Nda:
Pollux (1912) è figlio
di Cygnus Black
e Violetta Bulstrode, nipote di Phineas Nigellus Black (Preside fino al
1931) e
Ursula Flint. Fratello maggiore di Cassiopeia (1914), Marius (1917) e Dorea (1920). Hydra (1914) è figlia di
Sirius Black ed Hesper Gamp, nipote di
Phineas, cugina di Pollux & co e sorella di Arcturus (1901),
Lycoris (1904)
e Regulus Black (1906). La shot è ambientata nella prima
parte nel 1929 e nella
seconda parte nel 1933. Piccola precisazione: nel 1933 Pollux
è sposato con
Irma Crabbe già da tre anni e hanno generato i loro primi
due figli, Walburga
(1931) e Alphard (1932), ed è anche per questo che Hydra
decide di tagliare
ogni contatto amoroso con il
cugino.
Pollux
Black era la perfezione o quanto di più vicino ci
fosse. Aveva avuto una carriera di tutto rispetto in quei sette anni a
Hogwarts: migliore studente del suo anno, Cacciatore della squadra di
Serpeverde al secondo anno, più giovane giocatore a essere
diventato Capitano
della squadra di Quidditch solo al terzo anno, Prefetto, Dieci GUFO con
Eccezionale, Caposcuola.
Tutto
questo, unito al fatto che fosse il primogenito di una
nobile casata come quella dei Black, lo rendeva un partito
più che appetibile
agli occhi delle decine di giovani signorine Purosangue alla ricerca di
un buon
contratto matrimoniale. Suo padre aveva stretto un contratto il giorno
del
compimento dei suoi sette anni, quando la sua promessa sposa, Irma
Crabbe,
aveva compiuto cinque anni. Pollux non si era mai preoccupato
particolarmente
di ciò. I suoi genitori si erano sposati nello stesso modo e
così aveva fatto
suo nonno e decine di generazioni che l’avevano preceduto.
Non era necessario
che amasse Irma, bastava generare un erede e poi avrebbe potuto
riprendere a
ignorarla o dirigere le sue attenzioni verso qualche altra donna.
Questo
era quello che aveva sempre pensato prima che i suoi
occhi cominciassero a soffermarsi sulla figura snella e sinuosa di
Hydra. Sua
cugina era coetanea della sua promessa e di sua sorella Cassiopeia, ma
possedeva l’attitudine di una regina e sembrava decisamente
più matura dei suoi
quindici anni. Era dotata della stessa arrogante bellezza dei Black
sebbene da
sua madre, Hesper Gamp, avesse ereditato gli zigomi cesellati e i
tratti un po’
più aguzzi del solito. Anche adesso, mentre lo osservava al
centro del campo
con lo sguardo risoluto e un manico di scopa stretto saldamente tra le
mani, non
poteva fare a meno di notare come il singolare grigio bluastro dei suoi
occhi
fosse in grado di ammaliarlo.
-
Cosa pensi di fare, esattamente, Hydra? –
Gli
rivolse un piccolo sorriso sghembo. – Non è
evidente,
Pollux? Voglio entrare in squadra. –
Una
ragazza che giocava a Quidditch? Forse non c’era nulla
di strano per Mezzosangue e Nate Babbane, ma una Black non poteva
seriamente
volare in mezzo a una squadra di uomini e impegnarsi in uno sport tanto
pericoloso e spiccatamente virile.
-
Divertente. Ora perché non torni a fare qualsiasi cosa voi
signorine per bene facciate nel vostro tempo libero? –
Hydra
non si mosse di un millimetro, continuando a guardarlo
dritto in faccia con espressione di sfida. Non avrebbe ceduto, la
conosceva
bene.
-
Peccato solo che io non sia una signorina per bene come la
tua promessa sposa. Lascia che ti mostri ciò che so fare
– ribattè, alzando di
un paio di centimetri la gonna della divisa per sistemarsi agevolmente
a
cavalcioni del manico di scopa. Si diede la spinta e
sfrecciò verso l’alto.
Fece
un paio di rapidi giri di campo, spingendo il manico
alla massima velocità, per poi avvitarsi ripetutamente e
tornare giù in
picchiata.
Si
scostò una ciocca corvina che le era finita davanti agli
occhi e sorrise trionfante, sicura che dopo una prova del genere non
avrebbe
potuto essere esclusa dalla squadra. Non solo perché era una
ragazza.
-
Non male – ammise Pollux, con l’aria di chi stava
facendo
un grande sforzo per riconoscerlo.
