Una sensazione di disagio mi paralizzò
all'istante. Ragazzi, un conto era parlare di Jamie senza guardarla
negli occhi, un conto è cercare di essere crudele con lei quando ti
dice “Buon Natale” e senza rifletterci due volte, ti si lancia
addosso abbracciandoti di cuore. A vederci per certi versi eravamo
simili (escludendo il suo aspetto nettamente americano rispetto mio),
ma lei aveva quel tocco in più che io non avrei mai avuto: quel modo
di fissare una persona minando alle basi la sua volontà, quel
riuscire perfettamente a far sentire uno schifo chiunque non l'avesse
amata. Come se avesse una voracità d'affetto e non facesse nulla per
nasconderla. Ma era più una pretesa orgogliosa, che una richiesta
gentile. Ecco... lei in questo era una vera Molko; io mi accontentavo
di essere semplicemente un Berg. Non sapevo ipnotizzare nessuno, né
costringerlo a passare sopra ai miei sbagli con la sola forza di un
sorriso. No, non avevo il carisma di mio padre... ma in Jamie era una
luce lampante, innata, che nessuno avrebbe negato. Una bonaria
furbizia che tornava sempre utile.
Io sapevo solo sperare di esistere per le persone che amavo, ma non brillavo affatto. Non attiravo l'attenzione di nessuno, semplicemente varcando la soglia di una stanza. Anzi, bastava fissarmi un po' per capire che sarebbe stato molto facile prendere la mia fiducia e ferirla.
Lei un felino; io un cane.
Io sapevo solo sperare di esistere per le persone che amavo, ma non brillavo affatto. Non attiravo l'attenzione di nessuno, semplicemente varcando la soglia di una stanza. Anzi, bastava fissarmi un po' per capire che sarebbe stato molto facile prendere la mia fiducia e ferirla.
Lei un felino; io un cane.
Bene, la scena fu la seguente: lei si
sganciò dalla sua stessa stretta; io rimasi impalato come un
cretino, senza nemmeno levare in alto un braccio. Dissi solamente
“ciao”.
Mi scrutò dentro e storse il labbro
tinto di rosso scuro, tremò nel cappottino bianco che ti veniva
voglia di toccarlo e mise una mano in tasca.
-Ti prego, aprilo qui. Non mi va che lo
scarti davanti a tutti.
Mi porse un pacchetto con quella manina
delicata, laccata di smalto nero opaco.
Era un incarto piccolo e fragile come
lei. Lo presi senza troppa convinzione; lo aprii ed emisi un verso
strano, molto simile a una risatina.
-Lo so che sarai abituato a ben altri
regali...
Oh no: ancora con la storia del ragazzo
ricco che potrebbe comprare il mondo con lo schiocco delle dita. Mi
faceva davvero così snob?
-Oh....ma è
bellissima!
Era una penna usb a
forma di violino, nera con le corde bianche. Qualcosa di così
semplice e particolare nel contempo, da togliermi il fiato.
Che ci crediate o
no, nessuno aveva mai pensato a farmi un regalo del genere. Qualcosa
che colpisse così a fondo e mirasse ai miei interessi in modo tanto
analitico.
Con la mia
esclamazione si rasserenò: l'espressione tirata divenne un sorriso.
Si ravviò quei capelli lunghissimi che avevano l'abitudine di
sfuggire al suo controllo.
-Davvero ti piace?
Mi sembrava che al meet & greet avessi detto che eri un amante
degli archi.
L'ho detto? Nemmeno
lo ricordavo. Fatto sta che aveva indubbiamente indovinato e mi fece
sentire una persona infida e orribile per non averle fatto doni.
Sorrisi,
impacciatissimo.
-Grazie mille: mi è
piaciuta davvero tanto. Entra.
Fu così, che
l'aroma dolciastro di vaniglia invase l'atrio di casa.
