Un gattino morto, un camino, un cuscino bagnato e delle mani tremanti e leggere contrastanti con altre più grosse, decise, cattive.
Un bambino con gli occhiali che entrava in un negozio. Parliamo, ma non ricordo di cosa.
Un treno a vapore che portava ad un castello, un mondo segreto, un uomo tutto bianco e lungo e uno tutto nero, unticcio.
Odiavo il bambino con gli occhiali, ma non ricordo perché.
Cresco insieme a tanto verde e argento, ma tutto quello che provo è grigio: a metà via tra due estremi, ma mai né uno né l'altro.
Il bambino con gli occhiali è un ragazzo, ora. Lo amo davvero, ma non ricordo perché. Ha un bel sorriso.
Un uomo con gli occhi rossi mi fa paura, ma non ricordo perché. Somiglia al serpente che gli circonda le spalle.
Forse voglio bene all'uomo nero che uccide quello bianco al mio posto, ma non ricordo perché.
Comincia una guerra. È tutta verde e rossa.
Il ragazzo con gli occhiali mi odia. Perché mi odia? Io lo amo così tanto.
Combatto, ma non ricordo perché.
Mi fa male il petto.
Sento la voce del ragazzo con gli occhiali mentre lo vedo apparire nel mio campo visivo. È bella. Mi fa stare bene. Anche lui è bello. Penso di averglielo detto molte volte.
Io amo il ragazzo con gli occhiali. Lo sa che lo amo? Meglio dirglielo. «Ti amo.»
Piange. Perché piange? L'amore è bello. Io sto bene, quando lo amo.
Chiudo gli occhi: mi sta venendo sonno.
Sento una leggera pressione sul viso, e so che sono le mani del ragazzo con gli occhiali. Mi fanno stare bene.
So che sto morendo, e questo lo ricordo.
Non voglio dire addio al ragazzo con gli occhiali. Io lo amo. Harry.
È un bel nome, ma lui lo è di più.
Io invece sono grigio, come i miei occhi. Come la mia anima. Come le ceneri che saranno tutto ciò che rimane di me.
Grigio, come il mondo in cui ho sempre vissuto, ma che un paio di occhi verdi hanno colorato.