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Autore: Fauna96    24/09/2014    1 recensioni
Loki & Sigyn ¡RebirthAU!
Dura poco e quando si stacca, a Sigrid pare di non essere più su una panchina a Monaco, ma in un meraviglioso giardino, con il sole dorato che bacia i capelli rossi di Luc, stretti in una treccia arruffata. E quel bacio le sembra così stranamente dolce e familiare, come se ne avesse ricevuto moltissimi altri, e anche il sapore speziato delle sue labbra non le è nuovo.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nota al titolo: per chi non è masochista grecista come la sottoscritta, la traslitterazione è “ouroboros”; in sostanza sarebbe il serpente che si morde la coda, simbolo del tempo ciclico.
 
Οὐροβόροϛ
 
Le dita le facevano male a furia di reggere la ciotola; era lì da tempo immemorabile, scandito solo dal gocciolio monotono e regolare. Sfiorò con una carezza i capelli di fiamma aggrovigliati e sporchi di sangue rappreso, e ricevette in risposta un sorriso storto di labbra spaccate e ustionate. Aspettavano.
 
***
- Sigrid! Sigrid! – Anna la scuote dolcemente. – Sig, non hai sentito la sveglia? –
Sigrid si stropiccia gli occhi, osservando il volto della sorella per qualche secondo prima che il cervello si connetta del tutto.
Scosta in fretta la coperta e afferra il primo paio di jeans che trova; si sente stranamente esausta, indolenzita, come se avesse passato la notte in una posizione scomoda.
- Sigrid, stai bene? – Jenna le versa una dose abbondante di caffè. – Sei pallida e le tue occhiaie farebbero invidia a un panda -.
Sigrid sospira, grata a se stessa per non essersi guardata allo specchio con attenzione. – Ho dormito male. Penso di aver fatto un incubo o qualcosa del genere. – Non è la prima volta. Forse sarebbe il caso di andare da uno strizzacervelli.
Recupera in fretta la borsa, poi con le sorelle si avvia per le strade affollate di Monaco. Sigrid ama molto la sua città, perché si può incontrare ogni genere di persone: suoi concittadini, liceali stranieri in gita, famiglie in vacanza. A lei piace mischiarsi tra quella folla eterogenea e passare inosservata, guardando invece il resto della gente che corre qua e là o passeggia rilassata.
Al momento, anche lei dovrebbe correre, dato che la prima lezione stamattina inizia alle 8; dopo aver lasciato Anna al liceo e Jenna al negozio, passa come una scheggia lungo viuzze e scorciatoie varie fino ad arrivare col fiatone all’università.
 
