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Autore: ladyme    22/09/2014    1 recensioni
Caspar è seduto sul pavimento con lo sguardo rivolto fuori dalla finestra e due cupcakes rotti vicino a lui. Mia sta scendendo dalla metro riconquistando il proprio spazio vitale, si volta lanciando un breve sguardo alle persone dentro alla carrozza che pregano di tornare presto a casa. Soli entrambi per un capriccio di Mia e una parola di troppo di Caspar. Nessuno dei due ha sbagliato a compiere quel gesto ma non avevano pensato che si sarebbero ritrovati soli voltando il viso verso quello che fino a un’ora fa era il posto dell’altro. O forse non lo è mai stato.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspar Lee, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Let Her Go

 

Only know you love her when you let her go

And you let her go

 

Le sei di un venerdì pomeriggio come tanti altri, non c’è orario peggiore per prendere la metro.

Schiacciata contro un passeggino con un bambino addormentato Mia conta mentalmente le fermate che le mancano prima della sua, sono sei e sono maledettamente troppe. Inizia a mancare l’aria in quella folla piena di odori tutt’altro che gradevoli e ad ogni fermata, quando le porte si aprono, si può notare tutti cerchino di inspirare tutta l’aria “fresca” che riescono.

Mia è tentata di scendere e di farsi i restanti tre kilometri circa a piedi,  ma il ricordo della pioggia e del freddo pungente che si stanno impossessando di Londra la fa desistere l’idea di scendere alla fermata successiva.

Solo più quattro fermate.

 

***

 

«Guardati, hai vent’anni e non sai vivere!» aveva urlato Caspar prima di sbattere la porta chiudendola dietro di sé.

Mia era rimasta seduta a terra con la schiena appoggiata al letto e le ginocchia al petto, aveva il viso rigato dal pianto ma non aveva detto una parola, si era limitata ad incassare tutti quei pensieri repressi che erano tornati a galla nella mente di Caspar.

Seduta in quel punto immobile fissava la porta da cui lui se ne era andato. Pregava dentro di sé che lui tornasse, si chinasse e l’abbracciasse, ma lo conosceva e sapeva che in quel momento aveva già preso la Piccadilly Line al fondo della via verso casa sua e che soltanto una volta davanti alla porta di casa si era ricordato che Joe, l’unico con cui avrebbe voluto parlare, era a Brighton da sua sorella. Mia sapeva che era sdraiato sul suo letto disfatto da troppi giorni in quella camera così disordinata e stava chiamando Gabi.

Lui la chiama sempre.

Gabi era la persona a cui doveva dire tutto, con cui condivideva tutto, era lei che aveva chiamato quella volta dopo che lui e Mia avevano fatto l’amore, Caspar aveva detto che era urgente, allora Mia si era rannicchiata al suo petto e chiudendo gli occhi si era limitata ad ascoltare il suono della sua risata mista al battito del suo cuore.

Mia aveva pensato che Gabi fosse migliore di lei – lo pensa anche in questo momento lasciandosi alle spalle un’altra fermata – perchè più simile a Caspar, lei lo fa sorridere invece Mia solo ridere.

Le lacrime scendevano e la consapevolezza delle parole di Caspar iniziavano a pesare sullo stomaco come un’enorme pietra.

Mia, vent’anni e incapace di vivere.

Esiste descrizione migliore di quella da data dalla persona più importante per lei?

Mia ha paura del futuro, dell’altezza, delle sorprese e che Caspar possa andarsene, al contrario lui vive in prospettiva di un futuro sconosciuto ma che sa che lo emozionerà come quella volta che si è buttato con il paracadute e sa che Mia non se ne andrà.

Quello che non sanno è che si sbagliavano entrambi.

Caspar non era corso a casa, se Mia avesse aperto la porta lo avrebbe visto seduto per terra mentre si torturava le mani. Avrebbe voluto alzarsi e correre da lei ma non ci era riuscito, non riusciva stare vicino a qualcuno che non avesse la forza di uscire di casa perché spaventata del mondo e per primo di se stessa. Caspar aveva provato a farla sentire protetta tra le sue braccia e le sue risate, l’aveva portata a Disneyland a Parigi per mostrarle che alla fine nessuno dei due era troppo grande per cavalcare un cavallo bianco sulle giostre per bambini.

Le orecchie di Topolino e Minnie che si erano comprati erano su una mensola impolverata, Caspar le aveva notate uscendo. Tutto quello che lui aveva fatto per lei sembrava non essere mai abbastanza eppure Caspar è corso giù per le scale per andarle a comprare i suoi cupcakes preferiti, aveva deciso di provarci ancora una volta.

Era tardi.

 

***

 

Caspar è seduto sul pavimento con lo sguardo rivolto fuori dalla finestra e due cupcakes rotti vicino a lui. La camera profuma ancora di Chanel Chance, aveva imparato a riconoscerlo sul collo di Mia e sui suoi vestiti la sera quando li lanciava sulle ante dell’armadio, e improvvisamente è diventato così insopportabile da aprire le finestre.

Mia sta scendendo dalla metro riconquistando il proprio spazio vitale, si volta lanciando un breve sguardo alle persone dentro alla carrozza che pregano di tornare presto a casa. Si ferma a pensare a ciò che ha appena fatto lasciando Caspar seppur ad essersene andato è stato lui uscendo da quella porta gettandole addosso il mondo.

Soli entrambi per un capriccio di Mia e una parola di troppo di Caspar. Nessuno dei due ha sbagliato a compiere quel gesto ma non avevano pensato che si sarebbero ritrovati soli voltando il viso verso quello che fino a un’ora fa era il posto dell’altro. O forse non lo è mai stato.

Liverpool Street Station accoglie Mia con decine di destinazioni diverse, il tabellone degli arrivi e delle partenze è in costante aggiornamento, ma lei conosce la sua destinazione.

La porta chiusa e la chiave sfilata dal portachiavi con il cupcake e lasciata nella pianta vicino all’ingresso, Caspar scende le scale velocemente e saltando gli ultimi scalini sta componendo un numero sul cellulare mentre saluta con un sorriso la ragazza che sta salendo al suo appartamento.

«Joe posso venire da te?» chiede portandosi l’iPhone all’orecchio. «No, non sto bene, ho bisogno di cambiare aria». Si ferma sul bordo della strada. «Ha deciso di vivere senza di me e questa volta non torna indietro». Si rigira tra le mani le orecchie di Topolino impolverate e accenna un sorriso di malinconia al ricordo.

Mia sistema lo zaino sul treno, si siede nel posto vicino al finestrino come sempre, allunga la mano e sorride togliendo quella leggera polvere dal fiocco delle orecchie di Minnie e sorride.

Vivere forse è questo.

 

 

 

Hellooooo!                                        

Non credo che questa cosa abbia senso.

Mi scuso, non mi piace molto ma era tempo che volevo scrivere una cosa simile, cioè no, questo è puro nonsense, ma di due persone che prendono la propria strada, anche se avevo immaginato che alla fine entrambi si sarebbero ritrovati a Brighton.

Grazie di aver letto o anche solo aver aperto questa piccola shot.

ladyme

   
 
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