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Autore: J85    24/09/2014    1 recensioni
Senza un apparente motivo, 10 persone, 7 maschi e 3 femmine, con caratteristiche totalmente differenti tra di loro e completamente all'oscuro l'uno dell'altro, si ritroveranno improvvisamente dentro un'enorme stanza dalle pareti metalliche.
Nessuno di loro ricorda come abbia fatto a finire lì dentro e, ancora meno, è a conoscenza delle difficili prove che insieme dovranno affrontare per procedere verso un'insperata libertà.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3

“Non cadere giù”

 

 

 

La porta si richiuse appena tutti e dieci i personaggi la oltrepassarono, facendo entrare nella nuova stanza anche qualche lieve quantità, quindi innocua, di quel gas non meglio identificato.

“Anf… Per fortuna si è anche richiusa… anf…” constatò tra gli affanni Stefano, che era stato l’ultimo ad essere entrato ed ora stava riprendendo fiato buttato contro una parete.

“State tutti bene?” la voce di Simone uscì leggermente camuffata, visto che indossava una maschera anti-gas presente nel suo equipaggiamento.

“Ehi tu! Cosa aspettavi a dirci che avevi quelle cose con te?” si rigirò Andrea, avvicinandosi minacciosamente al militare.

“Mi dispiace ma questa tuta è equipaggiata solamente per una persona” rispose in maniera tempestiva l’altro.

“Il giovane dice il vero. E poi non penso che, anche se fosse stato equipaggiato per più persone, sarebbero bastate per tutti noi!” difese il ragazzo il più anziano Oscar.

“Tutto apposto?” si sincerò della salute degli altri Carla, una sua deformazione professionale.

“Sì, tutto ok!” rispose alle attenzioni della donna Tommaso che, con il busto piegato in avanti, riprendeva il controllo di sé, nonostante avesse fatto solo pochi metri di corsa, cosa che in partita non erano nulla ma lì, in quella situazione…

La più seccata rimaneva comunque Rosa “Guarda in che situazione mi dovevo ritrovare! Proprio ora che le cose cominciavano a girare per il verso giusto…”.

A fare da spettatrice a questo personale spettacolo vi era Sara che, in silenzio, ammirava le indiscusse doti naturali recitative che dimostrava la giovane.

Poi però non la vide più…

Pensando di essere ancora sotto shock per la situazione assurda in cui si trovava, la bionda rimase un attimo allibita, per poi essere risvegliata da l’urlo di uno dei suoi nuovi compagni.

“Oh mio dio! Rosa è caduta giù!”

Ad esclamare quell’avvertimento infantile, ma quanto mai appropriato, era stato Marco, secondo spettatore della pantomima messa in atto dall’attrice emergente.

Un po’ tutte le figure presenti in quella stanza si mossero verso il luogo dell’accaduto. Fu la più robusta di tutte e, nonostante questo, la più veloce, ad affacciarsi nel vuoto per trovare tracce, anche minime, della compagna dispersa.

“ROSA!!!!!!!!!!” urlò Roberto, non appena tuffatosi sull’orlo del precipizio.

Con gradita sorpresa del poliziotto la trovò attaccata, anche se solo con la mano sinistra, al bordo del pavimento metallico che terminava improvvisamente.

“Aiutami Roberto!” lo supplicò la ragazza.

“Ok, però te non cadere giù….” ironizzò tranquillamente l’uomo mentre tirava su, senza particolare sforzo, il corpo esile e sensuale dell’artista.

“Io… ti ringrazio…” disse quasi con un filo di voce la giovane artista.

“Tranquilla, è il mio lavoro!” la informò Roberto ed intanto pensò “E poi ne ho approfittato per palparla un pochino…”

“Tutto a posto Rosa? Senti male da qualche parte?” le chiedeva premurosa Carla.

“No, sto bene, davvero!” tranquillizzò tutti l’interessata.

“Comunque il problema persiste… come faremo ad attraversare questa stanza?” tornò sull’argomento Testa.

“C’è solo un modo…” si fece avanti Sarti, con una strana attrezzatura militare tra le mani.

Questo congegno, che ricordava molto un piccolo bazooka, sparò ben due colpi, uno rivolto all’indietro e uno in davanti. Due piccoli ma potenti cunei d’acciaio legati ad una robusta corda si andarono a conficcare nei due muri uno di fronte all’altro.

