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Autore: BlueSon    28/09/2014    4 recensioni
Salve dolcezze. Come Va?
Mentre pensavo a come importunarvi ancora con le mie fanfiction ho scovato tra i vecchi quaderni questa storia. La scrissi dopo aver letto uno dei favolosi romanzi di Johanna Lindsey. =D Sorpresa delle sorprese (la cosa ha meravigliato anche me :P) ho deciso di rendere protagonisti di quest'avventura Bulma e Vegeta. Ovviamente non mancheranno scene che riguardano la mia coppia preferita Goku e Chichi. Che dirvi di questa storia? Romantica sicuramente e diversa comunque dal libro. I nostri amati personaggi saranno catapultati nel 1882 in una zona moooooolto calda. Ma non voglio prendermi troppo spazio in questa introduzione. Leggere per credere. Un bacio e un ringraziamento particolare a chi lascerà spazio alle recensioni.
Nota: Carattere OOC inserito su consiglio per il personaggio di Vegeta.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Nuovo personaggio, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Amore Caldo


Vegeta fu il primo a svegliarsi dopo qualche ora ancora incredulo per quello che era successo. Voltò lo sguardo verso di lei e vedendo che aveva ancora gli occhi chiusi si soffermò un po’ sul suo corpo avvolto in maniera scomposta intorno a quello bellissimo della sua dea. Sorrise felice pensando a quel momento, a quello che lui e Bulma avevano condiviso ma un dubbio iniziò a farsi spazio nella sua mente. Lui non si era posto il problema eppure non riusciva a cancellare dalla testa quella smorfia di dolore. Che Bulma fosse ancora vergine? Se davvero fosse stato così doveva esserci traccia ma perchè poi non glielo aveva detto? Queste erano le uniche domande che gli ronzavano continuamente nella mente e alle quali non riusciva a dare una risposta. Decise che glielo avrebbe chiesto. In fondo avevano fatto…avevano fatto l’amore! Bulma si mosse un po’ accoccolandosi al suo petto e Vegeta dimenticò persino il suo nome mentre si chinò con l’intenzione di baciarla. La turchina sorrise aprendo piano gli occhi.
“Allora sei sveglia?” le chiese con un punta di rimprovero.
Non voleva che lei si accorgesse quanto fosse preso dal momento. Mai aveva provato le sensazioni che Bulma gli aveva regalato tuttavia una nota dolente continuava a stonare nell’armonia di quella casa: lei prima o poi sarebbe andata via. Questo nessuno riusciva a toglierlo dalla testa.
“Sì.” rispose guardandolo nei suoi profondi occhi scuri.
Bulma si sentiva in pace con il mondo, perfetta e completa. Era una donna ora e ringraziò il cielo che fosse stato Vegeta a renderla tale. Era felice e molto probabilmente innamorata. Non c’erano più scuse né pretesti. Si era donata mente, cuore e anima a un ragazzo che molto probabilmente l’avrebbe lasciata andare quando si sarebbe scocciato. Quel pensiero la raggelò frantumando in mille pezzi l’armonia che stava provando nel suo cuore. Alzò il capo dalla sua spalla per guardarlo meglio.
“Come va la spalla?” chiese anche per distrarsi.
“Quale spalla, donna?” chiese lui di rimando.
Bulma sorrise felice. Non doveva pensare al domani. Doveva solo accettarsi di riuscire a godere ogni attimo di quella felicità. Vegeta l’attirò ancora di più permettendo alle loro bocche di salutarsi dopo tanto tempo.
“Sarà tardi secondo te?” chiese ancora lei a due centimetri dal suo viso.
“Credo che siano passate le sette sicuramente.”
“Non hai appuntamenti con Goku?”
“Dopo, dolcezza. Ora però devo chiederti una cosa.”
Vegeta non poteva continuare a sopportare quel tarlo in testa e in cuor suo Bulma già sapeva cosa volesse chiederle. Sperò solo di riuscire a eliminare le tracce senza che lui se ne accorgesse.
 “Dimmi.” esclamò lei mascherando bene l’agitazione.
