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Autore: SandMagia    24/09/2014    1 recensioni
Nerd!Harry-Happy!Louis || It's Larry, bitches.
Harry è un ragazzo fuori dal comune: capelli impiastricciati di gel, maglioncini infeltriti e il tipico atteggiamento da secchione. Si aggira per la scuola cercando in tutti i modi di rimanere invisibile, per poter spiare la sua cotta, un ragazzo dall'aria simpatica chiamato Louis Tomlinson.
Lui non sa della sua esistenza, o così è quello che pensa Harry, ma un'aranciata rovesciata e una maglietta blu prestata saranno l'inizio di una nuova storia.
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quando Harry si svegliò, quella mattina, la testa iniziò a girargli vorticosamente, la schiena dolorante si fece sentire, come gli arti informicolati, tutte conseguenze di una notte passata a studiare sui libri.

Si alzò a fatica, trascinando quella sedia di legno consumata, e aprì l’armadio per scegliere quali dei tre maglioncini di flanella avrebbe dovuto indossare per una verifica di importanza notevole, come quella che avrebbe affrontato da li a un’ora circa.

Oggi, ne era sicuro, avrebbe indossato quello verde acido, con una polo a strisce e dei jeans a vita alta.

Non era quel tipo di persona che si può definire “alla moda”: essendo cresciuto con i nonni, aveva da sempre avuto altri interessi, come la Matematica o la Fisica, non curante del mondo che lo circondava.

Si fiondò successivamente in bagno, dove la bottiglietta di gel lo stava aspettando come tutte le mattine. Quei capelli ricci e disordinati non gli erano mai andati a genio, per questo da quando suo nonno gli aveva fatto scoprire quel magico gel, che teneva a posto tutta quella scomoda ribellione naturale, non se ne era mai separato.

Premette la bottiglietta in plastica per far uscire una quantità estrema di lozione, per poi passarsela sul capo incrostando tutti i capelli.

Sì, era decisamente osceno, ma a lui non importava.

Per lui la perfezione era sinonimo di ordine: così come doveva essere ordinata la sua camera, dovevano essere ordinati anche i suoi capelli.

Scese in fretta passando dalla cucina e afferrando una mela al volo, salutò la nonna e si incamminò per andare a prendere l’unico essere umano, suo coetaneo, che gli rivolgeva la parola.

 

Suonò il campanello, e dopo qualche minuto la faccia di Liam fece capolino da dietro la porta.

“Ciao Harry” lo salutò, chiudendo la porta di casa. “Che occhiaie!” esclamò dopo aver osservato bene il suo amico.

“Si ehm, ieri notte mi sono addormentato sul libro” ammise Haz grattandosi la testa incrostata di gel, “perché non ero sicuro di aver ripassato tutto”

“Ma tu sei fuori di testa!” continuò Liam.

“Per scacciare Tomlinson dalla mia testa ho dovuto farlo” concluse l’incrostato.

“Era a questo che volevo arrivare” sghignazzò l’altro.

Sì, era questo il problema.

Louis Tomlinson era un ragazzo più grande di un anno, che frequentava la stessa scuola di Harry ma che, a parte questo, non aveva nulla da condividere col riccio.

Non era molto alto, e nemmeno molto popolare, ma Harry aveva questa cotta epica per lui dal primo giorno che aveva messo i piedi in quella scuola, e Liam lo sapeva e non smetteva di ricordaglielo ogni santo giorno.

Harry non aveva avuto il coraggio di fare nulla, e si limitava solamente ad osservarlo come fanno le persone nelle oasi naturalistiche: lontano e in silenzio, temendo di far scappare l’essere che stavano ammirando.

Sapeva tutto di lui: con chi usciva, quale sport praticava, dove abitava, che ambizioni aveva, il suo numero di scarpe, le calze che preferiva. Proprio tutto, e non era un eufemismo.

E se qualcuno lo avesse per caso scoperto, Harry stesso credeva che l’avrebbero scambiato per uno stalker pazzo e l’avrebbero rinchiuso in qualche centro per psicopatici.

Ma forse, uno staker pazzo, lo era davvero.

 

“A proposito, guarda laggiù chi c’è!” sussurrò Liam.

Harry non se lo fece ripetere due volte, e osservò la scena da lontano, stringendo le mani alle cinghie dello zaino: Louis aveva appena appoggiato il motorino e stava salutando i suoi due migliori amici, per poi sistemarsi il ciuffo con la mano ed entrare a scuola.

