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Autore: agatha    06/10/2008    5 recensioni
La pioggia ha fatto da sfondo ad alcuni momenti molto importanti nella vita di Michael e Maria, che vengono ricordati da lei proprio mentre ascolta il rumore delle gocce che cadono.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maria De Luca, Michael Guerin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tiro fuori questa ff dal cassettino del pc su "gentile" richiesta della cara e dolce Arpia xD

E' la primissima ff che ho scritto per partecipare ad un contest. Il tema era "un invito a sorpresa" e c'erano alcune parole da utilizzare. E’ stata votata come “miglior interpretazione del personaggio femminile” e “miglior elaborato”.

 

*************

 

 

Tic. Tic. Tic.

 

Sta cominciando a piovere. Riconosco perfettamente il rumore del ticchettio delle gocce che battono contro i vetri. Apro gli occhi e mi tiro su a sedere sul divano.

 

Mi ritrovo, senza volerlo, a pensare che molti momenti importanti della mia vita hanno avuto, come cornice, proprio una giornata di pioggia. E’ davvero strana la vita se ci ripenso. Mi alzo in piedi e vado a sedermi nel piccolo spazio che c’è vicino alla grande finestra del soggiorno. Mi avvolgo stretta la coperta sulle spalle e appoggio la testa al muro mentre guardo fuori. La mia mente torna a tanti anni fa, precisamente ad una sera in cui, proprio come adesso, stavo guardando fuori dalla mia camera e d’improvviso, sotto la pioggia, ho visto comparire Michael. Era bagnato come un pulcino, con le mani in tasca e si è fermato sotto un lampione proprio di fronte a me. Eravamo ad un punto della nostra relazione in cui credevo che non avremmo mai avuto un futuro, ovviamente per colpa sua non certo mia. Il mio primo impulso, quella sera, era stato di cacciarlo, di chiarire bene la mia posizione intransigente ma, come al solito, lui ha ignorato le mie parole e ha continuato ad avvicinarsi, nonostante i ripetuti no da me pronunciati. E’ sempre stato così tra di noi, più ci respingevamo e più ci sentivamo attratti.

 

Pioveva anche la sera in cui la mia vita è giunta ad una svolta.

Quasi un anno dopo la nostra partenza l’FBI ha ucciso dei ragazzi innocenti scambiandoli per noi. Quella vicenda sollevò un vespaio che portò alla chiusura definitiva di quella sezione e all’eliminazione di tutte le prove. Il signor Evans riuscì a far parte della commissione e, quando ci assicurò che potevamo tornare senza pericolo, abbandonammo tutto per riprenderci la nostra vita a Roswell. Michael riuscì a farsi assumere di nuovo alla Meta-Chem, che aveva cambiato gestione ed io e Liz riprendemmo, almeno temporaneamente il nostro lavoro di cameriere al Crashdown. Fu alla fine di un turno che trovai un biglietto nel mio armadietto.

“Questa sera, a casa mia, ore 20.00. Ti aspetto”

Ricordo di essere rimasta stupita dal suo invito a cena. Da quando eravamo tornati mi ero accorta che a volte era distante, come se stesse riflettendo su cose molto importanti. Forse avrei saputo finalmente cosa gli passava per la testa.

 

Giunsi al suo appartamento puntuale e, quando entrai, trovai la stanza illuminata da tantissime candele, com’era già accaduto l’altra volta. Da un lato mi fece piacere ma, dall’altro, inizia ad essere inquieta.

“Cosa sta succedendo? Perché ci sono tutte queste candele?”

“Perché devi sempre fare tante domande? Siediti e basta”

Ci sedemmo sul divano.

“Com’è andata oggi?”

“Bene e tu?”

“Come al solito”

Poi cadde il silenzio tra noi.

“Abbiamo già vissuto una situazione simile. Questo invito a sorpresa, tu che mi domandi com’è andata al lavoro… Sto cominciando a preoccuparmi. L’ultima volta che è successa una cosa del genere poi mi hai detto che dovevi tornare sul tuo pianeta”

Michael si è spazientito e l’ho visto tirare fuori dalla tasca dei pantaloni una scatolina e posarmela in mano.

“Voglio sposarti”

In quel momento il mio cuore si è fermato. Primo perché non mi aspettavo assolutamente quella proposta, secondo per le parole che aveva usato. Non mi aveva chiesto di sposarlo o domandato se volevamo sposarci, lui aveva espresso chiaramente quello che voleva fare. Michael Guerin voleva sposarmi, voleva me.

Le mie labbra si aprirono in un sorriso mentre gli buttavo le braccia al collo per baciarlo. Lui mi rispose subito e ben presto ci trovammo semi sdraiati sul divano.

