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Autore: kiara_star    23/09/2014    7 recensioni
[Thorki brotherhood] [kid!Thor]
...
"Loki sarebbe stato un abile stratega e un infallibile seiðmaðr, Thor avrebbe indossato la pelle di un grande guerriero e avrebbe guidato interi eserciti.
Insieme si sarebbero completati, e la sagacia dell'uno avrebbe guidato la forza dell'altro.
Questo era divenuto il sogno di Odino: un regno guidato da due Re.
Ma i sogni, come sempre, rischiano di restare tali.
[...]
Dal viso di Thor sfumò ogni testardaggine, ogni voglia di ribellione e sorse un'altra emozione, silenziosa, che però urlava nelle orecchie di Loki.
«Perché mi odi tanto?» chiese. «Cosa ti ho fatto di male? Io... io sono tuo fratello... non dovresti volermi bene?»
Loki lo guardò a lungo.
«Dovrei» rispose. «Ma non voglio.»"
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Thor, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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cap8
“Mio amato fratello”



Capitolo 8
[L'addio del fanciullo]






L'intera sala brulicava di persone: nobili, generali, importanti diplomatici provenienti da ogni regno.
Frigga fece chiamare danzatori e musici, e anche giocolieri, commedianti che inscenassero piccoli siparietti divertenti. Tutto in onore del principe Thor, per i suoi dodici anni, per il suo ultimo compleanno da fanciullo ad Asgard.
Frigga non gli aveva parlato e, sapeva, sarebbe toccato a Odino affrontare il discorso. Odino avrebbe mantenuto la parola data a Laufey e avrebbe accompagnato Thor su Jotunheim per lasciare al re dei Giganti di Ghiaccio il compito di farne un uomo.
Oh, solo un cuore di madre poteva comprendere quale dolore stringesse l'anima della regina, quale timore, quale silente disperazione. Avesse avuto più audacia e meno responsabilità, avrebbe afferrato fra le braccia il suo bambino e sarebbe corsa via, in un luogo dove neanche al Grande Padre sarebbe stato possibile raggiungerli. Ma no, non le era concesso, perché una regina ha dei doveri e una moglie anche.
Venire meno a un accordo con Jotunheim voleva dire dichiarare la guerra all'istante e questo non poteva essere permesso.
Odino sedeva sul trono, alla sua sinistra. Alla sua destra vi era Thor e accanto a lui sedeva Loki.
Il maggiore bisbigliò qualcosa all'orecchio del fratello e gli indicò la sala dove un danzatore si stava esibendo. Mosse poi discretamente le dita e il danzatore sussultò come se qualcuno di invisibile lo avesse calciato nel didietro. Thor rise e Loki simulò un'espressione sorpresa.
Frigga ricordò il primo compleanno che avevano celebrato insieme, la freddezza di Loki, la sua rabbia nascosta.
Sembrava ieri e, allo stesso, sembrava una vita fa.
Aveva pregato tanto per vederli uniti e adesso che finalmente lo erano sarebbero stati divisi.
Sentì un magone risalirle in gola e sorseggiò dell'acqua poggiando le dita sul petto, dove un macigno premeva forte.
Sorrise poi verso i danzatori che si stavano inchinando e batté le mani.
Non c'era gioia nel suo cuore, da quel giorno finché non lo avesse veduto tornare non ci sarebbe più stata.



