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Autore: barbara_f    26/09/2014    3 recensioni
Una storia diversa dalle altre che ho già pubblicato; più delicata, più insolita, più breve.
5 sensi, 5 momenti importanti, 5 sensazioni, 5 emozioni, una sola voce narrante, quella di Edward, solo sette capitoli. Spero la segiuate con lo stesso interesse con cui avete seguito le altre FF
dal prologo:
"Mi guardai attorno, cercando di trovare una spiegazione logica a quell’insolita tensione, ma non c’era nulla, niente di diverso attorno a me: tutto era al posto giusto, come ogni giorno, come sempre...
Carezzai ancora la lastra d’acciaio e un leggero sorriso fiorì sulle mie labbra...
Era il luogo in cui preferivo stare e questa, era la mia ora preferita: quella della quiete prima della tempesta.
Fra poco la stanza sarebbe stata ricolma di voci, di suoni, di odori... fra poco, come animata da una magia nota, tutto avrebbe preso vita."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Cap. 5 Gusto
 
Una tiepida serata d’estate portava alle mie narici l’odore di gelsomino e di fiori d’arancio.
Steso nella penombra solitaria della mia camera da letto lasciavo che i pensieri fluissero liberi nella mia mente, lasciavo che i ricordi tornassero a lei, al suo sorriso dolce, alla sua pelle morbida e fresca, alle sue guance rosee a suoi capelli lucidi dalla consistenza serica, alla sua bocca....
Non avrei voluto, né avrei dovuto permettere ai ricordi di invadermi; i ricordi erano dolorosi e tristi, i ricordi servivano solo ad acuire maggiormente il peso della sua assenza.
Ma stasera... stasera ero troppo stanco per mantenere sotto controllo la mia mente, ero troppo stanco per impedirmi di pensare a lei.
E allora chiusi gli occhi lasciandomi cullare dai dolci profumi estivi che lievi filtravano nel mio cuore.
****
Non ricordavo di aver mai visto qualcosa più bello e di più invitante di Isabella, la prima volta che facemmo l’amore.
Il sapore della sua pelle era dolce sotto la mia lingua che, esitante, ne esplorava ogni centimetro per la prima volta.
Morbido come velluto, liscio come una mousse al cioccolato, speziato e piccante come la cannella, il suo corpo si presentava ora a me in tutto il suo fulgore mentre, esitante, lo liberavo dall’intralcio dei vestiti.
Ero spaventato dalla portata del mio desiderio per lei, spaventato da un sentimento talmente forte da sembrare quasi irreale, talmente totalizzante da essere in grado di distruggere il mio cuore e la mia anima qualora non fosse stato ricambiato con uguale intensità.
Avevo paura si, paura, quando dopo cena i nostri abbracci si erano fatti più intensi, i nostri baci più profondi e intimi, quando le nostre mani avevano preso ad esplorare reciprocamente i nostri corpi.
 
Se lei non avesse provato le mie stesse sensazioni?
Se non le fossi piaciuto  come lei piaceva a me?
 
Un adolescente, ecco cos’ero diventato, un adolescente insicuro e timoroso; non più Edward Cullen chef di un ristorante pluristellato, non più l’uomo forte e deciso in grado di dirigere con pochi gesti una squadra di venti persone.
No, di fonte ad Isabella ero semplicemente un uomo e lei, con un solo sguardo, era in grado di mettere a nudo la mia anima e il mio cuore lasciandomi indifeso e fragile.
 
Il mio corpo e il mio cuore tremavano di fronte all’eventualità di un suo rifiuto ma lei, Isabella, la splendida creatura che ora danzava con me al ritmo dei nostri cuori innamorati, voleva proprio me, mi desiderava proprio come io desideravo lei...
Era tutto incredibilmente vero, lei era con me e si beava della mia presenza e della tenerezza nei miei gesti e nelle mie parole...
 
****
Mi alzai dal letto eccitato, l’avevo sognata ancora, e ancora per qualche istante la mia mente si era illusa; illusa che i due anni appena trascorsi fossero solo un brutto, terribile sogno e la realtà fosse un’altra.
Per un istante ancora sperai che realtà e sogno avessero invertito le loro strade...
L’illusione durò solo un istante, ero ancora solo e la parte di letto accanto a me era vuota e fredda: lei non c’era più.
Guardai fuori dalla finestra, era l’alba, l’alba di una radiosa domenica mattina, ma io, ormai da molto tempo, non riuscivo più a gioire a pieno di questi miracoli che la natura a volte regala, mi limitavo a sopravvivere, sopravvivere all’assenza di lei...
Faticosamente, con un peso sul cuore che non riuscivo a scrollare via, mi trascinai verso la cucina, sul tavolo i resti di una sacher torte che non mi ero sentito di lasciare agli inservienti della scuola di cucina; perché la sacher torte mi ricordava lei, la mia Isabella al culmine del piacere.
Dolce, calda, sensuale e profumata, la mia donna era un boccone prelibato che avevo sempre voglia di mangiare e di cui non mi sarei stancato mai.
Mi sedetti a tavola con una tazza fumante di caffè fissando resti del dolce ormai in briciole, “come la mia vita” pensai; bevetti un sorso assaporandone il gusto amaro e, fissando il vuoto davanti a me, sentii forte in fondo al cuore, un dolore intenso, come non ne sentivo più da tempo...
 