“Tu sei…cioè ora non più…” borbottò lui con un tono alquanto inorgoglito.
“No, non ero vergine.” rispose con una bugia.
Deluso? Sollevato?
“Mi sembrava che…”
“Capisco ma vedi…non ho avuto molte esperienze. Si può dire che la mia prima volta sia stata una e una sola.”
“Che vuoi dire?” le chiese un po’ alterato.
“Non sono stata fortunata con gli uomini. Non succedeva da tanto…capisci cosa intendo?”
Vegeta si chiedeva se anche lui sarebbe stato come gli altri. Per un attimo la cosa lo preoccupò seriamente ma non poteva, anzi, non doveva porsi quei problemi. Se era amore, lui non voleva ammetterlo. Non ancora. Doveva prima accettarsi che lei non sarebbe andata via. Bulma sapeva di non averlo convinto. Uno esperto come lui avrebbe avuto sempre il dubbio e il suo viso assorto in chissà quali pensieri le fece mancare un battito. Non voleva che quella sua scelta implicasse una presa di posizione da parte sua.
“A cosa pensi?” chiese cercando di mascherare la preoccupazione.
Aveva paura che quella bugia fosse davvero campata in aria. Fortunatamente la risposta la rasserenò.
“Spaccherei volentieri la faccia ai bastardi che hai incontrato, dolcezza.”
Bulma sorrise tornandolo a baciare. Le loro anime vibrarono nello stesso istante. I loro cuori riconoscevano il battito dell’altro. Erano in sintonia.
“Io mi alzo. Prepari la colazione donna?”
“Sì, presuntuoso.” rispose sollevata.
Nello stesso istante in cui Vegeta sparì per andare in bagno lei scostò le lenzuola sporche di sangue con l’intenzione di buttarle via. Era riuscita a nascondergli la verità. Non voleva che quella sua scelta obbligasse Vegeta  a chissà cosa! Voleva solo che quel momento non avesse avuto mai fine.
 
 
Poche settimane dopo… la vita non poteva essere più bella. Bulma non poteva ancora crederci. Era felice, felice come non lo era mai stata anche se tutti buoni propositi di chiudere la porta del cuore in faccia all’amore erano andati a farsi benedire in qualche Chiesa lontana. Chissà, forse l’amore era passato per i corridoi dell’anima insinuandosi nei loro cuori e facendoli esplodere ogni qualvolta battevano all’unisono. Bulma e Vegeta vivevano finalmente sotto lo stesso tetto senza che ciò implicasse urla e litigi continui. Ovviamente non mancavano i battibecchi ma quelli erano un modo come un altro per stuzzicarsi, per sondare il terreno sul quale stavano costruendo il loro castello. Non avevano ancora dato libero sfogo ai loro sentimenti ma Bulma non voleva affrettare le cose. Stavano bene. Perchè complicarsi la vita? Anche Vegeta era felice. Non lo mostrava apertamente perchè il suo carattere chiuso e all’apparenza freddo non erano fatti per palesare i sentimenti. Ma a Bulma bastava un bacio, il modo in cui la prendeva tra le braccia per portarla a letto per capire che anche lui stava bene con lei. Le aveva confidato il suo passato. Se la sera della festa aveva solo accennato a quello che era successo qualche giorno prima le aveva raccontato ogni cosa o almeno quello che ricordava. Era stato ritrovato dalla donna di un villaggio di apache quando aveva si è no sei anni. Era cresciuto per un po’ con loro ma dopo la morte della donna che lo aveva allevato, sentendosi a disagio e non accettato era sceso in città dove aveva iniziato la sua nuova vita. Era convinto che l’ apache che l’aveva colpito  doveva essere uno di quel vecchio villaggio che l’aveva preso in antipatia. Ma oramai anche la ferita era scomparsa e di quella sera non era rimasto che il dolce ricordo di quando avevano fatto l’amore per la prima volta. Per quanto riguardava i suoi genitori Vegeta le aveva detto di non ricordare niente. L’unico segno del loro ricordo era una voglia a forma di trifoglio che portava sull’avambraccio. Era davvero singolare e sicuramente i suoi genitori se solo si fossero messi cercarlo l’avrebbero riconosciuto proprio per quella particolarità. Bulma pensava proprio a questo anche se non glielo aveva mai detto. Non voleva turbarlo ancora di più. Finalmente erano felici. Niente avrebbe infranto quella stabilità, quella tranquillità che solo l’amore sa dare. Ma la paura di non essere ricambiati spesso porta l’uomo a nascondere anche un sentimento così importante. Bulma ne aveva parlato con Chichi e nonostante l’amica la spronasse a confidarsi lei continuava a tacere.
