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Autore: cristalshot18paw    26/09/2014    2 recensioni
Solo il silenzio da queste parti. E alla fine, anche un cieco al buio si sarebbe accorto che infondo alla ragazza qualcosa importava, voleva solo che importasse agli altri.
Genere: Angst, Horror, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Freddi abbracci




Solo il silenzio da queste parti. Ormai non passa nessuno a quest'ora tarda e i lampioni non illuminano come dovrebbero. Finalmente è sola ma ora ha i brividi. Ha fatto tanto per avere del tempo solo per se ma rimpiange le domande assillanti e gli abbracci continui senza senso. "Ti amo" il mese prima quelle parole erano uscite per la prima volta dalla sua bocca senza che significassero veramente qualcosa. Doveva dimenticare e voleva circondarsi di impegni e persone che avrebbero solo nascosto quello che veramente accadeva. La sera una birra e poi a far casino. Il gruppo di dodici, assillanti e appiccicosi ragazzini... Lei era la tredicesima, quella in più. Le volevano bene, in modo superficiale e sciocco, ma ci tenevano più di altri. Uno di quelli aveva dolci attenzioni per lei che si lasciò prendere dalle emozioni del "primo amore" senza però provarlo veramente. Si era concessa con facilità, non le importava di niente. Col gruppo stava bene e col ragazzo andava d'accordo. Del resto, cosa potevi desiderare a 16 anni?! Ora quella fantastica illusione era svanita. Scoperti amici falsi e stufa di attenzioni non corrisposte, lei cercava la solitudine in una strada deserta e un cellulare spento. "Abbiamo chiuso con te!" una delle ragazze l'aveva detto prima che si allontanassero in gruppo con fare arrabbiato. Com'erano finiti ad una conclusione tanto drastica nessuno lo sapeva ma la ragazza seduta sul marciapiede era felice del silenzio che era stato subito pronto ad accoglierla. Così pronto che l'affondò subito nel suo abisso. La ragazzina chiuse gli occhi e si rilassò qualche minuto sul muretto. Forse era il poco alcool bevuto o forse solo l'incompletezza lasciata dal cambiamento appena vissuto, lei si chiese cosa avrebbe fatto la sera, senza nessuno a prelevarla da casa. Si chiedeva perché nell'ultima settimana si era così impegnata nel distruggere tutto quello che aveva costruito con fatica. Un anno di amicizia senza mai sentirsi un membro del gruppo, cercare la fiducia in perfetti estranei, compagni di risate e di bevute. Solo questo bastò a far passare un' ora. Si destò nell'udire un rumore violento. Due gatti litigavano, feroci e senza senno... Come erano stati prima i suoi amici con lei. Avrebbe dovuto riaccendere il cellulare e tornare a casa ma decise di restare sul dannato muretto, omettendo il particolare orario, sconsigliato ad una sedicenne sola. Si guardava intorno stringendosi le ginocchia al petto. In quel momento si rese conto che doveva andare via da lì e lasciare sola la strada che le aveva fatto compagnia. Scese dal muretto con un salto e asciugò con una manica una lacrima che minacciava di sfumarle il trucco. Sorrise, respirando quella che lei definiva libertà e si diresse verso casa. Circa 10 minuti e si sarebbe subita il rimprovero dei genitori... O magari sarebbe rientrata silenziosamente per accorgersi che anche in casa era sola, che non aveva nessuno a cui parlare. Pensò di correre per rimanere in strada il meno possibile. Con una gonna così corta non era il caso di farsi vedere in giro, le avrebbero dato della poco di buono, poi si ricordò che a lei non importava di niente e allora rallentò il passo per godersi la camminata al chiaro di luna. La paura delle zone più buie era inesistente, il timore degli sconosciuti incrociati era nullo, la consapevolezza di aver sbagliato la distrusse in un nano secondo. Ora era davvero sola. Si sedette sul marciapiede, a cercare un rimedio al suo errore. Intanto