-
Lo so. –
Il
ragazzo scambiò un’occhiata con Robert Rosier, il
suo
migliore amico, che per tutta risposta allargò le braccia
come a dire che la
decisione spettava solo a lui.
-
D’accordo, sei dei nostri, ma se perdi un allenamento sei
fuori. –
-
Non lo perderò – assicurò Hydra,
aprendosi in un sorriso
radioso.
Quando
sorrideva in quel modo diventava se possibile ancora
più bella. Era così diversa da Irma,
così spontanea e allegra rispetto a quella
ragazza tanto rigida da sembrare che avesse ingoiato un manico di
scopa. Per
certi versi assomigliava moltissimo a Cassiopeia, nessun mistero che
quelle due
fossero migliori amiche, ma non possedeva la spietata vena della sua
sorella
minore bensì sapeva essere gentile e disponibile anche con
coloro che non erano
chiaramente appartenenti al suo rango sociale.
Le
voltò le spalle, dirigendosi verso gli spogliatoi insieme
al resto della squadra. Erano sotto al getto caldo dell’acqua
quando Robert si
voltò verso di lui e gli rivolse un’occhiata
strana. Conosceva quello sguardo e
sapeva che c’era qualcosa di cui desiderava parlargli.
-
Cosa c’è, Rob? –
-
Ho ricevuto una lettera da mio padre questa mattina. Hanno
stipulato un contratto matrimoniale – disse, cauto.
Continuava
a non capire dove fosse il problema.
-
E lei chi è? –
-
Hydra. –
La
replica gli mozzò per un attimo il respiro e
avvertì
chiaramente il
cuore saltare un battito.
Era ridicolo che reagisse in quel modo. Lui avrebbe sposato Irma, era
tutto
deciso da dieci anni, e di sicuro Hydra non sarebbe rimasta nubile per
tutta la
vita. L’idea però che Robert fosse legittimato a
mettere le mani su di lei gli
faceva attorcigliare lo stomaco. Era gelosia quella che provava?
-
Quindi sposerai mia cugina – considerò, spostando
la
manopola del rubinetto verso sinistra e chiudendo gli occhi quando il
getto d’acqua
gelida gli si riversò addosso. Aveva bisogno di schiarirsi
le idee, di capire
meglio i suoi sentimenti in proposito.
-
Già. Devo dire che sono sollevato dal fatto che si tratti
di lei. Hydra è diversa da quelle principessine viziate,
è una forte, e bè
… lo sai. –
-
No, non lo so. E cosa? – replicò, più
bruscamente di
quanto fosse lecito.
Robert
sembrò imputare la reazione
al fatto che fossero imparentati e che la sua
fosse solo iper protettività come quella che provava nei
confronti di
Cassiopeia e Dorea.
-
Bè, Hydra è decisamente sexy. Cioè, lo
so che è tua cugina,
ma non dirmi che non ci avevi mai fatto caso – concluse.
Se
non ci aveva fatto caso?
L’aveva
osservata abbandonare le lievi e acerbe forme
infantili per sbocciare in un pallido e perfetto bocciolo di rosa. Il
pensiero
che qualcun altro però potesse trovarla sexy lo irritava,
perché era certo che
se Robert la pensava così allora dovevano esserci molti
altri studenti che
condividevano la sua opinione.
-
Lei lo sa? –
-
Non credo che le abbiano ancora detto nulla. –
Annuì,
avvolgendosi in un asciugamano bianco e indossando
rapidamente la divisa verde argento. Se si fosse sbrigato sarebbe
riuscito a
parlarle prima della cena.
Raggiunse
i sotterranei proprio mentre lei e Cassiopeia
uscivano dalla Sala Comune, pronte per la cena.
-
Cassie, ci lasceresti un attimo? Dobbiamo discutere di un
paio di cose che riguardano la squadra. –
La
sorella assottigliò lo sguardo, apparentemente per nulla
convinta, ma si limitò ad annuire e a riprendere a camminare
verso la rampa di
scale che portava al piano di sopra.
-
Lo sai? – le chiese a bruciapelo, fissandola negli occhi
con intensità.
Hydra
rimase in silenzio, annuendo lentamente.
-
Perché non me lo hai detto? –
-
Perché avrei dovuto dirtelo? –
-
Non si risponde a una domanda con un’altra domanda
–
replicò, rendendosi conto di quanto suonasse infantile
persino alle sue
orecchie.