L'ora che seguì,
fu a dir poco terribile per due motivi: era seduta vicino a me e non
riuscivo a guardarla senza fare pensieri strani per cui cambiavo
colore; sapeva ogni minima cosa sul lavoro di papà e dell'intera
band... e sto parlando di ogni singola canzone, intervista, frase,
aneddoto, curiosità. Non c'era praticamente niente che non
conoscesse già ed era divenuta il perno della conversazione. Non mi
sono permesso di chiederle dove Brian aveva i nei solo per non
restare completamente traumatizzato dalla risposta. Forse qualche
altro centimetro da fare in altezza, ce l'avevo ancora.
Ingoiavo bocconi di
cibo senza fissarla, mi giravo spesso verso destra in cerca di Helena
anche col pretesto di dire cose stupide. Lei sembrava divertita dalla
situazione quanto il resto del gruppo, non si curava granché del mio
senso opprimente di disagio e fastidio. Rispose sempre con
tranquillità, senza permettermi di monopolizzare la sua attenzione.
Jamie era
affascinante e intelligente, fin troppo... appunto per questo la
volevo lontano e mi sentivo chiuso in una bolla.
E non ditemi anche voi che sto comportandomi come un bambino, vi prego.
E non ditemi anche voi che sto comportandomi come un bambino, vi prego.
Ah, già...
dimenticavo il comportamento di suo, ehm nostro padre. Seduto alla
sinistra di lei e alla destra di Stef, pendeva letteralmente dalle
sue labbra. Li scrutavo solo gesticolare e sorridere in modo
frenetico. Non facevano altro che esistere solo loro. La mia testa
era così occupata da questi foschi pensieri, che si scoprì
completamente vuota quando lui chiese la mia opinione.
-Cody? Cosa ti dico
sempre in proposito?
Domandò, allegro
come l'avevo visto rare volte in vita mia.
Sembravo Bambi
prima che sparassero alla madre e la caricassero sul furgone. Il
criceto che caricava le idee nel mio cervello, aveva smesso di
correre.
-Ehm, scusa non mi
sento un granché bene.
Mi alzai, e mi
diressi verso la camera, lasciando gli altri un tantino perplessi.
Fu allora che zio Steve rimuginò una ventina di secondi. Poi lo vidi corrermi dietro.
Fu allora che zio Steve rimuginò una ventina di secondi. Poi lo vidi corrermi dietro.
Mi sedetti sul
letto e lui mi fu al fianco.
-Tutto a posto,
ragazzo?
-Sì, zio. Ho solo
tanto mal di testa.
-Ma adesso ci
scambiamo i regali. Sei sicuro di non voler venire di là?
Sbuffai sfinito.
-È fantastica,
vero?
Commentai
stizzito.
-Non dovrebbe esserlo?
-Non dovrebbe esserlo?
-Nono, anzi...pensa
se fosse stata anche antipatica. Sarebbe stato un dramma.
-E allora!
-Allora niente. Mi
sento comunque giù.
-Vuoi che ti faccia
il solletico come quando avevi quattro anni? Magari funziona ancora.
-No, ti
prego...questo risparmiamelo.
Esclamai perplesso.
Poi proseguii.
-Lei è
così...così... non lo so descrivere. E io mi sento solo.
Steve inarcò un
sopracciglio.
-Ok, qui ci vuole
una ragazza!
Disse, ridacchiando da solo. Io lo fissai serio.
Disse, ridacchiando da solo. Io lo fissai serio.
-Dai, come sei
natalizio stasera! Ma spiegami un po': con quella ragazza che ti
piace, ti senti ancora?
-Non l'ho sentita
proprio.
Bofonchiai
sconfortato.
-Ah.
-Tutto qui?
-Allora “B”.
-Che battuta
pessima; sei sempre il solito!
Guardò alla svelta
l'orologio e cambiò espressione: si fece più serio, più materno.
La bocca inarcata all'insù per la soddisfazione; lo sguardo fermo,
sereno. Paterno.
Ricevetti una pacca
pesante sulla spalla.
-È mezzanotte:
Buon Natale, piccolo Cody.
Le luci di là
erano sparite. La sala era completamente affondata nel buio. Dal
salone proveniva solo una voce tanto sottile quanto metallica e roca.
Senza dubbio papà.
-Buon Natale a
tutti. Grazie perché quest'anno, più che mai, siamo davvero una
famiglia completa.
