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Autore: gioconiglio    22/09/2014    0 recensioni
poi capii una cosa: Non potevo amarla.
Io ero una creatura della notte, un mostro immortale se non ucciso, lei era la creatura giusta, un umano la perfezione. Lei non doveva stare con me, l'amavo troppo per incatenarla a me ed era giusto che prendesse le sue decisioni da sola, Jack, lui sarebbe potuto essere un compagno ideale per lei, intelligente, bello, perspicace; un ragazzo tranquillo ed educato e non un animale nel senso stretto del termine.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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QUEL bacio, quel bacio che avevo tanto desiderato ora l'avevo dato. La lasciai, mi staccai dalle sue carnose e morbide labbra, fu lei ad avvicinarsi a me ora, me ne diede uno lei, le nostre lebbra si schiusero un bacio passionale, ora eravamo solo no due, lei ed io nel niente, sospesi dal niente come se fossimo nello spazio infinito, era bianco, sapevo che tutto questo sarebbe presto finito, speravo però che continuasse comunque. Ora sentivo che lei era pronta, le nostre lingue entrarono in contatto, io accarezzavo la sua e lei la mia; era una passionale e continua danza tra desiderio e malizia, come un'eclissi di sole a mezzogiorno; era impossibile, eravamo nostri, io ero suo e lei mia. Poi iniziò tutto a finire, le nostre bocche si richiusero e si staccarono, poi si ricongiunsero di nuovo e infine si allontanarono

-Ti amo- ripetei dolce

-Anche io ti amo, ti amo più di chiunque altro a questo mondo e lo sai, l'hai sempre saputo- fece tenendomi una mano su di una guancia, aveva una lacrima agli occhi, lei mi amava e non potevo essere più felice di così, finalmente era mia.

-Fa male?- chiese tenendomi il braccio ferito

-No- feci -Non molto ma con te vicina il dolore è sopportabile, tutto è sopportabile-

Eravamo arrivati all'ospedale, a Moonlight non ce n'erano, così Luke ci aveva condotti fino a SkyLand, una città molto più grande della nostra, e più a nord, la sua baia e il suo porto attiravano molti turisti, c'erano cinema, bar, alberghi e ristoranti nella zona turistica, ma noi eravamo capitati in una zona d'uffici in periferia, dove l'ospedale generale era la struttura più grande.

Io ed Elizabeth eravamo ancora abbracciati che ci dicevamo i nostri amori reciproci, le nostre passioni e desideri, Luke era rimasto in silenzio per tutto il viaggio, cosa che non era da lui, evidentemente era disturbato dal nostro comportamento, oppure la sua testa doveva dolere moltissimo a causa della ferita, che aveva ormai inondato la sua testa di sangue, come il mio braccio che era rosso scuro quanto ne aveva perso, Elizabeth invece tremava ancora un po', era lei quella in condizioni più gravi visto cosa le era capitato.

-Cosa diremo quando entreremo?- chiese lei a me

-Quello che è successo- feci, facendo un segno d'intesa a Luke che ricambiò

-Come?- fece lei a occhi aperti, un'attimo stupita -Non dovreste restare nell'ombra, nascosti agli umani?-

-Infatti- risposi

-Diremo che qualcuno ti ha messo le mani addosso e noi ti abbiamo difesa, quello che è successo- spiegò Luke, lei a quella risposta si strinse di più a me, gli riscese una lacrima dagli occhi ormai circondati da un'alone nero che era il suo make-up; Luke mise l'auto nel parcheggio d'emergenza, scese e aprì la portiera a me ed Elizabeth io la presi in braccio, era ancora scalza e con addosso quel vecchio vestito bianco, segno della perversione di quel maniaco succhia-sangue. Subito entrati Luke urlò

-Ci serve un medico-

E di nuovo subito eravamo stati assaliti da un'onda di medici ed infermieri con delle tute verdi di plastica, delle mascherine alla bocca e guanti alle mani che ci divisero mettendoci -o meglio- mettendo me e Luke in dei lettini bianchi dotati di rotelle, io protestavo

-No! Devo stare con Elizabeth- lei non era stata messa su una delle nostre brandine ma l'avevano seduta in una sedia e le stavano facendo domande dopo domande, lei tremava ma quegli idioti non sembravano accorgersene