Successivamente il giovane soldato si lasciò andare nel vuoto, aggrappato sempre alla sua arma e, in brevissimo tempo, raggiunse l’altro lato della stanza, con l’apparecchiatura che resse tranquillamente il peso del ragazzo.

“Chi è il prossimo?” urlò per farsi meglio sentire dagli altri, mentre rimandava indietro l’attrezzo grazie ad una specie di funzione di scivolamento al contrario, con la corda che rimaneva comunque tesa e pronta per un’altra persona.

“Oh… beh, io passo, andate pure prima voi” si tolse subito dalla lista dei prossimi temerari Stefano.

“Ma come può pretendere che ci riusciamo tutti?” polemizzò Marco.

Mentre la discussione si stava animando nel gruppo, dei nove rimasti nel lato d’entrata della stanza, una delle donne si era allontanata tempo prima e ora stava ritornando con buone nuove.

“Non importa stare a fare i marine, il pavimento continua per tutto quel lato fino alla parte opposta” disse Sara, indicando il lato che si trovava alla loro sinistra.

“Cosa?!” fu più o meno l’esclamazione dei rimanenti membri della compagnia, i quali subito andarono a constatare personalmente l’informazione di Sara.

“Benissimo! Ci si vede babbei!” salutò tutti Lupo che, in pochissimo tempo, fu dall’altra parte della stanza.

“Beh…” rivolta agli altri con sguardo furbo Silvestri esclamò “chi arriva per ultimo paga da bere!” e anche lei percorse tutto il tragitto velocemente, prendendolo come un semplice gioco infantile.

“In fondo è come fare un allenamento…” disse, più agli altri che a sé stesso, Orsi che si incammino verso la meta con un incedere più tranquillo dei precedenti, ma anche con uno stile di corsa perfetto.

A questo punto erano rimasti solo in cinque dall’altra parte mentre, in quella opposta, Sarti disattivava il suo dispositivo commentando a bassa voce “Fate un po’ come vi pare…”.

Quindi, a prendere in mano le redini della situazione, ci pensò il tutore della legge “Bene! Ora tocca a noi attraversare la stanza dunque state tutti dietro a me e proseguite con calma, ci siamo intesi?”.

Il resto del gruppo rispose affermativamente e, infine, incominciarono la processione quando, lo stesso Santucci, li interrupe subito “Scusatemi! Rosa, tu è meglio che mi stai davanti…” propose rivolto alla giovane donna.

“Senti ti ho già ringraziato ampliamente per prima, ora non esagerare!” gli rispose seccata lei.

“Dai avanti, non fare la bambina…” insistette lui.

Prima che la discussione degenerasse Oscar si avvicinò alla Simone e le disse “So come si sente attualmente signorina ma, per favore, faccia come dice. In questo momento ci servono uomini come lui se vogliamo uscire vivi da questo inferno…”.

Rosa rifletté molto prima di dare la sua risposta “E va bene, andiamo…”.

Risolti questi ultimi inconvenienti, la truppa comincio la sua traversata della stanza.

Tutto finalmente sembrava andare per il verso giusto fino a che, quasi a metà del percorso, si verificò il primo scivolone, fortunatamente senza tragiche conseguenze, da parte del giovane calciatore Tommaso Orsi.

“Merda!” esclamò durante l’azione.

Il cuore di tutti sobbalzò.

“Cavolo! Non capisco cosa c’è che non va…” s’interrogò ad alta voce Tommaso.

“Come non lo capisci?” esclamò Stefano, sorpreso dell’ignoranza dello sportivo “Guardati le scarpe, giovane!”.

Il ragazzo seguì il consiglio e vide che aveva ai piedi le sue classiche calzature da gioco compresi, ovviamente, i tacchetti che gli procuravano tale difficoltà nel tenere l’equilibrio.

Poi diede un’occhiata a tutto il suo vestiario e riconobbe subito il completo da partita della sua squadra , il Team 2000.

“Tutto a posto Tommy?” gli domandò Carla.

“Sì, tutto ok Carla!” fu la risposta.

