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Autore: Zenya Shiroyume    23/09/2014    1 recensioni
||Raccolta di One-shots basate su Tarkus Ferronero||
In molti giungono a Lordran, dopo la diffusione del Segno Oscuro. Tra questi vi è il migliore di Berenike, il possente Tarkus Ferronero, ma nella Terra degli Antichi Lord non ha importanza chi tu sia: importa solo sopravvivere.
La storia di chi, come altri, è stato trascinato in un mondo oscuro e di come ciò che è davvero importante riesce a mandarti avanti.
P.S. la storia può contenere spoiler poiché alcuni passaggi sono ispirati alla mia esperienza di gioco, mentre altri sono stati ispirati dai video di Vaativydia. Maggiori info nelle n.d.a.
Genere: Dark, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Violenza
- Questa storia fa parte della serie 'Tales of Lordran'
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Siedo in quest'umida cella da ore, fissando la guardia intenta nel suo perpetuo giro di ronda.

La maledizione dei Non Morti ha colpito Berenike, la mia casa. È per questo che sono qui.

L'Oscurità ha iniziato a diffondersi. È sempre più forte.

La maggior parte dei miei commilitoni è ormai diventata vuota.

Sono tutti nelle celle attorno alla mia.

Loro stanno cedendo, stanno perdendo il senno.

Non sopporto l'idea che alcuni dei più valorosi guerrieri di Berenike si siano ridotti così.

Ma io non finirò in questo modo! Manterrò vivo il nome della mia gente!

Non mi farò sconfiggere!

Mi alzo lentamente, le gocce d'acqua cadono regolari dai miei guanti di ferro.

La guardia torna. Voglio uscire. Devo trovare un'arma per ucciderlo.

Non importa sporcarmi col sangue dei miei nemici.

Nessuno mi fermerà dal compiere il mio destino... Nessuno mi fermerà dal salvare la mia terra...

Un nuovo giro. È la volta buona!

Ho trovato un vecchio mattone rotto, sarà sufficiente per eliminarlo.

Mi sorpassa, poi un suono sordo si diffonde per il lurido e buio corridoio.

Il suono di un cranio frantumato.

Il corpo cade con un tonfo, agitando una piccola pozzanghera maleodorante.

Il tintinnio delle vecchie chiavi arrugginite riecheggia come un vago ricordo di libertà.

Le afferro e, una volta fuori, sbatto rumorosamente la porta alle mie spalle.

Non importa fare baccano.

Voglio che tutti sappiano che Tarkus Ferronero non si arrenderà facilmente.

Depredo il cadavere ai miei piedi.

L'odore del suo sangue si mescola a quello di muffa e marcio che aleggia in questo Rifugio a sud di Berenike.

Tra le mie mani, la sua spada lunga pare non avere peso.

“Devo trovare un'arma migliore...” mormoro scagliando fendenti a vuoto.

Questo spadino non fa proprio per me, ma devo accontentarmi.

I prigionieri non si oppongono, le guardie sono deboli.

Non mi stupisco che altri siano già fuggiti.

Improvvisamente, l'aria fresca filtra attraverso i fori del mio elmo.

È una bella sensazione.

Sono in una grande sala quadrata. Le pareti cadono a pezzi, mentre il sole squarcia violento le nuvole.

Uno scintillio attira la mia attenzione. In un angolo, vi è un mucchio di armi ammassate, rubate ai poveri non morti rinchiusi qui dentro a marcire.

Tra di esse, vi sono il mio scudo e lo spadone.

La terra inizia a tremare e sottili granelli di polvere mi colpiscono gli occhi, causandomi un fastidioso bruciore.

Davanti a me, vi è un enorme demone.

Ha le ali piccole e il corpo tarchiato e muscoloso.

I suoi versi hanno accompagnato tutta la mia prigionia.

È esattamente come me lo ero immaginato: un essere capace di fermare chiunque tenti la fuga.

Mi attacca usando una mazza di pietra.

È lento e prevedibile, anche se di incredibile potenza.

Evito l'attacco e afferro il mio spadone, che impugno con entrambe le mani.

Il frastuono della battaglia è assordante.

Le pareti tremano, mentre la mia arma squarcia le carni di quella bestia.

Scaglio l'ultimo fendente, poi un'accecante foschia bianca mi avvolge.

Tutto è calmo, il demone è sparito. Morto.

So che non è l'unico. Esistono altri luoghi come questo.

