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Autore: Emmy_Cr_    28/09/2014    3 recensioni
Ogni lunedì, mercoledì e venerdì, Arthur Kirkland usciva dall'ufficio alle due, andava a prendere suo figlio Alfred a scuola e lo accompagnava alla lezione di hockey sul ghiaccio, al palazzetto vicino casa loro.
Si sedeva sugli spalti e aspettava, congelandosi fin nelle ossa, che le due ore e mezza di allenamenti finissero.
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Ogni lunedì, mercoledì e venerdì, Francis Bonnefoy usciva dall'ufficio alle due, andava a prendere suo figlio Matthew a scuola e lo accompagnava alla lezione di hockey sul ghiaccio, al palazzetto vicino casa loro.
Si sedeva sugli spalti e aspettava, congelandosi fin nelle ossa, che le due ore e mezza di allenamenti finissero.
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FRUK. FRUK EVERYWERE.
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ATTENZIONE: Il rating diventa rosso nel capitolo 6!!
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Canada/Matthew Williams, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie ''cause FACE family is the rule'
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Montrèal, 16 gennaio 2010
 
 
 
- Signor Bonnefoy, tipo, buongiorno, come sta quest'oggi? 
Il ragazzo biondo gli venne incontro con la sua tazza di caffè, quella con la bandiera francese stampata sopra, e gli prese l'impermeabile. 
- Bene Feliks, grazie... 
Il ragazzo, quasi incurante dello stato mentale del suo capo iniziò a sproloquiare. 
- Ha chiamato il signor Beilshmidt, ha detto, tipo, cito testualmente:"Dì a quella checca del tuo capo che stasera è mio, il marmocchio è a casa di un suo amico a dormire, ci sarà anche Antonio". 
A quelle parole il francese sorrise leggermente e scosse la testa. 
- Grazie Feliks, puoi andare... 
- Si signore, subito signore. 
Il francese alzò un sopracciglio e lo fissò. 
- Il mio fidanzato è nell'esercito, tipo in congedo, e stanotte abbiamo fatto, tipo, un giochino...-
- Non lo voglio sapere! 
- Ma lei è famoso per essere pervertito! 
- Ma non sono in vena per sapere i vostri giochini! 
- E va bene, se hai, tipo, bisogno chiamami... 
Il biondo lo guardò stranito. 
- Abbiamo già finito con il lei? Hai resistito più di quanto mi aspettassi! 
Una risata e la porta che sbattè gli risposero. 
Sospirò e si passò una mano tra i capelli. 

Che diamine gli era saltato in mente? Certo, sarebbe volentieri andato avanti con la... pratica che aveva iniziato in auto, però diamine! 
- Datti un contegno Francis! 
Il suo sguardo si posò su una fotografia che ritraeva lui e Matthew vestiti da giocatori di hockey, prima di una partita dei Canadiens, posta sulla scrivania, vicino al computer dove poteva vederlo ogni volta che voleva. 
Gli occhioni viola, li stessi di Jeanne, lo guardavano con allegria mentre abbracciava l'orso di peluche. 
Poggiò la testa sul ripiano in legno e abbracciò la foto con le braccia. 
Sospirando. 

