Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Alysia Moon    25/09/2014    2 recensioni
[Hunger Games AU]
Estratto dal primo capitolo:
"Mi chiamo Eren Jaeger, vivo nel Distretto 12 e ho quindici anni. Ed ecco un'altra sfortuna. L'avere più di dodici anni e meno di diciotto gioca a mio sfavore. Purtroppo oggi è il giorno della mietitura, e il mio nome si trova in una boccia di vetro, dove una donna, solitamente conciata peggio di un clown, ci infila una mano dentro e pesca un bigliettino tra tanti. Sopra c'è scritto il nome del povero sfortunato, e quest'ultimo è obbligato a partecipare a quei dannati "Titans Games"."
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eren Jaeger, Mikasa Ackerman, Rivaille, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Heilà! Ed ecco che vi presento una mia nuova fanfiction! E' la mia prima, in questo fandom. E' da tempo che pensavo di catapultare i personaggi di SnK in Hunger Games, un'altra delle mie grandi passioni. Allora, questa fanfic è come divisa in due parti:
  •  La prima è tutto quello che comprende Mietitura, ecc.. (Che durerà probabilmente vari capitoli.)
  •  La seconda comprende solo l'arena.
Qualche premessa, prima di lasciarvi al testo: la fanfiction l'ho basata sul romanzo "The Hunger Games" di Suzanne Collins. Io ho cambiato solo il nome dei tributi, che qui vengono chiamati Titani, e il nome dei giochi, che è appunto "The Titans Games", il resto è tutto di Suzanne Collins. Le risorse dei Distretti sono le stesse dei romanzi. La storia verrà narrata maggiormente dal punto di vista di Eren, più avanti anche da altri personaggi, soprattutto nel periodo dell'arena. Quindi è mia responsabilità informarvi che i personaggi di SnK non ci saranno tutti (però potete comunque provare a richiedermi qualcuno, ed io provvederò ad inserirlo in qualche modo nella FF), dato che sarà narrata in prima persona solo da alcuni. Qui i distretti non verranno citati tutti, ed in ogni capitolo verranno scritti i nomi dei personaggi narranti.
 
Questa storia essendo narrata in prima persona, sarà molto descrittiva sui sentimenti che provano i personaggi. Sarà descrittiva sulla violenza (anche perchè voglio rendere la cosa reale). Sarà presente linguaggio scurrile, ma non esagerato. L'aggiornamento potrebbe non essere molto frequente, perchè ho in ballo anche altre fanfiction.
 
ATTENZIONE:
In questa fanfiction sono presenti personaggi che non sono di mia proprietà, ma di Hajime Isayama. La fanfiction è basata e ambientata nel romanzo di Suzanne Collins "The Hunger Games". Questa storia non è a scopo di lucro.
 
Bene, ora, voi che avete avuto voglia e coraggio di leggere tutto quello che ho scritto sopra, vi lascio finalmente al testo :)

Edit: Questo capitolo è stato corretto e riveduto il giorno 13/07/2017.
 
Alysia Moon
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The Titans Games
 

Capitolo 1: L'inizio della fine
 
 
 
 
 
 
 
Eren Jaeger, Distretto 12
 
 
Carbone, fuliggine; qui non albergano altro che queste. Piuttosto che a causa della fame, in questa zona si potrebbe morire di cancro ai polmoni, dopo tutto ciò che si respira. 

A volte mi chiedo: "perchè sono nato proprio qui?"

Mi chiamo Eren Jaeger, vivo nel Distretto 12 e ho quindici anni. Ed ecco che si presenta un'altra sfortuna: l'avere più di dodici anni e meno di diciotto gioca a mio sfavore. Purtroppo oggi è il giorno della mietitura, e il mio nome si trova in una boccia di vetro, dove una donna, solitamente conciata peggio di un clown, ci infila una mano dentro e pesca un bigliettino tra tanti. Sopra c'è scritto il nome del povero sfortunato, e quest'ultimo è obbligato a partecipare a quei dannati "Titans Games".

Ah, la peggior trovata, a mio parere. In più, non ho mai capito perchè dovrebbero chiamare i ragazzi sorteggiati Titani. Forse per farli sembrare più aggressivi?