“Certo che sei strana.” Le diceva la corvina guardandola con un sorriso.
“Sarò anche strana ma non voglio rovinare nulla. Sto bene così.”
“Sarà ma io l’ho detto dall’inizio che voi due facevate scintille insieme.”
Bulma rise mentre cucinava. Avrebbero mangiato tutti insieme perchè dovevano festeggiare: Chichi aspettava un bambino. Goku non stava più nella pelle e non lasciava sola Chichi nemmeno un momento. Quello era motivo di prese in giro per lui da parte di Vegeta. Quest’ultimo lo ribeccava ogni due secondi su quanto fosse premuroso. Non che lui non fosse contento. Goku e Chichi erano la sua famiglia e lui era felice per loro. Per questo non aveva avuto niente da ridire quando Goku gli aveva chiesto se poteva per quella volta salire da solo su alle Cascate con i cavalli. Non se la sentiva propri di lasciare Chichi da sola anche perchè la giovane ragazza sembrava avesse iniziato la gravidanza con vomiti e giramenti di testa.
“Stai tranquillo, Goku. Ce la faccio da solo.” aveva detto Vegeta a tavola.
“Ed è qui che ti sbagli, cowboy.” lo aveva ribeccato Bulma “tu da solo non ci vai. Se incontri di nuovo quell’apache?”
“Non fare storie, donna. Non mi succederà niente.”
“Ho preso lezioni di tiro da Chichi.”
“Tu cosa?” sbottò Vegeta.
A quanto sembrava quelle due erano davvero brave a tenere nascosti i fatti propri. Ecco spiegato perchè, da quando aveva saputo del nuovo cliente, Bulma si era recata quasi tutti i pomeriggi a casa di Chichi e Goku.
“Tu non ti sei accorto di niente, papà?” lo canzonò Vegeta.
“No, presuntuoso perchè ero sempre impegnato con te. Chichi, da quanto in qua sai sparare?”
“Sono la figlia dello sceriffo di Newcomb, amore mio. Diciamo che ho imparato a camminare e nello stesso momento a impugnare un fucile.”
Dopo qualche secondo di silenzio la combriccola scoppiò a ridere. Bulma guardò Vegeta dritto nei suoi occhi. L’uomo avrebbe voluto strapparle quel sorriso sbarazzino con un bacio ma non era tipo da fare certe cose davanti agli altri. Nemmeno dinanzi a Goku e Chichi anche se immaginava sapessero.  
“Allora siamo d’accordo. Vengo io alle Cascate con te.”
“Fai quello che vuoi.”
“Certo che faccio quello che voglio.” lo punzecchiò lei.
Aveva imparato che quell’atteggiamento scontroso non era altro che una parte abbondante del carattere di Vegeta. Ma se lei aveva imparato a tenere testa a suo padre non vedeva il motivo per cui dovesse esserci qualcuno al quale non sapesse dare del filo da torcere.
 
 
Le Cascate erano un posto davvero da favola! Si trattava di una valle enorme circondata da alberi e fiori di tutti colori. Al centro vi era un lago che si formava grazie all’acqua di un fiume che dalla montagna scendeva fin lì attraverso delle piccole e continue cascate. Lo spettacolo da lontano era bellissimo ma da vicino…era tutta un’altra cosa. Poco lontano vi era una sorta di caverna nella quale Vegeta aveva poggiato le provviste della notte e aveva acceso il fuoco. I cavalli erano rimasti fuori a brucare in più punti della valle.