Camminammo a
tentoni; io inciampai come un cretino e percorsi il corridoio
saltellando su un piede solo. Lo zio rideva alle mie spalle così
rumorosamente, che solo poi misi a fuoco un suono in lontananza.
Mi bastava giungere
nella camera a fianco, per incontrare il canto strappalacrime del
violino. Triste e depresso quasi quanto me.
-Zia Fiona?
Urlai, ma tutti rimasero in silenzio. Solo lo zio sussurrò qualcosa al mio orecchio.
Urlai, ma tutti rimasero in silenzio. Solo lo zio sussurrò qualcosa al mio orecchio.
-Che aspetti? Vai.
Restò appoggiato
al muro, in attesa di una mia mossa.
Stetti al gioco ed evitai di mettere mano all'interruttore.
Stetti al gioco ed evitai di mettere mano all'interruttore.
Inciampai altre tre
volte, di cui una che mi portò quasi sul tavolo al posto del
dessert.
Poggiai la mano
sulla porta e l'aprii lentamente.
Crollai in
ginocchio con le lacrime agli occhi; l'emozione era così violenta da
non sapere come contenerla.
Il perimetro dello
studio era totalmente invaso da una scia di candele rosse. Morbide
fiammelle che galleggiavano e confondevano lo sguardo. Tanto che, per
vederla impiegai una manciata di secondi.
La veste bianca le
ondulava addosso, leggera come una nuvola. Le braccia esili, sottili,
vibravano come corde: una delle due completamente coperta dalla
manica bianca; l'altra, scoperta.
Ballava lentamente,
come una foglia d'autunno che fa l'ultima danza prima dell'addio.
Era una dea: la mia
dea.
Mi bastò cadere
nei suoi occhi di smeraldo, per quietare ogni tipo d'angoscia e non
aver più bisogno di niente. Avrei voluto solo affondare una mano in
quelle ciocche castane, accarezzarla e chiudere quella giornata
allacciato alle sue braccia.
Ora sì che è veramente Natale. Non
poteva esserci regalo migliore.
Attesi per tutto il
tempo che terminasse, come una preghiera. Mi alzai e avvicinai a
quell'angelo, con la costante paura che, con un tocco, volasse via.
-Natalie! Ma che ci
fai qui?
Ricambiò il mio
sorriso con un'espressione felice, vera.
-Tu non venivi;
così sono venuta io.
Arrossii,
tremendamente imbarazzato e in difficoltà.
-Avrei tanto voluto esserci, ma è stata una faccenda anche difficile da spiegare...
-Avrei tanto voluto esserci, ma è stata una faccenda anche difficile da spiegare...
-Non ti
preoccupare: so già tutto...e Buon Natale.
Per un attimo mi
chiesi cosa intendesse per “tutto”, poi decisi di fregarmene
altamente e godermi il momento senza rovinarlo. Già ad averla vicino
mi veniva la pelle d'oca; mi sentivo stupido anche solo ad aver
pensato che mia sorella fosse bellissima. Natalie era capace di far
sbiancare la notte con un sorriso.
Lentamente, posò
le sue labbra sulla mia guancia e ciò mi diede lo slancio istintivo
di baciarla dritta in bocca, ma mi bloccai al pensiero che c'era
l'intera famiglia di là. Sarebbe stato terribile e volevo qualcosa
di più magico per lei.
Fu da lì che capii
che, probabilmente ero perfettamente ricambiato.
-Buon Natale.
Sussurrai roco.
La presi per mano e
la portai a testa alta a conoscere una famiglia strana che a volte
non capivo, a volte era disgregata e a volte non sembrava proprio una
famiglia; ma era pur sempre composta da persone di cui potevo andare
fiero.
_______________________________________________________________________________
Il mio ringraziamento va ai Soulmates che si sono letti questa fanfiction fino alla fine (che poi con Jamie potrebbe non essere esattamente chiusa così; staremo a vedere). Se avete gradito lasciate una recensione, che mi fa sempre piacere e nutre la mia precaria autostima.
Buonanotte!