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Autore: michiyo1age    22/09/2014    1 recensioni
Iniziava sempre così, ogni sua mattina passata a casa, iniziava sempre davanti a quella toletta. Sempre da quando ne aveva memoria.
Era stata una volta un regalo di un dignitario di un paese lontano che aveva scioccamente pensato che un dono alla moglie potesse rabbonire l’intrattabile Kazekage che aveva fama di ascoltare i messaggeri per un massimo di due minuti prima di cacciarli con un breve cenno della mano. La toletta fu inutile e il dignitario fu costretto a tornarsene al proprio paese senza le milizie che gli sarebbero servite per tenere a bada i nemici. Meno di un anno dopo, lo stato venne inglobato da Iwa e gli artigiani specializzati nel legno persero tutto il loro mercato e incominciarono a costruire armi.
Partecipante al contest The Black Ice cream Parade indetto dal forum The Black Parade.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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kagami no koto Iniziava sempre così, ogni mattina passata a casa, iniziava sempre davanti a quella toletta. Sempre, almeno da quando ne aveva memoria.
Era stata una volta un regalo di un dignitario di un paese lontano che aveva scioccamente pensato che un dono alla moglie potesse rabbonire l’intrattabile Kazekage che aveva fama di ascoltare i messaggeri per un massimo di due minuti prima di cacciarli con un breve cenno della mano. La toletta si rivelò inutile e il dignitario fu costretto a tornarsene al proprio paese senza le milizie che gli sarebbero servite per tenere a bada i nemici. Meno di un anno dopo, lo stato venne inglobato da Iwa e gli artigiani specializzati nel legno persero tutto il loro mercato e incominciarono a costruire armi. Neanche la sorte della moglie del Kazekage fu così felice: morì giovanissima di parto dando alla luce il suo terzogenito, prematuro e debole. La toletta venne spostata nella camera della figlia, si dice perché il marito non volesse più nulla che gli ricordasse la moglie, le malelingue invece suggerivano che il Capovillaggio non volesse che sbarazzarsi di un pezzo di arredamento totalmente superfluo. Era rimasta lì, la toletta, in tutti quei lunghi 22 anni, non si era mossa di un millimetro e veniva utilizzata sempre quando la padrona si trovava in casa.
Quel giorno Temari della Sabbia vi si era seduta controllando sul grande specchio che i quattro codini che portava come acconciatura fossero allineati e della stessa grandezza. In quel momento aveva un elastico fra i denti mentre si sistemava quello in basso a destra. Guardava fisso davanti a sé,  anche quando la mente vagava. Preferiva tenere tutto sotto controllo, sempre.
Proprio quella mattina che sembrava identica alle altre, Temari della Sabbia non era padrona della sua vita. Eppure era lì davanti, i capelli quasi completamente plasmati nella loro forma canonica, ormai vestita e pronta ad affrontare una dura giornata. Aveva indossato i suoi vestiti di rappresentanza, ma sotto la gonna corta erano sempre nascosti due piccoli kunai. Anche in tempo di pace, non c’era alcuna ragione per una kunoichi di smettere di fare il proprio lavoro e lei non aveva abbandonato il suo lato prudente e sospettoso, né  quello metodico o spietato.
La pace durava ormai da parecchi anni e Temari non ne aveva mai conosciuto un periodo così lungo e così promettente. Suo fratello si stava facendo in quattro per evitare un ripetersi degli eventi e lei passava così tanto tempo in giro nelle ambasciate che sembrava strano tornare a casa. La sua vera routine era fuori dalle grandi mura di sabbia che proteggevano il villaggio non solo dai nemici, ma anche dal vento e dalle conseguenti tempeste. E oggi l’interno e l’esterno si sarebbero mischiati.
Come se non l’avessero già fatto. Pensò amaramente Temari con un sorriso storto.
L’esterno era quel mondo aperto e meraviglioso che si era dispiegato davanti a lei già all’età di diciasette anni quando suo fratello le aveva affidato il primo incarico. L’esterno le aveva dato un nuovo spirito, una nuova vita, ma era lì, di fronte a quella toletta che Temari ritrovava il suo passato, la chiusura, i  problemi che volevano rincorrerla anche quando si era meritata pace e gioia.
