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Autore: Sweet Moonlight    25/09/2014    0 recensioni
Milena è una ragazza di sedici anni, gioca a pallavolo insieme alla sua amica Raquel. Frequenta il secondo superiore al liceo classico, dove ha incontrato Ian, un ragazzo della sua stessa età molto simpatico e carino.
Nella stessa classe, oltre a Ian ha incontrato Dalila che diventerà la sua migliore amica, Camilla che non si stacca mai da Ian anche se non stanno insieme, Martin fidanzato con Izar che ha conosciuto solo da due settimane anche leinella classe di Milena, Martin e anche il fratello di Ian.
Quest'anno nella sua squadra sono cambiate molte cose, la sua vecchia allenatrice è andata via e al suo posto c'è Enrique e con se anche Juan un ragazzo più grande di Milena di un anno, che per lei sarà molto importante, le starà sempre accanto nei momenti difficili anche se si possono vedere solo tre volte alla settimana e per due ore.
Tra loro nascerà qualcosa di veramente speciale che sconvolgerà sia Juan che Milena.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
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TRAGICO INIZIO  << Tu sei fidanzata ? Ma per favore, non farmi ridere >>, quanto vorrei togliere quell'espressione dalla faccia di Ian, mi guarda con un sorriso beffardo, ma in fondo ai suoi occhi c'è un pizzico di gelosia. Quella gelosia che di solito si prova per la ragazza che ti piace, non di certo per una semplice amica. Comunque non voglio farmi film, per illudermi di una cosa che non esiste neanche. << Certo che sono fidanzata, e non credo che questi siano affari tuoi >>, con queste parole quel pizzico di gelosia è esploso come fosse polvere da sparo. In realtà non sono fidanzata, ho solo una cotta pazzesca per Ian dalla prima volta che l'ho visto, solo che non gli ho mai detto niente perché ho paura di essere rifiutata. Credo che stia con la sua compagna di banco, Camilla, dal primo giorno di scuola non si staccano mai anche se lei dice di essere fidanzata con un altro. Io non ci credo. << Sono veramente curioso di sapere chi è lo sfortunato. Che ne dici di farcelo conoscere, magari ci vediamo sabato al bar Golden così ce lo presenti. Che te ne pare? >>, non so cosa rispondere, la paura mi ha assalito e Ian ha come intuito cosa sto pensando e un ghigno malefico gli è comparso su quel bel faccino. Ho voglia di rubargli un bacio, ma davanti a tutti non credo sia la cosa migliore e soprattutto ora che pensano che io sia fidanzata. << Certo, dimmi a che ora e NOI saremo lì >>, il ghigno è scomparso sostituito da un espressione che mi ha fatto venire la pelle d'oca, la stessa gelosia che provava prima è ricomparsa nei suoi occhi. Dopo qualche istante che Ian e i suoi amici si sono dileguati la mia amica Dalila si è avvicinata e si è congratulata con me per essermi fidanzata ed essermi dimenticata di Ian, ovviamente a lei ho detto tutto della mia cotta per Ian e mi ha detto che lei è  innamorata del fratello Martin, ma lei sa che è fidanzato con quell'oca di Izar dalla seconda settimana di scuola. Lui lo ha confessato subito dopo che si sono fidanzati, ma per me non dureranno molto perché stanno sempre a litigare e secondo me una coppia che ogni cinque minuti litiga su ogni cosa non è neanche una coppia. << Non sono veramente fidanzata, Dalila non c'è ancora nessuno. Era una balla, ma hai visto la gelosia negli occhi di Ian,  non capisco perché sia geloso di me se sta insieme a Camilla>>, Dalila non crede che Ian stia con lei così ogni volta che esco questo discorso inizia a parlare di quanto sono ceca e non capisco che loro non stanno insieme. << Stupida non stanno insieme, te lo vuoi ficcare in quella testolina vuota. Lui è innamorato di te, almeno da quello che ho capito, dovresti dirglielo >>, so che dovrei dirglielo ma la paura di essere rifiutata, che a volte viene battuta dalla mia timidezza. << Adesso come faccio, non ho nessun ragazzo da presentare, forse dovrei dire della balla è sentirmi uno schifo>>, non ho veramente nessuno da presentare che si possa fingere il mio ragazzo, a meno che ...  << Stavo pensando, perché non lo chiedi a Juan. Lui potrebbe aiutarti, oggi è l'ultima occasione che hai per chiederglielo, se dice si è bene, se dice no ...>>, non credo per niente che Juan sia disposto ad aiutarmi, anche se sarebbe perfetto. Juan è, come dire, l'assistente del mio allenatore di pallavolo Enrique, uno che se ti vuole mettere in riga lo potrebbe fare con solo un pallone e dieci minuti. Non dico che Enrique è severo, sa scherzare anche lui, ma non può tenerci dalle sei del pomeriggio fino alle nove di sera ad allenarci, io devo pur studiare. Qualcuno dovrebbe ricordargli che sta allenando una squadra di ragazze che va ancora a scuola, non come lui che lavora di mattina e la sera è libero di uscire. Torniamo alla questione ragazzo finto: Juan è carino, non è ne pompato ne esile, è a posto. Non credo sia il tipo da fare queste cose, poi non saprei neanche come chiederglielo, non parlo molto con i ragazze e avolte sono anche molto impacciata, mi sento spesso in imbarazzo senza motivo. Scendo di corsa le scale, quel idiota del primo piano ha lasciato l'ascensore aperta e io sono in ritardo per l'allenamento e l'appuntamento all'angolo con la mia amica Raquel. Se prendo tra le mani quel farabutto come lo combino, Dio solo sa quante schiacciate gli farò in testa, lui poi è anche pelato così gli resterà l'impronta per una scarsa mezzora. Oggi sono veramente con la testa tra le nuvole, non riesco a pensare a niente di ragionevole solo al pasticcio in cui mi sono ficcata, così per evitare di parlare e di far uscire involontariamente tutta questa faccenda di cui non voglio assolutamente parlare chiedo a Raquel cosa ha fatto oggi in classe, sapendo che frequenta un liceo ne avrà cose da raccontare. Con tutte quelle cose a cui devo pensare stavo per finire sotto una macchina per ben tre volte, se non fosse stato per la mia amica sarei finita all'ospedale già alla prima e a quel punto non avrei più potuto chiedere a Juan quella cosa e se fossero venuti i miei amici in ospedale mi avrebbero chiesto se fosse venuto il mio ragazzo e veramente non so cosa avrei risposto. La strada oggi sembra così dannatamente lunga, ogni metro sembra sia un chilometro dove non hai fatto neanche un metro, e la destinazione sembra non avvicinarsi neanche di un millimetro. Come se sei a pochi metri dal traguardo e poi improvvisamente il percorso si allunga. La cosa è veramente orribile. Arriviamo alle cinque e neanche fatto mezzo passo in palestra vedo Juan che si avvicina, ma io non voglio parlargli ne tanto meno vederlo così cerco di correre verso lo spogliatoio, ma essendo un'idiota di prim'ordine inciampo a pochi passi dalla porta è cado in avanti. Dopo qualche istante rimasta per terra sento due braccia che mi afferrano per le spalle e mi aiutano ad alzarmi, e indovinate un po chi è ? Si, è proprio lui, l'ultima persona che avrei voluto vedere. JUAN. << Che idiota >> sussurro queste due parole cosi silenziosamente che non credo che nessuno mi possa sentire, ma c'è sempre l'eccezione, ovviamente. << Non sei un'idiota. Sei solo inciampata, non è nulla di grave. Dai, ti porto fuori a prendere un po d'aria >>, sicuramente Raquel avrà detto a tutti quello che stava per succedere oggi per strada, ed è proprio l'ultima cosa che facesse. Adesso avrò gli occhi di tutti puntati addosso, anche i suoi, cosa terribilmente imbarazzante per me.  << Cosa ti succede oggi, perché stavi scappando da me? Me ne sono accorto sai? Ti ho fatto qualcosa di male ?