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Autore: InArteRed    25/09/2014    3 recensioni
"Sono passati circa tre anni da quando ho scelto di lasciarmi tutto alle spalle e partire.
A 16 ho deciso di cambiare vita, l ho fatto per me, per il mio futuro e i miei genitori lo hanno capito. avevo una bella vita a Napoli, ero felice, avevo amici, avevo il fidanzato anche la scuola non andava male, ma poi tutto è crollato." [tratto dal prologo]
-siate buoni è la mia prima FanFiction-
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 9 “Am I Wrong"


 

La mattina seguente ci svegliammo abbastanza presto per poter terminare le valigie e mettere in ordine la casa.

Eravamo già sveglie da circa un’ora quando suonò il campanello - “Vado io!” urlai dalla cucina mentre, ancora in pigiama, mi avviavo verso la porta d’ingresso.

“Buongiorno!” dissi sorridendo a Josh che aspettava poggiato allo stipite della porta, indossando occhiali da sole e una camicia da boscaiolo. 

“Buongiorno” disse sfilandosi gli occhiali ed entrando in casa “ho portato la colazione” aggiunse poco dopo alzando una busta che portava nella mano destra.

 

Dopo aver fatto colazione insieme e aver completato le valigie, andammo a prepararci e intanto Josh si era offerto di ripulire la roba che avevamo utilizzato per la colazione.

 

La camera era più o meno come l’avevamo trovata, con l’unica differenza che ora non emanava più quel senso di anonimato che ci aveva colpito il primo giorno: dopo una settimana e mezza quella camera in cui avevamo riso, scherzato, urlato e ahimè anche pianto, aveva assunto un aspetto del tutto diverso.

Entrai nel bagno e ne uscii vestita così 

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Dopo aver letteralmente trascinato il bagaglio giù dalle scale, sentii la voce di Josh parlare con qualcuno al cellulare, decisi così di seguire la sua voce proveniente dal terrazzino posteriore e infatti lo trovai intento nel parlare al cellulare. Giusto il tempo di entrare nel suo raggio visivo che lui aveva già interrotto la telefonata. 

“Chi era?”, chiesi avvicinandomi a lui. 

“Lavoro! Mi hanno comunicato le date durante le quali dovrò girare” disse sorridendomi e posandomi le mani sui fianchi. Lo guardai e istintivamente sorrisi “E..?“ Posò la sua fronte sulla mia “E..ci sarà abbastanza tempo per venire a New York ogni tanto” disse continuando a tenere gli occhi puntati nei miei. “Ah, e come mai proprio New York?” chiesi scherzando mentre ogni mio neurone andava perso sotto i suoi occhi profondi. Josh mi sorrise e, avvicinando le sue labbra alle mie, quasi sussurrando disse: “Si dà il caso che la mia ragazza abiti proprio lì”. Io risposi al bacio e solo mentre poco dopo rientravamo in salone mi resi conto che Josh mi aveva appena definita “la sua ragazza”.

 

Quando tutte le ragazze furono pronte, Josh ci diede un passaggio all’aeroporto con la sua macchina dai finestrini oscurati e, quando arrivò il momento di salutarci, le ragazze uscirono dall’auto per darci un po’ di privacy. 

“Insomma, riparti” disse Josh, rompendo il silenzio.

“Già..” gli risposi, abbassando lo sguardo e fissandomi le punte delle Vans.

Non potevo credere che tutto questo stesse accadendo davvero a me, ma soprattutto il fatto che io dovessi ripartire proprio dopo aver finalmente ritrovato una gioia mi distruggeva ancora di più, tanto che non riuscii a dire nulla oltre a quella misera risposta. Josh si accorse subito del mio umore chiedendomi se andava tutto bene mentre io feci un accenno di sorriso e riportai il mio sguardo sul suo viso. 