- Fran! Fran! Guarda! 
La ragazza gli saltò in braccio sventolandogli qualcosa sotto il naso. 
Erano due pezzi di carta lucida, come due biglietti per qualcosa. 
- Cosa sono? 
- Biglietti! Per Parigi*! Potremmo tornare a Parigi e far conoscere la nostra città a Matthew! 
Il biondo sorrise e la strinse a sé, accarezzando il pancione. 
- Vuoi dire ad Ariel? 
La ragazza assottigliò gli occhi viola e lo guardò malissimo, facendolo ridere e gonfiando le guance. 
- Francis, è un maschio, mio figlio si chiamerà Matthew e non come un pesce! 
- No, Jeanne, è una femmina e si chiamerà Ariel. 
Jeanne scese dal suo grembo e gli si piazzò davanti, precisamente di fronte al televisore dove stavano dando una partita del Paris Saint-Germain. 
- Tanto dopo andiamo a fare l'ecografia e vediamo chi vince... 
E con quell'ultima frase, gli tolse la sigaretta dalle labbra e la lanciò nel lavandino. 
- E non fumare in casa, sennò Matthew mi diventa un drogato, alcolista e tossicodipendente! Fran! Ho voglia di fragole! 
Il biondo, che aveva seguito lo sproloquio della sua ragazza, più i cambiamenti d'umore in meno di dieci secondi, per poco non sputò il caffè che stava bevendo. 
- Amore, siamo a gennaio.. 
- E allora?- si avvicinò al biondo e si mise in braccio a lui, cingendogli il collo con le braccia soffici e sfiorandogli le labbra con un bacio. 
-Dai! Tu puoi fare tutto Fran... per questo sono sicura che sarà un maschio, sarà uguale a te sai? Avrà gli occhi azzurri e i capelli biondi... sarà uguale a te e quindi sarà bellissimo... 
Si accoccolarono sul divano e lui le accarezzò i capelli e il suo bambino fino a che non si addormentarono entrambi. 

Il biondo alzò il capo e sorrise dolcemente alla foto. 
Il piccolo aveva i loro capelli e i suoi occhi, della sua piccola. Aveva il viso di Francis e la dolcezza di Jeanne. 
Matthew era il perfetto coronamento del loro amore. 
Un amore, però, destinato a tramontare, ne aveva avuto la certezza in macchina con Arthur. 
Aveva amato molto Jeanne, l'amava ancora e l'avrebbe amata per sempre. 
Ma adesso, nei suoi sogni, non c'era più il volto di Jeanne, non c'era più la sua voce e non c'erano più le sue mani che lo accarezzavano.
C'erano due occhi verdi, una voce un po' scorbutica e sogni da censura per minori. 

Posò lo sguardo sulla pianta in un angolo dell'ufficio e si perse nei ricordi. 
Nuovamente. 

C'era un senso di normalità nella sua vita. 
Rientrò dal lavoro dalla stessa normale porta d'ingresso. 
Poggiò le chiavi sul normale mobiletto nel normale corridoio. 
Andò nel suo normale salotto e guardò la normale pianta posata sul tavolo. 
Aspetta. Stop. Torna indietro. 
- Jeanne? Cos'è sta roba? 
La ragazza gli venne incontro con il bambino in braccio che le afferrava le ciocche di capelli. 
- Non lo so, in realtà fa schifo anche a me... me l'ha portata mia madre. 
Francis alzò un sopracciglio e osservò l'essere informe e giallognolo. 
- Tua madre non ha il pollice verde, sai? 
La ragazza annuì e gli passò il bambino che, non appena si sentì stringere dalle braccia del padre, iniziò a giocare con la barbetta bionda.  
- Adesso ci pensa la mamma a te. 
Non si riferiva a Matthew. 
Prese la pianta e si chiuse in cucina. 
Francis, leggermente alterato per non aver ricevuto il bacio del ben tornato, si sdraiò sul divano con il piccolo sul petto e si addormentò. 
Quando Jeanne uscì dalla cucina, con una florida piantina, bella, verde e allegra, nelle mani si intenerì a dismisura nel vedere i suoi uomini felicemente addormentati. 