Devo fermare l'Oscurità...

 

[519 parole]

 

 

La fatica si è ormai impossessata di me.

È diventata la mia unica compagna in questo assurdo pellegrinaggio nella Terra dei Lord.

Ho visto tanti luoghi, ma l'odore di quella palude pare non volermi abbandonare, così come il sangue rappreso di chi mi ha ostacolato.

Non riesco ancora ad aver chiaro l'obiettivo.

So solo che voglio salvare Berenike.

Ma non riesco a capire questo luogo. È così diverso da ciò che conosco.

Il tempo è distorto. È ciò che ha detto lui. Ha detto di chiamarsi Oscar.

Mi chiedo come sia arrivato a Lordran...

Il nostro incontro è avvenuto alla luce di un fuoco mistico, la cui fiamma ha potuto placare la mia stanchezza.

In quel Santuario, seduti sull'erba soffice, ha cercato di darmi un obiettivo.

Eppure, il mio chiodo fisso è la mia patria.

Ma ha detto che se avessi suonato le Campane del Risveglio, il destino di noi Non Morti si sarebbe palesato.

Vedrai che una volta consapevole del nostro fato, riuscirai ad aiutare la tua gente...” ha detto con la speranza nella voce.

Forse sono state quelle parole a convincermi, anche se non del tutto.

Allora perché non lo fai tu?” ho replicato stringendo i pugni.

Sono consapevole della mia forza, ma come faccio a fidarmi in questo luogo?

Lo sto facendo, ma il tempo è distorto e tu potresti aver già raggiunto Anor Londo, mentre io potrei essere ancora qui...”

Poi è rimasto a lungo in silenzio.

Un silenzio opprimente, quasi frustrante.

In quel momento avrei voluto vedere il suo volto sotto a quell'elmo, per capire cosa volesse davvero.

Sta di fatto che una spada in più non guasta...”

E ora eccomi qui, in questa fortezza, a combattere per qualcosa che non mi appartiene, ad ascoltare il sibilo degli uomini-serpente e l'oscillare delle lame che fendono l'aria.

L'atmosfera è pesante, non riesco nemmeno a immaginare in quanti siano morti qui dentro.

In molti sono stati sconfitti...

In molti sono caduti vittima delle trappole che pullulano questo luogo...

Non farò questa fine...

Mentre avanzo, il mio piede urta qualcosa. L'ennesima trappola.

Le pareti del corridoio sono macchiate di sangue, così come le statue dei cavalieri di Gwyn.

Altri sibili, altre pietre che rotolano.

Evito la trappola e continuo a salire, con le parole di Oscar che mi martellano la testa.

A quanto, di ciò che ha detto, dovrei credere?

L'aria si fa più fresca e intravedo il cielo in cima ad una rampa di scale.

Sono stanco... Mi affretto verso l'esterno, ma sotto ai miei passi, un meccanismo scatta.

D'istinto rotolo a destra, evitando tre dardi. Uno di essi, scalfisce la mia corazza.

Non avrei dovuto abbassare la guardia...

L'esterno pare calmo, ma subito mi accorgo di due giganti.

Non posso rimanere fermo troppo a lungo, rischio di venire colpito.

Devo raggiungere la cima. Il mio corpo mi implora di fermarmi, ma so di non dover ascoltare la voce della fatica.

Una scelta sbagliata può determinare la mia vittoria o la mia disfatta.

Mentre proseguo, evitando le palle di cannone, intravedo dei Cavalieri di Balder... E uno di Berenike...

Allora altri sono arrivati prima di me...

Altri hanno cercato di far fronte a questa maledizione, fallendo miseramente.

So già che ha perso il senno, non vale la pena cercare di ragionare.

La rabbia cresce nel vedere un mio amico in quello stato. Questa rabbia mi spinge ad andare avanti.

La cima della fortezza non è lontana. Mi ritorna alla mente la distorsione temporale.

Tutti coloro che sono caduti qui erano da soli come me.

Hanno cercato di raggiungere Anor Londo e hanno fallito.

Non voglio che altri perdano se stessi in questa impresa.

Afferro la Pietra Bianca lasciatami da Oscar e mi dirigo nella stanza adiacente a quella che precede il possente Golem.

Mi chino a scrivere e il mio nome si imprime nel legno del pavimento, brillando con forza.