“Sì.. cioè a dire proprio il vero, no. Mi mancherai”. Mi rispose con uno di quei suoi sorrisi sbilenchi che tanto adoravo e aggiunse 

“Anche tu, Maggy. Ma non preoccuparti, ci rivedremo prestissimo. Te lo prometto”. Feci un accenno di sorriso e lui, prendendo il mio mento tra l’indice il pollice, mi costrinse a riguardarlo negli occhi per poi aggiungere “Capito?”. Sorrisi, stavolta con più sicurezza, e dopo esserci dati un ultimo bacio, finalmente scesi dal suv.

 

Arrivammo al gate giusto in tempo per l’imbarco e appena l’aereo decollò entrammo tutte in un sonno profondo: la stanchezza di questa intensa settimana e mezzo stava iniziando a farsi sentire.

Mi svegliai dopo un bel po’ e decisi di ascoltare un po’ di musica, ma nemmeno il tempo di prendere le cuffiette che Sam, seduta al posto di fianco al mio, si svegliò.

“Hey, che ore sono?” chiese cercando goffamente di stiracchiarsi. 

Sorrisi e risposi “Tra un paio d’ore dovremmo arrivare” e lei, spostando delicatamente la testa di Lona, rispose “Bene, non ne posso più! Sono quattro ore che Lona dorme sulla mia spalla!”. 

 “Questa settimana e mezzo è volata” dissi poi poggiando la testa al sediolino”

“Già…direi sopratutto per te, amica mia. Josh è un bravo ragazzo“ rispose lei girandosi nella mia direzione.

“Lo so..” sospirai, “è un ragazzo fantastico, penso di non essermi mai trovata in così poco tempo talmente a mio agio con una persona, sopratutto un ragazzo. È che ho parecchia paura, Sam: lui è una star di Hollywood, io invece non sono nessuno; lui sta a Los Angeles, io sto a New York. Mi piace, mi piace veramente da impazzire, ma ho paura di uscirne con il cuore spezzato, di nuovo. So che lui è un bravo ragazzo, lo si vede lontano un miglio che lo è, ma ciò non toglie che le circostanze sono difficili” cacciai tutto di un fiato, come se fosse stata una cosa che mi portavo dentro da un molto. Sam non fece domande né commenti, semplicemente mi posò una mano sulla schiena e mi abbracciò, come solo una migliore amica sa fare. A volte mi capita di pensare a cosa direbbe Manuela delle mie nuove amiche se fosse ancora qui. Probabilmente ne andrebbe pazza, come biasimarla.

 

 

Mi risvegliai dopo un paio d’ore con la voce del capitano in audio-diffusione che annunciava l’atterraggio. Avevo la testa poggiata sulla spalla di Sam mentre lei era ben dritta sul suo seggiolino. Dopo aver ripreso i “sensi” iniziai a svegliare il resto della compagnia.

 

 

 

DUE SETTIMANE DOPO..

 

La sveglia segnava le otto e mezza, ma io non trovavo le forze per spegnarla, né tantomeno per alzarmi. 

La sera precedente avevo avuto un turno estenuante al Music Pub e l’idea di dover alzarmi e seguire due e più ore di lezioni mi distruggeva, ma, come ogni mattina, fui costretta ad alzarmi.

 

Uscendo dalla mia stanza sentii delle voci dal salone, nonostante fossi ancora stordita, mi ci volle poco per riconoscere la voce di mia zia Terry e Daniel, il vicino.

Feci una breve chiacchierata con i due mentre facevo colazione; a quanto pare Daniel aveva deciso di riprendere a disegnare abiti, e di riaprire il suo vecchio marchio.

Da quando sono tornata da Los Angeles, Terry sembrava molto più apprensiva.  Quando le avevo raccontato di Josh era sembrata entusiasta, anche se non sapeva chi fosse, era contenta che stessi con qualcuno al quale tenevo. Questa era senza ombra di dubbio una delle cose che più apprezzavo di lei, non era per niente invadente: se avessi raccontato una cosa del genere a mia madre, lei mi avrebbe tartassata di domande, invece lei si è accontentata di sapere quello che le ho raccontato.