Tutta quella fretta si rivela poi quasi inutile: non riesce a seguire seriamente le lezioni con la testa pesante che si ritrova; le ore si trascinano lente, in un’agonia insopportabile. Sigrid riempie i quaderni di cupi disegnini dalle forme serpentine invece di appunti.
Quando finalmente esce per il pranzo, prende un respiro di sollievo; l’aria le rinfresca la mente ed è con rinnovata leggerezza che va in cerca del suo pasto.
Accompagnato da un abbaio entusiasta, un gigantesco cane lupo le si butta addosso, cercando di leccarle la faccia. Sigrid rischia quasi di cadere mentre il cane tenta di manifestarle il suo affetto; i vari ‘Fenrir, giù, bello!’ non servono a niente; i suoi, almeno.
- Luc! – sbraita Sigrid – Tieni il tuo cane in riga! –
Una risata familiare riempie l’aria. – Qua, Fenrir! O la principessa si spettinerà -.
Il cane trotterella fino al padrone, che dall’alto della sua statura la osserva con un ghigno.
-  Sono già spettinata – gli fa presente Sigrid, tentando inutilmente di riavviarsi la treccia.
Luc dà una grattatina dietro le orecchie di Fenrir, che gli arriva quasi al petto, e porge un sacchetto di carta alla ragazza, la quale tenta di sembrare offesa.
- Ti faccio un’offerta di pace: kebab e patatine -.
Come riesca sempre a farla ridere e a leggerla così bene, Sigrid non l’ha ancora capito; si conoscono da abbastanza, sì, ma il loro rapporto è basato su incontri casuali per le strade e in biblioteca: non si sono mai frequentati davvero come amici. Ma Luc è così: non convenzionale, diverso, diverso da tutti gli amici che ha. Forse è anche per questo che di lui Sigrid non ha mai parlato a nessuno. Non sa nemmeno se considerarlo suo amico.
Lo guarda malissimo, ma il profumo che esce dal sacchetto è troppo accattivante per tenergli il broncio; si siede vicino a lui sulla panchina, con Fenrir accucciato ai loro piedi, ed estrae la sua parte di cibo.
- Com’è andata oggi? – si informa Luc, allungando una patatina al cane.
Sigrid fa una smorfia. – Male. Non ho dormito bene stanotte -.
Luc alza un sopracciglio, gli occhi verdi che brillano. – Sigrid, Sigrid... cosa combini di notte che io non so? Cosa mi nascondi? –
- Scemo – sentenzia lei addentando il kebab. – Ho semplicemente avuto qualche incubo – bofonchia in modo ben poco femminile. Jenna inorridirebbe a vederla parlare con la bocca piena di kebab.
- Sicuro – sogghigna Luc, guadagnandosi una gomitata. – A proposito di incubi, oggi mi ha chiamato mio padre -.
Sigrid alza lo sguardo su di lui. Non sa esattamente cosa sia successo tra Luc e la sua famiglia: qualcosa di grosso, a giudicare dalla faccia di lui ogni volta che viene fuori il discorso.
- Che cosa voleva? –
- Bah. Che quest’estate andassi a trovarli. Che palle. Anche se fosse, lo farei solo per vedere come sta il mio cavallo - aggiunge.
Cavallo? Questa è nuova. Sigrid esita un momento prima di domandargli: - Luc... ma tu sei ricco? –
Assurdo che glielo chieda così e ora, dopo un anno quasi di conoscenza, ma in effetti di lui sa solo che è francese, che ha un cane gigantesco e che lavora in un pub. E che ha un carattere imprevedibile.
Lui la guarda e ride. – Io no. La mia famiglia sì, temo. Vuoi forse accalappiare il ricco ereditiero? – la prende in giro.
Sigrid alza gli occhi al cielo. – Solo per provare il piacere di avvelenarti poi -.
- Sigrid! Mi ferisci così, ma petite! – Luc si porta una mano al cuore con un’aria così tragica che Sigrid non può non scoppiare a ridere. Quel ragazzo ha un vero e proprio dono per la risata.
Fenrir uggiola piano e le dà un colpetto sulla gamba con la testa, come a chiedere il perché di tutta quella ilarità. Il bello è che nemmeno Sigrid lo sa con esattezza; ma c’è qualcosa in Luc, come un calore frizzante e una vivacità ridente, che la fa sentire allegra e felice. Viva.
Luc sospira e si alza. – Devo andare, Sig, tra poco inizio il turno. Ci vediamo stasera alle otto, vengo a prenderti a casa -.
Sigrid sbatte le palpebre senza capire. – Di che parli? –
Lui rotea gli occhi, ma un sorriso divertito gli danza sulle labbra. – Del nostro appuntamento, no? Tranquilla, Fenrir rimane a casa -.
Sigrid sente il cuore balzarle nel petto, ma decide di non dargliela vinta e si sforza di mandar giù la risposta che è pronta sulla punta della lingua. – Non ricordo di essere stata invitata a uscire -.
Il sogghigno che le risponde è dei più radiosi. – Non ricordo di averti invitata -.
Le è sempre piaciuto quel particolare accento musicale con cui decora il tedesco. E’ l’ultima cosa che pensa prima che lui si chini e la baci, morbido e delicato. Dura poco e quando si stacca, a Sigrid pare di non essere più su una panchina a Monaco, ma in un meraviglioso giardino, con il sole dorato che bacia i capelli rossi di Luc, stretti in una treccia arruffata. E quel bacio le sembra così stranamente dolce e familiare, come se ne avesse ricevuto moltissimi altri, e anche il sapore speziato delle sue labbra non le è nuovo.
Quel momento dura il tempo di un battito di ciglia e né Sigrid né Luc lo registrano davvero. Anche perché Sigrid, suo malgrado, sta già fantasticando sulla sera, come se avesse quindici anni e fosse alla sua prima cotta. Prima e unica.
 
 
Quest’estate, tra mitologia, Marvel *coffTomHiddlestonecoff* e Neil Gaiman, mi sono fatta un’overdose di questi due, e questo è il risultato. Bene, come avrete capito si svolge dopo il Ragnarök: è mio personalissima headcanon che la fine del mondo per gli dei arrivi quando gli uomini iniziano a non credere più in loro, ma visto che tutto si ripete, ecco qua Loki e Sigyn reincarnati u.u Ovviamente non si ricordano nulla se non qualche vago sogno...
Per il “ma petite” di Luc, spero di non aver violentato il francese; solo che ho un altro headcanon in cui Loki affibbia ogni sorta di nomignolo a quella santa donna; che volete, si diverte così. 
  
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