“Anche se morirò qui, il mio spirito resterà, per far sì che nessun altro muoia inutilmente... Qualunque sia il suo tempo...”

Sorrido. Per la prima volta, l'idea di diventare vuoto non mi spaventa più.

Una parte di me rimarrà in eterno in questa stanza, in attesa che altri dimostrino la propria forza alla Terra degli Dei.

Ma adesso è il mio turno!

Mi dirigo verso il Golem di Ferro. La sua ascia mi ricorda quelle della Fortezza e l'onda d'urto che genera mi coglie alla sprovvista.

Fa male... Il mio corpo è allo stremo.

A causa della sua stazza, è piuttosto lento, ma i miei colpi sembrano rimbalzare su di lui, come se non avessero effetto.

Riesco ad evitare i suoi fendenti, con la spada a due mani i danni sembrano maggiori.

Inizia a colpire febbrilmente il pavimento, tanto da costringermi a indietreggiare.

Un mio piede poggia nel vuoto, alle mie spalle il nulla... Solo l'orizzonte.

Un brivido mi sale su per la schiena. Un attimo di paura.

Riprendo l'equilibrio e lancio un urlo.

Carico nuovamente il mio gigantesco nemico che tenta di afferrarmi, ma noto che il mio affondo lo fa traballare.

Ne approfitto e attacco. Attacco con tutta la forza che ho in corpo.

A guidare i miei colpi è la rabbia che provo per questa maledizione, per quello che è successo alla mia casa, ma so di essere vicino.

Troppo vicino per fallire adesso!

Il Golem cade. È inerme di fronte alla mia spada, che finalmente inizia a penetrare quella corazza.

I colpi si susseguono veloci, poi sento di colpire a vuoto. È finita!

Cado a terra stremato, sorridendo nuovamente.

A rendermi felice è l'idea di essere a pochi passi dalla conclusione.

Chiudo per un istante gli occhi, affaticati dallo sforzo.

Dopo pochi attimi, di fronte a me c'è un anello di luce dorata.

È il mio biglietto per Anor Londo.

 

[962 parole]

 

 

La Terra degli Dei... Appena arrivato, non ho potuto fare a meno di lasciarmi sfuggire un verso di stupore.

È così maestosa e imponente, ma allo stesso tempo così incredibilmente immobile.

Come se il tempo stesso avesse smesso di scorrere.

Il silenzio è totale, quasi opprimente.

L'aria è ferma, non c'è un singolo filo di vento.

È come se Anor Londo stessa esistesse in una dimensione a sé.

I miei passi riecheggiano nelle mie orecchie, solo il mio respiro rompe questa atmosfera quasi surreale.

A farmi compagnia, c'è solo la mia ombra che si allunga sul pavimento di marmo.

Rivolgo uno sguardo al sole e capisco che qualcosa non va.

I suoi raggi illuminano questo castello con una tenue luce ambrata.

Mi sfilo un guanto e poggio la mano sul parapetto di pietra.

È freddo, così come la mia armatura. È un sole vuoto, o almeno è quello che penso.

Pare senza vita, così come il luogo su cui splende.

Questo non fa altro che altro che alimentare l'inquietudine che aleggia su questo balcone.

La Guardiana non ha detto niente riguardo alla città, solo che devo andare avanti per incontrare un Lord.

Ormai sono abituato a procedere alla cieca...

Che posso fare se non continuare così?

Trovo un ascensore di marmo bianco che sale e scende ininterrottamente.

Prima di poggiare un piede sulla pedana, rivolgo un'ultima occhiata all'enorme castello e sorrido.

Questa volta non so perché... Non ho più paura di diventare vuoto...

Se è questo che serve per salvare Berenike, ben venga!

Forse Oscar aveva davvero ragione, forse questa impresa non mi è poi così estranea.

Dopotutto siamo tutti Non Morti, marchiati dal Segno Oscuro...

Basta pensare! È ora di andare avanti!

L'ascensore scende a una velocità spaventosa, poi i miei occhi incontrano nuovamente quella luce priva di vita.

Il castello è sempre più vicino, in cima a una lunghissima scalinata, ma la strada si interrompe.

So che c'è un modo per procedere, infatti noto una torretta sollevata con due stradine tagliate.

Purtroppo non ci sono leve per far scattare il meccanismo.

Mi trovo su un ponte vuoto, ma non mi lascio sopraffare dallo sconforto.