>>, cavolo, così mi sento in colpa per quello che è successo, non voglio che si prenda la colpa di quello che mi è accaduto. << Non devi sentirti in colpa, solo che oggi sono un po preoccupata. Stai tranquillo, non preoccuparti per me, me la so cavare>>, anche se non sembra cosi da quanto è accaduto oggi. << Ok, io torno dentro, rimani qui ancora un po non ti preoccupare parlo io con Enrique>>, una mano sulla spalla e poi via, portandosi dietro il calore che avevo sentito quando le sue braccia mi avevano a volte sentendo un brivido che scende giù perla schiena. << Cos'hai oggi Milena. Non sei concentrata, sei continuamente distratta, sbagli ogni esercizio. Riprenditi>>, Enrique è più arrabbiato del solito, ma ha ragione. Non ci sto con la testa, non riesco a fare niente e inizio a pensare che non sarei neppure dovuta venire. Accanto a me le mie amiche fanno gli esercizi mentre io non riesco a fare niente, quanto vorrei che tutto questo non fosse accaduto, nessuna bugia, nessun ragazzo. Niente. Enrique per punizione mi sgrida obbligandomi a fare cinquanta flessione, non una di più non una di meno, per questo mi mette sotto la stretta sorveglianza di Juan come se fossi una persona che tenta di evadere da un carcere, impossibile da tenere a bada ma non tanto astuta da aggirare la guardia. Ma poi dico io, proprio Juan mi doveva mettere accanto, c'è Paul che non sta facendo niente, ora sono sicura che mi chiederà cosa mi succede, di concentrarmi ( come se non ci sto provando). Se lui non ci fosse oggi sarebbe stato tutto molto più semplice, con questo non voglio dire che sia colpa sua, la bugia l'ho detta io, ma continuarlo a vedere con quel suo sorriso e allo stesso tempo preoccupato per me non mi fa concentrare. << Concentrati, per favore. Oppure oggi passerai tutto l'allenamento qui con me a fare flessioni, e guarda che non credo sia bello. Ti prego di lasciare fuori dalla palestra i tuoi problemi >>, facile dirlo per lui, non sa niente e ormai non sono più sicura di volerglielo chiedere. << E se i miei problemi fossero in palestra? Se cercassi con tutta me stessa di scacciarli via ma loro fossero sempre lì davanti a me, tu cosa faresti?>>, spero solo che con queste parole così dirette non abbia capito che mi riferisco a lui.<< Lascia perdere la mia domanda>>, e continuo a sentirmi stanca e non capisco perché. << A questo punto è meglio che torni a casa, o almeno cerca di convivere con questi problemi, ma di farlo almeno con serietà. Lo so che non è colpa tua, ma qui se sbagli paghi, e farsi cinquanta flessioni ogni volta non credo ti convenga. Dai mancano altre cinque>>, per tutto questo tempo in cui abbiamo parlato non mi sono accorta di essere sospesa sulle mie braccia a fare flessioni, e figuriamoci se con tutto quello a cui sto pensando mi metto a contare. Dopo cinquanta flessioni, sono esausta, non riesco più neanche ad alzare un braccio, ma l'allenamento non è ancora terminato e pensare che mancano ancora un ora e mezza in cui farò schifo come ho fatto fino ad adesso. Ha ragione Juan dovrei tornare a casa, ma se lo faccio mia madre mi chiederà cosa è successo perché non succede spesso che torni prima da un allenamento. Anzi, non è mai accaduto, non ho mai avuto problemi a pallavolo, sono sempre stata concentrata, per questo oggi Enqrique è più arrabbiato del solito con me.  << Milena vai in un angolo della palestra con Juan, esercitati sulla ricezione, pallonetto, mezzo colpo. Tutto !!