Alla fine della guerra aveva pensato di esserne uscita, di essere riuscita a scappare da un’infanzia e da una vita di rigore e tristezza terminate l’incertezza della battaglia e il dolore dei tanti morti da seppellire. Era felice, era giovane ed era innamorata. Pazzamente innamorata di un ragazzino che si lamentava sempre, ma sapeva sorprenderla ogni volta che si incontravano. Avrebbero potuto dire a tutti che uscivano insieme, avrebbero potuto continuare quello che avevano già, magari avrebbero potuto sposarsi o vivere insieme, ma invece lei aveva detto no.
Si era ritirata tra le sue mura e non gli aveva fatto sapere più nulla per sei mesi. Avevano festeggiato insieme e poi lei era scappata. Il giorno dopo la sua fuga quello specchio aveva rifletto la figura misera e pietosa di una ragazza che aveva mandato tutto all’aria per paura.
Ma timore di cosa? Erano anni che andava avanti quella loro storia segreta che aveva lentamente distrutto qualsiasi barriera potesse essere tra due ragazzi differenti in provenienza, età e mentalità. All’inizio non l'aveva capito neanche lei, ma poi rivedendolo a Konoha aveva compreso cosa l’aveva talmente spaventata da non dirgli neanche che stava partendo, che non si sarebbero rivisti e che al posto di fare un passo in avanti e ne avrebbero fatto trenta indietro.
Aveva avuto paura di odiarlo e perderlo.
Shikamaru era circondato dai suoi amici che ridevano come dei pazzi ad una nuova figura da chiodi di Naruto con l’ambasciatore di Iwa. Si davano pacche amichevoli sulla spalle alcuni si abbracciavano e si prendevano in giro. Temari non sarebbe mai riuscita ad integrarsi in un mondo così plurale. Fino a quando erano lei e Shikamaru le cose andavano bene, anzi benissimo, ma non avrebbe potuto gestire tutto nel suo complesso. Dopotutto era cresciuta sempre con poche persone: prima Baki e Kankuro, poi si era aggiunto Gaara. Tutti gli altri erano suoi subordinati, lei era il capo e lei decideva come dovevano essere i loro rapporti e nessun altro. Shikamaru e i suoi amici scherzavo e si prendevano in giro si insultavano e di certo non avevano tutti la sua stessa opinione. Lei non era semplicemente abituata a doversi confrontare con gli altri se non che lo scopo della discussione fosse quello di vincere o comunque quello di far applicare un suo preciso desiderio. Era già tanto che Shikamaru non fosse scappato dopo poco. Lui era rimasto, è vero. Si era lamentato, poi si era arrabbiato e infine lamentato d nuovo, ma mai era fuggito da lei o aveva detto “ci rinuncio” come aveva fatto agli esami dei Chuunin. Ironia della sorte, era stata lei quella a fuggire  e a trovare che i vari piani B che le si erano formati nella mente fossero troppo faticosi per essere applicati. Temari non era voluta scendere a patti con il cambio di situazione e non si era voluta a evolvere.
Buffo però che il non evolversi significasse l’estinzione di una specie mentre lei, di fronte a quello specchio che rifletteva da 22 anni sempre e solo il suo viso, era incinta.

Non lo voleva fare.
Ogni anno non lo voleva fare e ogni anno, glielo facevano fare. Quale destino crudele gli aveva imposto questo improrogabile impegno?
Il fatto di essere figlio di suo padre. Sebbene l’eredità fisica e spirituale che gli aveva lasciato il suo vecchio non gli fosse mai pesata, questa piccola inezia gli sfracellava veramente i gioielli di famiglia. L’anniversario della Vittoria veniva festeggiato in una delle Cinque Grandi Nazioni a turno e consisteva fondamentalmente in discorsoni senza fine e senza senso, un lauto banchetto dove lo scopo dello chef era farti odiare il cibo e continui brindisi più o meno aiutati dall’alcool che si moltiplicavano esponenzialmente a fine serata. Tutto questo mentre il popolo se la spassava nel giorno di festa con vari spettacoli e fuochi d’artificio nonché bancarelle e pic-nic con gli amici. Shikamaru, che fin dalla prima ricorrenza aveva dovuto fare il ragazzo immagine per Konoha, non aveva potuto parteciparvi neanche una sola volta: a lui erano designate le cariatidi e gli idioti a cui piaceva ricordare tutto come un’enorme scampagnata al nord.