-E' lei quella in condizioni più gravi! Lasciatemi, portate lei!- ma era inutile, mi sdraiarono e portarono in barella dentro una serie di corridoi, non sapevo che fine avessero fatto Luke e lei ma sentivo i mdici discutere

-E' ferito!- disse uno

-La sua temperatura supera i quaranta due gradi!- fece un'altra in panico

-Sto bene- feci io in tono normale, ma loro sembravano non notarlo, continuavano con i loro discorsi

-Il battito cardiaco è accelerato!- urlò una

-Serve del sedativo!- fece un'altra con la siringa in mano

-No! No!- urlai, quella era la mia temperatura normale, quello era il mio battito normale, andare lì era stata una pessima cosa, come potevano dei normali medici curare uno come me? Mi sentivo uno stupido, ero terrorizzato all'idea che mi avrebbero sedato, e se non mi fossi più svegliato? E se non avesse fatto effetto? E se mi trasformassi? L'infermiera stava prendendomi il braccio ancora buono, e mi infilò l'ago in vena.

Sentii un'enorme dolore penetrarmi nelle ossa, nei tessuti, ovunque, poi iniziai a perdere i sensi; vedevo il corridoio sdoppiarsi, per poi tornare tutto insieme, sentivo delle voci, parevano distanti ma sapevo che erano vicine, parlavano o meglio, vomitavano parole che non comprendevo, nella visione sempre monotona di quei lunghi corridoi verdi, a volte vedevo anche delle persone sedute su delle sedie vicine a delle porte pesanti a capo chino, con le mani incrociate e gli occhi sventrati, provai ad alzare la testa ma una mano mi bloccò. Attraversammo una porta di metallo scura, poi un'altro corridoio e sentii gli occhi pesanti, un'altro e non sentivo più, un'altro e non c'ero più.

Ero da solo adesso, ancora in quel lettino, di fronte a me nero, sotto di me nero, ovunque mi girassi nero, poi apparvero delle persone, prima Coraline, mi parlava ma facevo fatica a sentirla

-Lui la sedurrà, poi la ucciderà devi salvarla- disse mentre si allontanava

-E come?- feci io con un filo di voce, sapevo che non mi aveva sentito -Lui è immortale e più forte di me- era come un mio pensiero ad alta voce, ma lei lo udì; in un battito di ciglia era sopra di me

-Lei morirà!- urlava, la sua voce sembrava essere prodotta da un'immenso coro, i suoi occhi erano neri

-Se non fai qualcosa lei morirà!- dalla sua bocca uscirono insetti che divorarono, scomparve.

Ora ero in un bosco, fiori, gli alberi pieni di muschio, la riconoscevo, era la foresta attorno a Moonlight. Vedevo Elizabeth, correre veloce, io ero il lupo e la seguivo ma lei era più veloce di me, dietro a noi c'era Jack che ci inseguiva, io correvo con tutte le mie forze ma lei era più veloce e mi stava davanti, lui era più veloce e mi superò e la prese con se ed esplose in una pioggia di sangue ed organi che m'inondarono.

Poi eravamo io e Luke, sulla spiaggia ad osservare il mare che si frastagliava sulla costa, producendo scintille di luce riflessa di un sole rosso a tramonto, sentivo l'aria sulla faccia e sembrava tutto bellissimo, Luke mi parlava

-Che diremo?- chiese

-Che è inciampata ed è caduta da un precipizio- feci io, la mia coscienza non comandava quelle parole, niente comandava quelle parole, non ero io o meglio, non il vero me, Luke alzò una lattina e il non-me vece lo stesso, tintinnarono mentre le bevevamo; poi lei uscì dall'acqua, era una vampira , trasformata da Jack forse, non lo sapevo, prese Luke e lo uccise, poi si accanì su di me che mi alzai e mi spostai, ma allo stesso tempo restavo dov'ero, come se il mio corpo si muovesse ma io restassi sempre fermo immobile, il mio corpo cadde a terra morto non so come e lei si uccise.