 

Dopo aver fatto colazione mi vestii e uscii di casa.

 

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Dirigendomi verso Washinghton Square, scrissi un messaggio a Josh “Hey buongiorno! Sto andando all’università” 

Non era esattamente una bella giornata: il sole era oscurato completamente dalle nuvole e non si sentiva per niente il calore estivo che caratterizza questo periodo dell’anno.

 

Appena attraversata la piazza iniziò a piovere, decisi di accelerare il passo e, per non bagnarmi, portai la borsa sulla testa. Durante l’inverno la pioggia non mi dispiace, ma in questi periodi la trovo insensata e appiccicosa.

Mentre mi dirigevo a passo svelto verso l’università, mi sentii chiamare e, girandomi, vidi un ragazzo poco lontano da me con un ombrello. Mi ci vollero un paio di secondi per riconoscerlo: era Aaron, un ragazzo che frequentava i corsi con Sam, Mia e me.

Aaron si avvicinò a me e mi porse un ombrello “Chi esce con questo tempo senza ombrello?” disse scherzosamente, sorrisi “Ovviamente io!”. 

Lo avevo conosciuto uno dei primi giorni di università, poco dopo Mia. Era un ragazzo piuttosto sveglio e simpatico, avevamo preparato qualche esame insieme nei semestri passati e più di una volta lui aveva invitato sia me che Mia e Sam nella sua casa negli Hampton, invito che avevamo sempre declinato: per quanto fosse oggettivamente bello esteticamente aveva sempre avuto quell’aria da dongiovanni che invece di far avvicinare le ragazze, le allontana. Ciò nonostante, tralasciando questo dato di fatto, si era sempre dimostrato cordiale e simpatico e quindi un buon amico.

“É un po’ che non ti si vede in giro, stai ancora lavorando in quel Pub?”, chiese Aaron mentre ci avviavamo verso l’università. Annuii, facendo un debole sorriso ”Anzi è forse uno dei motivi per cui non esco più di tanto, gli orari si sono un po’ intensificati!”.

“Immagino! E io che pensavo ti fossi trovata un ragazzo! O almeno così si dice in giro”. Rimasi un attimo spiazzata dall’affermazione, non sapevo come rispondere poiché io e Josh avevamo deciso di continuare a tenere la cosa segreta, così decisi di negare il tutto per evitare ogni fraintendimento, ma, prima ancora che io potessi rispondere, la voce di Sam e Mia mi salvò dal continuare quella conversazione. Salutate le ragazze, schizzammo in aula.

 

Dopo una lunghissima lezione finalmente uscimmo da quell’aula, e come prima cosa controllai il cellulare: avevo un nuovo messaggio, da parte di Josh “Buongiorno! Ora sono sul set, più tardi ti chiamo!” lessi il messaggio e posai il cellulare nella borsa.

 

“Dove vi va di mangiare?” chiese Mia dopo che ci fummo rifugiate dalla pioggia sotto un portico. 

“Io ho scelto la volta scorsa, tocca a te Maggy” disse poi Sam, ci pensai un attimo e, mentre stavo per rispondere che mi sarebbero veramente andati dei sandwich del pub all’angolo, Aaron si intromise nella conversazione “io stavo organizzando di andare con dei miei amici al pub all’angolo, se volete unirvi a noi mi farebbe piacere” concluse con un sorriso cordiale. Incrociai lo sguardo di Sam e subito dopo di Mia che non sembravano contrarie, e accettammo subito l’invito.

 

 

 

Poco dopo ci trovavamo sedute ad un tavolo con Aaron e un suo amico James, che si era dimostrato più simpatico di quanto ci aspettassimo, era esteticamente buffo, di certo non il ragazzo carismatico e attraente che ci eravamo immaginate ricollegandolo ad Aaron.

