Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
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Autore: Jade Tisdale    25/09/2014    1 recensioni
Da quando Madoka è diventata una divinità, Homura ha cominciato ad avere incubi ricorrenti. La mancanza della sua unica amica la sta portando alla disperazione totale. Riuscirà ad evitare che ciò accada?
Dal testo:
«La vita è fatta di scelte e a volte devi decidere subito, perché l'attimo successivo può essere già tardi.»
Genere: Fluff, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Homura Akemi, Kyoko Sakura, Madoka Kaname, Mami Tomoe, Sayaka Miki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'attimo fuggente.


«La vita è fatta di scelte e a volte devi decidere subito, perché l'attimo successivo può essere già tardi.»

 

 

 

 

 

Qualcosa mi arrivò sulla fronte, catturando la mia attenzione. Aprii gli occhi con delicatezza, rendendomi conto che si era messo a piovere e che, per qualche strano motivo, ero stesa a terra.
Dove mi trovo? 
Avevo gli occhiali appannati a causa della pioggia. Li presi tra le mani e li pulii con la manica della maglia, ma anche dopo quel gesto, la mia vista non migliorò.
«Che cosa sta succedendo?» dissi a voce alta, un po' spaventata.
Poi, all'improvviso, una figura alta e scura si materializzò davanti a me. Socchiusi gli occhi, riuscendo a riconoscere la sagoma di un masso enorme. Mi guardai intorno, trovandomi di fronte un'orribile spettacolo: Mitakihara, era stata letteralmente rasa al suolo. Ero circondata da pietre, pezzi di legno, resti di case e... un cadavere.
Sobbalzai, battendo la caviglia contro un pezzo di ferro. Ma, stranamente, non provai alcun dolore.
Il cadavere era a testa in giù, ma riconobbi la divisa della Mitakihara Middle School e i capelli raccolti con due nastri rossi...
«Madoka!» urlai, girando il corpo della mia amica verso l'alto.
Le accarezzai una guancia, ma nonostante il suo cuore emettesse dei flebili battiti, non mosse un muscolo. 
Una strana visione si presentò davanti ai miei occhi. Mami Tomoe era morta nella notte di Walpurgis e Madoka, aveva disperatamente tentato di battere la strega; al contrario, era stata uccisa.
Le lacrime cominciarono a solcare il mio viso. Strinsi le mani di Madoka nelle mie, non sapendo cos'altro fare.
Poi, tutto a un tratto, Madoka aprì gli occhi.
«Ho-mura...» balbettò, cercando di sorridere. «Sal-va-mi...»
Dopo aver pronunciato quelle parole, il cuore di Madoka cessò definitivamente di battere.
Uno strano verso di disperazione uscì dalla mia bocca. Mi piegai in avanti, con gli occhi spalancati e la testa che mi scoppiava. Cominciai a ripetere nella mia testa che non era vero, che Madoka si era semplicemente addormentata.
«So come ti senti in questo momento, Homura.» pronunciò una voce. «Sei triste. E vorresti che Madoka ritornasse in vita, giusto?»
Non ebbi nemmeno la forza di annuire. Ma a Kyubey, non serviva una mia risposta: sapeva cosa stavo pensando in quel momento. Non aveva bisogno di alcuna spiegazione.
«Saresti disposta a diventare una maga, pur di riportarla in vita?» domandò.
Ad un tratto, sia Madoka che Kyubey scomparvero ed io rimasi sola, sotto la pioggia, in quella Mitakihara ormai distrutta.
«MADOKA!!» gridai con tutte le mie forze, provando un'orribile sensazione nel cuore.

 

Mi svegliai di soprassalto, con la fronte sudata. Le mie gambe tremavano più rapidamente di quando battesse il mio cuore. E poi, come ciliegina sulla torta, sentii la voce di Madoka pronunciare quella parola. Quella parola che, in un batter d'occhio, fece sgretolare il mio cuore.
Salvami. 
Da quando Madoka era diventata una divinità e di conseguenza tutti si erano dimenticati di lei, avevo spesso sognato la prima volta che l'avevo vista morire. Ma quella volta, sembrò molto più reale.
Mi diressi verso il bagno e mi sciacquai la faccia con dell'acqua fresca. Quella notte avevamo combattuto contro una strega molto forte ed eravamo tornate a casa molto tardi. E quando, finalmente, ero riuscita ad addormentarmi, l'ennesimo incubo mi aveva fatta svegliare.
Improvvisamente, qualcuno suonò il campanello. Ma erano solo le otto di mattina...  
«Ehi, Homura! Come mai ancora in pigiama?» 
Guardai Kyoko con aria confusa, ruotando leggermente la testa.
«E' il compleanno di Mami, ricordi?» spiegò, poggiandosi allo stipite della porta. «Gli scatoloni coi palloncini e i vari addobbi li ha portati Sayaka  a casa di Mami non appena è uscita di casa. Te ne eri dimenticata, non è vero?»
Mi passai una mano sulla fronte, sospirando. «Scusami, è stata una nottataccia.»
Abbozzò un sorriso. «Fa niente. Credo che sia stata dura per tute noi. Ora, però, ti conviene andare a cambiarti.»

