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Autore: AriadnesLinon    23/09/2014    4 recensioni
Dal testo:
“Smettila subito, o ti spedisco dalla McGranitt” intimò continuando ad agitarsi.
Lui ridacchiò, ma la presa divenne gentile. “Solo se lo ammetti, Evans”.
“Scordatelo!”
“Coraggio, ripeti insieme a me: io sono g-e-l-o…?”, sussurrò.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Jealous



Lily Evans non era un’impicciona. Anzi, si considerava una ragazza piuttosto riservata.
Fin da bambina, aveva sempre mantenuto un certo riserbo nelle sue confessioni, e non si era mai impicciata negli affari altrui più dello stretto necessario; persino a casa, nonostante la tormentasse una curiosità pressoché infinita, si tratteneva dal fare domande scomode sul nuovo fidanzato di Petunia. Per non parlare poi dell’infinità di volte che era stata scelta dalle sue amiche come confidente di qualche segreto …
Insomma, Lily Evans non era affatto una persona indiscreta.
E soprattutto, Lily Evans non era una guardona.
Dunque, ci doveva certamente essere una spiegazione più che logica se in quel momento si trovava lì, con l’orecchio premuto contro la porta di una stanza. In fondo, si disse, stava solo adempiendo ai suoi doveri: aveva sentito dei rumori, e controllarne la fonte era suo personale compito di Caposcuola.
Peccato, però, che i rumori fossero più che altro gemiti di piacere, e che non si trattasse di una stanza qualunque, ma di quella stanza: la stanza di James Potter.
Come era potuto accadere?
In realtà, era successo tutto in maniera piuttosto strana.
Quella sera Lily era scesa presto a cena, con l’intenzione di finire alla svelta e dedicarsi ad un sano ripasso dell’Incanto Proteus. Come da prassi, si era aspettata di vedere i Malandrini ai loro posti, con Potter a fare da cicerone, pronti a divorare tutto per poi precipitarsi a compiere una delle loro solite imprese malsane.
Invece, James non c’era. Di primo impatto non si era data troppo pensiero, dal momento che mancava anche Sirius: probabilmente ne stavano combinando una delle loro, e presto sarebbero comparsi con qualche nuova storia da sbandierare in giro.
« Sai dov’è Sirius? » aveva chiesto a Mary in tono incurante e rilassato.
« L’ho incontrato qua fuori poco fa, mentre saliva le scale. Stasera non era in punizione con la McGranitt per la storia del cucù e del procione? » si era sentita rispondere.
A quel punto, un insolito senso d’ansia si era impossessato di lei, mentre i suoi occhi scrutavano il tavolo alla ricerca di una spiegazione. Se Sirius si trovava in punizione, dove diavolo era finito James?
Uno strano presentimento l’aveva colta all’improvviso, e il suo sguardo era corso lungo la schiera di Grifondoro che si infoltiva pian piano. Con un sussulto, si era resa conto che mancava qualcuno.
Tutte ma non quella megera di Vicky Coote, si era ritrovata a pensare, e un attimo dopo era già sfrecciata fuori dalla Sala Grande senza alcuna spiegazione, ripescando dalla memoria le maledizioni più orribili che le venissero in mente.
Aveva realizzato di essere arrivata davanti alla porta della stanza di Potter solo quando ci aveva quasi sbattuto contro, e da lì a decidere di sbirciare il passo era stato decisamente breve.  Di getto, aveva accostato l’occhio al buco della serratura.
In un primo momento, non era stata capace di attribuire un senso a quello strano groviglio di membra e lenzuola, reso ancora più confuso dalla ristrettezza dello spazio visivo; alla fine, però,  le sue supposizioni avevano trovato conferma nell’individuare la chioma bionda di Coote, inconfondibilmente striata di viola e rosa.   
Così era rimasta lì, rifiutandosi di assistere oltre alla scena, ma senza riuscire a smettere di origliare.
Non sapeva perché lo stesse facendo, e in tutta sincerità non voleva neanche chiederselo: a riempirle la testa bastavano quei gemiti, quei mugugni lascivi mischiati a cigolii sinistri e ad acute grida soffocate.