 

Quando arrivarono i nostri piatti iniziammo a chiacchierare. “Allora, so che siete andate a Los Angeles per lo Sping Break, com’è andata?” chiese Aaron rivolgendosi a noi tre che eravamo dal lato opposto del tavolo,

“Abbastanza bene, è stato divertente! Avevamo una mega villa e c’erano falò, gente fantastica e, insomma, le solite cose” risposi in modo da concludere il discorso.

“E voi?” chiesi poi sorridendo.

Aaron buttò un braccio intorno alle spalle dell’amico e, sorridendo più a lui che a noi, disse “Abbiamo dato una festicciola nella mia villa” James rise spostando il braccio dell’amico “Festicciola? Penso che tu ci abbia speso un capitale!”, rise. “Sì, ma ne è valsa certamente la pena” concluse poi, Aaron al quale, come noi già sapevamo, non costava molto gettare i soldi.

 

 

Dopo aver mangiato uscimmo dal locale. Il sole era tornato ad illuminare la città e noi ci avviavamo verso l’università, quando improvvisamente sentii il cellulare squillare, buttai un occhio allo schermo “Josh” e facendomi scappare un sorriso, feci segno a Sam che li avrei raggiunti più tardi.

“Pronto?” risposi con il sorriso sulle labbra.

“Maggy, sono io” il mio cuore perse un battito sentendo la sua voce.

“Hey Josh! Come va?” 

“Tutto bene, in questo momento siamo sul set, abbiamo appena girato qualche scena, tu?”

“io nulla, sto tornando all’università per un’altra estenuante ora di corsi e seminari” dissi con un tono più scocciato di quanto non lo fossi veramente 

“Ah allora ti ho interrotto, se vuoi ti chiamo più tardi”

“No, Josh, non hai interrotto nulla, ora sono in pausa! Piuttosto..saputo nulla riguardo quando avrai dei break dalle riprese?” 

“Ti ho chiamato apposta per questo!”

“E…?” chiusi gli occhi attendendo la risposta.

“Arriverò in tempo per il tuo compleanno! Le riprese finiscono la sera prima, poi avremo una settimana o due di break prima di tornare a girare”

“Ma è magnifico!” dissi con un tono di voce più alto di quanto volessi, tanto che una signora su una panchina vicina sobbalzò.

“Questo vuol dire che presto ci vedremo, e non vedo veramente l’ora”

“Anche io..”, tornai a sorridere. “Maggy, ora devo scappare ci sentiamo per messaggi magari più tardi” - “Okay a dopo”, chiusi la telefonata e tornai a camminare verso l’università.

Mi sembrava tutto così assurdo, era come se fosse ancora tutto un sogno, come se mi trovassi in una bellissima e fragilissima bolla di sapone. Riuscivo a sentire Josh vicino anche quando era lontano chilometri e tutto stava andando per il meglio.

Tra due settimane sarebbe stato il mio compleanno e Josh sarebbe venuto a New York per vedermi e passare qualche giorno insieme.

 

 

 

 

Era passata una settimana dalla conversazione con Josh e non vedevo l’ora di rivederlo, non facevo altro che pensare a quel momento, tanto che quasi dimenticavo che era il mio compleanno. In effetti, fu Sam a riportarmelo alla memoria.

 

“Allora hai scelto cosa fare per il tuo compleanno?” chiese mentre ci sedavamo su una panchina con dei coni gelato. “Ehm..veramente no, non ci sto proprio pensando” dissi leccando del gelato che mi stava colando pollice. “So io a cosa pensi!”, disse ridendo, “Ma a parte gli scherzi, manca una settimana! Tua zia aveva detto che ti avrebbe concesso la casa per una festicciola”. Portai lo sguardo alle punte delle mie scarpe e risposi “Sì, ma non so se mi va”. “Non sai se ti va!? Compi 20 anni e non vuoi festeggiare? dai Mag, ormai ti conosco. Cosa c’è che non va?” inclinò la testa cercando il mio sguardo. “Io vorrei festeggiare, invitare gli amici ,fare una festa..ma ci sarà Josh e non so se mi sento pronta a farmi vedere con lui, né se lui vuole farsi vedere con me” dissi quasi tutto di un fiato. “Beh ne hai parlato con lui, cioè insomma..se inviti solo un piccolo numero di amici fidati potrai star tranquilla” - “Sam i veri amici si contano sulle dita di una mano: tu, Lona, Jennie, Mia e Josh e le dita sono finite” conclusi poi alzando la mano con il palmo aperto.