*



La festa era ancora in corso quando Thor sentì suo padre chiedergli di seguirlo. Guardò verso Loki che lo invitò a non farlo attendere.
Thor gli obbedì, come faceva sempre.
Odino camminava silenzioso nel corridoi dove i suoni festosi giungevano sempre più lontani. Thor seguiva il suo passo e non osò essere il primo a parlare.
La marcia si arrestò dinanzi a due guardie, in un luogo che il principe conosceva bene.
I soldati salutarono il loro sovrano e Odino discese le scale che portavano alla Sala delle Reliquie, Thor scese a sua volta ogni piolo con il cuore in ansia.
Odino poi si fermò, giunto alla fine della scalinata, e aspettò che suo figlio lo affiancasse.
Thor si guardò intorno; sebbene conoscesse alla perfezione il luogo, ne rimaneva sempre incantato.
«Domani sarà un giorno importante, figliolo» disse infine suo padre, spezzando ogni silenzio.
Thor non fu meravigliato. L'ansia crebbe e con essa un altro sentimento che cercò di soffocare.
«Lo so, padre» rispose. «Saluterò la mia casa per andare su Jotunheim.»
Percepì lo sguardo di suo padre sorpreso.
No, Thor non aveva dimenticato quelle parole. Sebbene l'eco fosse divenuta all'inizio molto debole, con il trascorrere dei giorni e poi dei mesi, era tornata prepotente a sussurrargli nella notte, e il principe aveva compreso che non avrebbe mai potuto sottrarsi al suo destino, al suo dovere di figlio di Asgard.
Aveva compreso perché Loki era divenuto più severo a ogni lezione, perché il tempo per riposare all'ombra di un albero o nel fresco abbraccio della fonte era andato sfumando a ogni sorgere di sole.
E Thor aveva appreso, con umiltà, ogni lezione di suo fratello, del suo più grande maestro, perché sapeva che se avesse dovuto ringraziarlo per qualcosa sarebbe stato per ogni richiamo e ogni occhiataccia, per il rigore e le parole affilate, sarebbe stato per aver trasformato quel “moccioso paglierino” in un principe degno di tale titolo.
E Thor aveva ancora paura, aveva ancora terrore di ciò che lo aspettava, ma adesso poteva affrontare quella paura e vincerla. Lo avrebbe fatto per lui, per Loki, come quel dì di tanti anni prima alla fonte.
Odino gli prese la mano e Thor la sentì forte e calda attorno alla sua.
Lo condusse a passo lento dinanzi a un piedistallo, sul fianco sinistro della sala.
«Cosa vi è scritto, Thor?» gli chiese e Thor fece scorrere gli occhi sulla pietra in cui erano scolpite poche rune.
«“Solo il più degno”» lesse a voce alta e poi fece risalire lo sguardo sulla pesante testa ferrata e sul lungo manico dell'arma: un martello, il martello.
Mjolnir, la più potente di ogni arma mai forgiata.
«Il viaggio che stai per compiere sarà arduo e faticoso» iniziò Odino tenendo ancora la mano stretta attorno alla sua. «Ciò che vedrai, che ascolterai, ciò che vivrai su Jotunheim ti cambierà, ma non cambierà il tuo cuore. Lo renderà più forte, figlio mio, forte e possente come una saetta che squarcia il cielo a metà. E quelle saette ti apparterranno e le governerai come cavalli domati con la frusta.»
Thor deglutì sentendo il cuore martellare.
«Sì, padre» sospirò a fatica.
Odino si voltò a guardarlo e flesse un ginocchio, e Thor vide il viso fronte al suo, l'oro della placca che gli copriva un occhio, il brillante zaffiro del suo unico sguardo. Gli poggiò le mani sulle spalle e lui si sentì in bilico, ma le parole di suo padre lo tennero in piedi.
«Laufey ha molto da insegnarti. Apprendi, Thor, apprendi anche se non comprenderai, perché non sarà un nemico a darti lezioni ma un re che ha veduto mille guerre e ne riporta le ferite sulla pelle e nello spirito. Temilo, perché ne avrai ragione, ma non piegarti. Mai. Sii fiero della tua gente qualsiasi cosa udirai, e sii fiero di ciò che sei. Tornerai da uomo, da guerriero, e sarai il più grande che Asgard e ogni altro regno potranno mai conoscere. Torna con l'orgoglio e la dignità intatta di un principe, e Mjolnir sarà lì ad attendere la tua mano e a te obbedirà sempre, per sempre, finché ogni sole non smetterà di tramontare e le maree sommergeranno le terre.»
«Sarai fiero di me, padre» affermò mentre una lacrima lasciava i suoi occhi. «Non macchierò Asgard con la codardia, lo giuro! Renderò lustro alla mia casa e agli insegnamenti di mio fratello e tornerò da uomo. Lo giuro sulla mia vita.»
Altre lacrime gli bagnarono il viso e Odino lo strinse fra le braccia.
«Figlio mio adorato...»
Thor non sapeva se anche suo padre stesse piangendo ma sapeva che lui non l'avrebbe più fatto, che quelle sarebbero state le sue ultime lacrime e che solo sul suolo di Asgard sarebbe rimasto il sale della paura di un bambino. Jotunheim né Laufey l'avrebbero visto tremare o lamentarsi, o peggio, esitare.
L'esitazione è il nemico più pericoloso di un uomo.
Thor avrebbe marchiato quelle parole nel cuore e nella mente e mai le avrebbe tradite.