“Tutto questo è molto strano… ” cominciò una nuova osservazione Oscar “ora che me lo fate notare, siamo tutti vestiti con i nostri abiti professionali, nonostante alcuni siano alquanto indecenti…” concluse il politico, con un chiaro riferimento ai jeans a vita bassa indossati da Sara.

“Se ti fanno tanto schifo, perché continui a guardarli allora?!” gli inveì contro la biondina.

“Forza gente che siete quasi arrivati!” li riportò all’ordine Simone, che stava cominciando a spazientirsi per il troppo tempo che impiegavano nell’impresa.

Quando ormai erano arrivati a tre quarti del percorso, l’umore di tutti si stava via via rialzando e ciò permise a Roberto un’ironica osservazione “Però Andrea… te la cavi bene in questo esercizio fisico…”.

L’altro rispose “Credi che un professionista del furto come me non abbia mai affrontato una “serena passeggiata” sul cornicione del suo “benefattore”…”.

“In effetti il ragionamento torna” pensò il tutore della legge e poi, sempre più in vena di scherzi, chiese “Tutto bene lì davanti, Rosa?”.

“Oddio! Ma cosa ho fatto per meritarmi tutto questo…” imprecò a bassa voce la giovane attrice.

Nello stesso tempo, c’era invece chi pregava il suo dio affinché lo facesse uscire totalmente incolume da quest’impresa: si trattava del giovane rampollo Marco Sciullo.

Finalmente la comitiva iniziava a giungere al termine del complicato percorso. Il primo ad arrivare fu Andrea Lupo che aggiunse, beandosi quasi con Sarti, “Tutto troppo facile!”.

Poi, nell’ordine: Rosa Simone, Roberto Santucci, Sara Silvestri, Oscar Testa, Stefano Noro, Tommaso Orsi, Carla Wilson ed infine Marco Sciullo.

Quest’ultimo stava proseguendo a brevi ma rapidi passi laterali, tenendo gli occhi saldamente chiusi e continuando a borbottare, con la sua erre moscia particolarmente accentuata, frasi composte da preghiere sincere, maledizioni solenni e ricordi della sua infanzia. Tale era l’impegno del ragazzo che non si accorse di aver ormai superato il tratto pericoloso del percorso ma, nonostante ciò, proseguiva insicuro e costante nella sua camminata, finché non fu riportato alla dura realtà dalla voce e le mani sulle sue spalle di Carla. Ovviamente arrivò anche il più classico e violento degli scossoni da parte dell’affarista che, per una frazione di secondo, si domandò come potesse la dottoressa del gruppo stargli dietro la schiena, noncurante degli spuntoni d’acciaio disseminati in quasi tutto il pavimento sottostante.

Dunque tutto il gruppo al completo, sano e salvo, era ora nell’altro versante dell’enorme stanza metallica, con davanti a loro una nuova porta grigia, che avevano subito imparato a considerare come unica via per andare avanti e sperare.

“Ok, possiamo proseguire!” esclamò Andrea, dopo una rapida ma attenta perlustrazione visiva di tutte le superfici presenti.

“Ehi! Aspetta un attimo!” lo richiamò Roberto afferrandolo per quel polso che poche manette erano riuscite a bloccare.

“Cosa vuoi fare sbirro?” più che una domanda era un avvertimento da parte del novello ladro gentiluomo.

Ma prima che il tutore dell’ordine potesse rispondere, lo anticipò Rosa “Dove pensi di andare, Lupo?”.

“Verso la libertà” rispose ironicamente lui, mentre si accendeva una nuova sigaretta.

“Ma perché? Voi volete ancora proseguire?” chiese sull’orlo del panico Stefano.

“Perché te intendi rimanere qui a vita?!” proruppe il ladro.

“Ovviamene no, ma…” tentò di scusarsi l’esperto di scienza.

“Calma ragazzi! Se cominciamo a litigare tra noi non facciamo di certo il bene della squadra…” tentò di ripristinare la quiete Tommaso.

“Ma perché invece non ti fai venire in mente qualche bella trovata per farci uscire di qui, tiracalci!” sbraitò ancora più violentemente Sara verso il giovane.

“Ehi biondina, cercavo solo di mantenere la calma!” fu la secca risposta del ragazzo.

La situazione si fece immediatamente pericolosa, con tanti piccoli falò tra il gruppo pronto ad eruttare come il più potente dei vulcani. Con la sola Carla intenta a placare gli animi girando tra le varie persone, come la pallina di un flipper che sta raccattando un sacco di punti.