Almeno gli avessero lasciato portare nella sventura uno dei suoi amici, almeno uno,  ma invece no: tutto quello che poteva consolarlo erano Tsunade, la prima degli invitati a fare brindisi assurdi, l’inseparabile Shizune con Ton Ton che vedeva serviti numerosi fratelli e sorelle ogni anno e naturalmente Kakashi che sembrava aver preso il suo ruolo seriamente, così tanto da svignarsela dopo ben due ore di pasto e non subito come ci si sarebbe aspettato da un uomo della sua fama. Tutti gli altri poveri servitori del villaggio erano Jonin e Chunin pescati a caso che cambiavano ogni volta colpevoli di dover rappresentare il proprio villaggio. Ciliegina sulla torta, quell’anno si sarebbe tenuto a Suna dove il caldo, la polvere e il vento regnavano sovrani, insieme a Gaara naturalmente.
Ma non erano le condizioni atmosferiche o i vecchietti o un Kazekage alquanto difficile da analizzare che toglievano a Shikamaru tutta quella poca voglia di fare che la Natura gli aveva donato: era Temari. Era sempre stata lei: il motore di tutto quello che gli accadeva negli ultimi dieci anni. Nel bene e nel male ormai la sua vita non aveva più che quel centro di gravità o seccatura che lo portava a fare cretinate su cretinate oppure a migliorarsi e fare bene il suo lavoro. Tutto era incominciato con uno scontro dove avevano voluto distruggersi a vicenda, dove non erano riusciti ad annientarsi e dove si erano conosciuti. Era continuato, sempre con uno scontro, dove si erano trovati alleati, dove lei superiore gli aveva dimostrato cosa e come una missione doveva essere svolta perché lei sapeva che Shikamaru ne era capace solamente non aveva la forza per ammetterlo. Eppure dopo si erano mossi sempre in sincrono e sempre stando attenti ai passi l’uno dell’altro e avevano proseguito quel loro strano sodalizio fino a far diventare quattro tonfi discordi un unisono di pensieri e mosse, nonostante numerosi liti e ripicche. Era stato tutto merito di quell’arpia bionda dall’improbabile capigliatura, se lui era arrivato così in alto con i suoi “muoviti a far quello”, “stai attento a fa quell’altro”, “guarda di non fare quello”. Ma perché lo aveva fatto? Semplice mania di controllo? Puro piacere sadico? Non erano da escludere tenendo in conto di chi si stava parlando, ma Temari se l’era presa tanto a cuore perché ci teneva. Non voleva più vederlo piangere perché non era stato all’altezza del compito, voleva vederlo brillare per il suo cervello e le sue capacità, che non andassero sprecate, ma soprattutto voleva vederlo felice e per farlo nessuno dei suoi compagni avrebbe dovuto essere ucciso. Alla fine l’aveva spinto sempre lei e anche il trovarsi lì a quello stupido ritrovo, era colpa sua.
 Poi però quella locomotiva aveva smesso di trainare e come impazzita se n’era andata lasciandolo in mezzo ai binari stordito. E nonostante ritrovarla ogni volta lo riempisse di quella pace che aveva capito derivare dalla piena consapevolezza di aver trovato l'altra metà della mela, ogni volta si chiedeva quanto quell'accordo avrebbe potuto continuare.
Shikamaru, discese la scalinata che conosceva a memoria e sfilata la chiave dalla tasca, entrò in camera sua dove il letto candido lo stava già aspettando. Erano stati la prima delegazione ad arrivare quella mattina e prima del solito buffet di chiacchiere e sorrisi avrebbe avuto qualche ora per riprendersi dall’estenuante viaggio di tre giorni che lo aveva lasciato tutto pieno di polvere. Sabbia e sporco di cui lui naturalmente non si preoccupò: non erano mica affari suoi se poi si sarebbe lamentato tutta la notte dei granelli che gli si era infilati nel  letto. Avrebbe preso nuovamente l’occasione per lamentarsi degli scherzi perversi di Kankuro ancora arrabbiato per aver profanato la sua sorellina, cosa di cui lui continuava a dubitare. Non è che non si fidasse di Temari, ma secondo lui la ragazza aveva avuto le sue esperienze prima di profanare lui, povero fanciullo innocente.
