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Autore: Craggy    26/09/2014    2 recensioni
Hermione è la dea della sapienza e della razionalità.
E allora perché la sola vista di Draco, il dio della guerra, le fa montare una rabbia così grande?
Ma soprattutto, perché deve essere proprio lui a vederla mentre si sta rilassando in acqua?
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Crossover con gli dei greci, yo (?)
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Era una giornata di piena estate, sulla Terra.



Hermione, la dea della sapienza, stava passeggiando tranquillamente vicino ad un fiume, mentre teneva occupata la sua mente analizzando il territorio e ideando possibili schieramenti in caso di battaglia.



Era bella, molto bella; la fronte ampia e candida, le sopracciglia aggrottate per lo sforzo della riflessione, la toga celeste che le cadeva in modo morbido fino a sopra le ginocchia.

Era bella, i pretendenti non le mancavano, eppure aveva fatto la promessa solenne di non unirsi mai ad un uomo, che fosse mortale o divino.



Lei era la dea delle arti domestiche, dell’intelletto, e della guerra.

Nessun uomo poteva convivere con tutto questo, nemmeno quell’Ulisse che pure prometteva così bene.

Il fatto, in realtà, era che nessun uomo riusciva a concepire che una ragazza potesse capire la sottile e difficile arte bellica.

Quello che per loro era un combattimento per l’onore, la patria, il desiderio di gloria, per lei era una serie di tattiche militari, attacchi, ricerche dei punti deboli del nemico.



Non amava lo spargimento di sangue inutile, quello lo lasciava a Draco.

La sua nemesi.

Perché di quello si trattava.



“Stupido dio della guerra”, si ritrovò a sussurrare tra sé e sé.

Era semplicemente illogico.

Mandare una schiera di uomini armati a morire, solo per il gusto di vedere fiumi di sangue scorrere!

Era proprio da lui, essere così brutale e senza un minimo di riflessione.



Senza accorgersene, era arrivata ad una fonte.

Strano, non l’aveva mai notata prima.



Forse perché non usciva spesso dall’Olimpo. Troppi mortali e semidei che la tormentavano.

Alcune ninfe spuntarono dal bosco, inchinandosi alla dea ed offrendole di intrecciarle i capelli con dei fiori, mentre lei si sarebbe potuta rilassare in acqua.

Hermione era ben voluta, era gentile e sempre pronta ad ascoltare e offrire consigli.

Ogni buon generale deve ascoltare i suoi soldati.

È così che si costruisce il rispetto.



La volontà ferrea della giovane vacillò: non sarebbe stata un’azione troppo vanesia acconsentire a quel trattamento?

Era Cho, la dea dell’amore, che passava le giornate ad agghindarsi per far colpo sulla sua prossima vittima.

Non di certo la dea della razionalità.

Ma in giro non c’era nessuno, e la proposta era così allettante …



Lasciato scudo ed asta a terra, entrò dunque nello specchio cristallino; una cascata sciabordava, in lontananza degli usignoli cantavano,  il profumo dei fiori era inebriante  ed il sole la scaldava, diffondendo un piacevole tepore sulla sua pelle.

Prima che potesse anche solo elencare i tipi di legno utilizzati per le lance, si era già addormentata.

Si risvegliò qualche tempo dopo, il Sole già alto nel cielo; da quando il carro di Fred andava così veloce?



Le ninfe erano sparite, probabilmente per non disturbarla durante il sonno, ma avevano portato a termine la loro opera: una lunga treccia le ricadeva dolcemente sulla spalla sinistra, e qui e là facevano capolino gelsomini e nontiscordardimé.

Raramente Hermione si era sentita così bella.



Mentre stava per uscire dall’acqua, sentì gli arbusti muoversi, e senza poter pensare ad una strategia migliore, si nascose dietro alla rocce di fianco a lei.

Ottima visuale sull’intruso, nascondiglio perfetto per non essere notata.

I passi si fecero sempre più vicini, rivelando dalla pesantezza che si trattava di un uomo.

Hermione imprecò sottovoce: avrebbe dovuto rifiutare quell’idea stupida, ora non si sarebbe trovata in quella situazione.



Lei, che così tanto criticava le frivolezze di Cho, sarebbe stata vista con i capelli intrecciati ed una toga davvero corta da un uomo!

Che fosse mortale o un dio, si sarebbe scoperto subito. Ma Hermione non sapeva ancora cosa sarebbe stato peggio.

Si sporse con cautela, ma tutto quello che riuscì a vedere  furono un paio di sandali di cuoio scuro e l’orlo di una toga rossa.

Rosso sangue.

Draco.



Dannazione, proprio lui le doveva capitare?

Tra tutti gli dei, semidei, umani, mostri e creature varie, l’essere che odiava di più al mondo sarebbe stato il primo (e l’unico, Hermione lo giurò sulla sua spada) a vederla in quello stato.

Dannazione.



“Ti ho visto, cara. Speravo potessi fare di meglio”, tuonò la sua voce.

L’aveva vista.

Come c’era riuscito?



“Andiamo, lo so che la mia incredibile bellezza ti intimidisce, ma dovresti davvero spostarti da quella roccia.

Non è nel tuo stile e, se me lo permetti, anche un po’ grossolano”.



Poi rise.

Era incredibile quanto quello sbruffone irresponsabile potesse avere la risata più bella del mondo.