Non so come la gente che vive nella capitale, riesca a guardare in TV dei poveri ragazzini che si uccidono l'un l'altro. Tutte persone abituate al lusso, quelle. Possiedono molti soldi, indumenti, gioielli e, soprattutto, tanto cibo. Nel Distretto 12 non se ne vede che pochissimo. Non ho mai messo piede negli altri Distretti, ma non se la cavano tanto meglio; eccezione fatta per l'1,il 2 e il 4, che sono privilegiati. 

Vivo in una vecchia casa di legno scricchiolante con mio padre. Mia madre è morta per malattia anni fa. Ricordo quando è successo, avevo appena otto o nove anni. Eravamo in casa da soli, perchè mio padre era in miniera a lavorare, mentre lei era seduta su una vecchia sedia in cucina. Io ero nella mia stanza, quando l'avevo sentita iniziare a respirare con affanno, per poi udire improvvisamente un tonfo. Accorsi subito, ma quando me la ritrovai davanti, indietreggiai, estremamente spaventato dalla situazione che mi si presentava sotto gli occhi: era scompostamente distesa a terra, mentre ansimava ancora, e io non sapevo che fare. Allora, ricordo che mi misi a piangere e, disperato, corsi fuori casa nel freddo invernale per cercare aiuto. Quando trovai qualcuno così gentile da assistermi, mia madre era già deceduta. 
 
Oggi ho indossato gli indumenti più eleganti che ho: una banalissima camicia bianca e dei pantaloni scuri. Ancora davanti allo specchio rovinato, prendo un profondo respiro, perchè fuori sarebbe peggio, ed inizio a dirigermi verso l'uscita di casa.

Quando arrivo nella piazza, i soldati ci mettono in gruppi di maschi e femmine. In disparte ci sono i genitori, ed ognuno di loro, nonostante l'evidente preoccupazione in volto, non proferisce parola. A dire il vero, nessuno parla, c'è infatti silenzio assoluto. In mezzo a cotanti ragazzi, mi sento come al centro dell'attenzione, così, per distrarmi da questo pensiero, continuo a girarmi a destra e a manca. Vedo ragazzini di a malapena dodici anni che piangono disperati, e vedo anche volti conosciuti di persone che venivano a scuola con me. Una voce femminile mi fa sobbalzare, così torno a fissare il palco, dove una donna dall'aria sconosciuta, si trova davanti ad un microfono.

-"Dò un caloroso benvenuto a tutti! Come ben sapete, oggi, qui al 12, è il giorno della mietitura, ed io sono stata incaricata di sorteggiare i Titani di quest'edizione!"- esclama ad alta voce, come se il microfono non bastasse per amplificarla.

Ecco perchè aveva un'aria sconosciuta: è la prima volta che sorteggia. Un altro dettaglio che mi fa inarcare un sopracciglio, è il fatto che non veste come gli abitanti della capitale; indossa infatti, dei normalissimi pantaloni stretti e una camicetta ocra. Il suo trucco è così leggero che non si vede. I capelli non sembrano tinti, ma naturali, di un castano caldo e vivace; porta degli occhiali da vista, che vedo si sta risistemando sul dorso del naso, un poco nervosa. 

Chissà perchè hanno scelto proprio lei. Non che mi dispiaccia, anzi, la preferisco alle sorteggiatrici degli anni scorsi, solo che non riesco a capacitarmi di come nessuno, qui, dica nulla su come si sia presentata sul palco d'innanzi a noi. Forse gli indumenti non sono davvero così importanti, ma fino a d'ora, sono sempre stato convinto del contrario.

-"Bene, direi che possiamo iniziare con le ragazze."- decide.

Si avvia con passo calmo verso la boccia, come a voler rallentare il tempo. Allunga la mano al suo interno e ne estrae un candido biglietto. Ritorna alla sua postazione e legge il nome.

Siamo sicuri che provenga dalla capitale? Non ho mai visto nessuno di così pacato su quel palco. 

-"Mikasa Ackerman"- sentenzia ad alta voce.

Mikasa Ackerman?

Si sente un vociare sempre più forte e ogni tanto mi sporgo per vedere chi è la ragazza sorteggiata. Quest'ultima sale sul palco e finalmente la vedo. I suoi capelli sono corti e scuri, e non vedo paura nei suoi occhi ma, al contrario, risultano totalmente inespressivi. Noto che la donna davanti al microfono le dice qualcosa nell'orecchio e la ragazza annuisce flebilmente. La seguo con lo sguardo e vedo che prende posto vicino ad uomo, che riconosco come mentore di quest'anno.

Levi.

