Era appena rientrato a casa, si accorse subito di essere da solo. Il rimorso per la scelta che aveva fatto, iniziava già ad attanagliarlo, non tanto per il fatto che avrebbe fatto soffrire molti ragazzi, ma principalmente perché avrebbe fatto soffrire lei.
Quella donna che, ormai dieci anni orsono, gli aveva rapito il cuore; quando era all'estero, aveva preso la decisione di farle una proposta di matrimonio, e questa volta l'avrebbe fatta come si deve, non l'avrebbe trasformata una figura di merda come quella di fidanzamento di dieci anni prima.
Aveva comprato un anello, che teneva da tre anni nel cassetto del comodino; ma purtroppo al suo rientro in Giappone, aveva trovato una situazione ben diversa da come se la ricordava, il calcio non era più quello che si giocava una volta, era diverso da come l'aveva sempre giocato lui.
Ora il calcio veniva regolamentato, le squadre non si sfidavano più per il desiderio di essere la migliore, il risultato veniva deciso in precedenza e comunicato, tutto era controllato da un organo nato al fine di controllare e regolamentare il calcio, il Quinto Settore. Egli determinato a fermare questo assurdo controllo, aveva deciso di diventare il Grande Imperatore, avrebbe cambiato nome per far si che nessuno all'interno del Quinto Settore, sospettasse del suo reale piano; ma per far si che tutto questo possa avere inizio, avrebbe rinunciato a tutto, ormai aveva deciso e non sarebbe più tornato indietro, fino a che non si sarebbe giocato di nuovo il calcio libero.
Glielo avrebbe detto, doveva dirglielo e al più presto, ma ancora non sapeva quali parole usare, non voleva farla soffrire troppo, tuttavia doveva risultare convincente, non doveva tradire il piano che aveva creato. Essendo in completa confusione sul da farsi, prese dallo scaffale della credenza in salotto, la prima bottiglia di alcolico che gli capito' a tiro e un cicchetto.
Si sedette sul divano e iniziò a bere, bevve finché non senti la testa in preda alle vertigini, non aveva intenzione di ubriacarsi, anche se c'era andato molto vicino, voleva solo cercare di schiarirsi un po' le idee. Si sdraio' completamente sul divano e continuò a pensare ad una soluzione al suo problema, e senza accorgersene si addormentò.
Si svegliò un'ora più tardi, senti lo scrosciare dell'acqua provenire dal piano di sopra, capi' subito che lei era tornata e si stava facendo una doccia; provò ad alzarsi ma il corpo non volle obbedire, così rimase sdraiato sul divano. Dopo poco tempo lei scese, subito notò che ancora lui non si era alzato, così decise di lasciarlo riposare fino all'ora di cena e si avviò in cucina. Quando tutto fu pronto andò a chiamarlo dolcemente, lui subito aprì gli occhi e come la vide perse un battito, si sentiva un verme per la sofferenza e il dolore che le avrebbe provocato.
Lei era lì accanto lui, che con estrema dolcezza e premura gli chiedeva se andava tutto bene, se si fosse sentito male, continuava ad accarezargli delicamente il viso, e gli diceva che se non se la sentiva di cenare poteva andare a dormire a letto, decisamente più comodo del divano. Tutte queste premure non facevano altro che farlo sentire ancora più ipocrita e meschino, non aveva il coraggio di dirle la verità, di dirle quelle parole orribili che mai avrebbe pensato di proferire, le aveva categoricamente rimosse dal suo vocabolario, anche se erano bugie gliele avrebbe dette, la sua priorità era quella di proteggerla, e se per adempierla avrebbero dovuto soffrire entrambi, lei maggiormente, lo avrebbe fatto.
Vedendola preoccupata poiché non riceveva nessuna risposta, decise di smetterla di tormentarsi e di rassicurarla.
-Tranquilla sto bene, ho solo bevuto un po'. Niente di grave. - disse, poi si mise seduto, la testa gli sembrava che stesse per scoppiare, ma opto' per il comportamento che era solito tenere.
-Sei sicuro? Non mi sembri molto in forma, dammi retta, tesoro, vai a sdraiarti a letto.-
-Non è necessario, dammi solo un paio di minuti e vengo a cenare. - aveva detto sorreggendosi la testa con le mani.
-Sicuro di farcela? Guarda che non sei costretto a mangiare, di sicuro dopo starai male. -
-Stai scherzando?! Figurati se vado a buttare via un tuo manicaretto, e poi non sono ridotto cosi male da non poter mangiare. Dai smettila di preoccuparti e andiamo a tavola. -
Cosi entrambi andarono a cenare, durante la notte però lui si alzò e andò in bagno, stette così male che quasi non riusciva più ad avere la forza per tornare a letto, cercò di fare il più piano possibile per non svegliarla; ma il suo piano falli poiché lei era già sulla soglia del bagno e si stava avvicinando per aiutarlo.
-Te lo avevo detto che saresti stato male, dai adesso torniamo a dormire. -
Rientrarono in camera e si rimisero a letto.
-Amore?- lo chiamò, ma lui non rispose, -Tesoro, lo so che sei sveglio.- ancora una volta lui stette in selenzio, -Axel! Ti spiacerebbe mettermi al corrente?! Cosa succede? Non sei solito a comportarti in questo modo. Cosa ti preoccupa? Dimmelo, vedrai che insieme troviamo una soluzione. -
-Angie, te l'ho già detto, non c'è niente, non è successo nulla. Semplicemente ho alzato un po' troppo il gomito questa sera, tutto qui. Ora dormi.- si girò su un fianco, dandole le spalle.
"Cosa ti sta succedendo? Perché mi stai tenendo all'oscuro di ciò che ti tormenta? Tu non esageri mai con il bere, sai sempre quando fermarti. Non tenerti tutto dentro. "
Continua. . .