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Autore: ellephedre    24/09/2014    3 recensioni
Mamoru le prime volte che vide Usagi, durante tutto l'arco della prima serie.
Non fu amore a prima vista.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima serie
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primevoltechetividi10

  

10 - Vittima

    

Poi fui io crudele con te.

 

Il mondo stava arrivando a una fine. In testa lui aveva sogni sempre più strani e in cielo apparivano figure demoniache che minacciavano di mandare a fuoco l'intera città. La polizia era preoccupata, ma secondo Mamoru non avrebbero preso sufficienti precauzioni contro quel fenomeno - alcuni pensavano ancora che si trattasse di uno scherzo. Lo sembrava, ma lui aveva un brutto presentimento.

Sfogliò il giornale.

 

Guerriere Sailor? 

L'apparizione di ieri notte sui cieli di Tokyo ha chiamato in causa il gruppo di tre paladine della giustizia che agisce nel quartiere di Juuban-ku. Ci troviamo di fronte a una lotta tra bande di criminali per il controllo del territorio? O stiamo assistendo a eventi sovrannaturali?

Tutti i dettagli a pagina...

 

Mamoru cercò di sforzare le meningi. Marinaio Luna - aveva sentito quel nome in uno dei suoi sogni. Si trattava di Sailor Moon? Lui aveva qualcosa a che fare con quelle spaventose assurdità?

Mise da parte il giornale, bevendo un altro sorso di caffè.

Che cosa ridicola.

Lui era una persona normale che si stava lasciando suggestionare. Invece di interessarsi di simili storie doveva preparare l'esame di Anatomia. Era da una vita che aspettava di farlo e adesso... cosa? Trascurava gli studi per dei sogni? Si rifiutava di farsi influenzare in quel modo.

Era ora di mischiarsi alla gente comune. Andando in biblioteca non sarebbe rimasto dentro le quattro mura di casa sua, solo coi propri deliri.

Prese le chiavi e uscì dal suo appartamento.

  


   

«Mamoru-senpai!»

In biblioteca sollevò gli occhi, riconoscendo la voce. «Asanuma-san.»

Il ragazzo che aveva conosciuto alle superiori si accese di fierezza. «Ti ricordi di me!»

Certo, dal club di atletica. «Come mai da queste parti?»

«Mi sto portando avanti. Voglio entrare alla Todai come te, perciò ci sto dando sotto con lo studio già dal secondo anno!»

Mamoru fu fiero di lui. «Così si fa. Impegnati e raggiungerai il tuo obiettivo.»

Come aveva sempre fatto, Asanuma non giudicò la conversazione terminata con i convenevoli. Guardandolo speranzoso, si azzardò a sedersi accanto a lui. «Mamoru-senpai... L'università è davvero la cosa migliore che possa capitare a uno studente?»

«Per lo studio, dici? Sì. Ti puoi concentrare sulle materie che ami e gestisci da solo i tuoi tempi. Addio a lunghi mesi di preparazione per un unico esame di ammissione che ti cambierà la vita.» Volle essere sincero. «In compenso ci sono molti singoli esami complicati da affrontare. Ma ognuno ti dà una nuova possibilità.»

«È il mio sogno!» Asanuma strinse il pugno. «Voglio laurearmi in Psicologia!»

«Davvero?»

«Mi piace ascoltare la gente!»

Be', in effetti Asanuma pendeva dalle labbra altrui, quindi...

Lo stava giudicando troppo duramente. Tendeva a farlo con gli altri, per sentire di elevarsi sopra i loro errori ed essere quindi migliore di loro. Non aveva studiato psicologia, ma sapeva che il suo era l'atteggiamento di una persona debole.

Con amarezza, sorrise. «Perciò analizzi la gente. Cosa diresti di me?»

Interdetto, Asanuma arrossì. «Ehm...»

«Te l'ho chiesto per avere un parere critico» chiarì Mamoru. Non voleva complimenti.

Asanuma si calmò. «Senpai... Come hai appena detto, sei una persona che si aspetta che gli altri lo giudichino con severità. Perciò fai del tuo meglio e non mostri mai alcun difetto evidente. In questo modo nessuno può attaccarti.»

