Amore dolce e dolce odio
Non
v'è nulla al mondo dolce come l'amore [1]
Spogliarla,
benché fosse un gesto a lui ormai familiare, riusciva sempre
a colmargli il
cuore d’amore e a ottenebrargli la mente di cupidigia. Ogni
volta notava in lei
nuovi particolari – come le sue guance si coloravano mentre
lui si apprestava a
sbottonarle la candida camicia dell’uniforme scolastica, come
lei stringeva
appena il labbro inferiore tra i denti quando lui cominciava ad
accarezzarla,
come le mani di lei, agitate, si avvicinavano incerte ai suoi indumenti
per
svestirlo.
Non
procedeva mai con fretta, sebbene la voglia che aveva di lei
– di sentire il
calore del suo corpo contro il suo, di assaggiare le sue labbra e la
sua pelle
– fosse l’unico pensiero in quegli attimi rubati
alla frenetica giornata di
studio e alle notti di riposo.
Hermione
sorrideva dell’ossessione che Draco mostrava di avere nei
suoi confronti,
segretamente compiaciuta di essere l’unica per la quale lui
era disposto a
sottrarre ore anche al sonno per vederla e stare con lei. Sorrideva
quando,
allontanandosi per gioco dalla sua bocca, Draco se la riportava vicina,
guidando la sua testa verso di lui con una mano tra i capelli
– quel groviglio
di ricci castani che lui si dilettava ad accarezzare dolcemente o a
tirare
delicatamente, a seconda che lei lo ammaliasse dichiarandogli i suoi
sentimenti
o lo irritasse con le sue acute battute scherzose.
Draco
non sorrideva. I suoi occhi velati di passione mal celavano la brama di
sentirla
vicina, in quei momenti in cui anche solo qualche centimetro di
lontananza
pareva troppo, giacché era costretto a convivere con la
lontananza durante le
lezioni, i pasti e le ore dedicate allo studio – troppo per
non sentire la
mancanza di quel sorriso impertinente, quei capelli confusi e quella
bocca
invitante.
Era
dolce la cura che Hermione profondeva nelle carezze e nei baci che gli
dedicava
con amorosa venerazione, restituendogli il piacere che lui le regalava
con
altrettante attenzioni.
Era
dolce e al contempo eccitante l’arrendevolezza con cui lei
gli si concedeva,
fidandosi di quelle braccia che le regalavano intense emozioni,
mostrandogli
una fiducia che lui non avrebbe mai creduto di riuscire a ottenere da
lei.
Era
dolce quando, dopo l’amore, si accoccolava placidamente tra
le sue braccia, con
il volto posato sul suo petto a respirare il profumo di lui e con le
gambe
incastrate tra le sue.
Era dolce quando, con
voce carezzevole, gli sussurrava che lo amava.
*
e
dopo l'amore la cosa più dolce è l'odio. [1]
Draco
si svegliò di soprassalto, col respiro affannoso e il cuore
accelerato. Si
guardò intorno e indovinare, nonostante il buio per
l’ora tarda, i contorni dei
letti del suo dormitorio Serpeverde lo rassicurò
immediatamente.
Aveva
sognato la Sanguesporco, di nuovo. Quel sogno – incubo
– era il tormento delle
sue notti. Non riusciva a capacitarsi di come il suo inconscio potesse
essere
attratto da lei, se la sua mente la disprezzava per il suo sangue e le
sue
origini Babbane, se razionalmente non la considerava degna neanche di
studiare
a Hogwarts.
Odiava
sentirsi destabilizzato per colpa sua.
Odiava
essere tormentato dalla sua vista giorno e notte, a lezione e nei
corridoi e in
Sala Grande e nel suo letto.
Odiava
perdere il sonno per lei.
Odiava
la sua mano sempre alzata, pronta a rispondere con quella voce saccente
alle
domande dei professori, per dimostrare a tutti e a lui che valeva
più di molti
Purosangue e più di lui.
Odiava
quella mano indegna che aveva osato colpirlo su una guancia al terzo
anno e
scalfire il suo nobile viso, senza neanche scusarsi per
quell’affronto che gli
era costato un evidente livido.
Odiava
quelle mani che osavano toccarlo e accarezzarlo e stringerlo nei suoi
incubi,
con un ardore che nessuno le avrebbe mai attribuito e che probabilmente
nessuno
avrebbe mai conosciuto.
La
odiava, odiava tutto di lei. Doveva essere uno strano scherzo della sua
mente a
far sì che la sognasse così di frequente, non
poteva che essere il risultato
dei numerosi pensieri che le rivolgeva durante il giorno, dispregiativi
ma
tuttavia troppi. Perché lui non avrebbe mai potuto provare
per lei niente che
non fosse odio.
Tornò
a dormire, rassicurato da quella dolce consapevolezza.
[1] La citazione Non v'è nulla al mondo dolce come l'amore, e dopo l'amore la cosa più dolce è l'odio. è di Henry Wadsworth Longfellow.