Quella pianta se l'era portata a Montrèal e l'aveva messa in ufficio, in modo da vederla quando volesse, ma non tutto il tempo, per paura delle lacrime. 
L'occhio gli cadde sull'orario e si rese conto che mancava un quarto alle due. 
- Feliks? 
Il biondo si precipitò in ufficio e attese. 
- Devo andare a prendere Mattie, ti mando per e-mail gli articoli ok? 
Il ragazzo annuì e sorrise caldamente. 
- Senti Fran... se, tipo, volete venire a cena da noi qualche volta io e Toris saremo, tipo, ben contenti di vedere Matthew!
Francis sorrise e gli scompigliò giocosamente i capelli, scompigliamento che terminò con una carezza paterna. 
Gli piaceva quel ragazzino, gli ricordava il suo Mattie... certo, ovviamente gli sarebbe venuto un infarto se Matthew fosse entrato in casa sua dicendogli di aver giocato all'esercito con il suo fidanzato in congedo però... 

- Grazie mille... adesso vado Fel, ci vediamo lunedì. 
- Sicuro capo, a lunedì! 
 
- Papa! Papa! 
Francis si abbassò e permise al piccolo di saltargli in braccio, con tutto lo zaino di scuola, e di abbracciarlo dolcemente. 
Poco lontano, Alfred aveva quasi buttato in terra Arthur, che gli era stato il più lontano possibile con le guance rosso carminio, per abbracciarlo e fargli vedere un disegno. 
- Petit! Com'è andata oggi? 
Il bambino annuì eccitato e sorrise. 
- Abbiamo fatto le prove per la bella e la bestia e abbiamo deciso i ruoli! Sai chi sarò?? Eh! Eh! Lumière! Il candelabro! Perchè ho l'accento francese papa!!
Il biondo sorrise e lo mise giù, prendendogli la mano. 
- Sarai certamente il miglior candelabro che la storia ricordi! 
Il bambino, tutto contento, marciò verso l'auto e vi si mise dentro, sul seggiolino, legandosi di tutto punto. 

Nell'auto vicino, Arthur litigava con Alfred perchè quest'ultimo voleva, a tutti i costi, sedersi in quello davanti. 
- No! Alfred basta! Ne abbiamo già parlato, sei troppo piccolo per stare davanti! 
- Ma io sono un eroe! Hai mai visto un eroe sul seggiolino daddy?? 
Francis scosse la testa e, prima che il viso dell'inglese scoppiasse del tutto per la rabbia si accostò a lui e lo prese per il fianco, tirandolo a sè e ignorando bellamente le proteste del biondo. 
- Hei Alfie, lo sai che Superman ha cominciato con il seggiolino prima di arrivare a volare? 
Il bambino lo guardò spalancando gli occhi. 
- Sul serio? 
Francis annuì e strizzò l'occhio ad Arthur con aria complice. 
- Certo, tutti devono cominciare con qualcosa! Quindi ora sali sul seggiolino e vedrai che da grande volerai! 
Il piccolo biondino sorrise e scattò sul maledetto seggiolino allacciandosi, addirittura!, la cintura di sicurezza. 
Arthur rimase imbambolato a fissarlo e poi si voltò verso il francese. 
- G- aheam- grazie Francis. Mi hai fatto un favore. 
Il biondo socchiuse le palpebre e rivolse un affascinante sguardo all'inglese che, per contro, sentì il suo stomaco annodarsi. 
- Non c'è di che, cherie... se posso aiutarti con qualcosa - calcò volutamente quel qualcosa - sempre lieto di darti una mano...- 

Arthur, una volta colto il doppio senso, arrossì ancora di più, balbettò un ringraziamento a labbra strette e scappò in auto, mettendo in moto e rischiando di uccidere una vecchietta nella fretta di partire. 
Francis sorrise, malizioso e bellissimo, e si mise una mano in tasca mentre si accingeva ad aprire la portiera. 
- Mon anglaise... sarai mio. E poi non ti lascerò più andare, neanche se me lo chiedi in cinese... 

Salì in auto, sorrise dolcemente al figlio e andarono a casa. 
Tanto l'avrebbe rivisto il pomeriggio, ad hockey. 
 