Mamoru sentì il bisogno di chiudersi in una corazza. Fu coraggioso e non si protesse: aveva voluto lui una risposta. «È questa l'impressione che do?» Vedevano tutti la sua fragilità?

Asanuma scosse la testa. «Io credo che le persone troppo perfette abbiano sempre qualcosa da nascondere, ma nel tuo caso... Ti ammiro. Penso che tu conosca i tuoi difetti e che abbia deciso di combatterli per conto tuo. Quando sarai pronto, li mostrerai a qualcuno di cui ti fiderai.»

Mamoru lo sperava. «Sai più di quello che dimostri, Asanuma. Ti avevo sottovalutato.»

Lui si girò i pollici, in imbarazzo su come chiudere la conversazione.

Mamoru non volle trattenerlo oltre. «Ti ringrazio per avermi assecondato.»

Asanuma scattò in piedi. «È stato un piacere! Voglio dire... parlarti è stata una grande esperienza! Ciao!»

Confuso, Mamoru agitò le dita in aria, salutando il nulla. «... ciao.»

Asanuma era già scappato.

  

Perciò - ragionò nel tragitto verso casa - lui era una persona che si proteggeva dagli altri. Era vero, ma non pensava che persone che conosceva solo superficialmente potessero notarlo.

A volte si domandava se la sua era una malattia. Alcune - come la sindrome di Asperger - si manifestavano in disturbi della personalità che portavano i soggetti colpiti ad isolarsi e a non essere in grado di interagire in maniera naturale con gli altri.  Il suo caso non presentava alcuni dei sintomi più estremi e forse per questo lui era solo dannatamente normale. Se si fosse trattato di una malattia, almeno ci sarebbe stata una cura precisa. Invece lui rifletteva sì molto prima di agire in maniere nuove con le persone, ma era bravissimo a cogliere i comportamenti corretti da tenere in ogni occasione. Non era emarginato, si isolava da solo, per scelta. Dava di sé l'immagine di una persona a suo agio con se stessa, piena di certezze. O almeno, questo era quello che aveva sempre pensato.

Asanuma gli aveva appena dimostrato di saperlo decifrare. E l'altro giorno Odango gli aveva sbattuto in faccia la verità della sua situazione: era un diciassettenne che era andato a divertirsi in giro senza amici, di domenica, finendo su un trenino per bambini. Ci aveva persino visto qualcosa di buono, àncorato com'era all'idea di un passato lontano più di dieci anni.

Era solo e ridicolo.

Strinse i denti.

Non avrebbe dovuto essere Odango a dirlo. Lui non l'aveva scelta per alcuna confidenza; non le aveva nemmeno permesso di conoscerlo, perciò perché lei si era presa la libertà di insultarlo? Le battute che si erano scambiati erano sempre state superficiali. C'erano dei limiti che lei non avrebbe dovuto superare.

Qualcosa lo colpì in testa, facendogli male.

Abbassò lo sguardo sull'oggetto che era caduto a terra: una scarpa da ragazza. La afferrò nel pugno, pronto a gridare contro la ragazza che- Ma era Odango! «Di nuovo tu?!»

Lo disse all'unisono con lei, che lo aveva raggiunto.

«È la seconda volta che mi lanci una scarpa in testa!» le invì contro lui. «Lo fai apposta?» 

«La colpa è tua che cammini con la testa tra le nuvole!»

Come no. «Che tipa antipatica! Possibile che tu non riesca a esprimerti in modo decente, come le altre ragazze?» Non era solo lui quello strano!

Lei osò fargli una linguaccia. «Mi dispiace tanto! C'è qualcuno che dice che gli piaccio di più se non mi freno!»

«Che idiozie.» Lei viveva in un mondo di stupide illusioni. «Uno così è veramente il massimo.»

«Di sicuro è molto più affascinante di te!»