Chi, in mezzo a questo marasma totale, sembrava, incredibilmente, in uno stato praticamente catatonico si alzò da terra e diede sfogo ai suoi pensieri, che in quel momento rasentavano la malattia mentale “Follia! Tutto questo è solo follia! Io sono l’ultimo erede della famiglia Sciullo! Una delle famiglie più influenti d’Italia! Ed ora mi trovo in questo schifo di labirinto insieme a semplici plebei, che non trovano di meglio da fare che abbaiare uno contro l’altro!”.

Il caos stava per prendere definitivamente possesso del gruppo quando, il componente più anziano, dimostrò la propria saggezza.

“Signori, vi prego! Signori, vi prego! Non degeneriamo più del dovuto la nostra convivenza! Ebbene il caso, o qualcos’altro, ha riservato per noi oggi questa difficile prova. Ma se ci arrendiamo adesso la daremo solo vinta ai nostri carcerieri. Io propongo di proseguire, visto che, restando qui, ci sono alte probabilità che anche questa stanza venga riempita di gas come la precedente”.

“Confermo la presenza di fessure sulle pareti identiche a quelle della prima stanza!” sentenziò tempestivamente Simone, facendosi scappare addirittura un saluto militare.

Detto questo, tutti girarono le proprie teste per accertarsi della veridicità dell’ultima dichiarazione del giovane militare.

“Mmm, è proprio vero…” sogghignò Santucci.

“Cosa?” chiese, digrignando i denti, Rosa.

“Ha ragione la mia amica Maria che dice sempre: Mai perdersi nel ritmo del caos!”.

“Immagino che questa Maria sia la più sexy delle tue colleghe…” lanciò una frecciatina ironica sempre Rosa.

“A dir la verità no, Maria è un travestito di colore che lavora in un night club” rispose nella maniera più seria lo sbirro.

La giovane attrice, per un attimo, emise una risata ironica, per poi interromperla al persistere della faccia seria di Roberto.

Ora tutte le teste presenti erano rivolte verso il tutore dell’ordine, con delle espressioni in volto ancora più sorprese delle precedenti.

Dopo attimi di silenzio, Oscar riprese “Beh… tornando alla questione precedente, io suggerisco caldamente di lasciare anche questa stanza e proseguire il nostro cammino: Chi è della mia stessa opinione?” chiese infine mentre squadrava con lo sguardo tutti i soggetti davanti a lui.

“Proseguiamo, è la cosa migliore!” appoggiò l’idea Tommaso.

“Sì, vi prego, voglio tornare a casa!” implorò Marco.

“Sono con voi, ragazzi” provò un timido sorriso Carla.

“Beh, se tanto anche questa stanza verrà riempita di gas…” si unì Stefano.

“Sono pienamente d’accordo con lei, signore!” rispose Simone.

“Ok” tagliò corto Sara.

“Andiamo allora?” chiese impaziente Rosa.

“Certo!” le rispose Roberto.

“Forza! Non perdiamo tempo in altri preamboli!” scosse infine tutti Andrea.

Il gruppo stava ormai incamminandosi verso l’uscita dalla stanza quando si udì una voce.

“EBBENE VIAGGIATORI SIETE ORDUNQUE ARRIVATI ALLA VOSTRA DECISIONE FINALE?”.

“Ancora quella voce…” osservò esasperato Noro.

“Senti amore, ne abbiamo piene le scatole di questo tuo gioco idiota e vogliamo tutti uscire di qui per tornare a casa!” spiegò la situazione psicologica del gruppo, in maniera alquanto rude, Silvestri.

“Già!” confermò Rosa Simone.

“Sì!” disse con, ancora visibili, tracce di lacrime recenti che gli solcavano le guance, Sciullo.

“Ma si può sapere da dove viene questa voce?” chiese Orsi.

“Non vi è traccia di altoparlanti né sulle pareti né sul soffitto” concluse dopo ricerca visiva Sarti.

“Lasciate perdere questa voce e proseguiamo!” spronò tutti Santucci che oltrepassò per primo la porta per la terza stanza, seguito in breve tempo da tutto il resto della combriccola.

 

  
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