Il riccio non fece a meno di sospirare, desiderando come non mai di essere al suo fianco, di aspettarlo prima del suono della campanella e, vedendolo arrivare, di sorridergli beandosi dei suoi occhi azzurri, di prendergli la mano e….

“Allora ti muovi?!” gridò Liam ormai sul ciglio del portone della scuola.

Harry si risvegliò dai suoi sogni e corse per raggiungere l’amico.

 

 

                                                        **

 

L’ora di pranzo arrivò troppo velocemente secondo i gusti di Harry che ancora non si sentiva pronto, perché era proprio in quel momento che doveva osservare la sua cotta senza farsi scoprire da tutto il resto della scuola.

L’ansia gli venne dopo aver ritirato il vassoio col cibo, mentre si voltava nella speranza di vederlo arrivare.

“Liam” chiamò tristemente il suo amico, “non lo vedo”

“Senti, andiamo a prendere un tavolo prima che arrivi la squadra di Football” ribatté l’altro, troppo affamato per ascoltare le ennesime lamentele del secchione.

Attraversare la mensa era come attraversare uno zoo: ad ogni tavolo corrispondeva una categoria sociale, e questa era la cosa che Harry odiava di più. Alla sinistra poteva notare chiaramente il gruppo delle cheerleader, quello dei maniaci della tecnologia, quello dei secchioni di matematica (che, secondo Harry, erano degli ignoranti) e quello dei giocatori di Football, mentre alla destra si sistemavano rispettivamente gli Asiatici, gli Hippie, i metallari e gli studenti in Erasmus. E poi, per fortuna, la mensa era anche provvista di tavolini sparsi, direzione che i due amici avevano preso.

La mente di Harry, però, era occupata da un pensiero fisso.

Dov’è Louis?

Dov’è?

Perché non è qua?

“Te lo si legge in faccia che sei in attesa di vedere qualcuno, Haz” constatò Liam divorando il trancio di pizza offerto dalla scuola.

“Forse è uscito prima” mormorò avvilito l’altro, guardando la sua mela e chiedendosi se fosse stata disinfettata a dovere prima di essere servita. Guardò Liam e risoluto aggiunse: “ora mi alzo e lo vado a cercare!”

Spostò la sedia velocemente urtando contro qualcosa e, in meno di due secondi, si ritrovò bagnato di Fanta dalla testa ai piedi.

Non ci poteva credere, o forse, non ci voleva credere. Il suo maglione verde, il suo preferito, quello da utilizzare nelle occasioni importanti, si era rovinato.

Per sempre.

“Oh mio dio scusami!” fu l’esclamazione che paralizzò sia Harry che Liam.

Quella era una voce familiare, una voce che non solo continuava ad ascoltare, ma anche che si era sognato di notte, nella sua piccola stanza.

Quella era la voce di Louis Tomlinson.

“N-nn-non ti preoccupare” mormorò Harry con le gote in fiamme, continuando a fissare quel ragazzo dagli occhi azzurri e lo sguardo sempre sorridente.

Liam notò che anche gli altri due suoi amici si avvicinarono non sapendo se ridere a crepapelle o se essere dispiaciuti per l’avvenimento.

“Beh, potete venire sempre a mangiare al nostro tavolo visto che il vostro è stato inondato di aranciata!” esclamò il biondino dalla voce squillante. “A voi va bene?”

L’altro ragazzo, quello con gli occhi color cioccolato e la pelle un po’ più scura, annuì con la testa, mentre Louis sorrise in direzione di Harry. “Sì dai sarebbe grane, ma prima aiuto lui a darsi un’asciugata!”

Il cuore di Harry fece un sussulto: se fosse stato per lui avrebbe lasciato che l’aranciata si asciugasse da sola, piuttosto che rifiutare l’invito dell’amico biondo di Louis. Ma sentite le parole di quest’ultimo non riuscì a capire più nulla.

Che cosa avrebbe dovuto fare? Che cosa voleva fare? Il suo cervello stava per esplodere.

Liam gli sussurrò prima di sparire con gli altri due ragazzi: “Haz, devi alzarti, fai qualcosa, non puoi stare con la faccia da pesce lesso per tutto il tempo!”

 

 

                                                        **

 

“Ecco, vediamo… Ho una t-shirt blu, ti va bene?” chiese Louis rovistando tra le sue cose alla ricerca di qualcosa da dare al suo nuovo incontro.