Invece un ragazzo attratto da lei aveva sicuramente grossi problemi. «"Chi va con lo zoppo impara a zoppicare» recitò. «"Ogni pentola ha il suo coperchio", "L'immondizia va al suo posto"» e visto che lei non ci sarebbe arrivata da sola, «"A ogni Testolina a Odango il suo perdente."»

Vedendola sobbalzare provò un moto di fierezza.

Gli occhi di lei iniziarono a tremare. «Quante cattiverie! Se fossero su di me, pazienza, ma parlare male di Motoki...»

Motoki?

Oh no, adesso si metteva a frignare! 

Uno strillo gli riempì le orecchie, attirando l'attenzione dei passanti. 

«Ehi...» provò a dirle, ma la gente lo stava già guardando come se fosse un mostro!

«Che cattivo, l'ha fatta piangere!»

Non era lui il colpevole, bensì lei che- Odango si era accasciata a terra in un mare di lacrime. «Cattivo!!»

Quella ragazzina era incredibile, troppo infantile per prenderla sul serio. Stava cominciando a fare pena persino a lui. «Senti, scusa, ho un impegno urgente!» Iniziò a indietreggiare ma si accorse di avere ancora la scarpa di lei in mano. «Ti restituisco la scarpa. Ci vediamo!» Gliela buttò vicino e correndo si fece largo tra decine di persone che lo guardavano male.

Non si era mai sentito tanto idiota in vita sua.

 


 

Nei giorni successivi, elaborò un piano. 

Aveva esagerato. Doveva chiedere scusa, ma senza chiedere scusa: in fondo aveva semplicemente pareggiato i conti con Odango. Ovviamente era più maturo di lei e ora sapeva che Odango era una ragazzina capace di mettersi a piangere per un piccolo insulto. Nonostante tutto, lui non aveva avuto intenzione di spingersi tanto in là. Come risposta soddisfacente gli sarebbe bastato un broncio ferito.

Sono davvero immaturo e ridicolo.

Doveva smettere - per quanto possibile - di fare quel gioco con lei.

Come al solito la incrociò per strada quasi per caso, un pomeriggio che si muoveva verso l'università. Odango stava correndo nella sua direzione.

«Ehi.»

Nel vederlo lei si fermò sul posto, le gambe che marciavano. «Non ho tempo per te!» Gli fece una linguaccia.

«Volevo dirti che-»

Odango insistette a tirare fuori la lingua due volte, sonoramente. «Hm! Hm! È tutto quello che ho da dirti io, baka!»

Lui le gridò dietro. «Non devi piangere la prossima volta!»

«E chi piange?!» Roteando la testa in modo impossibile, Odango tirò fuori la lingua. Correndo, se la morse da sola.

Mamoru scoppiò a ridere.

«Bakaaaaa!» L'urlo di lei sparì nelle strade.

  

 

10 - Vittima - FINE

   


   

NdA: 

Due note. 'Baka' significa 'Stupido'. Ho usato il termine giapponese perché mi sembra che 'stupido' non renda esattamente il concetto. 'Baka' indica anche qualcuno che è stupido nel comportarsi, mentre in italiano sembra più un insulto all'intelligenza. Diciamo che è una forma più leggere di insulti che in italiano sarebbero molto più pesanti (tipo 'Str****o' :D)

Asanuma: è un personaggio che compare nel manga di Sailor Moon. Non so se l'ho mai menzionato nella mia saga. Credo di sì, ma non sono sicura. Comunque è un kohai di Mamoru. Dovrebbe essere più giovane di come l'ho rappresentato (più giovane di Usagi); mi sono presa una licenza artistica.

Sull'episodio in sé... sono piuttosto soddisfatta, soprattutto della parte finale. Qui riprendo quanto accaduto nell'episodio 13 di Sailor Moon. Nel successivo episodio in cui compare Mamoru c'è già l'incontro con Rei, quindi mi divertirò a scrivere dell'appuntamento con lei e del perché Mamoru decide di assecondarla. Oggi pensavo che sarà strano scrivere di questi due insieme, ma interessante :)

 

Grazie per aver letto! Se avete commenti, sono curiosa di sentirli.

 

ellephedre

   
 
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