*



Suo padre e Thor non avevano ancora fatto ritorno. Loki bevve un bicchiere di vino dietro l'altro guardando le esibizioni dei musici.
Fece vagare poi lo sguardo sui visi dei sudditi, sui loro sorrisi, sulla loro allegria.
Provò una profonda nausea e colmò ancora un calice per poi svuotarlo con una sola sorsata.
«Loki, non esagerare» lo invitò dolcemente sua madre.
I suoi occhi azzurri tremavano, liquidi come un mare che la brezza rende irrequieto.
Loki le prese la mano e ne baciò il dorso.
«Non preoccuparti, madre» le sorrise privo di gioia e Frigga gli accarezzò il volto.
«Gli hai insegnato bene, figlio mio. Nessun anziano precettore avrebbe potuto fare meglio.»
Loki non disse nulla. Le baciò ancora la mano e si alzò dalla sua seduta.
Non sopportava più quelle facce e quelle risa, non sopportava più l'odore di quella sala.
Prese l'uscita, verso i giardini, mentre due occhi lo seguivano silenti.


Si sedette all'ombra della sua quercia e strappò qualche filo d'erba dal terreno. Osservò i verdi aghi spezzati nel suo palmo e poi li gettò via.
«Splendida notte.»
Loki riconobbe quella voce senza bisogno di voltarsi.
«Pensavo odiassi il freddo» sospirò mentre Sigyn gli si sedeva accanto. Voltò il capo a guardarla: l'aveva evitato per tutta la sera ma adesso che era lì, di fronte a lui, non poté sottrarsi dal perdersi nei suoi occhi. Così belli e così tristi.
«Non lo odio, preferisco solo le temperature più miti» rispose lei accarezzando l'erba senza però strapparla.
«Tuo marito avrà da ridire nel saperti qui, nascosta dalle ombre con un altro uomo.»
Sigyn sorrise.
«Theorico non ha tempo per questi pensieri.»
Triste era l'alone di solitudine che tingeva quelle parole.
Erano ormai trascorsi anni dacché lei e Theorico si erano uniti in matrimonio eppure ancora Sigyn non era stata benedetta con una gravidanza. A corte si diceva fosse a causa della vita libertina che aveva condotto da giovane, altre voci insistevano sulla mancanza di attenzioni da parte di Theorico che sembrava preferire la compagnia dei suoi soldati.
Loki non dava ascolto a nessuna di esse e una parte del suo orgoglio, mai guarito dalla ferita che lei gli aveva inflitto, gioiva di quella verità.
Ma in una notte tanto bella quanto buia non vi era spazio per vecchi rancori.

