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Autore: tiamoharreh    27/09/2014    0 recensioni
"Puntualmente un'onda di vapore grigio attraversa la stanza e senza che nemmeno io scelga di andarmene, sono già andata, zitta, silenziosa, distesa sul pavimento. È così che ci si sente quando si muore? Non è male. Sembra un sogno. Tuttavia quel caldo estenuante continua a perseguitarmi anche da quest'altra parte e non mi da pace."
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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ireproof.
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Boom.
È successo così. All'improvviso. Non me lo sarei immaginato. Eravamo tutti attorno alla tavola a gustarci i deliziosi antipasti che mamma aveva preparato e non vedevo l'ora di far assaggiare le mie lasagne al resto della famiglia. Stavo sorridendo, ero felice, non stavo proprio nella pelle. Anche gli altri erano curiosi, il che mi rendeva serena. Nessuno più della mia famiglia si è mai interessato a me.
Poi è successo.
Velocemente. Oserei dire quasi indolore ma ora il dolore lo sento nelle ossa che mi piega in due e son confusa. Non so cosa fare. Scappo? Resto? Morirò? Sopravviverò? Ma come?
E mamma e papà? I miei fratelli? Dove sono?
Boom.
E tutto è saltato. Ogni cosa per aria e ciò che era l'arcobaleno della mia casa è diventato solo un inferno rosso con fiamme che mi circondano ovunque io guardi.
Il fumo mi ha fatto tossire tanto che riuscivo a sentire il battito del mio cuore nel petto, le costole tremare e i muscoli cedere.
Sono caduta infatti.
Ora sono dentro una bolla. Vedo fumo, fuoco, e non riesco a riconoscere nulla.
Urlo dei soffocati e strozzati "Mamma! Papà!" ma nessuno risponde. Nessuno c'è. Sono sola? Cosa faccio da sola?
Mi arrotolo in me stessa. Il caldo si strofina cattivo sulla mia pelle e brucia. Cavolo, se brucia. Mi avvolgo nella felpa ma gli occhi pizzicano, le mie labbra si divorano per resistere alla scottatura ed io cesso di esistere perché ormai sono un tutt'uno col fuoco.
Perché è successo? Perché è esploso tutto? Ed io adesso come faccio? Forse morirò. Non posso neanche piangere perché altrimenti le mie lacrime sarebbero sassi ardenti e mi graffierebbero il viso. Inizio a veder passare tutta la mia vita davanti. Quando papà mi ha comprato un cagnolino, il mio preferito; quando a Natale Babbo Natale mi ha accolto sulle sue ginocchia e io sorridevo credendo davvero fosse lui; quando ho preso il voto più alto della classe e ricevetti un sacco di complimenti; quando diedi il mio primo bacio: quando è nato Alex, e subito dopo i due gemelli Jason e Kristen.
Momenti belli mi passano nella mente e una lacrima non autorizzata si azzarda a varcare la soglia dei miei occhi per poi buttarsi a capofitto nella lava delle mie guance sciolte e sensibili al caldo.
Non importa se fa male, sarà l'ultimo dolore che proverò nella mia vita e i miei ricordi valgono la pena di essere ricordati.
Stringo i denti e le fiamme urlano tra loro incalzando sempre di più. Le scintille mi fanno paura, più paura dei proiettili di una pistola: quelli non girovagano da soli e incontrollati. Le altre sì, e ne sono terrorizzata.
Quanto ancora dovrò sopportare tutto ciò? Sono pronta a lasciare il mio posto a qualcuno di più coraggioso ma vorrei che mi venga risparmiata l'agonia della solitudine, qui sdraiata su un pavimento surriscaldato.
Il fumo mi sta completamente appannando gli occhi.. Continuo a sbattere e aprire le ciglia sperando in una vista più nitida, ma nulla. Ora questo inferno mi sta portando via anche gli occhi.
Sento un'asse di legno precipitare dal tetto e sfondare il soffitto. Sobbalzo ma non urlo. Non ci riesco. La voce mi sta morendo in gola e aspetto solo che tutto questo finisca. Qualsiasi posto da morto sarebbe meglio di questo posto da vivo.
Ho perso anche il senso del tatto. Mi tocco e sento solo il sole scottante su di me senza riconoscere le parti del mio corpo.
Sto perdendo senso piano piano.
Mi giro, lasciando che la braccia si distendano e le gambe si divarichino pronte per l'ultima botta. Quella decisiva.
Puntualmente un'onda di vapore grigio attraversa la stanza e senza che nemmeno io scelga di andarmene, sono già andata, zitta, silenziosa, distesa sul pavimento.
È così che ci si sente quando si muore? Non è male. Sembra un sogno. Tuttavia quel caldo estenuante continua a perseguitarmi anche da quest'altra parte e non mi da pace.
Sono andata all'inferno? Io non credevo nemmeno a queste cose! Perché son qui? O meglio, "qui" dove?
Pensavo di aver lasciato il mio corpo con tutti i miei muscoli e organi in quella stanza desolata e consumata che puzzava di bruciato, e invece perché mi sento così pesante? Così un'intrusa in questo ambiente a tinta scura e unita che mi fa solo diventare pazza?
No! Io non ci voglio stare qui! Aiuto! Tiratemi fuori di qui!