Ripresi i sensi piano piano, avevo capito che si trattava della realtà perché la pinza che toglieva le schegge di vetro era vera e faceva male, ora potevo sentire le persone intorno a me parlare, il vetro insanguinato che veniva messo in un piatto di metallo che tintinnava, l'odore di sangue; il medico mi guardò

-Tu sei Boris Cooper?- chiese senza segno d'importanza, io non ero ancora completamente lucido

-Si- risposi un secondo in ritardo

-Stai bene?- continuò con lo stesso interesse di prima

-Si- questa volta ero credibile, solo ora mi accorsi che mi avevano tolto giacca e camicia per curarmi -Dove sono i miei amici?- chiesi

-Intendi il signor Johnson e la signorina Collins?- io rimasi un'attimo interdetto, come quando un'amico ti domanda come si chiama tua madre e tu stai per rispondere “mamma” da quante volte l'hai chiamata cosi

-Si- risposi

-Bene- fece sempre più disinteressato -Il ragazzo è a posto, è una ferita da niente- fece, io feci segno di continuare ma lui non mi badò, così glielo domandai

-Ed Elizabeth?-, lui sembrò interdetto nel rispondermi o meno, poi però lo fece

-Senta- iniziò -La signorina Collins sta parlando con uno psicologo, era sconvolta e in uno stato confusionale, ci servirà una dichiarazione per lasciarti andare, se vuole faccio entrare un'agente subito- fece abbassando la pinza e prendendo ago e filo da sutura, io annuii e lui lo chiamò.

Entrò in stanza un omone grande e grosso, l'uniforme blu era in netto contrasto con la pelle scura e due grandi baffoni aleggiavano sul suo volto, alla cintura portava delle manette, una torcia e un'arma, cosa che mi fece rabbrividire, si avvicinò a me.

-Sono il tenente Brown di SkyLand, tu sei?- chiese tirando fuori un taqquino e una penna, con i quali prendeva appunti

-Sono Boris Cooper- ripetei -Di Moonlight- aggiunsi

-Okay Boris, che è successo?- chiese annotando nome, cognome e città da dove provenivo; mentire stava diventando facile, gli raccontai tutto nel modo da non includere vampiri e licantropi nel racconto

-Allora, io e Luke, il mio amico, stavamo facendo un giro, quando abbiamo sentito qualcuno piangere, allora abbiamo seguito quel suono fino a trovare Elizabeth, un verme la stava molestando, credo, o comunque non le stava facendo delle coccole, non l'ho visto in faccia, fatto sta che lui mi ha colpito, io ho reagito insieme a Luke per difesa e prima ha colpito Luke con qualcosa, facendolo finire a terra, poi mi ha lanciato contro la sua auto, si era rotto il parabrezza, o un finestrino non so, fatto sta che poi è fuggito con la macchina lasciandoci soli- L'agente mi guardava strano, in cuor mio sapevo che non se l'era bevuta, ma poi mi disse

-Okay, va bene, ho già interrogato Luke e mi ha detto uguale, vado a sentire Elizabeth- fece, poi uscì.

Io restai solo con il medico in quella camera angusta, le pareti erano verdi acqua, per terra c'era del Linoleum, la stanza era dominata dalla brandina e la postazione del medico, dove si trovavano molti strumenti e il piatto metallico dove si trovavano le schegge di vetro che poco prima mi aveva tolto dal braccio, i punti che mi stava mettendo, mi guardava in modo distratto, mentre continuava a fare dentro fuori nella mia pelle

-Fuma?- mi chiese

-No- risposi -Perché?-

-Volevo sapere, quanti anni hai?-

-Dic...- mi interruppi, ma certo, aveva visto il mio tatuaggio e mi scambiava per un ragazzaccio, che stupido a non capirlo subito, pensai

-Ventuno compiuti- feci

-Ha la carta d'identità qui?-

-No-

-Patente?-

-No, non guido io- mentii

-Okay, qui ho finito, può andare- fece

-Grazie, dov'è la mia camicia e la giacca?-

-Appese al muro- mi girai e le vidi, la camicia me l'avevano lavata ed asciugata, anche se restava strappata, indossai sia la camicia sia la giacca di pelle che non presentava fori, ringraziai il medico e mi affrettai ad uscire, prima gli chiesi se sapessi dov'era Elizabeth

-Stanza 281- fece sempre distratto e privo d'interesse

-Grazie- feci e me ne andai.