«E i tuoi di pensieri, mio principe?» gli chiese Sigyn dolcemente. «Cosa annebbia i tuoi begli occhi?»
Loki sospirò e guardò in alto le miriadi di stelle, insolite per una sera d'inverno.
«Domani Thor partirà per la sua formazione» disse.
«Andrà anche lui su Vanaheim?»
«Forse...»
A nessuno, a parte la cerchia più ristretta di Odino, era dato conoscere la verità e, da quella domanda, Loki capì che Theorico era fedele a suo padre molto più di quanto lo fosse a sua moglie.
«Sai, Loki, ho sempre voluto chiederti scusa per le parole che ti urlai quella sera. Non avrei dovuto. Fu la collera a guidare la mia lingua.»
Loki sorrise e scosse il capo.
«Avevi ragione. Odiavo quel bambino e un frammento del mio cuore desiderava non fosse mai nato eppure adesso...» Si coprì gli occhi con le dita e rise tristemente, sentendo la malinconia accrescere come un fuoco in balia del vento. «È così patetico.»
Sigyn abbracciò le sue spalle e gli baciò una tempia.
«No, non lo è. È solo amore» disse e Loki sollevò lo sguardo nel suo mentre la mano gentile di Sigyn gli accarezzava una guancia. «Ti accusai di non amare neanche il tuo stesso fratello, poi ti ho guardato, in tutti questi anni, e ho capito che lui è l'unica persona che potrai mai davvero amare.»
Sentì poi le labbra sulle sue in un bacio dal sapore di un addio.
«Conserva sempre nel cuore la luce bellissima di questo affetto, Loki. Nei giorni più bui sarà la più cara delle compagnie.»
E poi andò via, sorridendogli un'ultima volta, portando con sé l'argento di una lacrima che sfuggiva dai suoi occhi.



*



La festa, ormai conclusa, lasciava dietro sé solo posate da lavare e avanzi da gettare ai cani. La servitù si mise a lavoro nonostante l'ora tarda per riportare la sala al proprio ordine e splendore.
Sua madre lo accompagnò nelle sue stanze e gli baciò le guance.
«Dolce notte, Thor» gli sospirò e Thor le sorrise.
«Dolce notte, madre mia.» E fu lui a baciarle la guancia morbida.
Poi Thor entrò e si chiuse la porta alle spalle.
Aveva deciso di trascorrere la sua ultima notte nel proprio letto, da solo, per non sentire ancora più forte la mancanza che avrebbe avuto della sua casa.
Quando raggiunse il letto scorse un oggetto poggiato sulle lenzuola. Ne aveva memoria ma impiegò qualche secondo per ritrovare quel piccolo scrigno fra i suoi ricordi.
Lo sfiorò con mani tremanti rivivendo la notte ormai lontana in cui lo aveva riposto sul letto di Loki, con un piccolo biglietto dentro che a quel tempo, pensò, suo fratello avesse gettato via, e invece lo ritrovò sotto lo scrigno, sulle lenzuola, con la carta piegata più volte.
Poggiò il cofanetto sul comodino e prese il foglio. Lo spiegò e sorrise imbarazzato nello scorgere le parole che lui stesso aveva scritto anni prima.
Buon compleanno, fratellone.
Spero che un giorno mi vuoi bene come ti voglio bene io.
Thor.
Ma più giù, con una grafia diversa che però riconobbe subito, c'era un'altra frase:
Buon compleanno, testa di paglia.
Apri lo scrigno e impara come si fa un vero regalo.
È la mia ultima lezione.
Rise incuriosito e riprese lo scrigno. Quando ne sollevò la parte superiore decine e decine di piccole farfalle volarono via, con le loro ali d'oro e argento, fino a riempire l'intera camera.
Thor rimase a bocca aperta con il cuore gonfio di gioia mentre le meravigliose creature volteggiavano attorno a lui.
Allungò una mano e una di esse si posò sul suo indice.
La guardò incantato e se avesse avuto l'istintività del bambino che era stato, sarebbe corso immediatamente in camera di suo fratello, gli avrebbe gettato le braccia al collo e gli avrebbe urlato ancora una volta quanto lo amasse. Ma non poteva adesso, non quella notte.
Le farfalle volarono poi via, attraverso la balconata, tranne la più piccola che restava ancora sulla punta del suo indice.
«Vuoi restare a farmi compagnia?» chiese e, come avesse compreso la sua domanda, la farfalla sbatté le ali e volò sul suo cuscino.
Thor raggiunse a sua volta il materasso e posò il cofanetto accanto alla lettera.
«Jotunheim è molto fredda, sai?» sospirò ancora alla piccola creatura che passeggiava sulla federa del suo guanciale. «Se non fosse così fredda ti porterei con me...» Thor chiuse gli occhi e prese un profondo respiro. «Sarei meno solo.»
Quella notte fu difficile prendere sonno, i ricordi e le domande tennero sveglia la sua mente per molte ore, ma poi come sempre avviene, senza che se ne rendesse conto, cadde nell'abbraccio dell'oblio onirico e sognò il verde dei campi di Yord, le acque cristalline della fonte di Jörmundgander, il manto nero e lucido di Sleipnir, mentre solcava leghe sul suo dorso.
Sognò il sorriso di Loki che cavalcava al suo fianco.