Tuttavia
Hydra non si mise a ridere né lo prese in giro, ma
lo osservò con un’espressione tra lo stupito e
l’incuriosito dipinta sul bel
viso.
-
Che c’è? –
-
Sei geloso. Lo sei, vero Pollux? –
Era
inutile negarlo, perlomeno davanti a lei poteva essere
onesto.
-
Sì, sono geloso. –
-
Non l’ho fatto perché dirtelo l’avrebbe
reso reale,
definitivo, e non volevo – mormorò, abbassando per
un attimo gli occhi, - Perché
mi piaci, Pollux, e avrei voluto che la scelta
fosse caduta su di te invece che su Robert, ma tu sposerai
Irma e non
possiamo cambiare le cose. –
Le
si avvicinò, prendendola per il mento e obbligandola
gentilmente ad alzarlo e tornare a guardarlo negli occhi. Si
chinò su di lei
con lentezza esasperante, come per darle
l’opportunità di tirarsi indietro se
l’avesse
voluto, e catturò le sue labbra in un bacio lieve e
delicato. Si scostò quanto
bastava per studiarne la reazione.
Aveva
le gote rosse e l’espressione frastornata, gli occhi
sembravano sfavillare.
Gli
gettò le braccia al collo, attirandolo nuovamente verso
di lei e baciandolo a sua volta. Dopo un attimo d’incertezza,
Hydra lasciò che
fosse l’istinto a guidarla. Le loro labbra che si muovevano
all’unisono e le
lingue che si cercavano sembravano la cosa più naturale del
mondo, la più giusta.
*
Erano
passati quattro anni da quel giorno e, a dispetto di
tutto ciò che avevano sperato, non erano riusciti a trovare
un modo per
stare insieme.
L’ultimo anno a Hogwarts
era il ricordo che Pollux conservava più gelosamente dentro
al cuore. L’anno in
cui si erano finalmente trovati, quando Hydra era diventata sua in
tutti i modi
umanamente possibili. Adesso, mentre la guardava camminare verso
l’altare a
testa alta, verso un Robert che sorrideva allegro, desiderò
con tutto se stesso
essere al suo posto e la fede che portava all’anulare
sinistro non gli sembrò
mai così pesante e ingombrante come in quel momento.
Terminata
la celebrazione e il banchetto venne il momento di
aprire le danze. Dopo che Hydra e Robert ebbero ultimato il loro primo
ballo da
sposati, Pollux si fece avanti e la invitò a danzare.
La
strinse a sé con un po’ più impeto di
quanto fosse
necessario, ma non in modo che qualcuno potesse trovarci qualcosa di
strano o
inopportuno.
Rimasero
in silenzio per tutto il ballo, limitandosi a guardarsi
negli occhi e assaporando la piacevolezza causata dalla rispettiva
vicinanza. Quando
la musica finì, Pollux la prese per mano e la condusse verso
il giardino
pensile, dove avrebbero potuto stare un po’ da soli, lontani
dagli sguardi
indiscreti di tutti i presenti. Si chinò su di lei, per
baciarla, ma la mano di
Hydra sul suo petto lo fermò prima che potesse anche solo
sfiorarle quelle
labbra morbide.
Negli
occhi grigi del giovane uomo passò un lampo di
delusione misto a dolore.
-
Perché? –
-
Perché mi sono sposata da appena due ore e non posso
rovinare già tutto … non voglio. –
-
Lo ami? –
Hydra
scosse la testa. – No, ma Robert mi ama e Irma ama te.
Non importa se ci amiamo, Pollux, perché tra di noi non
c’è mai stata davvero
una possibilità di felicità duratura. Sai cosa
succede quando due stelle che
non dovrebbero stare vicine entrano in collisione? Esplodono e causano
distruzione e io non voglio che accada … non se lo meritano,
né Irma né Robert.
–
-
Quindi ti arrendi così, lasci semplicemente che tutto vada
come loro hanno deciso? –
Annuì,
gli occhi lucidi per lo sforzo di trattenere le
lacrime.
-
Ti amo, Pollux, l’ho sempre fatto e lo farò
sempre, ma in
questa vita sembra non esserci posto per la nostra felicità.
–
Si
alzò in punta di piedi, sfiorandogli le labbra in un
bacio casto, per poi voltargli le spalle e tornare dai suoi invitati.
E
lui rimase così, immobile, guardandola allontanarsi.
Hydra
aveva ragione: nella vita di un Black non c’era spazio
per la vera facilità né per il vero amore.
[1.812
parole]