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Autore: BlackJack25    24/09/2014    0 recensioni
"Apro gli occhi. Mi sembra d’averli tenuti chiusi per un’eternità ormai. Quanto tempo sarà passato? Non ricordo più la luce del sole, ne il rumore del vento. Ricordo solo il silenzio tombale."
Genere: Dark, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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  Apro gli occhi. Mi sembra d’averli tenuti chiusi per un’eternità ormai. Quanto tempo sarà passato? Non ricordo più la luce del sole, ne il rumore del vento. Ricordo solo il silenzio tombale.

  «Velstadt?» chiamo. La mia voce pare stanca, fievole. Per quanto tempo sono stato in silenzio?

  «Mio signore, sono qui» risponde così colui al quale ho affidato la mia stessa vita. La sua voce appare ancora possente, fiera.

  «Quanto tempo è passato?» mi sforzo di essere quanto meno comprensibile.

  «Non ricordo, mio signore.»

  «Che ne è del mio regno?»

  «Non lo so, mio signore.»

  Il silenzio scende nuovamente, cupo. Vorrei muovermi, alzarmi, ma sono troppo stanco. Resto seduto. Il collo mi duole. Non ho la forza di alzare la testa, resto a guardare il pavimento. I miei occhi si posano sulla mia spada e sul mio scudo. Che darei per riuscire a brandirli ancora una volta. Cederei persino il mio regno. Oramai non ha più alcun significato. Vorrei solo poter menare i miei ultimi fendenti.

  Non ricordo più l’ultima volta che ho combattuto. Di quei tempi lontani ormai non resta altro che grida confuse e luce fioca. Ma certo, come potrei mai dimenticare? I giganti, li ho sconfitti. Ho preso il loro tesoro, proprio come Shandra mi aveva sussurrato. Oh Shandra, la mia Shandra. Dove sei ora, mia perla? Il tuo soffice tocco è tutto ciò che le mie carni agognano.

  Sì, ora ricordo. La mia Shandra non è mai stata una perla. La mia Shandra è uno zaffiro nero. Così bello, eppure così oscuro. Lei mi sussurrava strane parole, abbindolava i miei pensieri, manovrava le mie azioni. Perché, mia Shandra? Non sono forse stato un marito leale e fedele? Non mi sono forse preso cura di te, accogliendoti nel regno il giorno in cui giungesti? Sembravi un cucciolo spaventato, povera Shandra. Ma ormai non ha più alcun significato. Ho aperto gli occhi, e ho capito cosa sei veramente. E ahimè, il mio cuore sanguina incessantemente.

  Ma certo, ma certo, i ricordi mi tornano alla mente come frecce che lacerano la pelle. Il mio è un esilio. Ho deciso io di finire i miei giorni qui, in questa tomba buia e silente. Era la soluzione migliore. Mia cara Shandra, mi spiace terribilmente, ma le cose stanno così. I giorni andranno avanti, i mesi si susseguiranno. Il tempo si riparerà, così come ha sempre fatto. Io non sono incluso in tali piani. D’altronde chi sono io, se non un povero vecchio e stanco re. Dopo tutto quello che ho fatto, dopo tutto ciò che ho scrutato e ciò che ho scovato, mi rendo conto di essere insignificante. Il mio tempo è passato, la mia anima è fievole e le mie ossa decrepite.

  I pensieri scompaiono. Senza alcun preavviso. Gli arti si muovono, goffi e lenti. Mi rimetto in piedi, non senza fatica e con qualche rantolo di troppo. Che strano, la mia armatura è così grossa. E pesante. Faccio fatica a sostenere il mio peso, ma non importa. L’unica cosa che desidero è alzarmi.

  Lascio che le vesti mi scivolino di dosso. Non ne ho bisogno. L’unica cosa di cui necessito è la mia fidata lama. Così pesante, eppure così leggera. Voglio brandirla ancora una volta.

  «Velstadt?» chiamo, con la poca voce che mi è rimasta.

  «Mio signore, sono qui.»

  Sorrido. Cammino. Il silenzio mi completa. Il vuoto riempie la mia mente.

  
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