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Autore: vivodimancanze    25/09/2014    1 recensioni
"Sono partita per Londra per andare ad uno stupido meet & greet e sono arrivata a casa con un messaggio di Michael Gordon Clifford che dice “You are my necessity”."
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Clifford, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Furry
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Always with me, Michael



Il corridoio in cui mi trovo ha le pareti verdi e alla fine di esso c’è una porta rossa. Sono qui da circa quarantacinque minuti e l’attesa mi sta distruggendo ma so che quando uscirò da quella stanza sarà tutto finito e sarò pentita di quello che sto scrivendo ora. Martina è qui con me -lei ovviamente è sempre presente- abbiamo deciso che entrerà prima lei, io voglio essere l’ultima. Dalla porta rossa sta uscendo un signore piazzato tutto vestito di nero con una cordicella blu al collo; fa entrare subito la prima ragazza e quest’ultima esce singhiozzando dopo circa dieci minuti. Io e Martina facciamo fatica a parlare, forse non abbiamo le parole, o molto più probabilmente non ci crediamo ancora di aver vinto questo meet and greet (oltretutto insieme). La ragazza prima di Martina è appena entrata e lei sta iniziando ad agitarsi, anche io ovviamente ma cerco di non darlo a vedere. Mentre mi mangio le poche unghie che mi rimangono cerco di distrarmi parlando con il ragazzo della sicurezza che è lì con noi e devo ammettere che è proprio simpatico. La ragazza è uscita con il sorriso stampato sulle labbra dicendoci che Ashton le aveva dato un bacio sulla guancia e nel frattempo la indicava con fierezza. Martina prima di entrare mi ha guardata e io le ho sorriso; è dentro, sento la sua voce in lontananza nella stanza. Nel frattempo penso a come sono conciata, ho caldo, ho fame; indosso un paio di skinny jeans neri rotti sulle ginocchia, una canottiera larga e grigia e delle Vans nere, sono sempre molto femminile. La guardia che mi sta facendo compagnia si chiama Luca, è molto simpatico e dolce e, sinceramente, non pensavo che uno come lui potesse esserlo. Oramai le mie unghie sono inesistenti e sento la risata di Calum; la porta rossa si apre, Martina esce, mi guarda e percorre il corridoio in silenzio affiancata da un body-guard. Mi alzo da terra, mi sposto i capelli in avanti come faccio sempre, mi tiro giù la maglia e faccio un grande respiro. Tocca a me, sto fissando il vuoto e non mi accorgo di nulla quando Luca mi tocca la spalla e mi dice “fai un lungo respiro e vai arealizzare il tuo sogno, stai tranquilla sono simpatici”.

 

Ora sono seduta a terra in una via della quale non so neppure il nome ma non me ne importa. Vi dico solo che questi ultimi due giorni sono stati i più belli di tutta la mia vita. Ho provato emozioni delle quali non ne conoscevo l’esistenza.

 