*



Il mattino fu salutato dal bagliore del primo sole e dal suono solenne di un corno: saluto per il principe in partenza, un augurio di far ritorno presto e in salute.
La destinazione per molti era ancora erroneamente Vanaheim, ma le voci sulla veridicità del luogo che avrebbe accolto il principe Thor si sarebbero presto sparse generando stupore per la decisione del re.
Loki affiancò sua madre mentre Odino comandava gli stallieri di preparare Sleipnir. Sarebbe stato il re in persona a guidare Thor così come aveva guidato Loki.
Frigga mostrava un viso rilassato e orgoglioso e Loki ammirò con quale perfezione sua madre indossava quella maschera per celare lacrime e timori.
Tyr avrebbe accompagnato la squadra di scorta e Theorico, in sua assenza, avrebbe avuto il comando temporaneo della guardia reale.
Loki lo guardò, mentre il padre Generale gli dava direttive, prima di poggiargli una mano sulla spalla.
Theorico annuì a ogni parola e poi chinò il capo quando Tyr si allontanò.
I loro occhi si incrociarono: il verde di Loki nel nocciola del capitano.
Fu uno sguardo che voleva essere preludio di un futuro scontro, forse, ma Loki quel mattino aveva il cuore pronto per una sola emozione, non per altre.
Fu Theorico a distogliere per primo gli occhi mentre montava a cavallo e coordinava i soldati per la marcia in saluto del re.
Thor era a qualche metro, accanto a Odino, e lo ascoltava. Qualsiasi parola stesse pronunciando il Padre degli Dèi sembrava inudibile a tutti tranne che al piccolo principe. Loki sapeva era merito di un raffinato incantesimo che Odino aveva gettato per evitare orecchie indiscrete che avessero voluto carpire i segreti di padre e figlio.
Guardò il suo piccolo fratello mentre indossava i suoi guanti, bianchi come la neve che presto lo avrebbe accolto. Alle sue spalle un mantello rosso rubino su cui si poggiavano morbide le onde dei suoi capelli biondi. I suoi occhi azzurri erano dipinti di una sicurezza e un controllo da fare invidia al più prode dei comandanti di guerra, e Loki provò un moto di tenerezza e orgoglio.
Era stato anche merito suo se quel bambino ingenuo e fragile era adesso un ragazzo conscio delle proprie possibilità, avido di apprendere quanto più poteva.
Sorrise guardando le piccole lentiggini che ancora piovevano sul suo naso, ripensando a quante volte lo aveva preso in giro perché le efelidi erano prerogativa delle fanciulle e non dei guerrieri, e Thor si infuriava e arrossiva sembrando davvero una giovane fanciulla.
Gli sarebbe mancato... tanto.
Deglutì, Loki, deglutì un groppo così ispido da costringerlo a schiarirsi la gola con un colpo di tosse.
Sua madre si volse a guardarlo e lui le sorrise.
«Potresti andare con loro» disse. «Se lo chiedi, Odino non avrà da ridire.»
Oh, gli sarebbe piaciuto, ma se lo avesse fatto avrebbe rischiato di far vincere il fratello sul figlio e non era ciò di cui si sentiva il bisogno.
«Credo che Thor preferisca così, madre» rispose soltanto e Frigga gli diede un cenno del capo in accordo.
Il corno suonò ancora mentre i cavalli della guardia reale, su ordine di Theorico, si disponevano ai bordi della lunga strada che portava ai cancelli d'oro.
Tyr organizzava invece il drappello di scorta: la prima metà avrebbe anticipato il re e suo figlio, la seconda avrebbe chiuso la marcia.
Sleipnir era pronto per essere montato e Odino gli carezzò il muso gentilmente.
Thor si voltò verso sua madre e suo fratello e li raggiunse.
Loki avvertì il fremito che attraversò il corpo di Frigga.
«Madre?» Thor sorrideva mentre le prendeva la mano. «Farò presto ritorno. Non temere» affermò con sicurezza tale da render lucidi gli occhi della regina.