“L’ultima volta non abbiamo nemmeno toccato la cena, questa volta vorrei che tu mangiassi tutto quello che ti ho preparato”

Se Michael preferiva mangiare piuttosto che fare l’amore voleva dire che era proprio nervoso. Decisi di accontentarlo e così mangiammo tranquillamente mentre io continuavo a rimirare il mio anulare.

 

Quando cominciai a reclamare il dopo cena lui non si fece pregare. Facemmo l’amore con gesti lenti, assaporando ogni secondo, cercando di farlo durare il più possibile. Fu molto dolce e intenso. Eravamo consapevoli di come le nostre vite sarebbero cambiate e ci sentimmo più vicini che mai. Ad un certo punto rabbrividii. Indossai una sua camicia e preparai un po’ di cioccolata calda. La versai in due tazze e tornai nel letto vicino a lui. Intinsi un dito. Era molto calda ma leccare cioccolato da un dito credo abbia un sapore unico, niente a che vedere con il cucchiaio. Buonissima. Tentai una seconda volta ma lui mi bloccò il polso con le dita e avvicinò la mia mano alla sua bocca. Mi leccò il dito in modo molto sensuale e, quando lui intinse il suo, feci la stessa cosa leccandolo a mia volta. Da quel giorno ho scoperto che l’accoppiata migliore al mondo è leccare il cioccolato dalle dita di Michael.

 

Non è stato facile organizzare il nostro matrimonio. Michael sbuffava e mi voltava le spalle quando nominavo quella parola. Ma quel giorno si è fatto perdonare per tutte le volte che mi ha fatto arrabbiare. Quando mi ha baciato a fine cerimonia si è aperto. Non ho avuto dei veri flash, non ci sono state immagini, però una sensazione calda, di amore intenso mi è entrata dentro e mi ha avvolto completamente. Se lui non mi avesse tenuto tra le braccia mie gambe avrebbero ceduto sotto il peso di quelle emozioni.

 

Il regalo più strano che abbiamo ricevuto è stato da parte dei colleghi di Michael alla Meta-Chem: una nave dentro una bottiglia. Il mio primo impulso è stato quello di nasconderla in qualche armadio poiché non si armonizzava con l’arredamento della casa, ma dopo aver letto il biglietto che lo accompagnava mi sono ricreduta. Ricordo ancora esattamente le parole: “Se una nave può stare in una bottiglia così piccola allora tutto è possibile”. Date tutte le difficoltà che abbiamo incontrato credo che il loro augurio sia stato uno dei più belli che abbiamo mai ricevuto. Da allora quel regalo si è guadagnato un posto d’onore sulla mensola sopra il camino.

 

Riattizzo il fuoco che si sta spegnendo. Un’altra cosa che mi ha molto stupito è stato quando abbiamo comprato casa, Chi l’avrebbe mai detto che Michael fosse un tipo così tradizionale?

Una piccola casetta, con la staccionata. Un caminetto per le fredde serate invernali. Un piccolo giardino sul retro per attaccare un canestro.

Quasi si vergognava quando mi ha spiegato quello che voleva. Come non accontentarlo? Era proprio quello che desideravo anch’io.

 

Anche il terzo avvenimento importante della nostra storia fu accompagnato dalla pioggia.

Così d’improvviso, un giorno, mi è venuta voglia di tabasco. A volte avevo provato ad assaggiarne un pochino per far piacere a Michael, ma ammetto di non averlo mai apprezzato molto come condimento. Invece, d’un tratto, mi ritrovavo ad aver voglia di mangiare cibi con quantità industriali di tabasco. Non ho realizzato subito cosa potesse significare. In realtà è stata Liz la prima ad avere qualche sospetto. Durante una pausa al Crashdown mi ha guardato mentre mangiavo dell’insalata condita con tabasco. Lei ha guardato me e l’insalata alternativamente un paio di volte e si è portata le mani alla bocca. Poi ha esclamato, come se fosse la cosa più naturale del mondo, “Sei incinta”. Quando ho realizzato le sue parole ho lasciato cadere la forchetta e allontanato la ciotola come se fosse contaminata. Decidemmo che, per il momento, sarebbe rimasto il nostro piccolo segreto, anche perché dovevo verificare se la sua ipotesi era giusta o meno. Quella sera a casa, dopo aver salutato Michael che aveva il turno di notte, mi sono raggomitolata nel letto a pensare. Non avevamo mai parlato di bambini, sembrava una questione così lontana. Sapevo che lui desiderava fortemente una famiglia, di avere la sua famiglia e il canestro attaccato in giardino ne era la prova, ma ero preoccupata di come avrebbe reagito alla notizia. Non avrei sopportato di vedere i suoi occhi incupirsi, le labbra stringersi e magari sentirlo sbottare che non era il momento giusto. Io invece ero già persa ad immaginarmi un piccolo Guerin tutto somigliante a lui, un legame eterno fra noi. Decisi di comprare il giorno dopo un test di gravidanza, doveva sapere con certezza prima di fare dei programmi.