Sono entrata, la stanza era grigia e non li vedevo; tremando, sotto la guida di due guardie, girai l’angolo e mi ritrovai in piedi davanti a questo telo bianco. Appena li ho visti non ho  più pensato ai capelli in disordine, al trucco sbavato, non ho pensato più a niente, loro mi hanno sorriso e mi hanno salutata in coro; io ho fatto un sorriso da ebete e ho ricambiato il saluto. Mentre stavo immobile a fissarli incredula mi cadde lo sguardo sugli occhi di Michael; stavano guardando i miei, brillavano e penso tuttora di non avere mai visto cosa più bella. Mi avvicinai anche se le gambe stavano per cedere. Ashton mi ha chiesto come mi chiamassi e io gli ho risposto farfugliando il mio nome; pensare che stavo quasi per chiedergli il suo. Per fare la foto mi ero messa tra Luke e Calum, ho piegato la testa verso sinistra, ero quasi contro la spalla di Luke, sentivo il suo profumo (è un misto tra menta e cioccolato); per la seconda foto ci eravamo messi tutti in posa con la lingua fuori. Poco dopo Luke mi ha messo le mani sulle spalle, mi ha guardata ridendo e mi ha abbracciata forte, quando ci siamo staccati gli ho detto che amo il suo piercing e che lo vorrei fare anche io. Dopo essermi girata ho travato Calum, era li con le braccia aperte ed era la cosa più dolce del mondo; mentre lo stavo abbracciando vedevo Michael in lontananza toccarsi i capelli e stavo pensando a come sarebbe stato ricevere un suo abbraccio. Lo so, era a un metro da me ma io avevo paura a ricevere quell’abbraccio tanto desiderato; avevo paura di innamorarmi ancora di più di lui ma, soprattutto, avevo paura di non essere abbastanza. Mentre avevo la mano su appoggiata su quella di Ashton per capire se le sue dita fossero veramente così lunghe come dicono delle braccia si avvolgono intorno alla mia vita, avevo capito subito, era Michael, non so come ho fatto, ma l’ho capito. Appoggiai goffamente la mia testa sulla sua spalla e lo guardai negli occhi (mi sto ancora chiedendo perchè l’ho fatto, non è da me ma in quel momento volevo buttarmi). Ashton oramai mi aveva lasciato la mano, mi sono girai e misi le mie braccia intorno al collo di Michael mentre lui, con le braccia intorno alla mia vita, mi stava sollevando leggermente da terra. Dopo pochi secondi lui mi lasciò e mi prese la mano, mi guardò negli occhi e con la sua dolce accento mi disse “I love your eyes they are so blue and I love your t-shirt” io gli risposi ridendo “I love your t-shirt too, and your eyes... I have no words”. Non riescivo, e non riesco ancora, a pensare a nulla se non a lui, pensare di averlo avuto davanti a me mi toglie il respiro; sognavo quel momento da due anni e mi veniva da piangere. Michael mi ha parlato dei sui tatuaggi, mi ha detto che vorrebbe farsene altri due e che ne vuole dedicare uno ai ragazzi; io gli ho parlato della mia vita, di come gli ho scoperti, dei sui capelli e di tante altre cose. Di colpo se ne erano andati tutti ed eravamo rimasti solo io e Michael in quella stanza con le pareti grigie a guardarci in silenzio, come se ci bastassero i nostri respiri per vivere, come se riuscissimo a capirci con uno sguardo. Non riescivo a guardarlo negli occhi, erano veramente troppo per me; non sapevo più che fare. Vidi Michael camminare lentamente verso di me, eravamo molto più vicini di prima. Sentii la sua mano calda accarezzarmi la guancia, in quel momento ci stavamo guardando negli occhi, sentivo il calore del suo respiro. Eravamo così vicini che per un momento pensai che mi stesse per baciare ma lui scostò la testa e la appoggiò sulla mia spalla sollevandomi da terra; le mie gambe erano incrociate intorno alla sua vita e la sua bocca stava baciando il mio collo mentre io gli stavo mordendo l’orecchio. Mi fece scendere, mi prense il collo con le mani, mi guardò fisso negli occhi e in quel momento non riuscii a  trattenere il pianto. Lui non mi disse nulla, sorrise e con i pollici scostò le mie lacrime. Arrivarono saltando e scherzando gli altri ragazzi e io mi avvicinai a loro per salutarli e per un momento non vidi più Michael. Ashton lo chiamò a gran voce e io scoppiai a ridere quando lo vidi spuntare da dietro il telo con fuori la lingua. Mi avvicinai a lui e lo abbracciai come non avevo mai abbracciato nessuno prima d’ora. Ero sulla porta vicino alla guardia e stavo per uscire quando Michael mi corse incontro e mi sussurò all’orecchio “check your pocket”, io non stavo capendo ma gli sorrisi. Uscii correndo per andare da Martina. Lei era li fuori sulla porta che mi stava aspettando. Ci siamo raccontate a vicenda le nostre esperienze; io le ho raccontato di Michael e lei stentava a crederci e, sinceramente, anche io. Mi ricordo che tornammo nel nostro hotel a prepararci per poi uscire la sera. Ero leggermente più femminile ma sempre rigorosamente in nero, avevo messo il mio rossetto preferito e un filo di eye-liner. Quella sera siamo andate a mangiare un hamburger in centro, non sapevamo che fare dopo. Martina guardò twitter e mi disse che i ragazzi erano stati visti all’entrata di un locale notturno conosciuto; dopo aver risolto i nostri dubbi decidemmo di andarci. Entrate nel locale non li vedevamo; decidemmo di bere qualcosa ormai rassegnate. C’era moltissima gente in quella discoteca. Alla nostra sinistra c’era una coppia che si stava baciando appassionatamente e io stavo pensando a Michael, al fatto che mi mancava e pensare di non poterlo più abbracciare mi faceva scendere le lacrime. Ci dirigemmo verso il bagno, mentre aspettavo Martina mi sedetti su un tavolo; non c’era seduto nessuno ma era pieno di bottiglie vuote, mi sembravano molto costose. Quando uscii andammo verso la pista da ballo. In quel corto tratto di corridoio qualcuno mi prese per la vita e mi trascino dietro una tenda; io iniziai a dimenarmi, non vedevo nulla. 