"Ahia!" Ma che...?
"Ahia!" Di nuovo? Cosa succede?
"Ahia!" Smettila!
Caspita che male, "Ahia!"
Oh. L'ambiente nero sta cambiando forma. Che succede?
Curve e distorsioni di sfumature si mostrano ai miei occhi. Sono confusa.
«Sveglia!» cosa? Chi? Chi è?
«Svegliati, ti prego!» chi sei? Giuro che chiunque tu sia, io ti sento ma non ti vedo. Io... Non ti vedo. Perché non posso parlare.
"Ahia!" «Svegliati!» urla una voce maschile. Chi è? Papà non è, e nemmeno Alex.
Un altro schiaffo. Basta!
«Oh, grazie a Dio!» esclama lo sconosciuto. Riesco a intravederlo. Ho aperto gli occhi. Le ciglia e il fumo non mi permettono di vedere chi ci sia a parlare di fronte a me.
Vorrei rispondere, chiedere chi è, cosa vuole, dove sono, cosa faccio.
Oddio, che mal di testa! Dove mi trovo?
«Ti salvo io, sta' tranquilla.» risponde urlando ma la sua voce è coperta dalla mascherina che gli nasconde la faccia.
Sento le sue mani infilarsi tra me e il pavimento e in un movimento rapido mi tira su, portandomi al suo petto e coprendomi con le braccia.
Inizia a correre e non ho la più pallida idea di dove vada, di dove mi stia portando. Ancora non capisco dove sono. Mi fa male la testa!
«Non ti muovere! - mi raccomanda - Ci siamo quasi, tieni duro!»
Ci siamo quasi dove? Cosa vuoi da me? Mi salvi? Da cosa? Io sono morta.
Mi sento cedere a mezz'aria tra le sue braccia ma lui mi da uno strattone e io mi ricompongo chiusa nel suo abbraccio. Mi rannicchio contro il suo petto e inizio a sentire il fumo. Spingo il mio viso contro la sua tuta e impedisco al gas di intossicarmi.
Lo sconosciuto è alto, e a quanto pare muscoloso. È anche forte, mi sta portando con sé. Tossisco e lui esita per controllarmi, sento il suo sguardo mascherato posarsi su di me poi prosegue.
L'aria inizia a cambiare. Ossigeno. Oh. Respiro!
Lui corre più in fretta. Sopra di me il cielo è blu e vedo piccoli schiocchi di luce. Le stelle? Sono in paradiso?
Vengo poggiata per terra, poi schiaffeggiata ancora ma questa volta non sono dei guanti a toccarmi. Sono delle mani.
Le riconosco. È ancora quello sconosciuto. Solo lui riesce a farmi così male.
Tossisco. Tossisco forte fino a che il petto non mi rimbomba nella cassa toracica e mi soffoca il respiro. Mi alzo di getto e spalanco gli occhi.
«Piccola!»
«Tesoro, stai bene?» mamma, papà. Sono loro, li riconosco. Stanno bene!
Non me ne accorgo nemmeno, e mi trovo sdraiata di nuovo per terra con la delicatezza di quegli schiaffi familiari.
Apro di nuovo gli occhi, più decisa, più cosciente. Vedo due occhi verdi luccicanti. Una fronte sudata segnata da fumo che si è impregnato sulla pelle.
Sono degli occhi meravigliosi. È un angelo? Di solito il verde non è un colore che nella notte risalta, eppure questo paio d'occhi potrebbero fare concorrenza alle stelle. Ha dei ricci scuri che gli ricadono lungo le guance e mi sembra un leone.
Un sorriso.
Oh, che bel sorriso.
Ma chi è? Lo sconosciuto?
Scelgo di non pronunciare parola. Quel viso è tutto ciò che mi distrae dal mondo.
Vorrei dire qualcosa ma non ci riesco, ho la gola ancora secca.
«Stai tranquilla. Sei salva adesso.» la riconosco. È la voce che filtrava la mascherina grigia. È così... Calda e rassicurante. Mi sento bene e al riparo nel sentirla.
«Cosa...» ci provo ma lui capisce e preferisce non farmi affaticare.
«... è successo?! - prosegue dunque la mia domanda - C'è stata un'esplosione e ne sei rimasta coinvolta. Però sei viva, la tua famiglia sta bene e tu sei stata bravissima.» il suo tono mi riscalda l'anima e mi sento già meglio. Provo a sorridergli di rimando ma lui se ne sta andando.
No! Non andartene!
Riesco a bloccargli il braccio con la mia mano debole.
Mi guarda smagliante con uno sguardo amorevole.
«Sei il mio eroe.» pronuncio affaticata. Dovevo dirglielo. Volevo dirglielo. La mia espressione non riesce a concordare con le mie parole ma noto che lui ha ricevuto chiaro il messaggio.
Mi sta sorridendo. Di nuovo.
Un sorriso decisamente più aperto e solidale adesso. È veramente un angelo, e io ne sono ammaliata. Incantata. Stregata.
Resta con me, ti prego.
«Chiamami pure Harry.» risponde con gioia alla mia confessione/ringraziamento. La mia presa stretta non lo vuole lasciar andare, perciò si siede accanto a me sull'asfalto, mi prende la mano e me la tiene al caldo, lasciando che mi addormenti.
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