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Autore: Bloody_Panda    26/09/2014    3 recensioni
Hashirama fischiettava allegramente, mentre faceva saltare nella padella una deforme crèpes fatta da lui stesso. Aveva apparecchiato la tavola per la colazione con una precisione maniacale e vi aveva riposto un centrotavola floreale.
Aveva pensato a tutto nei minimi particolari per rendere quella giornata perfetta.
A tutto, tranne che ad una cosa: il padrone di casa.
{HashiMada, per festeggiare il mio anno su EFP: tanti auguri a me!}
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hashirama Senju, Madara Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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At the same time, I wanna hug you 
I wanna wrap my hands around your neck 
You're an asshole but I love you 
And you make me so mad I ask myself 
Why i'm still here, or where could I go 
You're the only love i've ever known 
But I hate you 
I really hate you, so much 
I think it must be 
 
True love 

 
 

Hashirama fischiettava allegramente, mentre faceva saltare nella padella una deforme crèpes fatta da lui stesso. Aveva apparecchiato la tavola per la colazione con una precisione maniacale e vi aveva riposto un centrotavola floreale. Ormai conosceva i gusti di Madara a memoria, e sapeva che i gigli rossi erano i suoi fiori preferiti: ne aveva riposto un mazzo nel vaso insieme a dei profumati mughetti che in poco tempo avevano riempito la casa del loro profumo.  

Una tazza di latte fumante era riposta dove era solito sedersi l'Uchiha a tavola, mentre la sua era stata riempita da un abbondante dose di cioccolata in polvere. Aveva infine riempito una ciotola con i loro biscotti preferiti, quelli al miele, e messo a fianco del centro tavola un barattolo di marmellata di more con cui guarnire le crèpes.  

Aveva pensato a tutto nei minimi particolari per rendere quella giornata perfetta. 

A tutto, tranne che ad una cosa: il padrone di casa. 

 

Madara si svegliò con un insopportabile puzza di strinato mista ad un nauseante odore di fiori nelle narici.  

Qualcuno era in casa sua, era l'unica cosa che riusciva a realizzare in quello stato di torpore in cui versava ogni mattina, non appena si destava. 

Quel qualcuno aveva quindi appena firmato la sua condanna a morte: non si entrava in casa di Madara Uchiha, alle otto del mattino di sabato, svegliandolo il suo giorno di riposo! 

Prese la pistola che teneva nascosta sotto il cuscino e tolse la sicura. Non si preoccupò nemmeno di vestirsi, tanto quel ladro delinquente sarebbe morto di lì a poco. Quando però entrò in cucina, luogo da cui provenivano la maggior parte dei rumori, e puntò l'arma contro l'individuo, fece venire ad entrambi un colpo. Hashirama emise un grido spaventato e mollò la presa sulla padella che stava reggendo in mano fino a quel momento e la fece cadere per terra, riversando sul pavimento il suo contenuto: un ammasso di pasta fin troppo cotta immersa nell'olio d'oliva. 

Madara ancora fissava stupefatto la scena che si prestava davanti a lui. La tavola era imbandita come se fosse arrivato Natale in anticipo, ma il resto della cucina era un completo disastro. Le credenze erano tutte aperte e messe a soqquadro, il piano cottura era unto e sporco di farina e dal frigorifero gocciolava del latte. In più il Senju lo fissava con aria impaurita, ma con un sorriso a trentadue denti stampato sul viso inebetito. L'Uchiha stava pensando seriamente di sparargli. 

«Si può sapere che ci fai in casa mia?» sbottò l'uomo dai lunghi capelli color ebano. Non si era accorto che Hashirama non teneva gli occhi puntati sulla pistola, come ogni altro ragazzo di venticinque anni che fosse del tutto sano di mente avrebbe fatto, ma sui suoi boxer blu, che mettevano in risalto la sua virilità, e sul suo petto nudo.  

«Volevo farti una sorpresa!» pigolò l'altro con un sorriso, mentre si chinava a sistemare il guaio che aveva appena combinato. «Ma tu accogli sempre gli ospiti in questo modo?» 

«No: solo i fastidiosi Senju che entrano senza nemmeno avvisare!» sbottò l'Uchiha, tornando in camera per rimettere al proprio posto l'arma.  