Non era la prima volta, quindi, che un atto di Temari gli fosse risultato oscuro: capirla era come comprendere un mostro a più teste che continuavano a crescere. In realtà non se ne formavano di nuove ogni volta, ma venivano svelate quelle vecchie e più tempo ci aveva passato insieme più aveva intravisto la ragione e la bellezza di quei sorrisi, quella splendida autenticità che non si trova in tutti. Ma solo a quelli si era limitato almeno fino alla fine della guerra. Si era accontentato della gioia e di essere sospinto dal suo vento, pensava che la vita fosse una linea diritta in attesa di essere percorsa, ma lì si celava il suo più grande errore. All’epoca avrebbe potuto lasciar perdere, anzi gliel’avevano consigliato caldamente. Ino aveva giurato di farle lo scalpo non appena avesse rimesso a piedi a Konoha e dopo di quello l’avrebbe costretta a chiedere scusa. Eccetto la forte improbabilità del piano, lo scalpo sarebbe stato fatto a lui visto che aveva osato rivelare la loro relazione, non che Temari non avesse spifferato tutto a Kankuro all’epoca dell’esame dei Chunin a Suna, Shikamaru non aveva provato alcuna rabbia alla fuga, ma solamente perplessità e incredulità. Infatti non aveva ascoltato nessuno com’era da manuale, si era limitato a chiedere alla nuvole cosa cavolo avesse mai fatto per meritarsi un trattamento del genere.
Ma poi l’aveva rivista. Sei mesi dopo aver posato per l’ultima volta gli occhi su di lei, l’aveva scorta in mezzo alla folla di ambasciatori che tornavano a Konoha per riprendere il loro normale ufficio. Si ricordava di aver tenuto per il colletto Ino “Ora le faccio vedere io”, mentre passava degnandolo solo di uno sguardo, ma che sguardo.
-Non mi sembra di averti dato il permesso di entrare in camera mia-
-Non mi è mai piaciuto attendere permessi per fare quello che voglio-
-Allora che vuoi?-
-Che ti girassi-
-…perché-
-Perché non mi sai più mentire quando siamo faccia a faccia e te ne sei accorta anche tu-
-…-
-Temari-
-…-
-Non so sinceramente neanche cosa tu abbia fatto: sei scappata? Ti sei stufata? Era una prova? Volevi che ti rincorressi per dimostrarti se ci tenevo? Sono arrivato persino a pensare che fossi promessa a qualcuno. Che avessi fatto un voto o che un ordine ti impedisse di parlarmi. Ho pensato a qualsiasi cosa tranne che tu avessi smesso di amarmi o comunque tu voglia chiamare  quel sentimento contorto che hai per me. I tuoi occhi, oggi, me lo hanno confermato-
-Smettila di fare lo strizzacervelli romantico Nara, cercare una ragione è cercare una scusa-
-E qual è la tua?-
-…-
-Non ne hai vero?-
-Cosa vuoi da me?-
-Te-
-…-
-Si Temari, anche se non ti sei comportata come avresti dovuto, anche se sei una seccatura e mini al mio equilibrio mentale. Ma stando con te mi è cresciuto il gusto per il pericolo e lo so che un uomo intelligente fuggirebbe pur di affrontare quell’enorme matassa che sei, ma si da il caso che io non lo sia e quindi, resterò qui.-

E l’aveva fatto.
Era rimasto a fissarle la schiena per quelle che erano sembrate ore per poi vederla lentamente cedere al peso delle sua fermezza. Non si era lamentato o neanche stancato, non aveva fatto nulla, in breve, di quello che ci si aspetterebbe da lui. Alla fine lo aveva premiato e aveva esaudito il suo desiderio.