Lily non era una ragazza che si scandalizzava facilmente, e nemmeno una bigotta tutta casa e chiesa; non credeva di dover aspettare per forza il matrimonio come facevano certi babbani, né aveva mai pensato di indossare niente che somigliasse ad un anello di castità. Lei stessa, a volte, aveva fantasticato su come sarebbe stato fare quell’esperienza, e su chi avrebbe potuto scoprirlo con lei… Insomma, da questo punto di vista Lily Evans era una ragazza perfettamente normale.
Eppure, quei tonfi e quei mugugni le facevano venir voglia di vomitare.
A quel punto si scostò dalla porta, in preda al disgusto: disgusto per quella sciacquetta là dentro, che degno di Grifondoro aveva solo il coraggio di concedersi ad occhi chiusi, e disgusto per James che si era lasciato incantare da un’idiota di quella portata; a dirla tutta, anche disgusto per se stessa, che si era precipitata lassù solo per assistere ad uno spettacolo del genere.
La tensione cresceva, e il bizzarro teatrino non dava segno di voler finire, così Lily raccolse il coraggio e si allontanò da quella maledetta stanza. Dal momento che ormai la cena era saltata, tanto valeva mettersi a studiare; ci avrebbe pensato poi, quando gli altri sarebbero tornati a reclamare i loro letti, a strigliare James per bene. Dopo tutto, era anche lui un Caposcuola, e come tale aveva un certo decoro da mantenere.
Si sedette su una poltrona, quella davanti al fuoco che le piaceva, e cercò di concentrarsi sull’incantesimo. La sala comune era deserta e silenziosa; purtroppo però, i gemiti e i cigolii continuavano a tormentarla, sebbene non li riuscisse a sentire davvero. Ormai quei suoni le erano entrati in testa, e nella mente si affollavano scene di tutti i tipi, alcune tremendamente smielate, altre persino corredate di manette e strani collari di pelle borchiati.
Tentò di cacciare quelle immagini dai pensieri, ma più ci provava più la tormentavano. Non serviva a niente provare ad allontanarle, così se ne lasciò sopraffare. Quasi senza rendersene conto, si ritrovò a vagare con la fantasia, perdendosi in uno strano e in qualche modo piacevole universo parallelo, nel quale James stingeva Vicky a sé e le accarezzava le gambe mentre, poco a poco, i capelli colorati di lei acquisivano calde sfumature cremisi...
« Hey Evans, perché non sei a cena con gli altri? »
Una voce la riscosse da quel turbinio di pensieri ed emozioni contrastanti: quella voce. Quella che proprio non voleva sentire.
Si alzò di scatto, tanto velocemente che il libro che teneva sulle ginocchia ruzzolò a terra. James rise, e lei si concesse finalmente di voltarsi a guardarlo.
I suoi capelli erano, se possibile, più scompigliati del solito, e decisamente umidi; era senza occhiali, e i vestiti sembravano indossati a casaccio, in fretta e furia; un paio di solitarie goccioline gli scivolavano lungo collo, bagnando la camicia allacciata male, che lasciava intravedere parte del torace sudato.
Momentaneamente distratta dalla vista dei suoi muscoli – ma quanti allenamenti facevano a Quidditch, quegli invasati? -, Lily non si era accorta che James si era avvicinato.
« Allora? Che ti è preso, ti hanno lanciato un Pietrificus Totalus? Non raccogli il tuo prezioso libro? » domandò chinandosi per darle una mano.
Istintivamente, Lily si ritrasse.
« Stai lontano da me, Potter, mi fai ribrezzo » sputò.
Forse era stata troppo cattiva, ma quella frase le era semplicemente uscita dalla bocca ed in quel momento, guardando gli occhi da cerbiatto di James riempirsi di confusione, fu quasi tentata di rimangiarsi tutto.