“Non hai paura che scappino?” gli chiese lei incuriosita.
Vegeta la guardò prima di mettere la carne a cuocere.
“Non so come spiegartelo ma sembrano che capiscano quanto per loro sia più conveniente non stare troppo lontano da noi.”
“Wow!” esclamò lei stupita.
Vegeta le si avvicinò per strapparle un veloce bacio sulle labbra e poi tornò a preparare la cena. Da quella posizione, essendo lui di spalle, Bulma, credendo di non essere vista, cominciò a osservarlo con calma e attenzione. Le spalle larghe, la postura fiera, le braccia muscolose e quel fantastico lato B che le aveva sempre fatto perdere la testa.
“Non guardarmi troppo, donna.” esclamò d’un tratto lui con il suo solito tono presuntuoso e scontroso.
Bulma si accese dalle guance in giù. Tuttavia il suo ghigno divertito la irritò. Era sempre così tra loro: frecciatine e punzecchi che accendevano la miccia dell’amore.
“Io non ti stavo guardando.” si scusò lei.
“Come no! Mi stavi spogliando con gli occhi.” palesò lui girandosi sfacciatamente.
Bulma potè notare il sorriso trionfante sulle sue labbra e la cosa la colpì nell’orgoglio. Si era fatta beccare come una ragazzina alle prime armi e di certo lei, da qualche settimana a quella parte, non lo era più.
“Non arrossire così tanto perchè mi fai ammattire e poi non rispondo più di me.”
Quel suo modo di provocare esplicitamente le accendeva i sensi bruciandoli nel giro di due parole. Perchè era così presa da lui da non riuscire a nasconderlo? Forse questa volta poteva tentare di dargli pan per focaccia. Vegeta le si avvicinò ammaliante dopo aver poggiato la carne sulle aste di legno che la sorreggevano. Nel giro di poco fu davanti a lei e l’avrebbe baciata di sicuro se Bulma non si fosse alzata e allontanata.
“Non puoi prendermi in giro e poi sperare che te la faccia passare liscia.”
“Ah no? Non funzione sempre così tra me e te?” la ribeccò con dolce arroganza.
Bulma sorrise divertita ma non si fece vedere.
“Basta così. Prima che ti risponda male è meglio che mi vada a fare un giro.”
Fu Vegeta questa volta a restare senza parole.
“Dove vai? Non puoi uscire da sola.” disse seriamente lui.
“Certo che posso. So badare a me stessa. Chiamami quando sarà pronta la cena.”  
Uscì come se nulla fosse. Vegeta notò quanto certe volte Bulma se la prendesse per così poco. Non aveva ancora capito quanto lo facevano impazzire di desiderio quel rossore sulle sua guance e quei battibecchi dove era sempre lui ad avere la meglio ma dopo sapeva sempre come addolcirla. Un modo che a lui piaceva da impazzire… .
 
Era passato circa un quarto d’ora. Vegeta era uscito dal rifugio ed era andato in cerca di quella donna che tanto gli faceva battere il cuore. I cavalli erano in giro e brucavano distrattamente l’erba. Di Bulma non c’era traccia e per un attimo, come una sera di tanto tempo prima, il suo cuore stava per scoppiare. Bulma non gli dava mai retta, perchè si era allontanata così tanto? Senza accorgersene si ritrovò nei pressi del lago. Vi era la puledra con la quale Bulma aveva tanto legato. Se solo sarebbe rimasta gliela avrebbe affidata come compagna di viaggio. Scosse la testa al passaggio di quel pensiero. Cosa si diceva sempre? Mai pensare al futuro. Difficile a farsi visto che giorno dopo giorno la sua vita sembrava andare avanti solo grazie a lei. Si avvicinò ancora per arrivare al lago e la vista gli bloccò il respiro. Bulma nuotava come una ninfa tra le acque del lago. Vegeta deglutì rumorosamente non sapendo bene cosa fare o che dire.
“È pronta la cena.” disse dopo qualche minuto incrociando le braccia sul petto.
Per tutta risposta Bulma continuò a nuotare.