Harry annuì con la testa, incapace di parlare. Non sapeva definire le sensazioni che in quel momento stava provando: nervosismo, ansia, eccitazione?

Non lo sapeva, era un miscuglio di qualcosa che gli faceva ribaltare lo stomaco ogni volta che i suoi occhi verdi incrociavano quelli azzurri del liscio.

Lo seguì senza parlare, con qualche brivido causato dai vestiti umidi, che presto sarebbero stati sostituiti.

Non era mai stato con nessun’altro che fosse Liam, e quindi non sapeva gestire la situazione, soprattutto in compagnia della sua cotta.

Arrivarono in fondo al corridoio, quello stesso corridoio dove lo aveva osservato per tutti quegli anni, un giorno dopo l’altro, aspettandolo con il cuore che martellava nel petto, schiacciato in un angolino, mentre Louis scherzava coi suoi migliori amici.

Girando a sinistra, una porta rossa dava l’accesso allo spogliatoio della palestra. Louis l’aprì lentamente, accertandosi che fosse vuoto, per poi far cenno a Harry di entrare.

L’odore di ascelle puzzolenti, e piedi altrettanto puzzolenti, fece girare la testa al povero riccio, che si sedette in attesa di ordini.

Louis si avvicinò e gli pose la maglietta.

“Cambiati pure, io cerco nel mio armadietto un asciugamano pulito” commentò prima di allontanarsi.

Harry si stava vergognando a morte: se fosse stato uno struzzo avrebbe già messo la testa nella terra. Spogliarsi di fronte a Louis sarebbe stata una delle ultime cose che si sarebbe sognato di fare quel giorno.

Ma era in ballo, ormai, e ora doveva ballare.

Si sfilò le maniche rivelando delle braccia secche e anemiche, delle schifezze in confronto a quelle sane e tatuate di Louis.

Si sollevò il maglioncino infeltrito, cercando di sfilarselo dalla maglietta, ma rimase incastrato.

Questa non ci voleva.

Harry si sentiva la figura di merda arrivare sempre più veloce, se la sentiva addosso come un polipo impaurito, avvinghiata a lui, pronta a dargli il colpo di grazia.

“Louis?” miagolò, quasi avendo paura di esser sentito.

Niente.

La sua voce ovattata rimbombò per  lo spogliatoio.

Rimase quasi un quarto d’ora con le braccia alzate e il maglione incastrato, lasciando scoperto quel petto magro e pallidissimo.

“Eccomi!” esclamò Louis quasi affannato, “ti ho trovato un… Ehi, vuoi una mano per caso?” gli chiese ridendo, mentre la faccia nascosta del riccio diventava sempre più rossa.

“Uhm, ecco, sì, sarebbe davvero magnifico se mi aiutassi, per favore” sussurrò.

Louis sfilò gentilmente quell’orrendo maglioncino, toccandogli i capelli incrostati emettendo un suono quasi di disgusto

“Perché ti conci i capelli in questo modo?” chiese curioso, mente Harry si asciugò e infilò velocemente la t-shirt prestata.

“Uhm, li ho ricci e fin troppo disordinati” mugugnò, guardando il pavimento.

“Magari se li sistemi un attimo non sono così male” continuò Louis, mettendo via l’asciugamano e lanciandogli il maglioncino inzuppato di aranciata, che Harry ovviamente non afferrò al volo.

“Comunque” concluse Louis, prima di sparire dalla porta rossa, “hai dei begli occhi. Non nasconderli guardando sempre in basso”

 

 

                                                                  **

 

“Cosa avrà voluto dire Liam?” chiese Harry prima di salutare l’amico, ormai arrivato a casa sua.

“Che devi smetterla di avere la coda tra le gambe: caccia fuori le palle una buona volta Harry!” sorrise all’amico, salutandolo e rientrando a casa.

 

Harry ci pensò per tutto il tragitto, fino a ritrovarsi di fronte alla porta della sua casa. Cosa avrebbe dovuto fare per migliorarsi? Per lui andava già bene così, non aveva bisogno di nuovi maglioni o pantaloni alla moda. O forse sì?

Salì in camera sua, senza nemmeno salutare i nonni intenti a guardare una serie televisiva, e si buttò sul letto, lanciando lo zaino sul pavimento.

Annusò la t-shirt che aveva l’odore di Louis, e immaginò di averlo accanto, di abbracciarlo e di baciarlo come se non ci fosse un domani.

