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Autore: MssCarstairs    22/09/2014    3 recensioni
"Il ragazzo gli si accasciò tra le braccia, quasi come se non l’avesse sentito. — Non c’è più niente da fare Will… Tanto morirò comunque… —
Il completo del Nephilim era ormai zuppo di sangue. Chiuse gli occhi appoggiandosi alla spalla dell’amico. Immobile."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: James Carstairs
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Davanti a lui le alte colline gallesi formavano quasi un quadro, incorniciato da piccoli torrenti di un azzurro scintillante. La luce del giorno era calda e forte e giocava sulla sua pelle con le ombre degli alberi. Tutt’intorno uccelli che volavo, leggeri come piume, attraverso le nubi. Sembrava quasi perfetto, era lì a casa, nel suo splendido Galles, in una magnifica giornata estiva, ma percepiva un senso di vuoto e oppressione dentro di lui.

Tutto si fece più forte, mentre, lentamente, avanzava verso un’alta sagoma grigia ferma ai piedi della collina. Non sapeva bene perché lo stesse facendo… era come se fosse spinto da una mano invisibile verso quello che assumeva sempre di più le sembianze di un ragazzo più o meno della sua stessa età, alto, piuttosto magro; indossava un completo grigio in tinta con i suoi capelli argentati: Jem.
Accelerò il passo verso l’amico ma poi si fermò bruscamente ai suoi piedi. Sanguinava. Aveva una lunga ferita da taglio sull’addome ma non sembrava accorgersene; sorrideva verso Will, quel sorriso rassicurante che solo il suo parabatai sapeva rivolgergli.

— Jem! Che ti è successo? Sanguini! Dobbiamo andare via da qui, ti devo portare da Charlotte!
Il ragazzo gli si accasciò tra le braccia, quasi come se non l’avesse sentito. — Non c’è più niente da fare Will… Tanto morirò comunque… —

Il completo del Nephilim era ormai zuppo di sangue. Chiuse gli occhi appoggiandosi alla spalla dell’amico. Immobile.

 

— SVEGLIA! Su, su! — Charlotte si riversò come un tornado nella camera di Will battendo le mani per svegliarlo. Indossava un lungo abito rosa confetto stretto in vita e sui polsi. Sembrava quasi una bambola di porcellana, piccola e fragile.

— Mmmh… A cosa devo la tua visita mattutina Charlotte? — Seduto sul letto, con i capelli arruffati,Will era piuttosto sorpreso di vedere la giovane donna nella sua camera da letto, di prima mattina, con il compito di svegliarlo. Questo rientrava nelle mansioni di Sophie.
— Dov’è la nostra bella cameriera?

Charlotte colse il tono ironico nella voce del Nephilim e sferrò un calcio allo stipite del letto facendo cadere il ragazzo sulle lenzuola. — Sophie è partita ieri sera per un piccolo viaggio verso casa. E’ stata informata delle gravi condizioni di salute del Nonno ed ha voluto subito recarsi là — spiegò uscendo dalla camera. — Toccherà a te e a Jem andare a prenderla in stazione — e sbatté la porta della stanza senza dare il tempo a Will di replicare.

Uscì dalla sua stanza ancora addormentato, e, con sua sorpresa,vide che anche Jem lo era. Appoggiato allo stipite della porta, capelli scompigliati e occhi arrossati.

— Che ore sono? — gli chiese William, stiracchiandosi pigramente, mentre entrambi si avviavano verso il portone dell’Istituto.

— Le quattro del mattino.

— Le quattro?! Eh, no… Io torno a letto! — Fece per girarsi ma la lunga mano affusolata del compagno lo prese per un lembo della giacca per poi tirarlo a sé.

— Piantala Will… Dobbiamo solo andare in stazione… — Erano vicinissimi. Will sentiva il cuore del parabatai battere velocemente sotto le sue mani. Arrossì e sperò che l’altro non se ne accorgesse.

“I rapporti tra parabatai sono severamente vietati”… Ripensò a ciò che aveva letto nel codice e le parole gli vagarono nella mente come piccoli aghi che lo ferivano ogni volta che pensava a Jem.

— F–Forse è meglio se andiamo. — Si voltò senza neanche guardare il compagno e si incamminò fuori, per le vie buie di Londra.



Il vento pungente si faceva sempre più forte man mano che avanzavano per la strada. Non c’era quasi nessuno in giro. Alcuni negozianti cominciavano a prepararsi per l’apertura e alcuni garzoni sistemavano le carrozze nei viadotti. D’altronde erano appena le quattro e mezza.

— Charlotte non poteva mandare Thomas ha prenderla in stazione? Chi siamo noi? Accompagnatori? — Mentre il Nephilim parlava, piccole nuvolette bianche gli uscivano dalla bocca.

Jem sbuffò e si girò verso l’amico rivolgendogli uno sguardo truce. — E’ da quando siamo partiti che non la pianti di lamentarti. Prima la troviamo, prima torniamo nei nostri comodi letti a dormire. — Sembrava che anche lui non avesse chiuso occhio la notte precedente. — Che poi, dove le trovi le forze per replicare così non lo so…

— Forse mi piace farti arrabbiare. — Gli sorrise e Jem alzò lo sguardo al cielo, esasperato, cercando di trattenere un sorriso.

Percorsero il resto della strada facendo battute su alcuni mondani che incontravano. Gli piaceva far ridere il suo parabatai e ancor più gli piaceva il suo sorriso. Guardarlo sorridere lo metteva di buon umore, cosa che con gli altri non succedeva quasi mai. Jem era sempre stato un ragazzo spensierato e felice, anche dopo il peggioramento della sua dipendenza.