“Va bene, organizzerai qualcosa però? Non voglio farti passare il tuo compleanno come una depressa” disse ridendo “vedrò che posso inventarmi”.

 

 

Alla fine decisi di invitare le ragazza a cena da me e mia zia ci avrebbe lasciato la casa a patto che avessi prima pranzato con lei e Daniel.

 

In menchenonsidica, arrivò la mattina del mio compleanno, a svegliarmi fu lo squillo del mio cellulare. La sera prima avevo fatto tardi con le ragazze per aspettare la mezzanotte, avevamo bevuto più del necessario e lo squillo del cellulare era come un trapano puntato dritto ai miei timpani, ma quando lessi il nome sul display schizzai in piedi 

“Mamma!” urlai al telefono.

“Margherita, buon compleanno tesoro!” urlarono i miei genitori, probabilmente in vivavoce.

“Grazie mamma e grazie anche a te papà! Mi mancate da morire”

“Anche tu piccina” rispose mio padre.

“Allora hai deciso che farai oggi?” disse poi mia madre.

“Ehm sì, ho invitato delle mie amiche, ma niente di speciale”

“Ci dispiace molto non poter essere lì, piccola, ma il lavoro di tuo padre non ce l’ha permesso e..”

“Mamma, mamma! Non avete bisogno di scusarvi di nulla, avete sempre dato il massimo per me, se sono qui è grazie a voi e questo è già il miglior regalo di sempre!”

“Sei meravigliosa”

Passammo forse più di un’ora al telefono a parlare, a tratti anche a piangere, e li dovetti salutare a malincuore.

Mentre stavo per entrare in cucina, da dove proveniva un ottimo odore di muffin alla banana, il mio cellulare squillò di nuovo, ma stavolta non erano i miei genitori 

“He..!” 

“Auguri Maggy!” non conclusi in tempo la frase che lui mi aveva già interrotta.

“Grazie!” dissi sprizzante di gioia

“La mia ventenne preferita! Che fai ora?”

“Ho appena parlato con i miei genitori che mi hanno chiamata e ora andavo a fare colazione, tu? Non sai quanto sono felice di vederti!”, mi sedetti sul divano mentre parlavo.

“Beh..era di questo che dovevo parlarti” disse di un tratto con voce seria, sentii un tuffo al cuore nel sentire queste parole. 

“Che succede josh?” chiesi schiettamente portandomi le ginocchia al petto.

“Maggy..non penso di poterti raggiungere, il fatto è che hanno allungato le riprese di una settimana e più e..” 

“Capisco..” lo interruppi. Non mi andava di sentire altro, sapevo benissimo che se non poteva venire era perché non poteva, ma fui comunque invasa dalla tristezza.

“Sai quanto ci tenessi a venire, vero?”

“Lo immaginavo..”

“Maggy..mi dispiace”

“Anche a me..ma sul serio non fa nulla. Lo..lo capisco”

“Prometto che appena sarò libero correrò da te”

“Lo so..ora però devo andare, ci..ci sentiamo dopo magari” in quel momento, anche se non ce l’avevo con Josh, volevo solo interrompere la conversazione. Chiusi la telefonata e mi accasciai sul divano. Quella che doveva essere la miglior giornata di tutte si stava lentamente trasformando nell’opposto.

Poco dopo chiamai le ragazze e raccontai loro che Josh non sarebbe venuto quella sera, in poco tempo mi tirarono su raggiungendomi a casa.

 

Dopo un’oretta già mi sentivo meglio grazie alla compagnia delle mie amiche, e la giornata stava riperdendo colore.