>>, allora lo fa apposta, ha capito che oggi ho qualche problema con Juan e me lo mette sempre come mister. << Juan. Aspetta un momento, non riesco a respirare, aspetta>>, non riesco veramente a respirare, prima d'ora non ho mai avuto problemi simili, solo oggi. Il respiro si blocca in gola e non riesce ad arrivare ai polmoni, è orribile. Credo che sia questo che provano quelli che soffrono d'asma, ma a me, ripeto, non era mai accaduto fino ad adesso, è orribile. Ho bisogno di uscire, non so cosa mi succede, forse è per quello che mi sta succedendo con Juan che non riesco a respirare. Troppi pensieri, lo stress e l'affaticamento certo non favoriscono alla respirazione, ma io non lo sopporto più, credevo di riuscire a resistere ancora pochi minuti, ma se non esco sarei anche capace di svenire. << Ok facciamo una pausa, siediti e respira lentamente>>, ma che siediti, l'aria che c'è qui dentro fa schifo, calda. Ho bisogno di aria fresca, non mi importa niente di quello che sta dicendo Juan. Mi alzo di scatto, e per poco non cado un'altra volta, ma questa volta riesco a rimanere in equilibrio precario, ma non riesco a rimanere in piedi per molto, sono troppo affaticata. Due braccia calde e forti mi sorreggono da dietro e non mi fanno cadere per terra, le riconosco anche se è ovvio di chi siano, perché nessuno potrebbe essere tanto veloce da arrivare e afferrarmi in tempo. Juan mi ha salvato da una brutta caduta, mi sarei voluta girare per ringraziarlo ma non riesco a muovermi, riesco solo a respirare, "che imbranata" avrei dovuto accettare il consiglio di Juan e tornare a casa. Mi prende in braccio e mi porta fuori per respirare aria fresca, avrà capito che non riesco a muovermi, perché anche dopo che siamo usciti non mi ha lasciato, solo quando ha trovato qualcosa su cui appoggiarmi mi ha lasciata e si è allontanato per darmi la possibilità di respirare meglio. << Non dire niente a mia madre, ti prego. Non è successo niente, si preoccuperà per nulla e sarò costretta a fare prove su prove in ospedale. Per favore, non dirle niente>>, Enrique quando si mette è veramente pesante, conosco mia madre e se ora le dicesse tutto non mi farebbe venire a pallavolo almeno per un mese finché non faccio tutte le prove che lei ritiene necessarie. E di una cosa sono sicura: non serviranno a niente, perché io non soffro d'asma ne di altro, sono solo stressata e affaticata. Per questo prima mi sono sentita male, e l'ho spiegato anche a Juan che è convinto che lo debba dire a mia madre, e non sono neanche riuscita a chiedergli quella cosa. Ovviamente tutti mi hanno vista svenire, e subito dopo che l'allenamento è finito sono corse da me per sapere come stavo, il che è stato divertente perché avevo un'espressione che faceva schifo e io dicevo che stavo benissimo e nessuno mi credeva, così mi hanno presa per pazza. Ovviamente vicino a me c'è sempre stato Juan così che nessuno può avvicinarsi tanto da togliermi l'aria ancora una volta, è davvero carino con me. <>, Juan mi segue fuori dalla palestra dall'uscita secondaria, la prima cosa da fare è ringraziarlo per essere stato accanto a me, poi non so ancora come chiedergli quell'altra cosa. << Mi puoi spiegare come mai sei svenuta? Non è da te, di solito sei così attiva, è come se il tuo corpo fosse qui ma la tua mente altrove ed insieme a lei c'è anche la tua forza.>>, odio quando qualcuno mi fa la predica, anche se ha ragione,  e questo lo so benissimo, non c'è bisogno che me lo venga a dire lui. Rimango calma, di solito difronte ad una predica reagisco sempre indipendentemente da chi lo abbia fatto. Questo Juan lo sa benissimo. <>, non credo sie stato il miglior modo si dirglielo ma non potevo aspettare oltre, quest'ansia mi sta uccidendo. <>, questo ragazzo è troppo gentile, come faccio, mi sento uno schifo solo a pensare a quello che sto per dire. << Devo chiederti un favore. Puoi anche rifiutarti se per te e troppo, non sei obbligato ad accettare>>, così forse l'ho spaventato, ma non posso farci niente, è libero di rifiutare tutto sta in quello che deciderà. La sua espressione è spaventata, ma non lo giudico, lo sarei anche io di fronte a queste parole. <>, se non capisce cosa sto dicendo adesso figuriamoci quando glielo chiederò.
   
 
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