l'aria le raffreddava le gambe scoperte e troppo perfette per una bambina. Passarono dei minuti e lei cominciò a piangere. Iniziò a temere le pochissime persone che le passavano dietro e il buio le faceva di nuovo paura. Era immobile, le gambe fredde e addormentate si rifiutavano di correre a casa. Ora più che mai non le importava niente. Le si avvicinò un uomo facendola sobbalzare. Chiedeva soldi ed era strano, la ragazza lo scansò perchè era pericolosamente vicino e puzzava di alcool. Questo insisteva e nei suoi occhi c'era qualcosa di anomalo. Era come guardare gli occhi di un animale terrorizzato. Lei aveva paura. Stavolta di qualcosa dannatamente reale e vicino, puzzolente, ubriaco e probabilmente drogato. L'uomo abbozzò un sorriso come per chiederle un po' di fiducia e a tranquillizzare la ragazza. Questo la spaventò ancora di più, svegliando le gambe già pronte a correre a casa. Si alzò e si allontanò di fretta, l'uomo la seguì "Ti prego... Solo qualche soldo!" supplicò toccandola ancora e creando in lei una sorta di disgusto e pena "Mi spiace, non ho soldi dietro, devo andare a casa, papà mi aspetta." rispose allontanandosi ancora. "Una sigaretta? Quella ce l'hai?" chiese ancora trattenendola per un braccio. Era forte e la sua morsa bruciava la pelle. "No, non fumo. Scusa devo andare." Rispose ancora cercando di liberarsi. Questo movimento irritò lui che la fissò con sguardo truce "No, non è vero! Dammi una sigaretta!" Urlò l'uomo tirandola a sé e facendole male "Lasciami!" gridò lei, avendo in cambio solo un pugno. "Io ti ammazzo! Dammi le mie sigarette!" il tipo, fuori controllo la scosse violentemente. La ragazza gettò un urlo e gli tirò un calcio per scappare.Si allontanò correndo perdendo per un attimo la cognizione dello spazio e allontanandosi nella direzione opposta alla casa. L'uomo era veloce e ci mise poco a raggiungerla mentre lei guardava bene quale strada doveva percorrere. Il panico la pervase nel vederlo barcollare vicino ad un secchio dell'immondizia e fissarla infuriato. Cosa aveva fatto per renderlo così nervoso non lo sapeva né se lo chiedeva. Prese la strada più corta ma allo stesso tempo più buia per sfuggire al tipo. Le sembrava una buona idea prendere strade dove non si vede bene... Avrebbero rallentato l'uomo già confuso dalle sostanze ingerite. Corse in preda al terrore non curandosi del dolore causatole dagli stivaletti. Lanciò vari sguardi indietro per accorgersi che l'uomo la seguiva ancora e lei era troppo lenta. Lei salì una gradinata che la portava direttamente a due minuti da casa, cadendo sugli ultimi gradini e vedendo il piccolo tacco ormai rotto. Si rimise in piedi il più in fretta possibile ma lui le afferrò la gamba, facendola cadere ancora e sbattere la testa all'ultimo gradino. La ragazza reagì tirando molteplici calci all'uomo e urlando, sperava in un soccorso. Il signore indietreggiò come un animale alla vista del fuoco. Lei strisciò via dalla gradinata e si guardò in dietro, sollevandosi da terra. Lo sguardo dell'uomo tornò innocuo, un po' stranito, restando però allucinato "Aspetta! Scusami!" urlò correndo e parandosi davanti alla ragazza in lacrime. Come se pentito cercò di abbracciarla ma lei lo spinse via, indietreggiando e poggiandosi sul tacco rotto. Il signore vedendola cadere cercò di afferrarla ma non ci riuscì. La ragazza rotolò per le scale e l'uomo sparì velocemente. Lasciando la sedicenne finalmente da sola, tremante. Solo il silenzio da queste parti. E alla fine, anche un cieco al buio si sarebbe accorto che infondo alla ragazza qualcosa importava, voleva solo che importasse agli altri.



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Questa storia finisce su efp per essere letta... 
Nessun altro scopo :)
Io sono Cristalshot. Grazie per aver letto fino qui :P

Baci :*
  
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