Liz aveva ragione, come sempre. Per ora l’ho detto solo a lei, che si è già calata nel ruolo di zia, adesso mi controlla per vedere cosa mangio, se mangio abbastanza oppure troppo. La voglia di tabasco è diventata irresistibile e sono arrivata persino a condire le torte. Il bello è che Michael non si è accorto di niente, non ha battuto ciglio nel vedere tre o quattro bottigliette a tavola invece di una sola, a volte mi devo trattenere perché questa faccenda è troppo comica. O forse mi illudo che lo sia sperando che andrà tutto bene.

 

La sera in cui ho deciso di dirglielo stava piovendo. Avevo apparecchiato la tavola e messo nel suo piatto un ciuccio, non avendo il coraggio di dirgli a parole quello che era successo. Lo vidi sedersi e, meccanicamente toglierlo dal piatto senza guardarlo. La pioggia prese a cadere più forte mentre lui lo riprendeva in mano realizzando il suo importante significato. Annuì in risposta ai suoi occhi spalancati.

Contrariamente alle mie paure, non si è scurito in volto, non si è arrabbiato, anzi ho visto una luce nuova nei suoi occhi. Si è avvicinato e mi ha preso il viso tra le mani dandomi un lungo bacio poi, timidamente, ha posato una mano sulla mia pancia. E’ stato davvero un momento molto dolce. Finito troppo presto però, perché poi lui ha iniziato a domandarmi da quanto lo sapevo, se era il primo cui lo dicevo e via discorrendo. Ha finto di essere offeso per il resto della serata, salvo poi appoggiare le mani sul mio ventre, con gesto protettivo, prima di dormire. Quella sera ho compreso che sarebbe andato tutto bene.

 

Dopo qualche mese abbiamo capito che il piccolo ha dei poteri alieni, una sera Michael ha appoggiato la mano sulla mia pancia e c’è stata una luminescenza in risposta al contatto e questo accade ancora tutte le volte. Scherzando gli ho detto che se semmai andasse via la corrente non ci servirebbero candele o altro dato che mi illumino come un piccolo lampione.

 

Ancora oggi lui ha difficoltà ad esprimere i suoi sentimenti. A volte mi guarda negli occhi, capisco che vorrebbe dirmi mille cose ma si trova impacciato. Allora io gli sorrido, gli accarezzo dolcemente una guancia e semplicemente gli dico “Lo so”.

Ormai ho imparato a leggere nei suoi sguardi, riesco a percepire le parole che non riesce a dire perché il suo cuore adesso è aperto a me e questo mi basta, perché lui è capace di gesti davvero molto teneri che, per me, valgono più delle parole. Per esempio quando si assicura che io sia coperta bene prima di uscire di casa, quando mi fa i suoi massaggi rilassanti se vede che sono un po’ stanca, quando mi avvolge stretta tra le sue braccia baciandomi una tempia. Come lui dice sempre, io sono la parte comunicativa tra noi due, lui è la parte delle azioni.

 

Eccolo finalmente. Sorrido perché non si è portato l’ombrello ed è tutto zuppo mentre corre verso la porta d’ingresso. Tipico di Michael. Lo osservo entrare ad appoggiare la sua giacca sull’attaccapanni. Non si accorge che è tutta gocciolante e sta bagnando per terra. Scuoto la testa sconsolata, certe cose non cambiano mai.

Allargo le braccia e lui, in un attimo, mi ha già preso fra le sue sollevandomi da terra.

 

Dopo cena ci sediamo per terra, davanti al camino, con le schiene appoggiate al divano. C’è una magia tutta speciale in questo momento, in cui esistiamo solo noi e dimentichiamo completamente il mondo esterno. Il nostro piccolo non sa che cosa lo aspetterà quando verrà al mondo. Avrà a che fare con dei poteri alieni e dovrà imparare a gestirli, si troverà un padre che non esprime molto i suoi sentimenti e una madre che, forse, li esprime troppo, ma avrà sempre tanto amore. Tantissimo. Ci scontriamo, litighiamo come sempre ma il nostro legame è diventato più forte di qualsiasi cosa, è passato attraverso prove durissime ma noi le abbiamo affrontate e superate. Nulla potrà più separarci.

 

Michael si è addormentato appoggiato a me. Anche il nostro bimbo dorme, sento che è tranquillo. Fuori continua a piovere e io sorrido contenta. Chiudo anch’io gli occhi ascoltando il rumore delle gocce contro i vetri.

 

Tic. Tic. Tic.

 

 

  
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