Ad ogni modo, il ragazzo sembrò riprendersi in un baleno:
« Non più del solito, suppongo » commentò. « Ad ogni modo, cosa ho fatto stavolta, Evans? »
Lily tentennò. Non sapeva bene quale fosse il comportamento adatto ad una situazione del genere: insomma, che cosa avrebbe dovuto dirgli? Che si era offesa per averlo beccato in flagrante a dimenarsi con Vicky sul letto, per giunta in camera sua? Ma avrebbe significato ammettere che lo aveva spiato… e poi, perché l’aveva fatto? Semplice curiosità? Senso di protezione verso un amico?
Ma cosa si raccontava, lei e James Potter non sarebbero mai stati amici.
« Ero salita a prendere gli appunti di Remus, e non ho potuto evitare di sentire con quanta foga ti stavi dando da fare » rispose alla fine, cercando di mantenere un tono perfettamente freddo e scostante.
Il ragazzo sollevò un sopracciglio, dubbioso, così si affrettò a continuare per deviare il discorso dalla sua pessima scusa:
« Facevate un casino orribile. Ti sembra il comportamento che si addice ad un Caposcuola, Potter, eh? » gli rinfacciò.
Lo sguardo di James si fece affilato; la rivolse un sorrisetto sghembo.
« Evans, Evans… Non ti facevo così pudica », poi la sua espressione si fece giocosa, « potrebbe essere un problema per la nostra splendida e presto fiorente storia d'amore! » scherzò.
Lily però non la prese bene, anzi; represse a stento la voglia di tirargli un pugno.
« Sparisci, Potter, vai su a divertirti, prima che ti affatturi ».
 Lui rise: sembrava si stesse divertendo.
« Pudica, e pure acida! Sembri quasi mia zia Irma ».
« Non è vero! »
« Sì che lo è » la incalzò, avvicinandosi lentamente, « Lily Irma Potter… chissà perché, ma mi piace! »
La ragazza fece un passo indietro. Lo guardò negli occhi con aria di sfida.
« Io non sono pudica, Potter, sei tu che sei sfacciato » rimbeccò.
James si fermò e le rivolse un’occhiata di finta sufficienza.
« Sarà, ma per ti stai comportando da bacchettona » disse. Pescò gli occhiali dalla tasca dei pantaloni, e se li inforcò.
« Ah, molto meglio. Così posso guardarti in tutta la tua bellezza, Evans ».
Lily sbuffò, irritata.
« Perché, l’altra preferivi non vederla? » commentò con voce tagliente. Si era sentita improvvisamente lusingata da suo commento, e voleva solo nasconderglielo.
Il ragazzo riprese ad avvicinarsi, questa volta con più attenzione; sul volto aveva un’espressione indecifrabile.
« Sul serio, Lily: posso sapere perché te la sei presa tanto? » domandò in tono improvvisamente dolce.
Lei parve sgonfiarsi come un palloncino; quell’inaspettato cambio di rotta l’aveva mandata in confusione. Scosse la testa nel tentativo di chiarirsi le idee, o quanto meno di trovare una motivazione plausibile; niente.
Dinanzi al suo silenzio, James continuò ad incalzarla:
« Dunque? Devo rubare del Veritaserum a Lumacorno, per farti parlare? In effetti, non è una cattiva idea… »
Lily lo fulminò con lo sguardo, arretrando ancora. Poteva sentire l’irritazione morderle le viscere, ma non riusciva a tradurla in parole. Assurdo come quel ragazzo fosse capace di farle perdere le staffe.
« Incredibile, sono riuscito a zittire la principessa delle rispostacce? Per la barba di Merlino, cosa avrò mai…» d’un tratto, s’illuminò:
« Evans, non sarai per caso… gelosa? » chiese.
La ragazza avvampò, e si accorse che il suo cuore aveva mancato un battito. Poi si riscosse, improvvisamente furiosa: no, non l’avrebbe permesso, James Potter non l’avrebbe fatta franca in quel modo.
« Gelosa io?! Ma come ti permetti, Potter? » esclamò.
« Ah, allora ce l’hai la voce ».
James era sempre più vicino, e lei non riusciva a muoversi, la rabbia a fior di pelle e il cuore stranamente in gola.