 

«Kyoko, invece di giocare coi capellini, perché non mi aiuti ad appendere il cartellone?» domandò Sayaka, irritata.
Sorrisi. Quelle due riuscivano sempre a litigare, anche per una stupidata.
«Siete tutto il contrario di me e Madoka!» esclamai, con una piccola risata.
Entrambe alzarono le sopracciglia e si scambiarono un'occhiata.
«Madoka?» ripeté Kyoko.
Sayaka si illuminò. «Aspetta, non hai già nominato una certa Madoka di recente? E' il nome di una strega per caso?» 
Abbassai lo sguardo, sospirando. «No... No, lasciate perdere.»
Mi guardarono confuse, ma poi ripresero a montare il loro cartellone.
Ogni volta che nominavo Madoka, lo facevo per cercare un po' di conforto, del supporto morale dalle altre maghe, convinta che mi potessero capire. Ma, al contrario, si erano dimenticati di Madoka, della nostra Madoka. Quella ragazzina sempre allegra, che aveva rinunciato alla sua stessa vita per salvare l'umanità.
Salvami.
Sobbalzai. Quella voce... Madoka?
Homura, salvami.
Cominciai a sentire gli occhi umidi. Perché mi stava succedendo? Perché sentivo la sua voce?
«Evvai! Ce l'abbiamo fatta!»
L'esulto di Sayaka mi fece ritornare alla realtà. Voltai lo sguardo verso il cartellone: la scritta 'Buon compleanno Mami' era un po' sbiadita, ma il numero 16 si vedeva perfettamente. Avevamo colorato le due cifre di un rosso vivo, contornandole poi con del nero.
Rosso come il sangue.
Nero come l'oscurità e la disperazione.
Quella, però, non era la voce di Madoka. Mi guardai intorno, spaventata, ma dietro di me c'era soltanto Kyubey. A quanto pare non mi faceva bene dormire poco.
Ad un tratto, la porta si spalancò e Mami ci salutò con un sorriso.
«Ragazze, ma che cosa ci fate qui? Come mai avete saltato scuola questa...»
«Buon compleanno!» esclamò Sayaka, alzando le braccia al cielo.
La festeggiata si avvicinò e si guardò intorno: la casa era piena di palloncini colorati, alcune nostre fotografie che avevamo appeso alle pareti e infine, sulla finestra, il cartellone che avevamo preparato la settimana prima con tanto impegno.
«Ragazze... Non so proprio cosa dire...» sussurrò la bionda, imbarazzata. «Io... Io vi ringrazio...» 
«Stai tranquilla, lo abbiamo fatto con molto piacere!» dissi, sforzandomi di sorridere.
«La torta è nel frigo.» continuò Kyoko, cambiando completamente argomento. «Panna e fragola, i tuoi gusti preferiti!» 
Mami arrossì, abbracciandoci tutte e tre insieme. «Andiamo a prenderla!» esclamò poi, saltellando allegramente fino alla cucina.

 