Si sarebbe anche accontentato di un sorriso, gli sarebbe bastato quel semplice gesto, visto che non aveva nessuna speranza di conquistare il suo cuore.

O forse no?

Accese il computer ed entrò nella sua pagina di Facebook, controllando le notifiche: a differenza degli altri giorni, si ritrovò un messaggio nella posta privata, e quando lesse il nome del mittente per poco non gli venne un infarto.

 

Louis Tomlinson: Allora, ti piace la mia maglietta?

 

Digitò la risposta senza nemmeno pensarci.

 

Harry Styles: Ha il tuo profumo…

 

Oh merda. Che cosa aveva scritto? Tanto valeva dirgli della sua cotta.

 

Louis Tomlinson: Ah wow, e com’è?

 

Com’era? Era dolce, sexy, intrigante e malizioso ma rassicurante al tempo stesso. Non perse l’occasione di annusare di nuovo la maglietta blu.

 

Harry Styles: Buono

 

Nessuna risposta. Forse era uscito, o forse non sapeva che dire. Chi lo stava costringendo a parlare con un secchione come lui? Harry era solo un cervellone, non aveva il potere di attirare qualcuno come…

 

Louis Tomlinson: Vorrei sentire com’è il tuo!

 

Che? Eh? Cosa?

Harry credeva di non aver letto bene.

Non rispose a quel messaggio, ma lo rilesse tutta la sera, anche dopo aver cenato, anche pochi attimi prima di lasciarsi andare al sonno, addormentandosi di nuovo sulla scrivania.

 

 

                                                                  **

 

La ricreazione arrivò all’improvviso, lasciando che le prime due ore di scuola si concludessero con un’interrogazione disastrosa da parte di un loro compagno di classe.

Harry e Liam si alzarono per andare al bagno, quando all’improvviso il riccio si bloccò, spaventando anche il povero Liam, immerso in una discussione sull’ultimo calcolo algebrico della lezione.

“C’è Louis” sussurrò Harry con gli occhi spalancati e la bocca che cominciava a seccarsi per via dell’agitazione.

“E ti ha visto, a giudicare dalla direzione in cui sta incamminando” concluse l’altro, sorridendo alla vista del ragazzo e dei suoi due amici.

Harry indietreggiò cercando di nascondersi dietro le spalle di Liam e sussurrando una cantilena: “nonmihavistononmihavistononmiha… ”

“Ciao Harry!” salutò Louis, “e Liam, giusto? Io sono Louis”. Si presentò all’amico storico del riccio, porgendogli la mano.

“Ehm, uhm… Ciao” rispose spaventato Harry.

“Harry, senti, io, posso parlarti un attimo?” chiese Louis cortesemente.

“Uhm, ok” mugugnò il riccio torturandosi le maniche della camicia di flanella della stessa tonalità che avevano acquisito le sue guance.

I due ragazzi si allontanarono dal resto gruppo, andando a parlare sul ciglio delle scale, dove poca gente si sarebbe accorta della loro presenza e li avrebbe disturbati. Louis aveva bisogno di tranquillità, mentre Harry aveva solamente voglia di non farsi vedere rosso di vergogna davanti a tutta la scuola.

“Senti Haz… Posso chiamarti così vero?”

Il riccio annuì sorridendo, forse per la prima volta.

“Ecco, non ti ho spaventato ieri? Non, sai non mi hai più risposto poi ed io… Ho pensato che… ” chiese curioso Louis soppesando con lo sguardo il suo interlocutore.

“No… no, non preoccuparti!” rispose prontamente il riccio.

Il maggiore tirò un sospiro di sollievo, e continuò il discorso: “Quello che volevo dirti era, ecco, insomma, ti va di uscire con me, questo pomeriggio?”

Harry non credeva che sarebbe realmente successa una cosa del genere, proprio a lui che si vergognava di tutto, che non sapeva interagire col mondo intero e che avrebbe voluto solo starsene da solo ad osservare Louis, da lontano, per tutto il giorno, per tutti i mesi e gli anni che gli rimanevano a scuola.

Guardò il pavimento, cercando di far uscire quel briciolo di sicurezza che gli era stato donato, e balbettò un “O-ok” timido.

“Perfetto! Allora ci vediamo a casa mia più tardi!” sorrise Louis, proprio quando la campanella aveva deciso la fine dell’intervallo.