“Non ho fame.” rispose lei con un guizzo negli occhi.
Le sue iridi azzurre splendevano più dell’acqua illuminata dallo splendore della luna. Improvvisamente il rumore delle Cascate scomparve, sostituito dal ritmo frenetico dei loro cuori.
“Io sì.” Fece lui di rimando.
Bulma capì che la fame a cui aveva fatto riferimento non era quella dello stomaco ma del cuore e lo capì nell’esatto istante in cui Vegeta prese a spogliarsi con una lentezza disarmante. Brividi le iniziarono a correre per ogni centimetro di pelle e sicuramente non per il freddo. Completamente nudo Vegeta si immerse e la raggiunse nuotando velocemente.
“Davvero non hai freddo?” le chiese a fior di labbra.
“Sicuro. Tu invece hai la pelle d’oca.” lo canzonò divertita.
“Perchè mi devo ancora abituare, donna.”
“Allora inizia da subito.”
Detto fatto lo buttò con la testa sotto acqua. Sapeva che non ci sarebbe mai riuscita senza approfittare del momento di  distrazione. Vegeta risalì immediatamente. Si rese conto che Bulma era scappata un po’ più in là e che la sua risata cristallina ricopriva il rumore delle Cascate. Era bellissima! Si dava dello stupido ogni volta che si soffermava a osservarla dicendosi che non poteva continuare ad amarla. Non poteva visto che se ne sarebbe potuta andare da un giorno all’altro. Eppure quella volta non pensò a nulla del genere. Voleva imprimersi la sua immagine nella mente, il suono della sua risata nelle orecchie. La inseguì ma Bulma non si fece prendere facilmente. La giovane donna continuava a ridere sapendo bene che Vegeta avrebbe potuto raggiungerla con due bracciate. Il suo sorriso malizioso la scioglieva nonostante l’acqua fosse comunque fresca. Senza rendersi conto arrivò al bordo e Vegeta ovviamente la braccò nel giro di un battito di ciglia. Sorrideva sprezzante l’uomo dinanzi a lei perchè non era mai un brutto segno quando riusciva a stringerla fra le sue braccia. Anzi…
“Lo vedi che ti sei distratta? Non ti sei accorta che sei arrivata al capolinea?” gli chiese canzonandola affettuosamente.
Questa volta non si sarebbe lasciata intimorire.
“E chi ti dice che non sia stata una scelta volontaria?” gli sorrise divertita.
Vegeta non riuscì a ribattere. Le cose cominciavano a riscaldarsi. Il silenzio si impadronì di quel momento ma non c’era mai spazio alle parole quando i loro occhi si specchiavano così da vicino e il cuore di uno poteva sentire i battiti dell’altro. Bulma avrebbe voluto dirgli quanto lo amava ma il coraggio le mancò nello stesso istante in cui pensò di riferirglielo. Non voleva scapasse a gambe levate via da lei.
“A cosa pensi donna?”
“Penso che stai perdendo tempo.”
Gli circondò le spalle con le braccia poggiando il seno sul suo petto scultoreo.
“Perchè non cominci tu?” la stuzzicò.