Lui sfoderò un sorriso sornione.  « Avanti, non è la fine del mondo... » commentò, « non capisco perché ti arrabbi, se vuoi potremmo fare un replay di quanto è suc- »
« Sei un maiale, Potter ».
« Ecco, adesso sembri Mocciosus! »
Il pugno di lei venne intercettato dalla mano del ragazzo, i cui riflessi erano decisamente più allenati. Con un movimento fluido, le strinse il polso fra le dita e la attirò a sè.
Lily si divincolò, ma la morsa di James era ferrea.
« Lasciami subito, o ti spedisco dalla McGranitt » intimò continuando ad agitarsi.
Lui ridacchiò, ma la presa divenne gentile. « Solo se lo ammetti, Evans ».
« Scordatelo! »
« Coraggio, ripeti insieme a me: io sono g-e-l-o…? » sussurrò. Il cuore della ragazza batteva forte. Il viso di James era ormai a pochi centimetri dal suo, e Lily poteva sentire il suo fiato fresco sul viso, insieme ad un inconfondibile profumo da… donna?
Quello, più di ogni altra cosa, fu la goccia che fece traboccare il vaso.
« IO NON SONO GELOSA, RAZZA DI TROLL! » urlò, fuori di sé, « NON ME NE FREGA NULLA DI CHI TI SCOPI! »
Lo spinse tentando di allontanarlo da sé, ma invece fu lei  ad essere sbalzata indietro; le gambe andarono a sbattere contro il bordo del divano, e perse l’equilibrio, trascinando James con sé.
Si ritrovarono stesi l’uno sull’altra, più vicini che mai.
Gli occhi scuri di James scrutarono quelli verdi di Lily, grandi e colmi di qualcosa troppo simile alla meraviglia. Improvvisamente si sentì svuotata di tutta la sua rabbia, e si abbandonò alla sensazione dei loro corpi premuti insieme, alla dolcezza del suo sguardo su di lei, al ritmico e incessante pulsare del suo cuore sfarfallante.
« Quando fai la gelosa sei veramente splendida, Evans… »
La sua voce era calda, tenera… emozionata. Il viso di James si avvicinava al suo, timoroso ma inesorabile. Lily si ricordò che pochi minuti prima quelle labbra si erano posate su un altro respiro, ma poi si sorprese a pensare che non le interessava, che non gliene importava niente, che voleva solo…
« Sì può sapere che Salazar sono tutte queste urla?! »
I due si rizzarono a sedere di scatto. Davanti a loro, in cima alle scale, c’era Sirius, i capelli scarmigliati e niente indosso fuorché un paio di boxer colorati.
« Scusa, fratello » si affrettò a dire James, « Evans voleva giocare alla lotta » spiegò.
Sirius li squadrò dall’alto in basso, irritato.
« Lo vedo… ed è necessario fare tutto questo macello? »
« Veramente, qui l’unico che fa macello sei tu » constatò James, « complimenti per l’energia! »
L’altro parve divertito da quell’affermazione, e sul suo volto si dipinse un ghigno malizioso.
« Bene, ma andate a fare a botte da qualche altra parte, noi quassù stiamo giocando da prima di voi » dichiarò con perfetta nonchalance. Fece per rientrare nella stanza, poi ci ripensò e ritornò a rivolgersi all’amico:
« A proposito, James, smettila di svuotare i rubinetti del bagno dei prefetti, quando ci vai. Il tuo profumo di mughetto si sente da qui… mi ricordi mia madre » e sparì.
James rise e si voltò verso Lily, pronto a riprendere da dove si erano interrotti, ma in quel momento il cervello di lei aveva cominciato a connettere quelle informazioni spezzate.
Sirius che fa macello… capelli umidi… torace bagnato… profumo… bagno… prefetti…
« …POTTER! »
Questa volta James non fece in tempo a fermare la sua mano.
« EVANS! Sei pazza o cosa?! » esclamò tenendosi il naso, che aveva preso a sanguinare copiosamente.