 

 

                                                        **

 

Il pomeriggio il tempo aveva deciso di dare una svolta imprevista iniziando a diluviare. E, come in tutte le migliori occasioni, Harry si era dimenticato l’ombrello.

Col cellulare scarico, e dopo aver salutato Liam, si incamminò verso casa di Louis, ben sapendo dove abitasse, dato lo stalkering selvaggio degli anni precedenti.

Sembrava che la pioggia venisse anche dal marciapiede, infradiciandolo completamente dalla testa ai piedi e, a fatica, raggiunse la casa Tomlinson.

Quante volte si era sognato di entrare in quella casa, saltando addosso all’inquilino che la abitava?

Suonò il campanello con l’indice infreddolito, e aspettò che qualcuno gli venisse ad aprire. Pregando perché si sbrigasse.

 

Quello che si ritrovò davanti Louis non appena aperta la porta di casa fu un ragazzo inzuppato dalla pioggia, con i capelli ricci che gli gocciolavano in viso, e la camicia di flanella aderente al corpo.

Così innocuo e così dannatamente sexy.

“Entra Harry, e rimani lì che ti prendo un cambio prima che tu mi allaghi casa!”. Louis corse in camera cercando un qualcosa che stesse bene a quello spilungone: una tuta vecchia di suo padre e una maglia normale sarebbero stati sicuramente molto meglio di quell’orrenda camicia di flanella rossa e i jeans del 1950.

Invitò il riccio a seguirlo mostrandogli il bagno ed esclamò: “se andiamo avanti così finirai per rubarmi tutto quello che ho nell’armadio!”, strappandogli un sorriso.

Alla vista di quelle fossette Louis si ritrovò qualcosa all’altezza dello stomaco: erano forse delle piccole farfalle?

Era da tanto che non si interessava a qualcuno, ma quel ragazzo l’aveva sempre trovato… Diverso. Lo aveva beccato, qualche volta, intendo ad osservarlo mentre si allenava a Football o parlava con Zayn e Niall. Aveva anche incrociato il suo sguardo, ma quel ragazzino si era sempre richiuso come un riccio nel suo angolino abbassando gli occhi, impedendogli di accennare un sorriso o un saluto.

Come poteva un ragazzo dai lineamenti così sensuali non accorgersi di essere davvero bello, e pretendere di passare inosservato con quei quintali di gel sui capelli e quegli orridi vestiti?

Immerso nei suoi pensieri, non si accorse che Harry era timidamente sceso e lo stava osservando, forse dopo aver tentato di catturare la sua attenzione senza risultato.

“Oh scusami Haz, stavo pensando” e si fermò senza continuare la frase.

Harry aveva questi bellissimi capelli ricci umidi che gli incorniciavano il viso, ed era perfetto anche senza occhiali e, soprattutto, senza gel.

I suoi occhi verde smeraldo osservavano curiosi la figura di Louis, che cercava di catturare tutte le sfumature di quelle iridi.

“Non trovo il gel… ” disse quasi sussurrando.

“Oh, Haz, non hai bisogno del gel!” si lasciò sfuggire il liscio, temendo di aver spaventato quel ragazzo timido.

“Uhm… ” mugugnò in risposta.

“Siediti Haz” quasi pregò, sperando che il riccio accettasse la sua proposta.

Harry si guardò attorno, preoccupato, ed esclamò: “ma non ci sono i tuoi genitori?”

“No, questa casa è solo mia. La mia famiglia vive lontano, sono qui per studiare” rispose, tranquillo. “Quindi ci siamo solo io e te” concluse.

“Uhm, ok” sorrise sentendo l’imbarazzo aumentare.

Forse non avrebbe dovuto dirglielo, forse ora era sulla difensiva e non voleva avvicinarsi più di tanto a Louis, forse ora aspettava solamente che finisse di piovere e scappare non facendosi più vedere, forse…

“Ti va di giocare alla playstation?” chiese Louis, ponendo fine alle seghe mentali di dimensioni apocalittiche che l’avevano assalito.

“Uhm, non sono capace” ammise l’altro, guardandolo timidamente negli occhi.

“E’ facile, ti insegno io!”

 

 

                                                                  **

 

Arrivò l’ora di cena quando Louis e Harry disputarono la loro decima partita.

Louis notò che, una volta rassicurato, Harry cambiava modo di comportarsi: era attivo e partecipe ad ogni tipo di conversazione, sorrideva e ridacchiava molto, e non la smetteva di parlare. Insomma, da un piccolo bruco si trasformava in una graziosa farfalla, capace di incantare tutto e tutti.