Ho sentito parlare molto di lui. E' uno dei nostri pochi vincitori, ed è famosissimo in tutti i Distretti e nella capitale. Durante i suoi Titans Games, ha vinto uccidendo la maggior parte degli altri Titani in vari modi spietati. Ovviamente, lo doveva fare per vincere o, meglio, per sopravvivere; se fossi stato in lui, penso non avrei alzato un dito su nessuno. Come si può sottrarre la vita a qualcuno, senza prima pensarci almeno un milione di volte?

No, non ne sarei capace.

"Eren Jaeger"-

Qualcuno mi ha chiamato?

-"Eren Jaeger!"- odo nuovamente.

Mi sento smuovere da dietro e, adesso, riprendendomi, realizzo che tutti stanno guardando me. 

Perchè?

Mi guardo ennesimamente attorno. Il mio sguardo cade sul palco, e la donna davanti al microfono mi guarda... preoccupata?

-"C-cos"- pronuncio debolmente.

No, non può essere. Hanno già sorteggiato il Titano maschio? Guardo le mani della donna e vedo che ha in mano due biglietti. 

Hanno sorteggiato me? Non me n'ero accorto? Mi pietrifico sul posto, mentre non si sente altro che il mio cuore martellante. Batte così forte che potrebbe sentirlo chiunque, in questo momento. Vedo delle guardie che mi si avvicinano in gruppo e io sgrano gli occhi. Due mi prendono un braccio ciascuno mentre mi trascinano sul palco.

-"Hey, c-che state facendo?!"- esclamo preoccupato, mentre cerco di divincolarmi dalla presa salda delle guardie. Nonostante le mie parole, so cosa stanno facendo, ma non voglio crederci ancora. -"LASCIATEMI"- 

Non voglio morire.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
Levi, mentore Distretto 12
 
 
 
 
Dio, quel ragazzino urla ancora; è così odioso. 

Perchè mi è capitato proprio lui? Almeno la ragazza sta' zitta. 

Seguo le guardie con la coda dell'occhio e vedo che lo stanno già portando via, probabilmente sulla navetta per la linea ferroviaria.

Oh, il treno.

Il percorso sarà lungo, e sento l'istinto omicida crescere sempre più nel pensare che dovrò stare con lui durante tutta la durata del viaggio. 
Ad un certo punto, Hanji mi si avvicina, e mi fa cenno così, di seguirla. La mietitura è conclusa, e tutta la gente che si era radunata qui se ne sta andando. Studio per bene i ragazzi ed è come tornare indietro nel tempo. Ricordo che non ero per niente nervoso, perchè sapevo che prima o poi sarei dovuto morire, e non cambiava molto decedere a causa della disidratazione o della fame, oppure per mano di un concorrente. Anzi, forse la seconda opzione era la meno dolorosa.

-"Levi, devi calmare quel ragazzo, ti 
prego."- mi supplica Hanji, mentre iniziamo ad incamminarci. E' il primo anno che sorteggia nel 12, ma ci conoscevamo già perchè, gli anni precedenti, lo faceva negli altri Distretti; in più, dirigeva varie mansioni, anche quelle che non rientravano nel suo compito. 

-"Mh, sei davvero sicura che debba calmarlo io?"- chiedo, mentre distolgo il mio sguardo da lei. Già da come aveva inziato ad urlare il ragazzo al momento del suo sorteggio, mi ero messo a pensare a come rieducarlo.

-"Non nel tuo modo."- dice lei. -"Anzi, sai cosa ti dico? andremo a parlargli insieme."-

Roteo gli occhi.

-"Come vuoi."-
 
Arriviamo alla navetta e io tiro fuori dalla tasca un fazzoletto per aprire la portiera. Il manico non mi sembra il massimo della pulizia. 
Il ragazzino è seduto nei sedili posteriori, e guarda fuori dal finestrino, con gli occhi rossi dal pianto e il dorso della mano a coprirgli la bocca. La ragazza, Mikasa, si siede vicino a lui, mentre io prendo posto accanto ad Hanji. 

Facciamo tutto il tragitto in silenzio o, per meglio dire, tutto il tragitto in silenzio mentre Hanji non la smette di blaterare a proposito della straordinaria velocità del treno. Finalmente, arriviamo in  stazione, così scendo, per poi dirigermi immediatamente verso un vagone, già con il portone aperto, per raggiungere al più presto una doccia. Sento un mano che mi prende dal colletto della camicia e mi ritrascina giù dalle scalette. Io mi giro adirato.