 

Lasciai le chiavi di casa a Sam che si sarebbe occupata di preparare tutto per la cena, mentre io raggiungevo Daniel e mia Zia ad un ristorante leggermente fuori Greenwich Village.

 

Dopo una buona mezz’ora di metro, raggiunsi il ristorante “The Pipe” che mia zia aveva scelto proprio perché era uno dei miei preferiti in città.

Appena entrata del locale, vidi subito Daniel e zia Terry che mi facevano segno, erano seduti ad un tavolo rotondo grande abbastanza per tre persone.

 

Passammo il pranzo a chiacchierare come non facevamo da molto. Mai come in quel momento li sentivo così vicini: erano diventati nel giro di pochi anni una nuova famiglia. Stare lì in quel momento, parlare con loro, era la dimostrazione che l’uomo non è fatto per rimanere legato per sempre ad un luogo.

 

Dopo il pranzo, Daniel ha insistito per portarmi in quello che lui definisce il suo nuovo laboratorio, nel quale nelle ultime settimane stava passando la maggior parte del tempo.

Prendemmo un taxi verso l’East Village, fermandoci con un segno di Daniel al tassista verso il fianco di un piccolo edificio moderno.

 

L’interno era abbastanza spoglio: due tavoli lunghi e larghi occupavano la parte centrale della stanza; ai lati, scaffali pieni di tessuti di ogni colore e fattura e, un po’ ovunque, manichini di varie grandezze e generi. Una volta entrati, Daniel, dopo aver fatto posto su di un tavolo spostando carte e frammenti di tessuto, mi porse una scatola rettangolare, rossa con un biglietto incastrato nel fiocco. Azo lo sguardo verso Daniel che con un gesto della testa mi dice “Forza, lo apri o no?”.

Dopo aver superato un momento di esitazione, aprii la busta che conteneva il biglietto e ne lessi il contenuto

 

Cara Margherita,
come ben sai ho deciso di riprendere la mia attività, ci sto mettendo tutto il cuore in quello che sto facendo, con il desiderio di rendere gli altri più felici grazie alle mie creazioni. 
In fin dei conti, è la stessa cosa che fai tu quando canti! Per questo, ho deciso che la mia prima nuova creazione doveva andare a te. 
Buon Compleanno Maggy!

 

 

 

Sorrisi mentre leggevo il biglietto, e come prima cosa abbracciai Daniel “Sei il migliore” dissi quasi sussurrando

“Non l’hai nemmeno visto” rispose subito dopo.

 

Aprii la scatola, spostai la carta che copriva il tessuto e presi il vestito. 

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Daniel mi indicò subito un separé dove potevo andare a provarmi il vestito. Appena entrata, notai subito che vicino lo sgabello c’erano delle ballerine nere, le mie ballerine nere, e, prendendole sporgendomi dal separé, chiesi “E queste?” 

“Oh cara!” rispose Terry, che intanto era entrata nella stanza, “te le ho portate io sapendo che dovevi provati il vestito. Ti ho portato tutto l’occorrente, ci sono anche degli accessori che ha scelto Daniel”.

Provai il tutto e uscii allo scoperto per farmi vedere da Daniel e zia Terry.

“Lo sapevo, sei perfetta!” disse Daniel camminando verso di me e prendendomi la mano.

“Sono così felice di averti regalato questo” disse poi sorridendo.

“Non sai quanto lo sono io” gli risposi guardandolo negli occhi per poi abbracciarlo; mentre cingevo le braccia intorno Daniel, buttai un occhio sulla OROLOGIO: erano già le 7.00. 

“Zia, dobbiamo assolutamente tornare! Le ragazze ci stanno aspettando per la cena, mi cambio e andiamo” dissi una volta sciolto l’abbraccio,

“E perché mai tesoro? Sei così bella in questo vestito, se non lo sfrutti oggi, quando lo metterai?”