Forse era stata la realizzazione di questo dolce la sera precedente a farmi pensare a lei un momento di più; forse ricordare i momenti in cui la mangiavamo insieme dopo l’amore ridendo e spargendo le briciole sulle lenzuola; forse la tensione sessuale che sentivo tra le coppie che si erano formate a lezione; ma stanotte l’avevo sognata, e il sogno era stato incredibilmente reale, un ricordo più che un sogno vero e proprio... lei che con lo sguardo triste e assente mi diceva addio.
 
E ora, in questa splendida mattina di fine estate, mi sentivo più solo che mai.
****
Decisi di uscire per andare al parco, il mio appartamento mi andava stretto oggi, mi sentivo soffocare dai ricordi e dal dolore, avevo bisogno di respirare, di sentire l’aria e il sole sul mio viso, di rigenerarmi al fresco del bosco di betulle che circondava la cittadina in cui mi ero rifugiato.
Mi stesi sotto un albero e chiusi gli occhi.
Il suono delle foglie mosse dalla tiepida brezza che ora lambiva il mio viso riportavano alla mia mente un altro suono, quello della sua voce triste....
“Non posso più restare con te Edward io”... io non ti amo, forse non ti ho mai veramente amato!”
Non riuscivo a crederci che lo pensasse davvero, i suoi occhi erano tristi mentre mi diceva “Edward io... io sto con un’altra persona...”.
****
“Edward!” una voce mi distrasse dai miei pensieri
“Alice, che ci fai...” mi bloccai notando che mi fissava con una strana espressione negli occhi.
“Perché è così triste?” disse asciugandomi dal viso una lacrima che non sapevo di aver versato.
“Sa, ora che ci penso, io non l’ho mai vista davvero sorridere Edward!” disse spiazzandomi
“Lei ci insegna la passione e l’amore per il lavoro, ci spinge a lavorare assieme, a fare squadra, ci comunica la gioia di fare qualcosa che ci piace però lei...” fece una pausa piegando la testa di lato e fissandomi con i suoi occhi così profondi e intensi “lei non sembra provare la stessa gioia, non più.”
Rimasi un istante in silenzio cercando di assorbire il colpo che le sue parole mi avevano inflitto.
“Lei non è più felice da tempo...”continuò.
Abbassai gli occhi sottraendomi al suo sguardo indagatore.
Alice aveva ragione, mi aveva capito più di tutti quelli che dicevano di conoscermi.
No, non ero felice, e come avrei potuto...
La mia allieva si sedette al mio fianco continuando a fissarmi negli occhi.
“Sa, avevo avuto questo sospetto già da tempo ma ieri sera, mentre ci spiegava come realizzare la Sacher, ne ho avuto la conferma...” mi sorrise arrossendo, quasi intimidita da quello che stava per rivelarmi.
“I suoi occhi erano lucidi e tristi... se non ci fossimo stati noi, e se lei avesse avuto meno controllo di se forse avrebbe pianto, o gridato, forse...”
“Si lo avrei fatto” dissi prima di riuscire ad impedirmelo.
“Il suo amore le manca molto, non è vero?”
“Si”, confermai non riuscendo più a frenare le parole.
“... e il menù che ci ha fatto preparare in queste settimane è un omaggio al vostro amore...”
“Si, lo è, anche se me ne rendo conto solo in questo momento...” dissi sorpreso.
Avevo preparato un ciclo di lezioni per i miei studenti, è vero, ma in realtà avevo ripercorso la nostra storia d’amore cucinando i piatti che più me la facevano sentire vicina.
“Lei è ancora innamorato come il primo giorno, queste cose si percepiscono sa...” distolse finalmente lo sguardo dal mio fissandolo insistentemente sui fili d’erba che si muovevano alla lieve brezza mattutina.
“...e il suo amore si è esteso anche a noi allievi... noi l’abbiamo percepito e, come lei, ci siamo innamorati dei nostri compagni, del suo lavoro...” arrossì evitando ancora una volta i miei occhi.
Probabilmente lei e Jasper si erano messi insieme; la guardai e sorrisi, per la prima volta dopo tanto tempo, sorrisi davvero.
Tornai a casa con il cuore più leggero e un sorriso che, lieve, aleggiava ancora agli angoli della mia bocca.
“Grazie Edward, grazie per averci insegnato cosa significa vivere un grande amore...” disse ormai rossa come un peperone ma con gli occhi che sprizzavano gioia.
“Mi sono resa conto di non aver mai davvero amato prima d’ora e me ne sono resa conto grazie a lei, guardando attraverso i suoi occhi, respirando l’amore che mette in tutto quello che fa”. Si era alzata in piedi, la nostra conversazione stava per finire.
Ora, se può, cerchi di essere un po’ felice anche lei perché sa, è davvero bello vederla sorridere!”
Arrossì di nuovo e mi diede un bacio sulla guancia.
“Chi l’ha lasciata è stato davvero stupido!” sentenziò e con un sorriso che andava da un orecchio all’altro mi salutò.
 
