a spazientirsi e nonostante i suoi secoli di esperienza e vita c'era solo una persona che poteva aiutarlo in quel momento.

Si concentrò sul pensiero di sua figlia e cominciò a ripetere il suo nome ad alta voce. Pochi secondi più tardi aprì gli occhi e la vide davanti a sè.

«Mi cercavi?» chiese lei sorridendo al suo adorato padre. Sapeva perchè la stava cercando, ne era sicura, ma non poteva cedere adesso doveva solo fare con lui l'ultimo passo e portarlo con sè nel luogo in cui si trova l'ultima busta, la più importante.

Era già tutto pronto all'Istituto, lei e Alec aveva elaborato una caccia al tesoro perfetta, erano riusciti ad attirare l'attenzione di Magnus, incuriosirlo, il fatto che Alec non fosse mai dove lo stregone lo cercava contribuiva a creare la suspence di cui quei due avevano bisogno. Perla immaginava già la sorpresa e la reazione del padre quando avesse finalmente capito il gioco, la domanda e la decisione che il moro aveva preso.

«È tutto il giorno che non riesco a trovare Alexander, in compenso mi ha lasciato queste buste, tu ne sai qualcosa signorina?» le chiese Magnus squadrandola da capo a piedi, lei dal canto suo rimase impassibile e dopo esser stata riscossa dai suoi pensieri rispose dicendo «Prima che mi chiamassi per raggiungerti ero con lui e gli altri in cucina, se vuoi vederlo ti ci porto adesso.» Aveva un'espressione e un sorriso angelico stampato sul viso, era ormai tutto pronto all'Istituto non restava che l'arrivo dell'ospite d'onore e a giudicare dall'impazienza che suo padre aveva di vedere Alec ci sarebbero voluti solo pochi minuti.

«Portami all'Istituto, e giuro su Lilith che se mi sfugge di nuovo lo cercherò in capo al mondo e lo punirò con un incantesimo.»

Perla rideva sotto i baffi attenta a non farsi scoprire mentre lo stregone pronunciava queste parole, non aveva la minima idea di quello che lo aspettava una volta apparsi nella cucina.

Ed eccoli apparire con perfetto tempismo, padre e figlia, complice fino all'osso, davanti a tutti e ad una tavola imbadita. Per l'occasione erano arrivati da Alicante anche i suoi genitori e il suo fratellino. Alec aveva con sè tutte le persone più importanti con cui condividere quello che stava per fare, oddio non gli sembrava vero che stesse per chiedere la mano al suo stregone.

Era coraggioso in battaglia e saggio nel dirigere l'Istituto ma quando si trattava della sua vita voleva solo correre a nascondersi sotto le coperte. Teneva l'ultima busta nelle sue mani pronto a consegnarla al suo stregone e coronare così, sperava, il loro amore.

Quello che non aveva calcolato in tutto questo gioco era la faccia terrea e lo sguardo aggressivo che lo stregone gli lanciò non appena incontrò i suoi occhi azzurri come il cielo. Allora con cautela gli si avvicinò come avrebbe fatto con un licantropo appena trasformato e cercò di calmarlo porgendogli la busta e informandolo che era l'ultima.

Magnus afferrò la busta dalle sue mani e poi con un strattone lo attirò a sè e lo abbracciò. «Mi hai fatto preoccupare. È tutto il giorno che ti cerco e tu mi sfuggi, temevo che fosse successo qualcosa.» gli disse guardandolo negli occhi e cercando rassicurazione «E cos'è questo comitato di accoglienza? Non sono io quello che si è dato alla macchia, stavo lavorando.» continuò accorgendosi solo in quel momento di tutte le persone che avevano intorno.

«Prima che ti dica cosa sta succedendo vorrei sapere se hai con te le altre buste che ti ho lasciato» al cenno di assenso dello stregone Alec proseguì «metti insieme tutti i cartoncini compreso quello dell'ultimo e saprai perchè sono tutti qui.»

Non era mai stato così nervoso in vita sua, mentre lo stregone lasciava andare la sua mano per aprire l'ultima busta e fare quello che Alec gli aveva detto, lui, nel frattempo aveva preso per mano sua sorella e via via che lo stregone cominciava a capire di cosa si trattasse, le espressione di entrambi cambiavano. Ma fu quando lesse la gioia negli occhi del suo amore, che adesso lo guardava con gli occhi lucidi che Alec iniziò a rilassarsi e a sentirsi veramente felice. Anche se voleva sentire il suo ragazzo pronunciare ad alta voce la sillaba che avrebbe coronato la loro storia.

«Si, si, mille volte si, Alexander Gideon Lightwood. Sarei lo stregone pluricentenario più felice della storia.» alla risposta del suo stregone Alec lasciò la mano della sorella, che aveva quasi stritolato, e corse a gettarsi tra le braccia e le labbra del suo futuro marito.

Passarono la cena e il resto della serata ad organizzare quattro matrimoni e decidendo, all'unanimità, che ognuna delle coppie avrebbe avuto il proprio giorno perfetto concordando inoltre che maggio sarebbe stato l'ideale.

Ora come allora avevano organizzato una grande festa all'Istituto con tutta la loro famiglia per festeggiare il trionfo dell'amore. Erano tutti entusiasti, il matrimonio aveva giovato a tutti loro, li aveva resi potenti, sicuri, affiatati come non mai. Alle giovani leve non sfuggiva mai l'occasione di prendere in giro i loro insegnanti e istruttori su quanto fossero smielati e dolci e facessero venire il diabete da quanto si amavano, ma allo stesso modo si auguravano di trovare per loro una persona che li amasse così profondamente.

Era arrivato un altro Natale sereno all'Istituto di New York e intorno alla tavola imbadita Clary, Perla e Izzy guardavano i loro mariti aspettando l'occasione giusta per prendere la parola e fare l'annuncio che ormai da qualche mese aspettavano di poter esternare. Fu Jace che tintinnando il coltello sul bicchiere attirò l'attenzione di tutti e la spostò verso sua moglie, sua sorella e sua cognata.

Le ragazze si alzarono tenendosi per mano e ridacchiando come scolarette, erano felici ed emozionate di poter dare una così lieta notizia a tutta la famiglia, ricordavano fin troppo bene la reazione dei mariti.

«Venuti a conoscenza della nostra condizione Aline e Robert ci hanno concesso un congedo temporaneo che abbiamo cortesemente rifiutato» esordì Perla «Dopo aver discusso con i nostri cari e adorati mariti, che per la cronaca, ci sostengono in questa decisione...» continuò Izzy «... siamo ad annunciarvi che non rinunceremo alla nostra missione nonostante l'arrivo dei nostri piccoli.» concluse Clary.

Non appena le sue parole arrivarono al punto e le reazioni della famiglia si dimostrarono varie ma comunque entusiaste riprese «quando abbiamo scoperto di aspettare contemporaneamente un figlio, o una figlia, ci siamo guardate, ci siamo abbracciate e abbiamo pianto e riso. Siamo così contente di poter condividere tutto questo con voi.»

Guardò prima le sue parabatai e poi suo marito e capì che niente e nessuno avrebbe mai potuto ostacolarli, separarli o ferirli.

Un paio di mesi prima del parto delle ragazze Alec e Magnus riunirono ancora una volta la famiglia per presentare loro una persona speciale, la loro figlia adottiva. Come c'era da aspettarsi erano tutti completamente entusiasti del resto erano una grande e forte famiglia, potente e affiatata pronta a respingere, persino uccidere, chiunque avrebbe mai provato a far loro del male. Erano shadowhunters ed erano i migliori senza discussioni.

   
 
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