“Mi sembra sprecato per una semplice cena con le amiche” aggiunsi  raccattando i miei vestiti. Daniel mi prese per il braccio “No Maggy, sarà perfetto! Dovete andare!”. Gli sorrisi e posai i miei vestiti “Okok, ma tu non vieni?” chiesi poi mentre ci preparavamo per andare. “No io rimango qui a mettere delle cose a posto, farò un salto alla tua cena più tardi, non temere”, disse poi mandandoci un affettuoso bacio.

 

Prendemmo un taxi che impiegò un’eternità a tornare a casa: traffico semafori rossi, blocchi stradali. Continuavo a fissare l’orologio, quando vibrò il cellulare, un nuovo messaggio.

 

“Mi dispiace tanto Maggy..spero tu non sia arrabbiata con me, mi manchi,
-Josh"

 

Anche se ero ancora amareggiata nei suoi confronti, non potei fare a meno di sorridere leggendo il suo messaggio. Mi presi un secondo per pensare a lui e a quanto mi mancava il suo sorriso, e i suoi meravigliosi occhi, il suo cappellini, e perfino quell’odioso tic di toccarsi i capelli in continuazione. Avrei voluto che tutto fosse andato secondo i piani, avrei voluto che fosse qui, avrei voluto poterlo andare a prendere all’aeroporto e abbracciarlo forte.

 

Quando finalmente arrivammo a casa erano le otto meno un quarto. “Eccoci qua!” esclamò mia zia arrivando fuori la porta di casa. Le feci un sorriso e presi le chiavi dalla borsa, aprii la porta e per un secondo vidi tutto nero, poi le luci si accesero e fui accolta da un senso di gioia.

“SORPRESA!” tutti i miei amici in coro urlarono: c’erano tutti, qualche amico del liceo, molti dell’università, perfino Lauren del bar. Per un secondo si accese dentro di me la speranza, una debole speranza, che lui fosse lì tra la folla, magari un po’ in disparte, e mi guardai intorno alla ricerca dei suoi occhi, ma mi accorsi presto che non c’era. Per un secondo feci una smorfia di delusione che si trasformò subito in un sorriso quando le miei amiche mi corsero in contro e mi abbracciarono.

“Siete assurde” risi mentre le stringevo a me 

“Ti vogliamo solo bene” disse poi Sam a nome di tutte.

 

Dopo aver sciolto l’abbraccio, salutai tutti gli invitati e ringraziai mia zia: sapeva tutto ovviamente fin dall’inizio, non me lo sarei mai aspettato da lei.

Avevo ancora in mano la giacca e la busta con i miei vestiti così mi congedai un momento dalla festa per andare in camera a posare la roba. Aprii la porta e accesi la luce e rimasi lì ferma, immobile, con gli occhi spalancati e persi immediatamente in quelli del ragazzo che aveva un mazzo di fiori tra le mani. Sorrisi. 

“Pensavo che non saresti più entrata” disse Josh, con uno dei suoi tipici sorrisi sbilenchi.

“Josh..” non riuscii a completare la frase che ero già tra le sue braccia, la mia testa sul suo petto.

“Pensavo non saresti venuto, e quando ho visto che non eri in salone ci ero rimasta ancora più male” dissi stavolta quasi ridendo.

Era lì, nella mia camera, a New York. Era lì per me e non potevo esserne più contenta.

 

SPAZIO AUTRICI

BENE, so che vi sarete praticamente dimenticati dell'esistenza di questa storia visto che non aggiorno da qualcosa come tipo 4 mesi e mi dispiace da morireee! solo che siamo state tutte fuori per l'estate, e poi abbiamo iniziato la scuola, l'ultimo anno è tosto sin dal primo giorno a quanto pare!

Detto ciò, ciò detto, spero che vi sia piaciuto il capitolo, e sopratutto l'entrata di un nuovo personaggio che diventerà importante col passare dei capitoli..Aaron, il nostro amato don giovanni che noi amiamo già. Voi cosa ne pensate? del capitolo in generale e di Aaron.

baci TeamRED <3
 
 
  
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