«E' molto strano che oggi non abbiamo percepito la presenza di alcuna strega.» disse Mami, sistemando il suo cuscino a terra.
«Ti avranno fatto un regalo di compleanno!» ipotizzò Sayaka, mentre Kyoko sbadigliò.
«E' davvero tardi. Direi che è meglio dormire.» suggerì la festeggiata.
Dopo essermi sistemata i fiocchetti rossi davanti allo specchio, raggiunsi le altri in salotto.
Kyoko alzò un sopracciglio. «Homura, come mai non ti sei messa il pigiama?»
Mi irrigidii. «Non mi fido molto. Credo che andrò a controllare se trovo qualche Grief Seed per strada.»
«Vuoi che veniamo con te?»
Scossi la testa. «Stai tranquilla Mami. Tornerò tra poco.»
Dette quelle ultime parole, chiusi la porta alle mie spalle e sospirai. Avevo bisogno di rimanere un po' da sola. 
Mi diressi in centro città a passo veloce, ma ben presto, incominciai a correre. Non so il perché di quel gesto: non essendoci streghe in circolazione, lo presi come una diversa maniera per sfogarmi. Perché, ogni volta che ne uccidevo una, pensavo a Madoka.
Salvami.
Mi fermai all'improvviso, col fiatone. Guardai prima a destra, poi a sinistra, ma non c'era nessuno. Era tutto buio, l'unica luce proveniva da un lampione poco distante da me. Un'altalena dondolava a causa del vento e alcune foglie, a terra, avevano preso a ruotare circolarmente.
Un tuono mi fece sobbalzare e all'improvviso, iniziò a piovere. Come il giorno in cui Madoka morì per la prima volta. 
Incominciai a correre diretta verso la fermata dell'autobus, l'unico posto nelle vicinanze in cui mi sarei potuta riparare. Mi sedetti e tirai un sospiro di sollievo.
Salvami.
Homura, salvami.
Salvami!
Mi portai le mani ai lati della testa e tirai un urlo di dolore, cadendo a terra sulle ginocchia. Rimasi qualche secondo piegata in avanti, per avere la sicurezza che quella voce se ne fosse andata. Quando alzai lo sguardo, mi sembrò di vedere Madoka in piedi, davanti a me, col suo sorriso di sempre e gli occhi pieni di vita.
«Madoka...» sussurrai incredula. Avevo la pelle d'oca. 
La mia amica si avvicinò e mi sfiorò la guancia. Quel contatto mi sembrò così reale, che un brivido mi attraversò la schiena. 
«Homura...» disse, accovacciandosi di fronte a me. «Perché?»
Sentii gli occhi riempirsi di lacrime. A che cosa si stava riferendo?
«Stai... Stai cadendo nella disperazione...» continuò, con voce tremante. «Non hai più rigenerato la tua Soul Gem coi Grief Seed... Se non lo fai al più presto, potresti...»
«Non ho intenzione di diventare una strega.» la anticipai. «Madoka, sei davvero tu?»
Non rispose. Cominciò ad accarezzarmi i capelli bagnati, mentre la sua figura si fece sempre più offuscata: sembrava quasi un fantasma.
«Madoka, mi dispiace di non essere riuscita a salvarti.» dissi, incominciando a piangere. «Avrei dovuto riavvolgere il tempo al momento giusto, io... Non avrei dovuto permetterti di diventare una divinità! Avevo l'occasione di salvarti di nuovo, ma non l'ho fatto!»
Le mie parole furono alternate dai vari singhiozzi.
«Shh!» sussurrò, prendendomi tra le sue braccia. Ma, più il tempo passava, più non riuscivo a percepire le sue braccia cingermi le spalle. «Va bene così, Homura. Va bene così.»
«No, non va bene!» esclamai, con la voce sempre più acuta per la disperazione. «E' tutta colpa mia! Ho sprecato l'opportunità di salvarti!»
Madoka incominciò a piangere in silenzio. Mise le sue mani sulle mie guancie e sorrise. «Promettimi che non diventerai una strega, Homura. Hai passato un inferno per cercare di salvarmi e sei sopravvissuta, perciò puoi combattere anche questo. Tu hai la forza necessaria per farlo. Promettimelo, Homura.»
Subito dopo, Madoka scomparve davanti ai miei occhi.
«No. Non ce l'ho la forza.» conclusi, asciugandomi le guancie.


*** 


Mi dispiace.
Mi dispiace tanto, Madoka. Non ho mantenuto la promessa.
Mi dispiace, ma io non sono mai stata così forte come credevi. 
Forse è stato sciocco da parte mia non utilizzare più Grief Seed. Avrei potuto velocizzare le cose facendomi uccidere da una strega. Ma, come ho già detto, non ne avevo la forza. 
Non so se fossi davvero tu quel giorno o se si sia trattata di un'allucinazione. Ormai non ha più importanza.
Adesso mi trovo in un luogo buio, circondata dall'oscurità. Di sicuro, sto per diventare una strega.
Mi dispiace per Mami e le altre. Mi dispiace perché dovranno combattermi senza sapere il motivo del mio gesto.
Mi dispiace, Madoka. Tu hai utilizzato il tuo attimo fuggente per diventare una divinità. Io, invece, ho sprecato il mio. Non posso vivere con questo peso. 
Madoka, perdonami. 
















Salve a tutti! Questa è la prima storia che scrivo su Puella Magi Madoka Magica, uno degli anime che preferisco. Spero di aver fatto un buon lavoro e che la storia vi sia piaciuta. Ringrazio chiunque recensirà o semplicemente leggerà! ^^ 

   
 
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