Solo quando uscii mi accorsi che erano la cinque e tre quarti, mi aspettava una bella sgridata al mio ritorno, ma ora non mi importava, raggiunsi la camera di Elizabeth con l'ascensore, Luke era fuori seduto su una sedia, lo salutai abbracciandolo e restammo in silenzio ad aspettare Elizabeth, non volevo parlare, troppo stanco, comunicavamo con il pensiero

“Come va il braccio?”

“Bene, la tua testa”

“Ho perso parte del cervello” io lo guardai

“Scherzo”, sorrise

“Sei un idiota” e risi, alcune persone mi guardarono, decisi che era meglio tornare serio per non passare per uno squilibrato, del resto eravamo sempre in reparto psichiatria

“Hai notizie di Elizabeth?” pensai in domanda

“No, gli stanno chiedendo che è successo, credo”. Dopo di che non parlammo d'altro, lei uscì pochi minuti dopo, era felice nel vedermi, le avevano lavato il braccio che si era sporcato del mio sangue, ma il vestito era rimasto macchiato di rosso, io la salutai dandole un succoso bacio schiuso sulle labbra che lei ricambiò con piacere

-Com'è andata? Che ti hanno detto?-

-Che mi riprenderò, mi hanno consigliato di vedere una psicologa- mi disse porgendomi un biglietto, io non lo lessi

-Che hai intenzione di fare?- domandai

-Non voglio andarci, preferisco non pensarci e mi riuscirà di sicuro se avrò te vicino- fece dandomi un bacio sulla guancia, poi si rivolse a Luke

-Grazie per avermi aiutata, in tutto- lo abbracciò, lui le diede una pacca sulla spalla, era la prima volta che eravamo così da molti, troppi anni.

-Che facciamo?- domandò Luke

-Mangiamo insieme- propose Elizabeth, con entusiasmo

-Tesoro- feci -Il tuo vestito è...- non trovavo un modo per non ferire -Sporco, e non hai le scarpe- feci

-Ci fermiamo un secondo, ho dei soldi- fece sorridendo, credo di contare sul tuo senso estetico Boris- fece

-Va bene- conclusi -Hai il telefono per avvisare tuo padre?-

-Si, doveri averlo lasciato in macchina- disse a settimo cielo

-Bene, andiamo allora- era Luke.

Uscimmo senza pagare le cure, mi sentivo un po' un verme a non farlo, ma non avevamo soldi sufficienti per le cure, raggiungemmo il parcheggio in fretta e furia e salimmo in auto.

Quando finalmente uscimmo dal parcheggio interrato dell'ospedale notai che il sole era già calato e la luna e le stelle avevano preso il suo posto in un cielo stranamente sereno, nel tempo che eravamo anche usciti dall'enigmatico parcheggio all'aperto ero riuscito ad inviare un messaggio a mia mamma

“Io e Luke abbiamo avuto un'imprevisto bello però, ci tratteniamo per cena torno verso le dieci” lo inviai.

-Hai avvisato tuo papà?- feci ad Elizabeth che se ne stava accoccolata sul mio torso

-No- fece -Adesso lo avviso-

-Digli che sei uscita con delle amiche- proposi

-Perché?-

-Diciamo che non ci sopporta- feci io sorridendo e dando una pacca sulla schiena a Luke che guidava.

-Perché?- ripeté lei, ma stavolta il senso della domanda era un'altro, io presi un bel respiro

-Sa che cosa siamo- feci

-In che senso?-

-Sa che siamo dei... beh dei Lupi-, lei parve contrariata

-Perché? Non me ne ha mai parlato?- domandò più a se che a me

-Voleva proteggerti, non essere in collera con lui- feci abbracciandola stretta

-Mi ha privato di voi due- fece lei

-Lo so, ma immagina se io avessi perso la calma o comunque se la perdessi ancora adesso, cosa accadrebbe?- -Verresti ferita o ti ucciderei e se...- mi interruppe

-Amore, amore questo non può succedere-

-E come lo sai?-

-Perché continuerei a ricordarti quanto tu sei speciale- fece accarezzandomi le guance dov'era cresciuta un filo di peluria dai giorni in cui non me la facevo, ci baciammo di nuovo. Un bacio meno forte o passionale del primo, ma comunque bello

-Invia un messaggio a tuo padre, sarà in pensiero- feci, lei obbedì.

