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Autore: happley    25/09/2014    0 recensioni
[SPOILER per chi non segue il manga!]
Questa storia è ambientata durante il terzo arc del manga; s'incentra su Ros, con accenni di Ros/Alba.
“Allora, vuoi spiegarmi, di grazia, perché in questa stanza nevica?” chiese Ros, incrociando le braccia al petto. Alba abbozzò un sorriso di scuse che somigliava più ad una smorfia.
“Stavo provando un incantesimo… ma credo che sia andato storto” ammise.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Questa storia è ambientata nel terzo arc del manga, quindi contiene spoiler per chi conosce soltanto le due serie dell'anime (che seguono solo il primo arc del manga). Ci sono accenni di Ros/Alba, perché li amo troppo ;A;
Mentre scrivevo mi sono ispirata leggermente alla melodia "Monster" di Detektivbyrån (la trovo perfetta per Ros/Creasion). 
Buona lettura!
 Roby


it’s cold inside (or: the hero buried in snow)
 
[Le persone hanno bisogno di qualcosa in cui credere; ecco perché esistono gli eroi.]
 
Qualcosa di freddo e umido gli si posò sul naso, facendolo starnutire.
Ancora mezzo addormentato, Ros si costrinse ad aprire gli occhi e mise a fuoco la parete nuda e rocciosa della grotta, con le dita cercò e strinse le lenzuola ruvide e polverose e le trovò bagnate. La prigione era sempre stata un luogo freddo, ma sembrava impossibile che la temperatura fosse addirittura scesa sotto lo zero –solo quando qualcosa di freddo gli toccò sulla nuca, procurandogli un brivido che scese lungo tutta la schiena, Sion si svegliò completamente, di colpo.
Il pavimento e la libreria erano coperti da un leggerissimo manto di neve, che cadeva giù, apparentemente, dal soffitto, benché fossero al chiuso.
Ros rotolò su un fianco e i suoi occhi caddero su Alba. L’eroe era chino sulla scrivania, apparentemente impegnato a trascrivere alcuni appunti da un quaderno all’altro; nella luce fioca della candela accesa sul tavolo, il suo viso sembrava ancora più infantile, le sue occhiaie molto più scavate. Ogni tanto alzava lo sguardo dai quaderni per spolverare la neve che si era accumulata sul tavolo, poi tornava a fissare il libro di testo con un’espressione totalmente smarrita.
Senza che l’altro se ne accorgesse, Ros si alzò in piedi e gli si avvicinò silenziosamente, chinandosi dietro di lui, toccando quasi la sua spalla destra.
“Cos’è che turba la tua testolina vuota questa volta, yuusha-san?”[1] lo interrogò, annoiato, ma con una punta di sadica ironia nella voce che fece rabbrividire l’altro ragazzo.
“R-Ros…!” Le guance di Alba si colorarono rapidamente di rosso vivo. Alzò il viso verso di lui, si rese conto di quanto fossero vicini e subito distolse lo sguardo. “Uhm, volevo dire, Sion? Uh.. ti sei svegliato a causa mia? Mi dispiace…” disse, inciampando un po’ nelle parole.
Ros va bene, yuusha-san. Quante altre volte dovrò ripetertelo prima che tu capisca? A volte mi chiedo se sei sordo o soltanto stupido.” Ros alzò gli occhi al cielo. “Inoltre è il mio lavoro darti lezioni, quindi se c’è qualcosa che ti confonde dovresti dirmelo prima di commettere stupidaggini, il che, ammetterai, non è raro.”
“Ma sei tu che sei andato a dormire…” obiettò Alba, ma si zittì quando vide un sorriso farsi largo sul volto di Ros – un sorriso che poteva significare molte cose, quasi tutte negative.
“Allora, vuoi spiegarmi, di grazia, perché in questa stanza nevica?” chiese Ros, incrociando le braccia al petto. Alba abbozzò un sorriso di scuse che somigliava più ad una smorfia.
“Stavo provando un incantesimo… ma credo che sia andato storto” ammise.
“Mah, tu credi?” lo prese in giro Ros. “Sarei tentato di andare via e lasciarti qui a morire assiderato, yuusha-san” aggiunse, godendosi l’espressione scioccata di Alba, “ma dall’alto della mia bontà ti aiuterò a risolvere la situazione.”
Alba bofonchiò la parola ‘bontà’, dubbioso, ma Ros lo ignorò.
“Tendi a concentrarti troppo sul come. Devi immaginare chiaramente nella mente il risultato che vuoi. Dai, prova.”
“Eh?! Devo farlo io?!”
“Vedila come una lezione” disse Ros, con un sorriso annoiato. “Dopotutto, ti ho persino dato un consiglio. Non sprecarlo e fa del tuo meglio” aggiunse. Il suo tono suonava serio, ma era chiaro che gli piaceva vederlo in difficoltà – Alba lo conosceva troppo bene, ormai, per non saperlo.
“Va bene, va bene” acconsentì l’eroe, realizzando di non avere scelta. Si alzò in piedi, sollevò il viso verso l’alto ed inspirò a fondo per calmarsi; i suoi occhi si chiusero per un istante e, quando si riaprirono, quello sinistro aveva acquistato un luminoso, vibrante color rosso sangue. Sebbene fosse un dettaglio ormai familiare, Sion non poté fare a meno di sussultare. Non era sicuro che sarebbe mai riuscito ad abituarvisi, ogni volta si sentiva spaesato e contrariato come la prima volta. Non sapeva spiegarselo, ma in qualche modo non sembrava giusto che Alba fosse diventato così, come Creasion. Un eroe troppo forte per non essere temuto. Un mostro.
 