«Non è colpa mia, è Izuna che mi ha dato le chiavi di casa e mi ha detto che potevo entrare quando voglio!» 

Promemoria: ammazzare mio fratello quando torna dall'Erasmus. Gliela faccio passare io la voglia di fraternizzare con Hashirama! 

«Piuttosto, sorpresa per cosa?» chiese arrendevole, ritornando in cucina dopo aver indossato un paio di pantaloni della tuta, così da non aggiungere anche la bava dell'altro all'elenco di cose da rimuovere dal pavimento. Hashirama a quella domanda si girò  mettendo il broncio. Quel solito, fastidioso, infantile broncio che assumeva quando si riteneva offeso e che faceva mandare Madara su tutte le furie: l'avrebbe preso a pugni in faccia ogni volta che faceva il labbruccio, piagnucolando come un bambino. 

«Ma come, non ti ricordi che giorno è oggi?» chiese con voce lagnosa. Madara si sedette al tavolo fissando la sua composizione. Sapeva che Hashirama amava le piante, eppure quella volta era riuscito a stupirlo, con quei fascinosi gigli dei quali i petali erano ancora bagnati di fresca rugiada mattutina e che sicuramente provenivano dalla serra che il Senju aveva costruito nel suo ampio giardino.  

Provò a sforzarsi nel cercare di ricordare a quale avvenimento Hashirama si riferisse. Non era la loro laurea, era avvenuta in un giorno d'autunno, e nemmeno il compleanno di qualcuno.  

«È l'anniversario del giorno in cui ci siamo conosciuti, Madara!» esclamò infastidito Hashirama quando vide l'Uchiha che, abbandonando l'idea di capire il motivo per cui l'invasore della sua sacra magione si fosse affannato così tanto, aveva inzuppato un biscotto al miele nel latte, ignorando palesemente il tentativo malriuscito di crèpes (abbandonate bruciacchiate su un elegante piattino). 

L'Uchiha alzò lo sguardo distrattamente, fissando il Senju nei suoi profondi occhi scuri.  

 «Il giorno in cui ci siamo conosciuti?» chiese stupito. Hashirama annuì con un sorriso. «E tu entri senza permesso, mi metti sottosopra casa e mi svegli alle otto del mattino per una cazzata simile?» 

«Non è una cazzata! È un avvenimento importante!» lo rimbeccò sedendosi al suo posto in tavola -era diventato suo per diritto, lo aveva conquistato, non perché Madara gli avesse mai dato il permesso!-.  

«Noi non siamo fidanzati, Senju!» 

Non lo siamo... giusto? 

 

Hashirama si chinò sulla sua tazza, in cui c'era più cioccolato in polvere che latte, con un espressione mesta. Dio, l'avrebbe strangolato per quanto era infantile. Eppure non poteva rimanere a lungo arrabbiato con l'altro ragazzo. In qualche modo riusciva sempre a dimenticare e a perdonargli qualsiasi cosa. Si conoscevano da anni, da quando la famiglia Uchiha si era trasferita in quella città ed erano diventati vicini di casa. Fastidiosi e litigiosi vicini di casa. 

I loro genitori non si sopportavano, si lanciavano contro oggetti contundenti e urlavano l'uno contro l'altro i peggio improperi. Nemmeno Tobirama, il fratello minore di Hashirama, era mai riuscito a vedere di buon occhio i nuovi abitanti del quartiere. 

Erano passati sette anni dal loro incontro. Avevano frequentato la stessa Università -motivo per cui gli Uchiha si erano trasferiti in città-, frequentavano gli stessi corsi, andavano a mangiare a mensa insieme, prendevano lo stesso autobus e percorrevano la stessa strada per tornare alle proprie case. Non era totalmente uno stupido Hashirama. Era intelligente, nonostante i diverbi tra le loro famiglie si era spesso intrufolato in casa sua per aiutarlo a superare gli esami, e nonostante si facesse mettere i piedi in testa da Tobirama -che immancabilmente spifferava al padre le scappatelle del figlio maggiore in casa Uchiha- lui ritornava a sorridergli ogni mattina Senza nemmeno accorgersene, Hashirama era diventato una parte fondamentale nella vita di Madara. Seppure lo ritenesse un bambino viziato e capriccioso e che si deprimeva facilmente, ne sentiva la mancanza quando non c'era.  Anche se la sua presenza lo infastidiva e gli dava sui nervi, quando era via era come se gli mancasse l'aria. Lo cercava, stuzzicandolo a modo suo, a volte era persino l'Uchiha ad infiltrarsi in casa Senju di nascosto, pur di vederlo. Non riusciva a stare senza di lui. Quando furono più cresciuti capirono che forse c'era qualcosa di più tra di loro che una semplice amicizia: desiderio, passione, possesso. Si erano ritrovati più di una volta a fare l'amore di nascosto, anche se spesso Madara era stato molto vicino ad ammazzare l'esuberante amante. 