-"Hanji, ma che cazzo fai?!"-

-"Smettila di fare lo scorbutico e ascoltami. Dobbiamo parlare con Eren, ricordi?"-

-"Bene."- sentenzio gelido, mentre mi rimetto a posto il colletto. 

Aspettiamo che salga la ragazza e che non rimanga fuori dal treno nessuno, poi blocco Jaeger con una mano sulla spalla prima che possa salire anche lui.

-"Oi, fermati."-

Lui sbatte le palpebre più volte, per poi passare velocemente lo sguardo da me alla quattrocchi, palesemente nervoso.

-"Qualche piccola premessa, prima di salire. Che dici?"- comincio, iniziando a muovere due passi verso di lui. -"Ciò che hai compiuto prima, alla Mietitura, non lo devi più fare. Non pensare, in nessun modo, di poterti permettere di urlare così in presenza di telecamere o ammassi di persone. Ti filmano già dalla mietitura; lo sapevi, vero?"-

Lui fa flebilmente segno di "no" con la testa, quasi impaurito.

-"Ah, no? Vuol dire che il pubblico ti ha già visto, ha già visto tutto. Tu cosa credi che pensi, ora? Una bella figura non l'hai fatta di sicuro. Così gli sponsor te li scordi, ragazzino."-

Lui abbandona la sua smorfia impaurita, per lasciar che sia il dolore, ora, a farsi strada sul suo viso; poi scansa la mia mano, che ancora afferrava saldamente la sua spalla. -"Ormai niente mi interessa più. Gli sponsor non mi servono... non sono neanche sicuro che sopravviverò alla carneficina iniziale! Io-io-"-

Sta iniziando ad alzare la voce di nuovo, e ciò non fa che urtare ulteriormente il mio sistema nervoso. 

Eh, no, moccioso, hai fatto un errore a selezionare la persona con cui sfogarti. Alzo il braccio che mi aveva scansato prima e gli assesto un pugno, dritto sullo zigomo. Lui si sbilancia e va a sbattere contro il muro che ha dietro.

-"Levi! Ti avevo detto di non-"- inizia Hanji, ma io la interrompo facendole un gesto con la mano aperta. Mi avvicino al ragazzo e mi accovaccio, abbassandomi alla sua stessa altezza.

-"Ti chiami Eren Jaeger, giusto?"- domando, mentre fisso i miei occhi nei suoi. 

Lui annuisce.

-"Perfetto, Eren. Ti ho già detto tutto con le buone, ho iniziato con le cattive. Non c'è bisogno che arrivi a cose peggiori, non ho ragione?"-

Jaeger nega con la testa. Noto che il suo zigomo sta iniziando a prendere una nota rossastra.

-"Ci siamo capiti."- concludo, tendendogli una mano e aiutandolo ad alzarsi. In seguito, deduco di avergli fatto paura, in quanto sale subito sul vagone, senza proferire alcuna parola. 

Hanji sbuffa, accanto a me.

-"Ti avevo detto di non arrivare a tanto."-

-"Beh, almeno ha funzionato."- dico, mentre salgo le scalette e mi avvio verso il mio bagno per una doccia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Mikasa Ackerman, Distretto 12
 
 
 
E così sono stata sorteggiata? Ammetto che non me l'aspettavo proprio.

E' tardi, saranno le undici e mezza passate, e sono nella mia stanza, seduta sull'enorme letto a due piazze a gambe incrociate. 

Non sto facendo nulla, oltre al pensare. 

Ora, l'ansia, non ha ancora preso il sopravvento su di me, ma forse è perchè manca ancora tempo prima di entrare nell'arena. O forse è solo questione di tempo. Non lo so, so solo che sono troppo scombussolata per poterlo capire. E' successo tutto così velocemente che quasi non me ne sono accorta; hanno chiamato il mio nome, sono salita sul palco, e ora mi trovo su un treno per la capitale.

Fantastico.

Ancora non ci credo. E' da quando mi hanno sorteggiata che mi ripeto: "perchè ora? Sono sopravvissuta tre anni, sopravvivevo ancora per tre anni." 

E invece, tra tutti quei foglietti di carta, è saltato fuori proprio quello con sopra scritto il mio nome, ed inseguito, è stato sorteggiato Eren Jaeger. 

Già, Eren, mi ricordo molto bene di lui. 