Era difficile che Bulma prendesse l’iniziativa. Nonostante tutto sembrava essere lui a scatenarla ma questa volta voleva fosse lei a fargli perdere il controllo. Bulma non rifiutò la sfida e decise di dare inizio alle danze. Mandò all’aria la sua titubanza e per una volta decise di comportarsi in modo meno impacciato del solito. Vegeta l’aveva trasformata rendendola donna e sicura. Si rese conto che con lui avrebbe potuto scalare le cime più alte del mondo. Si avvicinò alle sue labbra baciandole. Piccoli teneri baci senza malizia ma che avrebbero incendiato anche un intero Paese. Prese il suo labbro inferiore chiudendolo nella sua bocca e succhiandolo passando poi al labbro superiore. La lingua disegnò il contorno perfetto di quella bocca così invitanti e poi si addentrò all’interno incontrando la lingua di Vegeta. Danzarono insieme come oramai avevano imparato a fare. Ancora insoddisfatta Bulma gli circondò la vita con le gambe e quello fu il segno che la ragione era stata legata e imbavagliata. Il cuore aveva preso il sopravvento. Vegeta diede foga al bacio spingendo leggermente Bulma contro il bordo del lago mentre le sue mani presero ad accarezzarle ogni fibra di quel corpo paradisiaco. Se prima la ragazza pesavo poco e niente ora nell’acqua era leggera come una piuma. Strusciò la sua erezione contro il corpo della compagna alla quale scappò un gemito che gli venne sussurrato all’orecchio. La cosa lo eccitò maggiormente. Le accarezzò un seno torturandoglielo visto che i capezzoli erano già irti per il freddo dell’acqua. Bulma tuffò le mani in quella criniera rivolta al cielo stellato e gettò la testa all’indietro quando Vegeta le iniziò a torturare il collo con baci che scottavano più del sole nell’ora di punta. Con una mano scese ad accarezzargli la schiena e il petto toccando con premura quella cicatrice dalla quale era iniziata la più bella avventura mai intrapresa.
“Vegeta…” lo chiamò.
L’uomo risalì al suo viso sorridendole sulle labbra.
“Ti voglio donna” le sussurrò prima di baciarla.
Bulma si aggrappò  e lo spinse verso di sé facendo forza con le gambe ancorate ai fianchi di lui. Vegeta le fu dentro con una sola spinta e questo la mandò su un altro pianeta lontano da quell’acqua e vicino alle stelle più luminose. La sua bocca si riempì di gemiti mentre le spinte divennero sempre più decise. Vegeta le accarezzava le gambe e i glutei e mai avrebbe voluto staccarsi da quel corpo che così tanto lo faceva impazzire. Ma il piacere è un fiume in piena che non solo scorre veloce ma che straripa bagnando ciò che è al di fuori dei suoi confini. Bagna il cuore e lo fa dolcemente annegare in un vortice di elettrizzanti sensazioni e mando fuori uso la ragione spegnendola come se nel cervello fosse arrivato un blackout. Raggiunsero insieme l’apice mentre i baci bloccarono i respiri e l’amore galoppava ancora furente nei loro cuori senza mai stancarli. Vegeta faticò a staccarsi da quel corpo ma quando lo fece e sentì le gambe di lei abbandonare i suoi fianchi i brividi lo invasero. I suoi occhi neri si specchiarono in quelli azzurri di Bulma. Quest’ultima tornò a baciarlo stringendolo. Come sempre le parole faticavano a tornare. Restarono per un po’ in quella situazione senza rendersi conto che mentre le loro bocche non erano capaci di articolare i propri sentimenti i loro occhi parlavano per i loro cuori. Non c’era bisogno di chiedere se anche per l’altro fosse uguale: l’amore rende ogni senso capace di esprimersi. Vegeta poggiò la fronte a quella della turchina.
“Andiamo?”
Bulma annuì sentendo un profondo vuoto nel momento in cui sciolsero il loro abbraccio. Di fretta entrarono nella caverna beandosi del calore del fuoco. Ancora nudi si accoccolarono accanto al fuoco. Vegeta indossò i suoi calzoni e a petto nudo si mise con le spalle contro la parete rocciosa con la gamba destra piegata e Bulma avvolta in una grossa coperta si posizionò fra le sue gambe di lato con le spalle poggiate contro la sua gamba piegata e le gambe stese oltre l’altra gamba. In questo modo potevano guardarsi. Mangiarono per quasi tutto il tempo in silenzio scambiandosi sguardi che valsero più di mille parole.  Quando finirono Bulma si accoccolò a lui mettendosi di spalle. Vegeta la strinse forte fra le sue braccia. Quel momento così intimo emozionò entrambi. Entrambi volevano chiedere ciò che più desiderano. Ma chi avrebbe cominciato? Chi avrebbe dato inizio e libero sfogo ai propri desideri?
“Vegeta?” lo chiamò quasi in un sussurro.
“Mhm?”
“No, lascia perdere.”