Il pomeriggio arrivò, ma non potè portare Matthew ad hockey perchè il piccolo si ammalò. 
Prese così in mano il cellulare e, con molti tentennamenti, chiamò il numero in rubrica. 
La voce burbera di Arthur rispose al terzo squillo. 
- Dove sei rana? 
- Matthew è ammalato, non possiamo venire oggi... 

In sottofondo sentiva la voce di Alfred che chiedeva dove fosse il suo amico, insistentemente. 
- V-ahem- vuoi che veniamo lì a farvi compagnia? Tanto oggi non abbiamo voglia di andare...
Il francese ci pensò su poi annuì e sorrise. 
- Si Arthùr, grazie! Vi aspettiamo! Ti aspetto... 
- S-smettila rana... 

Il biondo ghignò maliziosamente e si sdraiò sul suo letto. 

- Perchè? Mi sembrava che stamattina ti piacesse... 

Sentì un gemito strozzato dall'altra parte della cornetta. 

- Stamattina, ti sei allargato un po' troppo! 
- Oh, si, preferirei di gran lunga che lo facessi tu! 

L'inglese sentì distintamente le guance andare a fuoco e i pantaloni stringersi. 
Ma diamine! Cos'aveva tredici anni? Perchè il suo corpo reagiva così all'immagine di lui e Francis che... bagno. 
Necessitava del bagno. 
Adesso. 

- Smettila, stupida rana! Butto giù! 
Nonostante le minacce, non avrebbe mai buttato giù. 
Lo sapeva lui, lo sapeva Francis. 

- Shh mon Arthùr, lo sai che faccio adesso? Andrò a farmi una doccia bollente... e penserò a te mentre sono sotto l'acqua. 
- Non osare sporcare la purezza della mia persona con i tuoi pensieri sporchi da pervertito! 
Il francese rise di gusto. 
- Chi ha detto che avrei fatto pensieri sporchi? Ho solo detto che avrei pensato a te sotto la doccia, ma se vuoi che faccia pensieri sporchi basta dirmelo! 

No! Non voleva arrivare li! Si sentiva un deficiente, Arthur, chiuso in bagno, con un'erezione tra le gambe arrivata senza motivo, al telefono con il suo sogno erotico ricorrente. 

- Sme-smettila rana! 
Francis fece un basso -mh di apprezzamento al balbettio e socchiuse gli occhi, come un predatore pronto all'attacco. 

- Oh... non sai che ti farei quando balbetti sai? Immagino il tuo viso, rosso rosso e i tuoi occhi lucidi... 
- F-Francis, ti prego basta! 

Il francese sentì una fitta al bassoventre. 
Un fitta piuttosto forte. 
Sorrise e annuì. 

- Oui, mon amour, ci vediamo dopo, Matthew mi reclama... 
Fece una pausa e, una volta sentito il respiro leggermente ansante di Arthur, sorrise malizioso. 
- Ti conviene farti una doccia fredda sai? 
- FUCK YOU DAMNED FROG - EATER! 

La risata del francese si perse nei -tu -tu -tu del telefono. 

L'inglese si guardò tra le gambe e, con uno sforzo immane da parte del suo orgoglio, vi posò il palmo aperto in mezzo. 
Si decise ad entrare in doccia, con la voce di Francis nelle orecchie. 
 

- Damn... sono fottuto...
 
 
 




* Il viaggio a Parigi della foto in bianco e nero!!

Eccoci!!! Il quarto capitolo!!!!!!!!! uhm... dovrei alzare il rating? Ditemelo se è così mi raccomando!!! Mi ero dimenticata di dare un'indicazione temporale alla storia e mi ritrovo a farlo adesso... quindi, vi imploro, siccome sono malata e sono sicurissima di aver sbagliato qualche cosa con i tempi e le date, ditemelo così rimedio!
Grazie a chi commenta e a chi ha messo questa storia tra una delle tre categorie, GRAZIE GRAZIE GRAZIE!!!!!!!! 
Bacioni EM&C!
  
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