Cristallina.



Ma questo non lo verrà mai a sapere. Mai e poi mai.

Sbuffò, e costretta dalle circostanze uscì a testa alta dal suo nascondiglio.



Il danno era fatto, ma non avrebbe mai permesso a Draco di farsi beffa di lei.

“Per tua informazione, Draco, non mi stavo nascondendo. Ero acquattata “, sbuffò infastidita.

Infastidita dal fatto che la sua veste fosse così ridicolmente bagnata ed attaccata alla sua figura.

Infastidita dai capelli color del miele che le solleticavano il collo.

Infastidita da quella situazione.

Infastidita da lui.



“E non sono attratta dalla tua incredibile bellezza, per inciso”.

“Non si spiegherebbe altrimenti il tuo aspetto a dir poco libertino, Hermione.

E poi, sai che per acquattarsi non c’è bisogno di stare in acqua, vero?”.

La dea arrossì violentemente. Era proprio questo il motivo per cui non amava uscire.



Dannati maschi.

“Insomma, chi andrebbe mai con questo abbigliamento su un campo di battaglia?

A meno che tu non intenda usare altre doti  per convincere i nemici a ritirarsi, torvo che sia quantomeno inapp…”

Con un rapido gesto, Hermione aveva afferrato egida e lancia e, coprendosi con il primo, aveva tirato il manico della seconda in testa a Draco.

La dea non aveva intenzione di fargli del male o altro.



Voleva solo che tacesse.



“Questo è sleale, Hermione, pensavo di essere io quello dei combattimenti sregolati”, disse l’altro massaggiandosi la testa.

“E io, in quanto dea della sapienza, ho il diritto di porre fine alle totali scemenze che stavi dicendo, Draco”.

“Mm. Bene, è stato un piacere incontrarti, davvero. Ora però, se mi vuoi scusare, gradirei entrare in acqua”.



Questo era il colmo! Quella era la sua fonte, era lei che ci voleva stare.



“Neanche per sogno! C’ero prima io!”.

Draco la stava solo provocando, questo era palese.

Il dio ghignò.

“Potremmo sempre sfidarci. Il vincitore rimane”, propose lei.



“Neanche per sogno, dea. Oggi è il mio giorno libero. Però posso farti un’altra offerta. Potremmo condividere l’acqua”.

Cosa?

Un patto?

Un patto sensato?

Un patto sensato fatto da Draco?

E poi cosa, una pioggia di unicorni?



Hermione lo guardò con uno sguardo sospettoso.

“Tranquilla, non ho alcuna intenzione di rovinarmi la giornata dandoti fastidio.

A meno che tu, ovviamente, non senta il bisogno di starmi vicino. Il che è probabile, insomma, guarda che fisico”.

Stupido e tronfio.



Ecco come l’avrebbe descritto.



“Bene, allora vedi di restare nella tua metà di fonte, o proverai la mia ira”, fece lei.

Stava per aggiungere qualcosa, ma venne buttata in acqua.

Spinta.

Lei.



Una volta emersa, cercò Draco per ucciderlo, ma lui era sparito.

Finché non le sbucò da dietro, nascosto nella stessa roccia.

“Non ci siamo, riflessi lenti. Mai abbassare la guardia”.

Oh, al diavolo il fare la sostenuta.

Poteva divertirsi anche lei, una volta ogni tanto?



Sì, poteva.



“Vuoi la guerra? E guerra sia!”.

E detto ciò, iniziò la Grande Guerra degli Schizzi.

Era ormai il tramonto quando i due dei più temuti in battaglia uscirono dall’acqua, ridendo e con il fiatone.

“Non sei solo una noiosa bacchettona, allora. Chi l’avrebbe mai detto”.

“Non sei solo uno sbruffone vanitoso, allora. Chi l’avrebbe mai detto?”.



E scoppiarono di nuovo a ridere.

“Bene, ehm … spero che Harry non si arrabbi. Sai, il ritardo all’Olimpo eccetera”.

“Insomma Hermione, è lui quello che passa le nottate fuori in cerca di belle fanciulle. Non noi”.

Rimasero in silenzio per qualche momento.



“Tregua?”, propose lei.

Sperava che Draco capisse. Si erano divertiti, quel giorno. Forse non avrebbero più dovuto litigare a tutti i costi.

Sarebbe stato piacevole, aver qualcuno con cui parlare di schieramenti e archi e assedi. E con cui combattere nell’acqua, di tanto in tento.

Guardava Draco con occhi sorridenti, sentendo una strana sensazione di caldo nello stomaco.

“Tregua, mio generale”, rispose il dio facendole l’occhiolino.



Dall’Olimpo, Cho li guardava, e mentre diceva “in amore ed in guerra tutto è lecito”, le scappò un sorriso.







CRAGGY'S NOTES:
Salve, bellissime persone.
Sono Craggy, e questa è la mia prima fanfiction sul fandom di Harry Potter, wooo.
Insomma, shippo questa coppia dal primo momento in cui i miei occhi da fangirl si sono posati su di loro, e ora ho dato sfogo ai miei squilibri con una OS.
Non picchiatemi per questo.
Spero che Draco non sia troppo OOC, ma mi sono divertita un sacco a scrivere questa ff anche se avrei dovuto continuare una long che devo assolutamente aggiornare.
Cioccorane a tutti voi,
Craggy

 

 

 

  
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