Da quel giorno avevano continuato la loro relazione come se non ci fossero state interruzioni sempre nel segreto e questa volta senza rivelare nulla a nessuno. Ufficialmente, per le poche persone messe a parte dei loro trascorsi adolescenziali, erano due persone adulte che dovevano lavorare spesso a stretto contatto e non potevano far sì che questioni personali impedissero loro di cooperare.
Nessuno seppe che avevano perdurato e se fosse stato per Temari nessuno l’avrebbe mai saputo. Le andava così bene di non dover renderne conto a nessuno, di doversi confrontare solo con Shikamaru, di non essere obbligata ad aprire quel piccolo mondo che aveva. Ma ora tutto sarebbe cambiato perché per quanto volesse, sarebbe stato difficile nascondere una gravidanza o comunque un bambino e ancora peggio sarebbe stato impossibile togliere a Shikamaru quel bambino. Lo vedeva spesso giocare con il figlio di Asuma come se fosse uno zio molto giovane: se lo portava sulle spalle, andava al parco e quando il piccolo era stato abbastanza grande da entrare in Accademia lo aveva aiutato nei compiti. Lui amava i bambini e proteggere le nuove generazione, ne aveva fatto il suo scopo nella vita.
Come poteva un ventiduenne avere certi pensieri? Non stava troppo bene. Anzi, non stava per niente bene.
Se avesse avuto il bambino avrebbe dovuto finalmente accettare l’incarico fisso a Konoha, avrebbe dovuto rivelare la sua oasi al mondo, contaminarla e forse distruggerla. La sua intera vita si sarebbe trasformata e i suoi desideri e bisogni sarebbero passati in secondo piano mentre cresceva un’altra creatura. Come poteva essere lei capace di educare? Fare la madre non era nelle sue corde, se lo sentiva. Tutte le cose a questo mondo si imparano perché c’è sempre qualcuno che te le ha mostrate: nessuno impara a parlare o tenere le bacchette se qualcuno, già maestro in quell’arte, non dimostra come si fa a fare queste cose. Temari non aveva alcun ricordo di sua madre tranne un forte odore di lavanda che permea quasi ogni suo ricordo di Karura. La moglie del Kazekage usava spesso una colonia alla lavanda quando doveva cambiare il pannolone di Kankuro o fare il bagnetto ai figli. Pensava che rendesse l’aria più pulita e che facesse stare meglio i bambini che non avevano molte occasioni di stare a contatto con il profumo dei fiori. Teneva sempre una bottiglietta nel cassettino sinistro della sua toletta che ne era rimasto impregnato quella volta che le era sfuggita con il tappo aperto.
Bell’insegnamento che aveva come base! Una fragranza e l’avvertimento di chiudere sempre bene tutto dopo averlo utilizzato.
Avrebbe sicuramente rovinato una vita innocente che non si meritava di certo una madre incapace ed egoista che non aveva saputo aprirsi al mondo per paura di mostrare tutta sé stessa. Temari aveva ancora in sé la grande paura di deludere come lo aveva avuta da bambina ogni volta che veniva presentata di fronte al padre. Questa volta non se la sarebbe cavata con qualche attacco del suo ventaglio, perché anche l’osservatore era cambiato e Shikamaru non sarebbe rimasto impressionato dalla sua forza fisica più di quanto la ragionevole paura non lo avesse spinto ad ammettere. Era una persona intrattabile e dispotica, non riusciva ad adattarsi in un gruppo di persone perché non le considerava mai suoi pari. Non voleva piegare i proprio principi neanche sulle piccole cose e detestava accorgersi di come le persone potessero cambiare a seconda dell’interlocutore.
Shikamaru non era il suo Shikamaru quando parlava con Chouji o con Ino, aveva altri atteggiamenti, altri modi di ridere, sorridere ed apprezzare. Se questo le dava fastidio era perché erano cose che andavano contro quello che lei riteneva accettabile e la spingevano ad una cieca e stupida gelosia che le consigliava di tenerselo per sé, di non dividerlo con nessuno.
Una persona orribile e meschina.
E se non lo voleva dividere che male c’era?