Avevamo guidato per appena qualche chilometro e già la città si stava animando e il primo negozio di vestiti ci siamo fermati, Elizabeth era stata fortunata, infatti era si una marca da pochi soldi ma anche carina, molte mie compagne di classe erano solite a comprare abiti lì.

-Okay, che taglia ti prendo?- domandai

-Una “M” dovrebbe andare- fece

-Di scarpe?-

-direi che il 37 e mezzo dovrebbe andare- fece baciandomi la guancia

-Tu Luke hai bisogno di qualcosa?- domandai

-No, sono a posto- fece, io uscii dalla macchina ed entrai in negozio.

Entrando notai che c'era solo una commessa, una ragazza di circa sedici anni, dai capelli corti, con alcuni ciuffi tinti di viola, aveva un pearcing al naso e uno all'orecchio, non era molto carina e quel suo aspetto dark era in netto contrasto con la divisa arancione del negozio, non sembrava interessata al suo lavoro ma più che altro a me, era evidente che il mio aspetto l'aveva colpita, infatti mi stava sempre attorno, più che con gli altri pochi clienti che c'erano in quel momento e mi attorniava con dei “Vuoi una mano”, “Se hai bisogno di qualsiasi cosa, chiamami” o ancora “Che cerchi di bello?” tutti i messaggi ovviamente avevano un secondo fine, più intimo e sconcio del primo, proponendomeli anche con voce calda e bassa.

Trovai dei bei vestiti per lei, un vestito rosa acceso senza maniche, avendo paura però che soffrisse il freddo le comprai anche una giacchetta nera e un paio di scarpe dalla suola alta anch'esse nere, trovavo che insieme non stessero affatto male, poi pensai al comprarmi una caicia nuova che fortunatamente trovai dello stesso colore e modello della mia. Pagai le sue cose e la mia camicia con metà soldi suoi e metà miei, non volevo spendesse troppo per quanto quei prezzi fossero bassi e tornai in macchina.

-Ecco i vestiti!- feci sorridendo, lei sembrava felice ed entrai, Luke si girò in rispetto di lei e l'aiutai col togliersi il lungo e pesante vestito da nonna bianco e mettersi quello rosa, quella fu la prima volta che la vidi in biancheria intima, i suoi seni erano valorizzati con un reggiseno bianco senza spalline che le facevano avere una taglia in più, le sue mutandine erano bianche anch'esse, parevano fatte di niente e non potevo non dire che non mi ero in parte eccitato a quella vista

-Posso aprire?- chiese Luke, lei sorrise

-Certo cucciolotto- fece con voce molto materna, come parlasse ad un vero cane, lui sembrò prendersela per finta per quel commento, mentre lei si metteva la giacca e le scarpe io mi tolsi il giubbotto di pelle e la camicia, restando a torso nudo, ora vidi io un fremito di piacere attraversare il suo corpo, sapevo che le piaceva il mio fisico e mi toccò gli addominali, io le presi la mano e me la portai alla bocca, le baciai i polpastrelli, poi le carezzai la guancia. Mi misi la camicia nuova e la vecchia la buttai

-Possiamo andare?- domandò Luke

-Certo- feci io guardando Elizabeth però, lui mise in moto la macchina e ci avviammo a cercare un ristorante, SkyLand non ne aveva moltissimi, ma comunque molti di più rispetto alla mia piccola Moonlight. Pochi minuti dopo eravamo arrivati alla zona più turistica, molte persone erano nei marciapiedi ai lati della strada, alcune tornavano a casa dopo una giornata di lavoro, altre erano come noi alla ricerca di un buon ristorante dove passare in felicità la serata, nella strada c'era un po' di coda, ma nulla di grave e alla fine ci trovammo di fronte ad un ristorante italiano, dentro era animato da molte persone, una canzone lirica usciva dalle sue mura e un forte odore di pizza invase le nostre narici anche se eravamo ancora in macchina.

-Che ne dite?- chiese Luke indicando il ristorante con il pollice

-Dico che è okay- fece Elizabeth sorridendo, io annuii

-Perfetto- concluse Luke svoltando in un vicolo e parcheggiando la vettura nel parcheggio del ristorante nel retro.

