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Autore: GoldenGirl1808    27/09/2014    7 recensioni
"Aveva un paio di pantaloni di lino, una T-shirt bianca con sopra una giacca di lino abbinata ai pantaloni, in testa un cappello beige, e ai piedi delle scarpe molto colorate per la sua età. Aveva un viso scavato dal tempo, accompagnato da numerose rughe d'espressione, i capelli, ormai pochi e quasi completamente bianchi, erano disordinati e abbozzavano un ciuffo. Nonostante l'età avanzata era ancora abbastanza in forma."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passeggiava per la città. Non aveva una determinata meta, né una particolare commissione da sbrigare, faceva solo un giro, dove lo portavano i suoi piedi. 
Ogni tanto arrivava a qualche incrocio, allora prendeva la via con il nome più strano, o più stretta, o dove c'era più movimento, come gli ispirava il momento. A volte si ritrovava in un vicolo cieco, dunque rimaneva per un po' a fissare il muro davanti a se, poi si girava, e tornava indietro.
Aveva un paio di pantaloni di lino, una T-shirt bianca con sopra una giacca di lino abbinata ai pantaloni, in testa un cappello beige, e ai piedi delle scarpe molto colorate per la sua età. Aveva un viso scavato dal tempo, accompagnato da numerose rughe d'espressione, i capelli, ormai pochi e quasi completamente bianchi, erano disordinati e abbozzavano un ciuffo. Nonostante l'età avanzata era ancora abbastanza in forma. 
Se lo si guardava negli occhi, era possibile notare ancora una scintilla di quella giovinezza che non aveva intenzione di abbandonarlo... Almeno lei gli stava vicino.
Camminava a passo lento, tenendo le mani dietro la schiena. Ogni tanto alzava gli occhi al cielo, poi li chiudeva e inspirava, per poi espirare profondamente, come se volesse godersi al massimo quelli che temeva fossero gli ultimi respiri che faceva.
Vide una panchina e ci si sedette sopra. Si guardò le mani, quelle mani che un tempo correvano gioiosamente sui tasti del pianoforte e che adesso erano rugose, fredde e coperte di macchie, quelle mani che adesso erano solo mani, le mani di un vecchio. 
Cominciò a pensare, al suo bellissimo passato, al suo malinconico presente, e al suo ormai limitato futuro.
Pensò alla sua famiglia, con la quale era sato felice e senza la quale.. era perduto. Pensò al successo, che lo aveva lentamente abbandonato in un ospizio. Pensò alla musica, che ora poteva solo ascoltare, a causa del troppo sforzo che gli richiedeva la sua voce, anche solo quando parlava. Pensò a quando aveva tutto, e si rese conto che ormai non aveva più niente. Era solo, senza speranze, che speranze poteva avere a 92 anni, era già tanto se aveva ancora la forza di camminare senza usare il bastone, che presto avrebbe cominciato ad usare.

Tirò fuori dalla tasca interna della giacca un foglio di carta giallastra e una penna. Era da un po' che non scriveva, chiuso in quell'ospizio non era molto ispirato, ma non appena aveva varcato quella porta tutti i profumi, le immagini e i rumori del mondo che da tanti anni si era dimenticato di lui, gli erano esplosi dentro improvvisamente, e gli era tornata la voglia di scrivere.
Spiegò bene il foglio leggermente accartocciato, ci appoggiò la penna sopra e fece per scrivere qualcosa. Nell'istante in cui fece pressione per scrivere la prima parola sentì come una scossa elettrica che partiva dalla spalla e arrivava fino alla punta delle dita. La sua mano destra cominciò a tremare. Con tutte le sue forze provava e riprovava a scrivere, ma il massimo che riusciva a mettere sul foglio erano qualche linea tremolante quì e la. 
Aveva tante cose da dire, troppe, ma non aveva più nessun mezzo per dirle, ormai anche la scrittura lo aveva abbandonato. 
Una lacrima colò fuori dal suo occhio, attraversò lentamente il viso infossato scendendo fino al mento, da cui cadde per poi atterrare sul foglio di carta giallastro. 
Restò ancora qualche minuto a fissare il segno umido lasciato dalla lacrima sulla carta, dopodiché si fece coraggio, si alzò e ricominciò a camminare. 
Era la sua unica occasione di rivedere tutto ciò di cui era stato privato e non aveva intenzione di sprecarla, la sua forza fisica era certamente diminuita, ma la sua forza d'animo no, quella era rimasta la stessa, inarrestabile, di sempre.
Cominciò a camminare, più veloce che poteva, correva, volava! 
Non poteva più cantare, suonare il piano, scrivere, ma poteva ancora sognare. Gli sembrava di essere tornato quel ragazo di 23 anni con la T-shirt arancio e i pantaloni azzurri che cantava Grace Kelly per la prima volta dal vivo in TV.
Tutto ciò che lo circondava tornò ad essere speciale, il suono delle risate dei bambini che giocavano, il profumo di pizza che usciva dal ristorante all'angolo della via, il ronzio delle mosche, il fumo caldo che si sprigiona dopo il passaggio di un autobus e che dopo poco si diffonde nell'aria, i piccioni nella piazza principale che si librano in volo per scansare i ragazzini che scorrazzano sulle biciclette, il suono in lontananza della fisarmonica di un artista si strada, due ragazzi che si baciano in un vicolo nascosto e... Arrivato. 

Fuori dalla porta sul retro dell'ospizio, lo aspettava l'infermiera con le braccia conserte. "Lo ha fatto ancora una volta! Almeno mi avverta prima di scappare signor Penniman! Che non ricapiti più!". L'infermiera lo prese sotto braccio e lo accompagnò dentro l'ospizio.
Prima che la porta si richiudesse Mika si girò un'ultima volta: "A presto, Mondo".






Ciao! Grazie per aver letto la mia One-Shot, spero che vi sia piaciuta. Aspetto le vostre recensioni, saluti.

GoldenGirl1808 
   
 
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