« TU! Stupido bugiardo! Non eri in camera con Vicky Coote, eri in bagno, in bagno! Come ti è venuto in mente?! Sei un fottuto bugiardo! », continuò a colpirlo sulle braccia e sul petto mentre James, che aveva capito, scoppiò a ridere, esilarato.
« Calma, Evans, io non ho detto nessuna bugia! Sei tu che sei saltata subito alle conclusioni! »
Si alzò in piedi e si allontanò da quella furia scatenata; afferrò la bacchetta e la puntò distrattamente al naso, che tornò perfettamente normale. Lily aveva il sangue alla testa, completamente dimentica di quanto stava per succedere una manciata di minuti prima. Cercò di placare la sua ira, per limitare i danni prima che arrivasse qualcuno: chiuse gli occhi e respirò a fondo, con concentrazione, finchè non sentì il battito rallentare e il pulsare delle vene affievolirsi.
Si era quasi tranquillizzata, quando la voce di James la richiamò dal suo torpore.
« Lily…? »
Lei aprì un occhio, titubante.
« Che vuoi? Sto cercando di non ucciderti » asserì.
Lui sfoderò uno dei suoi sorrisi luminosi e si sedette di nuovo accanto a lei.
« Sai, pensavo… mi sbagliavo, non sei gelosa: sei proprio… morbosa » constatò, avvicinandosi per colmare la distanza tra i loro visi.
Lily gli rivolse un’occhiata a metà fra il confuso e il rabbioso: dove voleva andare a parare?
« Credimi, Potter, stai dicendo idiozie: sei l’ultima delle mie preoccupazioni »
« Ne sei sicura? »
« Assolutamente ».
Il sorriso di lui si fece più largo; i suoi occhi sfavillarono di malizia.
« E allora dimmi, Evans… Come facevi a sapere che su c’era Vicky? Nessuno l’ha mai nominata… Non sarai stata tanto gelosa da salire per spiarmi, per caso? » chiese.
Lily rimase per un attimo basita, ritrovandosi completamente smascherata.
Poi il suo pugno centrò per la seconda volta il bersaglio.  

 


NdA: Eccomi qui a non dare tregua a nessuno con una nuova storia!
Lo so, lo so, questa volta sono stata piuttosto clichettosa; però, in mia difesa, devo dire che sono innamorata di questa coppia, è senza dubbio la mia preferita!
Quindi, bando alle ciance, vi scrivo un paio di note:

Anzitutto, come avrete potuto capire - spero - la storia è ambientata durante il settimo anno di James e Lily ad Hogwarts. Nella mia OS i due non stanno ancora insieme ovviamente, ma le cose sono prossime a cambiare: la gelosia palese di Lily ne è un chiaro segno. 
Sirius non l'ho ficcato lì a caso, nonostante Mary dicesse che aveva una punizione: semplicemente si era sbagliata, del resto aveva fatto una semplice supposizione.
Il nuovo personaggio, Vicky Coote, è semplicemente stato inventato, mischiando il nome e il cognome di due personaggi che appaiono nei libri - Coote è il cognome di uno dei battitori che sostituiscono Fred e George: mi sembrava giusto usare un cognome da "Grifondoro", e ne ho scelto uno che suonasse bene. Quello che Lily pensa di questo personaggio è, ovviamente, falsato dalla rabbia e dalla gelosia - anche se nessuno ha mai detto che un Grifondoro non possa essere di facili costumi.
L 'Incanto Proteus è, a titolo informativo, quello che Hermione usa per incantare i galeoni dell'Esercito di Silente; le viene infatti detto da un membro dell'ES - non ricordo quale, perdono - che si tratta di un incantesimo a livello MAGO.
Anche Irma, la presunta zia di James, è effettivamente presa da un albero genialogico, anche se il suo cognome sarebbe Black. Ad ogni modo, mi piaceva chiamarla così.

Credo di aver finito. Non  mi resta altro che aspettare di sapere se la OS è stata di vostro gradimento e sperare che, se non lo è stata, sarete così gentili da comunicarmelo così che possa migliorare! ^^
Un bacione

~Ari
 
  
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