Appena entrati ci accolse molto calorosamente una donna anziana di origini italiane, era più bassa di noi, dai capelli scuri non ancora grigi anche se nel viso delle rughe erano visibili, era in tendente sovrappeso e agli occhi portava degli occhiali viola, indossava un vestito non elegante, con legato davanti un grembiule bianco, sembrava molto esuberante nei suoi modi

-Salve- fece Luke alzando una mano in segno di saluto

-Bona Sira!- esclamò lei parlando in un dialetto italiano

-Siamo in tre- continuò sorridendo

-Un tavolo per o'scarrafone, a su'fidanzata e l'ammichetto- fece con un misto di parole tra inglese e siciliano ad un'oste

-No, no ,no- fece Luke sorridendogli -Lei non è la mia fidanzata- io ed Elizabeth ci stavamo guardando a vicenda provando a non ridere ma allo stesso tempo eravamo stupiti che Luke ci capisse qualcosa di quel minestrone linguistico

-Oh Oh Oh!- stava ridendo? Non capivo -E' l'Ammichetta?- fece dandogli pacche sulla spalla -Si nu bravu guaglione-, poi parlò a noi tre

-Amunì!- fece facendo un cenno con la mano, noi decidemmo di seguirla. La vecchia pazza ci portò in una saletta a parte nel ristorante pieno, era molto carina e calda, le pareti erano rosse, di finto stucco dove c'erano affrescate alle pareti finte finestre che davano su colli scoscesi dove erano vaste le coltivazioni di vino, ci fece accomodare in un tavolo al centro della sala tutto tondo, poi tirò fuori dalla tasca centrale del suo grembiule un blocchetto e una penna evidentemente serviva per le ordinazioni, sul tavolo erano disposti quattro menu, lei ne prese uno e se lo mise sotto il braccio, noi leggemmo in silenzio.

-Chi voli?- chiese, io non avevo capito ciò che stava dicendo, guardai Elizabeth che sembrava più incerta di me e ci voltammo verso Luke che però stava guardando noi con la medesima espressione, ci stava insultando o voleva prendere le ordinazioni, io provai a parlare

-Okay, io prendo degli spaghetti e della coca cola- feci incerto

-Io una pizza e del te freddo- era Elizabeth incerta anche lei

-Io...- Luke era indeciso -Quello che ha preso lui- fece indicandomi, lei annotava tutto sul block, dall'altro lato del ristorante un uomo urlò qualcosa che non capii

-Zìttuti!- urlò lei a lui andandosene, prima che la sua voce fosse mascherata dalle tante voci nel piccolo edificio capii la frase “Che do cojoni”, poi più niente.

-Allora- era Luke -Che si fa?-

-In che senso?- domandò Elizabeth

-Ti portiamo a casa, ci daremo dei turni di notte e di giorno per proteggerti, Jack non ti farà del male.- Luke annuì, lei scosse la testa

-Dovrete pur dormire, non potete stare svegli ventiquattrore su ventiquattro per me, è fuori discussione- esclamò, io l'abbracciai

-Tesoro, per te questo e altro e poi anche Luke è d'accordo, noi possiamo saltare un giorno o due eh- la baciai su una guancia rosea, lei non sembrava d'accordo sul piano ma arrivarono le ordinazioni e la conversazione cadde nel nulla.

Non mangiai bene, era la prima volta che mangiavo spaghetti e non mi piacevano, erano viscidi e lunghi, come enormi vermi al denti che annegavano in una salsa di pomodoro in scatola, mangiai a malincuore mezza porzione, il resto la lasciai lì quanto mi disgustavano; più o meno la stessa reazione fece Luke allo stesso piatto che però lo finì dalla fame, la scelta migliore era quella di Elizabeth, la sua pizza sembrava proprio deliziosa, dalla pasta morbida e il pomodoro fresco, quando mi domandò se ne volessi un pezzo non me lo feci ripetere due volte e assaporai felice la pizza

-Bravo fido- fece lei come se stesse parlando ad un cane

-I cani sono stupidi- feci mandando giù -Sono migliori i lupi- poi risi e rise e rise anche Luke; tutto era perfetto, tutto era come doveva essere tranne per una, no due cose: Primo: Jack, quel bastardo succhia-sangue meritava una morte lenta e dolorosa dir poco, come essere calpestato da tori o lapidato o meglio mutilato pezzo per pezzo finché non ne resta nulla, prima le unghie poi le dita, le mani, poi i piedi e gli arti a ruota e seguono i genitali e infine tutto finche non gli resta solo il cuore e la testa che lo guarda essere estratto dal suo petto morto e morto una seconda volta e poi più niente.

