Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: Kary91    25/09/2014    10 recensioni
Rimango immobile, improvvisamente nervoso. I miei occhi si affrettano a rincorrere i suoi movimenti, ma il resto del corpo non accenna a imitarlo. Se n’è dimenticato , penso, osservandolo correre con lo sguardo rivolto verso di me.
Papà non può volare, Ivan.
Vorrei riuscire a spiegarglielo con gli occhi, perché di parole adatte non ne conosco.
Le sue ali si sono rotte.
Questa storia partecipa al contest "Brighter than a thousand suns" indetto da Stareem.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

A papà che ha le ali rotte,

ma vola lo stesso.

 

 

«Out of the darkness, brighter than a thousand suns.»

Brighter than a Thousand Suns. Iron Maiden

XRg NZ2f

 

Adesso volo anch’io

 

Il cielo, questo pomeriggio, sembra arrabbiato: il sole si nasconde, rifiutandosi di ricambiare il mio sguardo, come un bambino imbronciato.

Mio figlio Ivan non se ne accorge, intento com’è a raccogliere le pigne che trova mentre scorrazza per il viale; me ne ha portate parecchie. Qualcuna mi è caduta ma, per quanto mi sforzi, non riesco ad allungare a sufficienza il braccio per riprenderle.

Un'ombra di frustrazione mi oscura il volto, facendo concorrenza al grigiore tetro del cielo.

“Altre pigne!” annuncia entusiasta Ivan correndomi incontro. Me le deposita in grembo, prima di sfrecciare nuovamente via. Nel farlo agita le braccia, imitando il verso di un’aquila.

“Sono più veloce di un aereo, vero, papà?” esclama, tornando da me. “Anche più di un missile!”

Sorrido a fatica; Ivan adora correre. La vivacità del suo sguardo aumenta, nei momenti in cui è libero di schizzare avanti e indietro per il giardino dietro casa.

“Vola anche tu, papà!” mi sprona all’improvviso, raggiungendomi con altre pigne in mano. “Vieni a prendermi, se ci riesci!”

Rimango immobile, improvvisamente nervoso. I miei occhi si affrettano a rincorrere i suoi movimenti, ma il resto del corpo non accenna a imitarlo. Se n’è dimenticato, penso, osservandolo correre con lo sguardo rivolto verso di me.

Papà non può volare, Ivan.

Vorrei riuscire a spiegarglielo con gli occhi, perché di parole adatte non ne conosco.

Le sue ali si sono rotte.

Ivan mi guarda; il suo sguardo vivace finisce presto per rabbuiarsi, quando si sposta in direzione della sedia. Sembra arrabbiato e il modo nervoso con cui sbatte i piedi mentre corre via me lo conferma.

A ogni passo di Ivan il niente che mi riempie le gambe diventa più intenso: non sento nulla, eppure fa male.

Un timido raggio di sole sbircia oltre una nuvola per darmi un’occhiata; finalmente mi convinco a compiere qualche movimento. Le mie mani scivolano a sfiorare le ruote della sedia e mi do una spinta, puntando a raggiungere Ivan.

Guadagno velocità e il rumore attira l’attenzione di mio figlio, che si volta di scatto: sorrido e, di riflesso, anche il suo broncio scompare.

“Sei velocissimo!” esclama, ammirato; detto da lui è il complimento più bello del mondo. “Quasi più di me!”

Con un ultimo slancio riesco a raggiungerlo e mi allungo verso di lui. Mio figlio perde l’equilibrio e si lascia cadere all’indietro: è sicuro che lo afferrerò in tempo, per evitare che si faccia male. Ridiamo assieme, mentre lo faccio sedere sulle mie ginocchia e incomincio a fargli il solletico. Le pigne mi cadono nuovamente di mano, ma questa volta ci faccio a mala pena caso; non m’importa, perché Ivan sembra felice.

Non m’importa, perché in questo momento mi sento di nuovo un padre.

“Voliamo ancora, papà?” mormora mio figlio, giocherellando con i bottoni della mia camicia.

Un raggio di luce più forte degli altri gli stuzzica gli occhi; il sole è arrivato, ma il sorriso sul volto di Ivan brilla di più. Gli arruffo i capelli, prima di tornare ad appoggiare i palmi sulle ruote della mia sedia.

Mentre sfrecciamo lungo il vialetto silenzioso Ivan tiene di nuovo le braccia sollevate.

Mi viene da ridere, quando lascio andare le ruote per fare altrettanto.

Adesso volo anch’io.

 

_____________________________

Questa storia partecipa al Drabble e Flashfic contest: Brighter than a Thousand Suns indetto da Stareem.

Non so scrivere originali, di solito mi blocco non appena mi sforzo di fare un tentativo, ma questa flash vagava nella mia testa da un sacco di tempo e il contest a cui partecipa mi ha dato una spinta per convincermi a scriverla. Spero che la citazione si adatti a sufficienza al testo, ma non riuscivo a immaginare nulla di più adatto alla contrapposizione oscurità/luce che non il superamento momentaneo di una situazione difficile. Nel periodo buio e problematico che sta attraversando il padre di Ivan, realizzare di poter ancora fare da padre a suo figlio, sentirsi utile e riuscire a farlo sorridere, riesce per un istante a illuminare il resto.

Grazie a chiunque sia passato a leggere questa flash, significa davvero molto per me!


Laura

 

 

   
 
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Kary91