Eravamo nella stessa classe, tempo fa, ma non ci eravamo mai parlati. Da piccola, avevo preso una cotta per lui, che con il tempo è passata; credo

Chissà cosa starà facendo ora. Mi abbasso con la schiena sul morbido materasso, e provo a riposare, abbassando le palpebre. Tutto a un tratto, mi balena un'immagine nel buio, li riapro di scatto e mi tiro su con la schiena con una velocità impressionante. 

Stavo evitando di pensarci. Di pensare alla mia famiglia.

Sospiro e mi alzo. Esco dalla stanza per andare a cercare qualcosa da bere e mi imbatto nella donna che ha sorteggiato il mio nome. Lo so che il fatto che sia io che Eren siamo ormai dentro ai Titans Games, non è direttamente colpa sua, ma provo un leggero moto di irritazione verso di lei. E' seduta su una poltroncina, a leggere un libro. Sente i miei passi, quindi si gira verso di me sorpresa, poi mi sorride gentile.

-"Non riesci a dormire?"- chiede, con tono calmo e quasi compassionevole.

Io la ignoro completamente, e continuo a cercare qualcosa da bere.

-"Già, ce l'avrai con me, immagino."-

Continuo ad ignorarla.

-"Io... ti capisco, ma non sono felice di fare questo lavoro, voglio che tu lo sappia. Mi dispiace tantissimo per te e Eren, davvero. Tu credi che se ora stessi bene con me stessa, starei qui a leggere, invece che andarmene a dormire in un letto caldo e confortevole, consapevole di non star andando in contro a morte certa?"-

Io blocco le mie mani, che tra le tante bottiglie colorate cercavano dell'acqua, e mi giro a guardarla. -"No, non credo."- rispondo con voce ferma. In effetti, avevo notato qualcosa di diverso in lei. Non veste come gli abitanti della capitale, e il suo comportamento è meno vivace. 

Non che non lo sia, comunque.

Adesso che ci penso, quando stava sorteggiando, non aveva un'aria molto serena e tranquilla, ma pareva nervosa e quasi titubante. La coordinatrice chiude il libro, non prima di averci infilato un pezzetto di cartoncino, e lo posa sul tavolino in vetro che ha davanti.

-"Come mai sei così... diversa dalle altre persone che abitano nella capitale?"-

Lei sgrana un poco gli occhi sorpresa, poi rilassa i muscoli del viso, esalando nel frattempo una risatina.

-"Beh, ti basta sapere che non sono d'accordo con il sistema di questa nazione?"-

-"Non capisco..."- comincio io, facendo un flebile passo verso di lei. -"Tu vieni dalla capitale, luogo dove tutto questo schifo ha avuto inizio... come può la tua mente corrotta non essere d'accordo con il sistema della nostra nazione, eh?"- alzo leggermente la voce, mentre in me si fa strada sempre più rabbia, oltre che confusione.

Nell'udire queste mie parole, svia il mio sguardo e riprende in fretta il suo libro. Pare parecchio nervosa. -"Mikasa, forse è meglio se provi a dormire. Domani abbiamo molto lavoro da fare. Buonanotte."-

Io, infastidita, non esito ad andarmene via e a tornarmene nella mia stanza a passo spedito. Mi infilo sotto le coperte in un unico movimento e caccio la testa sotto il cuscino. Non ho sonno, e i visi della mia famiglia, delle persone a me care, si duplicano, si triplicano nella mia testa; ma ora non ho voglia di pensare ad altro, perchè pensare a loro è come tornare a casa, come se questa realtà fosse tutto solo un brutto sogno. 

Spero vivamente di sognarli e di non risvegliarmi più.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo autrice:

Finito! L'ho scritta tutta in un pomeriggio (davvero, non chiedetemi come ho fatto).

Spero che i personaggi siano stati abbastanza IC; in caso, secondo voi, siano stati OOC, fatemelo sapere, così da mettere l'avvertimento. 

P.S La storia non verrà narrata solo da questi tre personaggi. In alcuni capitoli, potrebbe esserci anche soltanto un personaggio narrante.

Ringrazio in anticipo chi recensirà, aggiungerà la storia a seguite/ricordate/preferite, o anche chi soltanto leggerà!

P.P.S. Scusate per il banalissimo titolo del capitolo, ma in queste cose non sono una cima.
 

Alla prossima,

Alysia
   
 
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