Ma era stata davvero lei la stupida oppure ero io quello che si era stupidamente illuso che la nostra storia fosse qualcosa di epico e indistruttibile?
 
La realtà era che non riuscivo ad accettare che lei fosse come tutte le altre donne, non riuscivo a credere che mi avesse mentito così spudoratamente, non potevo pensare che il suo corpo mi avesse mentito, il suo corpo che si donava al mio con gioia e passione fino a poco tempo prima...
Eppure era andata via, non l’avevo più vista, neppure per caso, non l’avevo più cercata, non mi aveva più cercato...
Scomparsa, dileguata, come nebbia fredda che si disperde al primo sole di primavera.
 
****
Al mio ritorno trovai il tavolo invaso dalle formiche, avevano divorato le briciole della torta che vi avevo incautamente lasciato, avevano divorato ciò che restava dell’omaggio a lei, a noi...
Le spazzai via gettando ciò che restava nella spazzatura; “un gesto catartico” pensai mentre il sorriso si allargava sempre di più sul mio viso.
 
L’alba di domani avrebbe trovato un uomo diverso, un uomo disposto a lasciarsi il passato alle spalle e ad andare finalmente avanti.


 
Sachertorte:
Ingredienti:
per la farcitura
per la copertura
_ sciogliere il cioccolato fondente a bagnomaria o nel microonde e lasciarlo raffreddare finchè arriva ad una temperatura di circa 32°;è importante che il cioccolato non sia troppo caldo altrimenti scioglierà il burro nell’impasto.
_Dividere i tuorli dagli albumi,
_porre nella ciotola di una planetaria munita di frusta il burro a pezzetti a temperatura ambiente, i 110 gr di zucchero semolato e il miele e azionare la macchina fino ad ottenere un composto spumoso.
_ unire a filo il cioccolato a 32° e i tuorli uno alla volta.
_montare gli albumi con un pizzico di sale, quando saranno bianchi, incorporare i restanti 150 gr di zucchero poco alla volta, fino a montare gli albumi a lucido.
_Aggiungere l’albume all’impasto e mescolare delicatamente con una spatola o la frusta dal basso verso l’alto per non smontare le uova.
_Aggiungere la farina setacciata mescolare sempre delicatamente.
_Imburrare e foderare con carta da forno una tortiera di 24 cm e versare all’interno l’impasto, livellarlo con una spatola
_ Cuocere la torta in forno preriscaldato statico a 180° per 50/60 minuti (se ventilato a 160° per 40/50 minuti).
A cottura ultimata sfornare la torta e farla raffreddare su una gratella poi dividerla in 3 dischi, setacciare la confettura in modo che sia liscia e senza grumi e farcire la torta.
_Spennellare anche tutta la superficie esterna con la confettura, lasciarla asciugare per almeno un’ora a temperatura ambiente.
_ in un pentolino la panna fresca liquida e il glucosio, mescolare per scioglierlo fino a quando il composto sfiorerà il bollore,
_spegnete il fuoco e versare il composto sul cioccolato fondente tritato.
_Mescolare fino ad ottenere una crema senza grumi e lasciar raffreddare la salsa che dovrà raggiungere i 32°.
Quando la salsa sarà fredda ricoprire la torta ricoprire interamente
_Per finire realizzare la scritta Sacher versando la glassa avanzata in un conetto di c
arta da forno o una sac-à-poche con una apertura molto stretta.


Questo è l'ultimo capitolo prima dell'epilogo di questa storia un po' diversa da quella che siete abituati a leggere. Spero che fino ad ora vi sia piaciuta, un saluto e...ci vediamo all'epilogo
B.
   
 
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