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Autore: kotiropotato    24/09/2014    2 recensioni
Storia ambientata tra Città delle Anime Perdute e Città del Fuoco Celeste, dopo la rottura tra Magnus e Alec.
Alec sta cercando di riprendersi dal dolore della rottura con lo stregone.
Dal testo:
Mi riempii della sensazione di lui così tanto che mi parve di sentirlo veramente lì che mi abbracciava dicendomi che andava tutto bene, anche se sapevo che niente andava bene in realtà.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quell'anonima sciarpa azzurra.
*Alec*
Faceva freddo, molto freddo, troppo freddo. Sembrava che il tempo fosse uno specchio: rifletteva perfettamente il mio stato d'animo. Perchè era così che mi sentivo, freddo, vuoto, non completo, come se mi mancasse una parte importante di me stesso senza cui non sarei potuto andare avanti. Sapevo che mia madre considerava la mia reazione esagerata e che forse probabilmente - per quanto soffrisse a vedermi star maale - era felice della nostra, anzi della mia situazione. Il "noi" non esisteva più. In fondo a lei Magnus non era mai piaciuto. Magnus. Anche solo pensare al suo nome faceva male. Come faceva male l'attesa per per quel suo messaggio che sapevo non sarebe mai arrivato; a andavo sempre in giro con il cellulare in mano, la notte quando riuscivo ad addomentarmi il telefono era lì sul comodino con la suoneria accesa, tutto per quel piccolo barlume di speranza, anzi di illusione. Era da giorni ormai che aveo superato quel pericoloso confine tra speranza e illusione. La speranza è vitale, l'illusione assassina. Ma ormai era l'unica cosa che mi rimaneva, anche se faceva male. Sfiorai la sciarpa azzurra della GAP che tempo prima Magnus mi aveva regalato, ora ben nascosta sotto il capotto nero. Anche quella faceva male, ma era l'unica cosa materiale ce mi rassicurava che la nostra storia e perfino lo stesso Magnus erano reali e non solo frutto della mia immaginazione. Mi attaccavo a quella sciarpa come se fosse un'ancora. Senza pensarci me la portai davanti alla bocca ripensando alla sensazione di quando era Magnus a compiere questo gesto, alla scia infuocata delle sue dita sulla mia pelle, al luccichio dei suoi occhi felini, al suo profumo di cannella e sandalo. Mi riempii della sensazione di lui così tanto che mi parve di sentirlo veramente lì che mi abbracciava dicendomi che andava tutto bene, anche se sapevo che niente andava bene in realtà; solo che lo sentivo così vicino, con il suo profumo che mi offuscava i sensi, la sua voce calda che sussurrava lo stupido nomignolo che mi aveva dato. "Va tutto bene, fiorellino" sentii ancora, ma quando riaprii gli occhi vidi solamente il parco che sembrava se possibile ancora più freddo e desolato di prima. Ma io riuscivo a sentire chiaramente quel rassiurante quanto doloroso profumo. E il dolore aumentava secondo dopo secondo, sempre più intenso, sempre più insistente. Tolsi la sciarpa e la gettai a terra, gli occhi gonfi di lacrime. All'improvviso anche il suo odore sparì, rubandomi un altro pezzo e facendomi sentire ancora più vuoto. Solo in un secondo momento, dopo aver raccolto la sciarpa e essermela riavvolta la collo, capii da dove proveniva quel profumo. Annusai la sciarpa per avene la conferma e sì, stranamente era proprio impregnata del profumo di Magnus. Curioso come un'anonima sciarpa azzurra potesse contenere così tanto di un persona.
  
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