Sperava di riuscire a chiedergli quello che stava pensando approfittando del fatto che non lo avesse di faccia ma davvero non ci riusciva.
“Dimmi donna.” le chiese lui stringendola.
La coperta scivolò lungo la spalla della turchina lasciandola leggermente scoperta in quel punto. Come fosse sotto incantesimo Vegeta cominciò a baciarla. Bulma chiuse gli occhi dimenticando per un attimo quello che la ragione stava cercando di mettere in sillabe e lasciando solo spazio al suo corpo che si stava risvegliando. Quei baci lasciavano il segno e lei li avrebbe sempre portati sulla pelle e sul cuore anche se lui non l’avrebbe più voluta. Vegeta salì fino al collo sentendo il dolce peso di Bulma sul suo petto mentre il suo corpo chiedeva ancora di averla tutta per sé. Ma lui voleva sapere…sapere se i suoi sentimenti erano ricambiati.
“Che c’è?” le sussurrò all’orecchio.
Bulma spalancò le sue iridi azzurre. Fu un bene che Vegeta non potesse guardarla dritta in faccia: era sicura che le sue guance stessero andando a fuoco. Stretta tra le sue braccia si sentiva sicura e cullata ancora dal furioso battito del cuore decise di parlare.
“Io sono come le altre?” chiese tutto di un fiato.
Quelle parole lo colpirono come una granata. Davvero Bulma credeva che la stesse trattando con sufficienza? Da un lato divenne più tranquillo perchè era stato in grado di nascondere i suoi veri sentimenti ma dall’altro…dopo quella domanda sperava davvero di essere qualcosa di più per quell’angelo sceso in Terra. Bulma intanto tratteneva il respiro. Aveva sganciato la bomba e la prima a esserne stata ferita era stata lei. Perchè stava in silenzio? Avrebbe giurato che da lì a poco Vegeta sarebbe scoppiato a ridere. Ma l’amore non è mai prevedibile. Il giovane uomo la strinse ancora di più, le diede un altro bacio sul collo e le si avvicinò all’orecchio.
“No, non lo sei. Non lo sei mai stata.”
Bulma sentì scioccamente le lacrime agli occhi e un calore si propagò per tutto il corpo sciogliendole il sangue che veloce fluiva fino al cuore. Si girò e incontrò il viso dell’uomo che amava. Spigoloso, fiero e serio ma era il viso più bello che avesse mai visto. Gli sorrise e la bocca di lui si aprì in un ghigno.
“Donna sei rossa come il fuoco che ho acceso.” la punzecchiò.
Bulma gli diede un pugno sulla spalla e per tutta risposta Vegeta scoppiò a ridere.
“Te l’ho già detto che non devi arrossire in questo modo. Non potrei più rispondere delle mie azioni.” Continuò malizioso.
“Ma io non voglio che tu risponda delle tua azioni.” lo ribeccò pungente.
Vegeta rise dinanzi all’unica donna che davvero gli aveva rubato il cuore. La baciò come se non dovesse mai più rivederla. E invece era lì tra le sue braccia e niente e nessuno gliela avrebbe portata via. Prima o poi le avrebbe detto quanto l’amasse. Ma in quel momento voleva solo tornare a fare l’amore con lei.
 

Buongiorno dolcezze,
come andiamo? Vi starete chiedendo cosa io ci faccia sveglia alle  07.30 della domenica mattina. Beh, sono molto mattiniera anche se la sera faccio tardi e proprio perché ieri sono tornata a pezzi non ho avuto tempo di pubblicare. Spero però che questa piccola attesa sia ripagata con il capitolo. Voi che ne pensate? Bulma e Vegeta sono sempre più legati e la situazione tra loro scotta più del sole all’orario di punta. Ci sono tutti i presupposti per una vita felice insieme, che ne dite?
Come sempre intendo ringraziare tutte le persone che stanno seguendo questa storia, che la recensiscono o l’hanno già inserita tra le preferite, ma ringrazio anche i silenziosi ( che invito a farmi sapere la loro XD ) Insomma, ringrazio tutti di cuore.
Al prossimo capitolo. Baci, BS 
  
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