Louis non riusciva ad ascoltare più di tanto la conversazione, perché la sua attenzione veniva catturata di continuo dagli occhi smeraldo e dalle fossette che ogni volta sbucavano all’improvviso, facendogli perdere qualche battito di cuore, e quelle labbra carnose che continuavano a muoversi che avrebbe desiderato solo assaggiare, probabilmente vergini di qualsiasi tipo di esperienza.

Invitante, era questa la parola che aveva cercato tutto il pomeriggio.

Harry era invitante, sotto qualsiasi punto di vista.

Stava impazzendo, avrebbe dovuto fare qualcosa prima di…

“Haz, devo dirti una cosa” disse bloccando un discorso lunghissimo del riccio, che si basava sulla capacità di saper calcolare l’angolo perfetto per calciare il rigore perfetto.

“Dimmi… ” rispose curioso, teso.

“Devo assolutamente fare una cosa, ma tu non ti devi spaventare okay? Ti devi fidare di me. Tu ti fidi di me?” chiese speranzoso.

Harry lo guardò, un po’ scosso da quelle parole, un po’ impaurito al pensiero che se gli fosse capitato qualcosa di brutto nessuno sarebbe riuscito a salvarlo. Né la nonna, né il nonno e neppure Liam.

Cosa doveva fare? Fidarsi ciecamente di quel ragazzo che aveva spiato per secoli, che lo aveva invitato a casa sua ma che praticamente era uno sconosciuto? La testa continuava a scegliere una direzione, il cuore un’altra.

Si avvicinò a Louis, insicuro su quello che gli sarebbe capitato, ma curioso di sapere che cosa voleva fare il liscio. Dannatamente curioso.

Nemmeno il tempo di pronunciare la risposta che le labbra insicure del riccio incontrarono quelle decise del liscio, in un vortice di emozioni che Harry non aveva mai provato in vita sua.

Si lasciò condurre da Louis che, più esperto, lo deliziava con movimenti sinuosi e dolci delle sue labbra, mentre si faceva spazio per esplorare la bocca del riccio.

Le mani di Louis si posarono sui fianchi di Harry e lo attirarono a sé, facendo incontrare i loro petti e lasciando che il riccio si sdraiasse sotto di lui.

Louis si staccò dolcemente dalle labbra di Harry che, estasiato, lo guardava con gli occhi spalancati, increduli.

“Non ti ho spaventato vero?” chiese preoccupato

“Uhm, in realtà è stata la cosa più bella della mia vita” ammise Harry, sulle nuvole.

Louis sorrise, prima di continuare il suo discorso

“Sei bellissimo Harry, sia dentro” indicò il cuore del riccio, “che fuori” e gli accarezzò i capelli ricci quasi completamente asciutti.

“Uhm, grazie” rispose timidamente sentendosi avvampare.

Poi, preso da un moto di passione, una scarica inaspettata di nervi e sensazioni, ribaltò le posizioni, spostando Louis sotto di sé.

“Ehi, che vuoi fare ora?” chiese malizioso il ragazzo dagli occhi blu.

“Mi sembra ovvio no? Voglio farti sentire il mio odore” scoppiò a ridere chinandosi nuovamente sulle labbra tese del liscio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SPAZIO AUTRICE:

Se siete arrivati fino a questo punto, le possibilità sono due: o vi ho pagato per leggerla oppure avete sbagliato strada.

No ok, sto scherzando: questa OS nasce circa ieri mattina, mentre facevo la pulizia del cellulare, trovo questa immagine di Harry/Marcel con la maglietta blu (quella che poi vedere anche nel banner).

Come al solito ho iniziato a fantasticare e, nel pomeriggio, è uscito questo racconto, che son riuscita a portare avanti fino alla fine.

Non sono molto brava con i ringraziamenti e palle varie ma ci tenevo farvi sapere che la mia beta è nientepopòdimeno che la mia Ovy (il suo account EFP è Break_Away, vi consiglio di leggere le sue opere!!!), ossia colei che è riuscita a capirmi e ad ascoltarmi quando ero da sola, e che sa comprendermi e farmi divertire quando tutto il resto del mondo sembra non accorgersi di me.

E niente, su Twitter mi chiamo @valeficient_

Se vi va scrivetemi pure se vi è piaciuta o no.

Adiòs.

  
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