Mi guardo attorno. Alla mia sinistra ci sono dei balconcini con delle vetrate, ma sembrano irraggiungibili.

Percorro più volte il vicolo cieco, in cerca di una stradina.

Una parte di me è affascinato dall'architettura di questo luogo, davvero degno del Grande Lord.

Mi accorgo poi di un dettaglio fondamentale: i contrafforti della struttura si uniscono al ponte su cui sto camminando, ma cosa ancora più importante, uno di essi sovrasta un balcone.

Subito mi dirigo in quella direzione e mi arrampico sulla struttura.

Mi stupisco del fatto che le tegole siano asciutte: a quanto pare, nemmeno la pioggia ha mai toccato questo mondo a parte.

Mi avvicino alle finestre e non riesco a vedere oltre, tanta è la polvere che si è accumulata.

Ne sfondo una aiutandomi con lo scudo e mi ritrovo all'altezza di un lampadario che sovrasta un'enorme sala da ballo.

In lontananza vedo la statua di una bellissima donna.

Dei passi mi fanno sussultare. Un guerriero coperto da una veste bianca mi attacca, ma subito riesco a sconfiggerlo.

Allora c'è qualcuno qui.

Sento altri passi. Alzo lo sguardo e vedo una rete di travi su cui sono appostati altri guerrieri bianchi.

Intorno a me non ci sono altre strade, l'unica è a più di cento metri d'altezza.

Il cuore martella forte nel petto, un passo falso e per me sarà la fine.

Scuoto la testa per farmi coraggio e salgo le scale che mi portano alle travi.

Quei Non Morti mi attendono minacciosi.

Un passo.

Due passi.

Tengo lo scudo alto, un coltello da lancio sullo scudo mi fa sobbalzare.

Un passo.

Un altro ancora.

Un guerriero mi carica, incurante dell'altezza. Continuo a parare i suoi colpi, sperando che cada.

Un altro coltello mi colpisce da destra. Un altro combattente si avvicina, attraversando un'altra trave.

Non posso continuare a incassare i colpi, perciò colpisco il mio nemico con un fendente.

Muore sul colpo, ma sento il mio piede scivolare sul marmo.

L'armatura non pesa più... Io non peso più.

Il vento filtra attraverso le giunture della corazza.

Niente dolore, non mi sento più stanco.

C'è solo il nero...

Solo il mio corpo inerme...

Nulla...

“Mi dispiace, ho fallito...”

.

.

.

.

.

.

Un enorme dipinto troneggia la sala. Rappresenta un mondo buio, perennemente addormentato sotto a una coltre di neve eterna.

Pare così diverso da Anor Londo, eppure entrambi sono dominati dal silenzio.

Hai sconfitto tutti i guardiani, macchiando di sangue le loro candide vesti.

Non ti soffermi troppo sul dipinto, perché qualcosa attira la tua attenzione.

In un angolo c'è un cadavere. Sicuramente sarà stato spostato di peso.

Ti avvicini, sperando in qualcosa di utile.

Depredi il corpo e raccogli un'armatura di Ferronero, insieme ad uno spadone e uno scudo che hanno accompagnato fin lì il loro portatore.

 

[821 parole]


Angolo Autrice ^//^
Ma salve, fratelli Non Morti! Rieccomi con una nuova raccolta che mi ha messo parecchio alla prova, ma questa volta il cavaliere che ha avuto a che fare con Logan era in pausa xD
Ma passiamo a cose serie: vorrei prima di tutto ringraziare i ragazzi del gruppo Dark Souls Italia per avermi chiarito alcuni buchi di Lore, poi vorrei spiegare una piccola cosa che mi preme sappiate.
La storia di Tarkus l'ho basata su supposizioni mie e sulla distorsione temporale. Inoltre ho pensato che esistessero più Undead Asylums perché non sappiamo quanto sia grande il mondo fuori Lordran.
Per quanto riguarda Oscar (non so se la cosa vi ha fatto storcere il naso) penso sia stato probabile un loro incontro, dopotutto potrebbero essersi conosciuti in quei momenti in cui i loro mondi erano in contatto (tipo con Solaire, quindi perché no?)
Poi credo che ogni NPC abbia deciso se seguire o meno il percorso da Chosen, infatti Logan e Siegmeyer se ne sono lavati le mani.
Con questo concludo (ho scritto troppoooooo >///<) e spero solo che la storia vi sia piaciuta!
Un bacione!!!

   
 
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