Tutto questo era colpa sua e solo sua. Se non fosse mai tornato, lei non sarebbe stata lì davanti alla sua toletta a dibattersi e odiarsi di fronte allo specchio di quello che era diventata. Lei aveva già scelto di lasciarlo andare, di rimanere sola con la sua immagine riflessa che non messa accanto a nessuno le sarebbe parsa sempre più bella e meritevole di quello che era in realtà, sarebbe rimasta solo lei come unico metro di paragone.
E se non l’avesse tenuto quel bambino? Nessuno l’avrebbe mai saputo.
No?

In quel momento qualcuno bussò piano alla porta.
-Non vorrai mica prepararti ora, mancano ore prima della cena-
Temari distolse subito lo sguardo dallo specchio per salutare Shikamaru Nara, appena apparso nella sua camera, senza…
-Aspettare che ti risponda sembra una cosa brutta?- gli chiese alzandosi più velocemente di quanto avrebbe fatto normalmente.
-E tu salutare?- ribatté agguantandola per il fianco, stringendola e scostando i capelli con l’altra mano. La vedeva a malapena tanto gli occhi erano socchiusi e concentrati sulle sue labbra, ma quel leggero profumo di chissà quale pianta e il battito regolare lo fecero sorridere soddisfatto come se non avesse voluto essere in nessun altro posto al mondo. Tentò di baciarla, ma un attimo primo fu lei a scostare le labbra, ghignando divertita.
-Hey! Sono più di due mesi donna malefica, potresti almeno non fare tanto la difficile- scattando come se volesse morderla, ma di nuovo Temari fu più veloce.
-Certe cose bisogna meritarsele- sussurrò dimentica di tutto quello che la preoccupava e l’aveva preoccupata. Portò le braccia sulle spalle, accarezzandogli leggermente la nuca per poi incrociare le dita.
-In più- proseguì girando le posizioni –Tu non dovresti essere qui- concluse dando un calcetto che chiuse la porta e liberando un sorriso sornione che fu difficile da resistere. Aveva teso il collo in alto e Shikamaru non se lo fece ripetere due volte. Catturò la sua preda con entrambe le mani e la baciò. Non fu lento, né languido, tanto meno casto: aveva aperto le labbra quasi la volesse mangiare e nei momenti che non passava legato a lei, le succhiava il labbro inferiore, il suo preferito, come un assetato beve dopo aver attraversato il deserto. E lui, il deserto, l’aveva veramente percorso. Con tutto quello che aveva fatto per lei, questo era veramente il minimo.
-Pensa- sussurrò Temari divertita tra un bacio e l’altro –Se adesso entrasse Kankuro-
-Non rovinarmi il momento-
Scostò il colletto per poter assaggiare anche la pelle del collo e baciarle piano la clavicola senza allontanarsi troppo dalla pelle ambrata.
-Tu hai un problema con le porte, non hai mai capito il significato di “chiusa”- rise a causa del suo respiro sotto l’orecchio.
-Ma quanto chiacchieri oggi, non è che veramente sei felice di rivedermi?-
Non rispose alla provocazione e si lasciò baciare.
Era vero. Era completamente vero.
Il ragazzo si fermò un secondo per riportare lo sguardo allo stesso livello e trovò i suoi occhi acquamarina allargati e perplessi e colti sul fatto. Riavvicinò le labbra questa volta con più calma aspettando che lo schiocco si liberasse nell’aria prima di farne seguire un altro. Le prese entrambe le braccia all’altezza dei gomiti per poi trascinarla sul letto. Le sciolse i codini uno ad uno prima di passare ripetutamente le mani fra i capelli ora liberi. Temari gli era cavalcioni e il suo viso e il suo petto erano tutto suo orizzonte in quel momento.

Si era arrotolata per bene nelle lenzuola così da non permettergli di coprirsi con nulla, mica era scema e Shikamaru era diventato davvero un bel ragazzo, in più temeva che di potesse accorgere di qualcosa. Nonostante non soffrisse il freddo , Shikamaru l’aveva completamente avvolta a sé e tra un bacio sporadico e una occhiata intensa, le raccontava le ultime novità del suo villaggio.