Fu allontanato dai suoi pensieri quando arrivarono in stazione e Jem gli picchiettò sulla spalla. — Ehi. Mi stavi ascoltando? — Vendendo lo sguardo assente di Will, gli rivolse un sorriso paziente e ripeté la frase: — Ho detto che probabilmente Sophie è in quel binario laggiù.

Infatti la ragazza era proprio là. Era diversa dal solito. Indossava un vestitino leggero color arancione pallido, scollato sul petto e con un ampia gonna. I capelli mossi, appoggiati sulle spalle, sembravano addirittura più lunghi, considerando che i Nephilim la vedevano sempre sfoggiare un chignon sotto la coroncina da cameriera. La cicatrice era quasi invisibile.

— Signorino Jem, credevo sarebbe arrivato Thomas, n–non pensavo che Charlotte avrebbe mandato voi. Mi spiace di avervi creato tanto disturbo.

— Oh, non preoccuparti, Sophie, per noi è un piacere riaccompagnarti all’istituto,vero, William? — Quest’ultimo aveva tenuto gli occhi fissi sul marciapiede fin dal loro arrivo, spazientito, e non aveva neanche rivolto una parola di saluto alla giovane. — Ah sì, sì. Ora muoviamoci che si gela e ho sonno.

I tre si affrettarono a ripercorrere la strada in senso opposto per tornare a casa. Non avevano proferito parola per tutto il tragitto che separava la stazione dal parco pubblico. Aveva cominciato a piovere e faceva piuttosto freddo. Will notò che Sophie, in quel abito sottile, tremava come una foglia.

— Tagliamo dal parco, lì fa meno freddo. — Sorpresi da tanta gentilezza, Jem e Sophie si scambiarono un sguardo interrogativo e si inoltrarono tra gli alberi, seguendo William.

Il parco pullulava di fate, stregoni intendi a procurarsi strane pianticelle per i loro incantesimi e di folletti. Sembravano non preoccuparsi del fatto che due Nephilim fossero nel loro territorio.

— Cavolo proprio non li sopporto i folletti… Piccoli e fastidiosi! — disse Will, togliendo un piccola trappola che gli si era agganciata alla caviglia.

— Shhh! Ti sentono, eh! — Jem era a capo del gruppetto e indicava a Sophie i luoghi sicuri su cui appoggiare i piedi ed evitare trabocchetti delle fate e dei folletti.

Erano quasi alla fine del parco quando un essere gobbo e piccolo con le sembianze di un uomo sbarrò loro la strada. — Nephilim, eh? Cosa vi porta fin qui? Will fece scivolare lentamente le dita sulla spada angelica che portava alla cintura e spinse Sophie dietro di lui.

— Stavamo tornando all’Istituto, non siamo qui in veste ufficiale, folletto. — Jem parlava con il suo solito tono calmo ma qualcosa nella sua voce indicava che era teso.

L’essere sfoderò un pugnale dalla punta verde e si scagliò contro i ragazzi.

— Sophie! Corri all’uscita! — La cameriera fece come le era stato suggerito da Will e raggiunse in fretta l’Istituto aspettando gli altri sui gradini.

Il folletto era piuttosto abile e anche pericoloso, considerando che impugnava un’arma impregnata di veleno, ma fu abbastanza facile ferirlo e bloccarlo a terra.

— Te l’avevo detto io che ti sentivano! Hanno bocche e orecchie dappertutto! — Jem correva con il parabatai dietro. Non sembrava stanco, probabilmente aveva preso abbastanza Yin Fen prima di uscire.

Raggiunto l’Istituto, quest’ultimo rassicurò Sophie e l’accompagnò all’ingresso, lasciando Will a ripulire la spada angelica in cortile. Passarono solo pochi secondi da quando Jem aveva lasciato il suo compagno da solo la fuori. Sentì un grido che gli gelò il sangue. Corse all’ingresso appena in tempo per vedere William accasciarsi sulle ginocchia con una mano premuta sul fianco.

Gli corse accanto. — Will! Che è successo? Andiamo su ti porto da Charlotte! — Un rivolo di sangue scese per l’angolo della bocca del Nephilim.
— Ti aiuto ad alzarti!

— Non è nulla… Tranquillo… — Altro sangue imbrattò il colletto della camicia del giovane, che sì sentì mancare la terra sotto i piedi e sprofondò nelle tenebre.




— Will come sta?

Jem, fuori dalla camera del parabatai, era riuscito finalmente a parlare con Charlotte.

— E’ stabile, il veleno era entrato solo in parte in circolo. I Fratelli Silenti hanno fermato il sangue e lo hanno aspirato. Ha sofferto un po’… Ma ora sta meglio. Se vuoi, puoi vederlo. —
Così dicendo, la donna si scostò dalla porta e lo fece entrare.

La camera era buia, l’unica fonte di illuminazione era una sola strega luce posta sul comodino. Will era steso sul letto con le coperte tirate fino al bacino, il petto, che si alzava e abbassava regolarmente, era ricoperto di rune e una lunga fascia era posta sopra il taglio. Jem si sistemò anche lui sul letto e rimase per un attimo a fissare il suo amico. I capelli neri quasi sparivano nell’oscurità della stanza, gli occhi si muovevano sotto le palpebre, segno che stava facendo un sogno agitato. Aveva una mano sopra la ferita e l’altra sotto la testa.

Jem gli poggiò una mano sul petto e appoggiò delicatamente le sue labbra su quelle del parabatai. Poi si distese accanto a lui.
— Buona notte, William.
   
 
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