Secondo: Luke, io sapevo che era felice anche se gli ho praticamente rovinato la vita, sapevo che saremmo stati sempre insiemi, Elizabeth un giorno morirà; è matematico, lei non è immortale e so che quando quel giorno verrà sarà come avere il cuore trafitto da migliaia di lame, come perdere una parte di me -una parte molto, troppo grande di me- quella parte che ti fa vivere; forse non mi ucciderò non voglio privare Luke di quel poco che gli resta e anche se ora sembrava felice in verità non lo era, era triste dentro il cuore, non c'era nessuno per lui oltre a me, nessuno con cui passare la vita, dov'era il suo per sempre felici e contenti?

Non avrei avuto pace finche quei due punti non fossero finiti, forse il secondo di più ma ora dovevo concentrarmi su Elizabeth.

Il nostro piano continuava a non convincere Elizabeth, l'idea che noi faticassimo la metteva a disagio e non avventuriamoci nei rischi, aveva paura di perderci, era comprensibile lei ci amava, a due modi diversi certo ma ci amava e questo giustificava tutto.

-Come facciamo allora?- domandai ad Elizabeth -Dobbiamo proteggerti, lo capisci che quel pazzo è libero e verrà a cercarti, Dio se verrà a cercarti, io non posso far succedere questo, devo impedirglielo, devo proteggerti e se il nostro piano non ti piace allora dicci tu cosa fare perché io non lo so e questo mi sta spaventando e ogni secondo che passa lui è sempre più vicino e tu ucciderà, poi ucciderà anche me e Luke, dicci tu cosa fare e noi la faremo, ti prego.- la stavo veramente pregando, la pregavo che fosse attenta alla sua decisione, non volevo che nessuno di noi si facesse male e speravo che il suo piano fosse leggermente migliore rispetto al mio

-Ci sono- fece -andiamo in Florida-

-E come?- fece Luke sarcastico interrompendola -È impossibile, che diremo ai nostri? E agli altri, a Michael per esempio e agli insegnanti, è troppo stupido- lei sembrò contraria

-I vampiri muoiono alla luce- fece secca, io l'abbracciai e le stampai un bacio sulla fronte

-La versione Hollywoodiana non rende giustizia al mito, loro non muoiono al sole, e come potrebbero, sono già morti- lei si accoccolò fra le mie calde braccia

-Non so che fare- era molto preoccupata

-Qualche idea Luke?- feci guardandolo, alzai un sopracciglio e per la prima volta mi si videro alcune rughe d'espressione, lui rimase zitto per un paio di secondi, poi disse

-Facciamo così; tu Elizabeth stai a casa e fa come se noi non esistessimo, Boris farà il primo turno di notte domani andrai a scuola e ti staremo sempre incollati dopodiché starò io con te e Boris si riposerà, continueremo fino a quando non verrà fuori e poi lo uccideremo- a quelle parole lei si strinse a me ma entrami sapevamo che era la cosa giusta da fare.

 

 

 

 

L'AUTORE

siamo al capitolo 9 e i tasselli si stanno mettendo a posto, vorrei dirvi che mi dispiace molto se questo capitolo è uscito così tardi ma ci sono state un casino di cose questo mese, i primi dieci giorni di settembre sono stato in inghilterra e quindi non ho potuto scrivere nulla, poi tornato a casa ho scoperto che il computer si era rotto, infatti anche ora la batteria non funziona, ed ero al mare dove non avevo hard disk per fare un backup, sono tornato a casa il tredici mi pare e ho fatto i backup, poi è iniziata la scuola e quest'anno sono in prima liceo quindi una bella mazzata tutti i giorni e finalmente oggi che non stavo bene e mi sono preso la giornata per me sono riuscito a terminare il capitolo e a postralo.

Comunque se vi è piaciuto per favore fate una recensione (anche negativa [ma speriamo di no :3]), vorrei ringraziare anche tutti quelli che stanno leggendo la mia storia ma non recensiscono e noi ci risentiamo al prossimo capitolo (non vi anticipo nulla- muhahahahaha)

CIAUUU!!

   
 
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