xxx
 
[1000 anni prima]
 
Le prime luci dell’alba invasero le strade cineree del villaggio; il vento che si era alzato durante la notte, dopo aver aizzato le fiamme contro le abitazioni, espandendo notevolmente gli incendi già scoppiati, aveva lasciato solo una pioggia di cenere e polvere. I sopravvissuti si erano ammassati nella piazza – dall’alto, dal tetto dal quale Sion li osservava in silenzio, quelle persone sembravano formiche stanate dalle loro tane. Non avevano più nulla. Tutto era stato distrutto, e Sion era certo al cento per cento che la causa di tutto fosse Rchimedes, perché Rchimedes cercava solo distruzione, sofferenza, crudeltà. Non doveva essere andato troppo lontano; non si allontanava mai troppo da lui: divertito da quel gioco di gatto e topo, Rchimedes faceva sempre in modo  che Sion arrivasse ad un soffio da lui prima di sparire nuovamente.
Sion scese dal tetto con un balzo e si guardò intorno. Non appena i suoi piedi toccarono terra, le persone che stavano ancora assistendo al bruciare delle proprie case si accorsero finalmente della sua presenza e si voltarono verso di lui pieni di stupore. Sion sapeva cosa stavano guardando. Tutti avevano sentito parlare dell’eroe e del demone che stava inseguendo, e la fiammella azzurra che brillava sul suo capo - la sorgente del mana, la sorgente dei suoi poteri magici- costituiva da sé una specie di firma. Sion distolse lo sguardo percependo lo stupore e la paura che lo circondavano. Si girò verso le abitazioni, alzò una mano e girò lievemente il polso; con un solo gesto, neve fresca e rigenerante iniziò a cadere dal cielo, seppellendo il fuoco sotto la sua enorme massa. Un filo di fumo si sollevò verso le nuvole plumbee e gli abitanti del villaggio, dapprima stupiti, cominciarono a battere le mani e a mormorare cose che Sion non voleva sentire. Rapidamente, diede loro le spalle e corse via. Nessuno osò toccarlo o parlargli.
Sion corse via, e solo quando si fermò a respirare si accorse che la neve stava ancora cadendo. Tutto si stava coprendo di un bianco inquietante, la temperatura scendeva rapida e condensava il suo respiro in nuvole d’aria bianche e leggere. Sion fissò le impronte che erano state lasciate nella neve e pensò che a quanto umane sembrassero, anche se lui non lo era: era Creasion, ora, l’eroe, il mostro. Sion si guardò le mani tremanti e pensò che non era questo che voleva.
Non era per niente questo, ciò che lui voleva.
 
xxx
 
Quando Alba sollevò il palmo della mano sinistra verso l’alto, una sottile energia azzurra s’irradiò dalla punta delle sue dita e, pian piano, la neve cessò di cadere. Il ragazzo si girò verso Ros con un sorriso vittorioso. “Hai visto, Ros?! Ce l’ho fatta!” esclamò, eccitato. Il sorriso svanì rapidamente dal suo volto, si trasformò in un’espressione di sorpresa e sconcerto.  Alba si avvicinò a Ros e, con esitazione, gli prese il volto tra le mani, poi lo abbracciò. Ros sussultò.
“Wow, sei talmente felice…? È disgustoso, yuusha-san” disse, incredulo. Cercò di spingerlo via, ma senza vera forza o convinzione.
“Ros, tu,” la voce gentile di Alba tremò appena, “sembra che tu stia per piangere…” Nascose il  volto nel suo collo, con le guance, la nuca e le orecchie completamente arrossate, tanto che persino Ros cominciò a sentirsi incredibilmente imbarazzato.
Proprio come pensava, non voleva che Alba diventasse come Creasion. Alba era destinato ad essere un eroe, non un mostro. Era tutto così stupido.
“Sei proprio un idiota, yuusha-san” disse, ma nell’insulto non c’era mordente. Mise le braccia attorno alla vita di Alba e lo avvicinò ancora di più a sé, appoggiando il mento sulla sua spalla; Alba era caldo, e il calore era ciò di cui Ros aveva bisogno in quel momento.


 

[1] Yuusha-san = letteralmente "signor eroe", è il modo in cui Ros chiama Alba nell'opera originale. 
 
 


 
  
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