«E io ti aspetterò, figlio mio. E sarò fiera di te.» Frigga si chinò e lo abbracciò stretto e Thor le baciò la guancia teneramente.
Loki ripensò alla sua di partenza, alle lacrime che gli avevano abbandonato gli occhi mentre sospirava a sua madre quanto non volesse andare, quanto dolore sentisse nel doverla lasciare.
Ma Thor non pianse, continuò a sorridere come un coraggioso soldato.
L'abbraccio si sciolse e Frigga gli accarezzò la testa mentre Thor fronteggiava adesso Loki.
Si guardarono a lungo, in silenzio, e si dissero tanto. Un muto dialogo fraterno in cui più di un grazie fu pronunziato.
«L'ho lasciata nella tua stanza» disse Thor e Loki alzò un sopraciglio curioso. «Prenditi cura di lei finché non torno.»
Comprese e sorrise. «Fra un giorno sarà bella che morta» affermò.
«E tu non farla morire» ribadì Thor.
Loki non gli promise nulla e Thor non gli chiese di farlo.
Stava per andare via, con quel sorriso coraggioso, quando Loki allungò la mano e lo tirò a sé. Sentì le braccia di Thor avvolgersi attorno al suo corpo.
Tenne un solo braccio stretto attorno alle sue spalle e l'altro era molle, contro il fianco. La mano stretta in un pugno tremava.
«Ciò che ti ho insegnato...» sospirò con un filo di voce, incapace di continuare.
«Lo ricorderò sempre, fratello» rispose Thor contro il suo petto.
Loki prese un profondo respiro avvertendo gli occhi prudere come non ricordava più.
«Bene» disse prima di allontanarlo lentamente facendo perfino fatica a tenere sulle labbra un sorriso insolente. Lo spinse poi via e Thor ricambiò il suo sorriso con uno così dolce e limpido che Loki ne disegnò ogni linea nella memoria con forza, per tenerlo sempre vivo.
Ancora il corno, poi lo scalpitio degli zoccoli dei cavalli.
Odino montò Sleipnir e Thor una cavalla dal manto bianco.
Theorico urlò di salutare il re e il principe, con la spada lucente puntata verso il cielo.
I soldati obbedirono e un sibilo di spade e urla si levò nel più caldo dei mattini di inverno.
La scorta prese il passo e così i cavalli reali.
Thor si voltò verso sua madre e suo fratello un'ultima volta, alzò la mano e li salutò, poi affiancò Odino e insieme discesero il sentiero che li avrebbe condotti ai cancelli.
Loki li vide aprirsi da lontano come avevano fatto ogni singolo giorno per tre anni, prima che Thor vincesse la sua sfida.
L'avrebbe vinta anche stavolta, ne era certo.
E lui sarebbe stato lì, a richiamarlo per averci impiegato così tanto.











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NdA.
Questo capitolo... beh, l'avevo detto: lo amo particolarmente. Non chiedetemi perché, ma ho amato pensarlo, scriverlo, e rileggerlo <3
Spero di aver trasmesso una briciola di quell'amore.
Ma adesso ci dobbiamo salutare perché non voglio lasciare saluti strappalacrime nell'ultimo capitolo, perciò grazie a tutti voi che avete letto, seguito e apprezzato questa storia. Grazie a chi ha lasciato un commento, a chi mi ha dedicato parole di affetto e stima e anche a chi mi ha sollevato critiche ^^
Grazie per avermi fatto compagnia e per aver diviso con me l'affetto verso questi due fratelli.
Mi auguro di cuore che anche il prossimo e ultimo capitolo, così come questo, possano piacervi ed emozionarvi almeno un pochino.
Io vi saluto qui e vi aspetto quindi per l'epilogo, così come Loki aspetterà il ritorno del suo amato fratellino.
Un bacio sincero a chiunque abbia incrociato questa storia e abbia deciso di viverla.
Vi voglio bene <3
Kiss kiss Chiara

  
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