I am - mi disse questa persona

Appena sentii la sua voce mi misi a singhiozzare e lo abbracciai fortissimo

Michael - dissi piangendo 

I am here with you, I will be always with you

How did you see me?

I was looking for you from the moment you left me

I thought of not being able to hug you again, I only wanted to cry but now...

Now we are together and you are hugging me

In this day I have known that you are all I want in my fucking life - dissi con voce tremante 

Silenzio, Michael non parlò ed io neppure, ero troppo concentrata a guardare il suo volto illuminato dalle luci soffuse della stanza di fianco. Mi stava stringendo forte per la vita e mi stava fissando; piegai la testa verso il basso, non riuscivo a guardarlo negli occhi, era troppo per me. Sapevo che mi stava fissando e sapevo che se l’avessi guardato negli occhi mi avrebbe baciata. Mi ero resa conto solo in quel momento di quanto lo desiderassi, mi ero accorta solo in quel momento di averci pensato così tanto alle sue labbra da conoscerle a memoria.

- Sorry, I’m really shocked, I can’t speak - dissi sollevando la testa

Michael mi zittii mettendomi il suo indice sulla bocca - Don’t think, kiss me

Le sue labbra morbide sfiorarono le mie e i nostri piccoli baci si trasformano poi in un insieme di morsi e lingue che si intrecciano. Le mie mani cercarono di immergersi nei suoi capelli rossi, di accarezzarne lentamente la profondità. Chiusi gli occhi e appoggiai la mia fronte sulla sua. Smisi di respirare. Temevo che l’uragano di sentimenti che si muoveva al mio interno potesse esplodere al mio primo respiro. Sentivo le gambe pietrificate. 

I want you - si fece sfuggire un gemito

Mi sollevò e mi spinse contro il muro rosso di quello sgabuzzino. Infilò la mano sotto la mia maglietta e iniziò ad accarezzarmi la schiena, mi vennero i brividi. Spostò la sua bocca sul mio collo e iniziò a darmi dei baci che lentamente si trasformarono in morsi. 

- You are not a normal fan - mi guardò negli occhi quando le nostre labbra si staccarono

What do you mean?

I have never fell in love with a fan - disse ridendo

Did you say you love me?

Maybe - rise

Passammo insieme tutta la serata, non ci staccammo mai.

 

Ora sono tornata a casa, Michael mi scrive ogni singolo giorno su Twitter (si, finalmente mi ha seguita). Dice di amarmi e io amo lui, da morire. Ho scoperto che le cose belle succedono quando meno te lo aspetti; sono partita per Londra per andare ad uno stupido meet & greet e sono arrivata a casa con un messaggio di Michael Gordon Clifford che dice “You are my necessity”. 

   
 
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