-Saresti dovuta venire un mese fa- la rimproverò mordendole la spalla –In mancanza dell’Ambasciatore le scartoffie sono andate al sottoscritto-
-O povero bimbo- lo prese in girò aggrottando le sopracciglia e portando il labbro in fuori –Ma l’onorevole Ambasciatrice doveva programmare una cena e misure di sicurezza per quattro Kage da crisi di nervi. Il che mi fa pensare che dovrei prepararmi- concluse dando un’occhiata all’orologio.
-Quanto tempo ci manca?- chiese il moro passando la punta del naso sulla pelle ora fresca.
-Non ne abbiamo più-
-Neanche per….- propose ghignante
-Neanche per- fece categorica.
Si alzò srotolandosi dal suo bozzolo, aprendo il cassettone davanti a lei in cerca di biancheria intima pulita.
Shikamaru affondò il gomito sul materasso appoggiò la testa al palmo della mano osservandola rivestirsi.
Indossato un abito lungo dalle spalline fini, si sedette di nuovo alla toletta di nuovo faccia a faccia con sé stessa. Prese la spazzola e cominciò a dare una forma a quella sorta di criniera leonina che avevano creato le mani di Shikamaru.
Rispetto a prima le guance erano più rosse, l’espressione più rilassata, le ombre sotto gli occhi sembrano un gioco di luce e le labbra fremevano come se avesse voglia di canticchiare. Perché mai era stata così seria?
Shikamaru aveva davvero il potere di cambiarla e riusciva solo con la sua presenza a farla ridere e scherzare ed essere semplicemente meno controllata. Insomma le sembrava di essere diventata una persona migliore, la persona che avrebbe voluto essere.
Se lei poteva permettersi il lusso di essere con persona diversa, una Temari diversa, non avrebbe dovuto essere così egoista da negare la stessa possibilità agli altri, giusto? Lo diceva ora, che lui era vicino, che erano soli e nessuno sapeva nulla, ma come avrebbe reagito appena si fossero separati di nuovo? Appena sarebbe rimasta di nuovo sola nel suo ristretto mondo sicuro.
-Solo due? Sento aria di novità- commentò Shikamaru dietro di lei notando con piacere che almeno sulla maniera di acconciarsi i capelli non era così granitica.
-Mi ci vorrebbero ore per farli tornare come prima- sbottò guardandolo riflesso nello specchio. Alzò le spalle come per dire che lui non c’entrava nulla nella maniera più possibile.
E fu lì che Temari lo notò. Lo specchio della sua toletta non stava, per la prima volta, riflettendo una sola immagine. Questa volta c’era anche Shikamaru insieme a lei a comporre la scena, alto muscoloso e con la costante espressione neutra che lo faceva apparire vuoto a chi lo conosceva poco. Più in basso era seduta una se stessa con la frangia divisa in due bande distinte, l’espressione concentrata in quello specchio rivelatore. Era questo quello che erano, vero?
Erano in due vero? Se lo specchio stava mostrando due persone voleva dire che vi erano effettivamente due persone nella stanza. Non c’era solo lei ad occupare il suo orizzonte e magari anche lui avrebbe voluto avere voce in capitolo su quel bambino, perché non era solo affare suo, di Temari, ma anche  di quel riflesso così straniero, ma così familiare. Che lei non si fosse accorta per tutto quel tempo che le figure fossero due e avesse continuato a pensare a quell’unica persona? Non era più sola e costretta a difendersi con tutte le armi per non essere ferita. Non avrebbe neanche dovuto più difendersi dalla paura di rimanere sola, perché lei sapeva quello che lo specchio ancora non mostrava: una terza immagine, una fusione delle prime due. E per la prima volta volle dirglielo, le venne l’irresistibile voglia di dirgli tutto di vederlo felice e spaventato e non più preoccupato che potesse scappare un'altra volta da lui.
-Ti sta sfuggendo un ciuffo- le indicò sulla nuca, ma lei non stava più badando ai capelli.
-Shikamaru-
-Hm?-
-Ti devo dire una cosa-



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Buonasera a tutti!
To' guarda il 22 settembre, chissà cosa mi dovrei ricordare....il compleanno di Shikamaru! Che caso proprio che io abbia deciso di postare oggi.