Ma non l'aveva mai considerato un compagno di vita. Solo un amico, o qualcosa di più. 

Hashirama pensava il contrario invece? 

A giudicare dalla sua espressione depressa sì. 

 

«Beh... insomma... io pensavo che...» farfugliò abbassando lo sguardo, prendendo una crèpes per assaggiarla, spalmandovi un filo di marmellata di more. Aveva ragione Madara a starne alla larga: erano terribili. Inizialmente l'Uchiha lo fissò con una luce furente nei suoi occhi neri. Ma poi si addolcì appena nel vederlo così a disagio.  

«Sai che roba se Butsuma ci scoprisse fare sesso? Ci ucciderebbe tutti e due!» sbottò con fare ironico. 

«Non lo ha mai saputo! E poi sai che lui non è più un problema ormai! Siamo grandi ed indipendenti e ci siamo trasferiti, non abitiamo più in quelle case di guerrafondai che sono le nostre famiglie!» 

Hashirama era così. Sembrava giovale ed ebete, a volte anche stupido all'apparenza, ma in realtà era molto intelligente e quando prendeva una cosa sul serio e si metteva a fare dei rimproveri riusciva a far sentire in colpa persino un ragazzo fiero ed altezzoso come Madara. Giusto un po'. 

«Il problema non è mio padre, e nemmeno il tuo! La verità è che sei uno stronzo, Madara Uchiha!» sogghignò il Senju con aria di sfida, incrociando le braccia al petto. L'altro scattò subito sull'attenti: odiava venire punto sul vivo, e Hashirama sapeva benissimo come punzecchiarlo. «Uno stronzo irriconoscente che non vuole legarsi con nessuno! Un approfittatore, ecco cosa sei! Uno schiavista! » 

 

Madara si alzò in piedi, con uno sguardo assassino. Hashirama per un attimo credette che sarebbe tornato in camera sua a prendere la pistola, per mettere finalmente fine a quei lunghi sette anni di moleste convivenze. Invece gli si avvicinò pericolosamente, con un ghigno malefico stampato sul volto pallido incorniciato dai lunghi capelli neri.  

«D'accordo, idiota di un Senju! Vuoi festeggiare il nostro anniversario? Va bene! Ma a modo mio!» ringhiò innervosito soffiando quelle parole a un centimetro dal naso appuntito di Hashirama, per poi baciarlo con prepotenza, schiacciandolo contro la sedia. L'altro trascinato dall'impeto e per paura che Madara, con i suoi soliti modi bruschi e noncuranti, li facesse entrambi cadere per terra, afferrò la tovaglia con uno strattone per sorreggersi, rovesciando le tazze e facendo cadere i fiori sul tavolo. 

«Madara... la colazion...» ma prima che Hashirama potesse replicare, non appena l'altro gli diede un attimo di respiro, Madara soffocò le sue inutili proteste unendo di nuovo le loro labbra. 

«Sai che me ne fotte della colazione!» replicò secco, sollevandolo di peso dalla sedia, per poi trascinarlo letteralmente in camera da letto. Hashirama sorrideva vittorioso: non avrebbe voluto festeggiare il suo speciale anniversario con Madara in nessun altro modo! 

 

 Angolo del Panda

Eccomi di nuovo qua, con una nuova One Shot, creata sulle note di True Love di P!nk e Lily Allen per festeggiare il mio primo compleanno su EFP! Da questa fanfiction, un giorno o l'altro, nascerà una serie di HashiMada quindi restate sintonizzati!
Un bacio
Panda!


Tanti auguri a me!

   
 
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