In verità c'è una mia carissima amica che compie gli anni oggi quindi: Buon compleanno Giù!
La fic che presento qui oggi è stata scritta per un contest interno alla Black Parade dove i partecipanti dovevano ordinare un gelato e in base a quello avrebbero ricevuto i prompt dalle due fantasiosissime amministratrici. Il risultato è stato per me: cono (one shot) -nocciola (beautiful stranger di Madonna) - torta della nonna (Profumo di Lavanda) -granella di nocciola ("uno specchio può essere rivelatore di un'infinità di realtà: può mostrarci per quello che realmente siamo o può mostrarci ciò che crediamo di essere. Può rivelarci presenze nascoste, o essere incapace di rifletterle. Può suggerire malevolo il passare degli anni oppure, odiato, venir frantumato. Lo specchio di cui stai scrivendo cosa riflette?") e naturalmente Shikatema.
Spero di essere riuscita a fare un buon lavoro anche perchè purtroppo temo che questo sia il mio ultimo lavoro shikatema. Una volta una malefica donna mi aveva detto che se avessi mai voluto porre termine alla mia carriera di fanwriter shikatema avrei dovuto concludere con un'opera magna e penso di esserci arrivata con questo, non tanto per la fanfic in sè, ma per quello che ne è contenuto. Io ho scritto tanto e forse troppo e qui ho voluto includere tematiche e avvenimenti che avevo già inserito, ho fatto una carellata dei miei stili preferiti e ho scelto il modo di narrare che mi è piaciuto di più in tutti questi anni ovvero quel misto strano di flusso di coscienza che mi è più congeniale  per far fluire i pensieri trai molti errori di battitura. Spero questa volta di non averne tralasciato neanche uno, ma conoscendomi, qualcuno sarà sicuramente sfuggito e mi piace che questo sia in qualche modo il mio marchio di fabbrica. Le miei maligne compagne troveranno forse qualche citazione a loro rivolta; volevo che diventassero anche loro parte del tutto. Per quanto riguardo i miei cari Shikamaru e Temari li trovo molto più psicoanlizzati della prima volta che scrissi una fanfiction su di loro e ormai ogni aspetto del loro carattere è stato trattato così tanto a lungo che sarebbe un peccato ripeterlo. Non voglio degenerare più di quanto abbia fatto e sono una grande sostenitrice del "è meglio finire in bellezza".


Intanto sono canon cough cough

I ringraziamenti sono d'obbligo e per chi non è interessato noiosi, ma per una volta farò le cose per bene: il primo grazie va ad Alice perchè senza di lei, mai e poi mai avrei letto e o scritto fanfction: lei mi ha spinto, mi ha letto, corretto, mi ascoltato quando ne avevo bisogno e anche anche in quest'ultima fic, non mi ha abbandonato. Ringrazio Lily90 ormai partita per i lidi della realtà per avermi convinto a pubblicare la mia prima fic perchè senza di lei non avrei mai potuto incontrare il mio adoratissimo forum. Un abbraccio enorme va alla Black Parade con il Capo che mi ha spronato (con la frusta) ad ingrandire il numero di fic pubblicate, con il Taissa che mia sospinto (con sorrisi caritatevoli, ma intrisecamente maligni) a scrivere e scrivere e scrivere, con la Mia Senpai conosciuta perchè aveva letto ciò che aveva scritto che mi ha saputa bastonare quando serviva e che mi ha sempre dato giudizi imparziali, con Cri che da mamma buona e paziente mi ha sempre fatto ridere e ragionare, con Giù la festeggiata e trovatene voi di lettrici così appasionate e tante altre moschelle che affollano il nostro forum. Un grazie tsundere a Tikkia che mi ha betato quest'ultima fic e che è spesso il motivo per cui scrivo ancora: voglio farle sapere cosa in testa e mi metto al pc solo per mostrarglielo. Un bacione ad Ange che mi fa sognare con le sue fic e che mi fa inevitabilmente capire che sono migliore come lettrice che come scrittriceXD,ma nonostante questo mette sempre in moto la mia fantasia.
Grazie a tutti quelli che mìmi hanno letto, riletto, recensito e apprezzato!
   
 
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